Storia Celeste. Storia Mitologica. Storia Terrena. Mistero del Golgota – Massime 140-143

O.O. 26 – Massime antroposofiche – 04.01.1925


 

Nel Cosmo spaziale si stanno di fronte le immensità del firmamento e il centro della terra.

Nelle immensità del firmamento sono in certo modo « disseminate » le stelle.

Dal centro della terra irradiano forze in ogni direzione dello spazio cosmico.

 

• Dato il modo in cui l’uomo, nella presente epoca cosmica, è situato nel mondo,

il risplendere delle stelle e l’azione delle forze terrestri possono apparirgli soltanto

quale opera compiuta complessiva degli esseri divino-spirituali con i quali è collegato nella sua interiorità.

• Ma vi fu un’epoca cosmica in cui il risplendere delle stelle e le forze terrestri

erano ancora immediata manifestazione spirituale degli esseri divino-spirituali.

Nella sua ottusa coscienza, l’uomo sentiva gli esseri divino-spirituali attivi nella sua entità.

 

Seguì poi un’altra epoca.

Il firmamento si staccò, quale ente corporeo, dall’azione divino-spirituale.

Ne nacque ciò che si può chiamare spirito del mondo e corpo del mondo.

Lo spirito del mondo è una pluralità di entità divino-spirituali.

• più antica esse agiscono sulla terra dalle loro sedi stellari.

Ciò che risplendeva negli spazi, ciò che irradiava come forze dal centro della terra,

era in realtà intelligenza e volontà delle entità divino-spirituali intente a creare la terra e l’umanità terrestre.

 

Nell’epoca cosmica posteriore — dopo l’evoluzione di Saturno e del Sole —

l’attività dell’intelligenza e della volontà degli esseri divino-spirituali diventò sempre più spiritualmente interiore.

Ciò in cui esse erano in origine attivamente presenti diventò « corpo del mondo »,

ordinamento armonico delle stelle negli spazi universali.

 

Possiamo dire, guardando indietro a queste cose con una concezione del mondo conforme allo spirito:

dal primordiale corpo-spirito degli esseri creatori dei mondi,

nacquero lo spirito del mondo e il corpo del mondo.

• E il corpo del mondo, nell’ordinamento e nel movimento delle stelle,

palesa quale fosse un tempo l’azione intelligente e volitiva degli dèi.

• Ma per il presente cosmico, ciò che prima erano libera e mobile intelligenza divina e volontà divina nelle stelle,

in esse divenne fisso, secondo date leggi.

 

Dunque ciò che dai mondi stellari risplende oggi sull’uomo terrestre

non è espressione immediata della volontà divina, dell’intelligenza divina;

è invece un segno fissato di ciò che volontà e intelligenza divine furono un tempo nelle stelle.

Nella conformazione dei cieli stellati, che suscita l’ammirazione dell’anima umana,

è dunque visibile una manifestazione divina passata, non già la manifestazione presente.

• Ma quello che così, nello splendore delle stelle, è « passato », è invece « presente » nel mondo dello spirito.

E l’uomo, col suo essere, vive in questo « presente » spirito del mondo.

 

Nella formazione dell’universo dobbiamo guardare indietro a un’epoca cosmica antica,

in cui lo spirito del mondo e il corpo del mondo operano come un’unità.

Dobbiamo guardare ad un’epoca di mezzo, in cui essi si svolgono come dualità.

E dobbiamo pensare, nell’avvenire, ad una terza epoca,

in cui lo spirito del mondo riprenderà il corpo del mondo nell’àmbito della propria azione.

 

Durante l’epoca antica le costellazioni e il corso delle stelle non avrebbero potuto venir « calcolati »,

poiché erano espressione dell’intelligenza libera, della libera volontà di esseri divino-spirituali.

In avvenire saranno nuovamente tali da non poter essere calcolati.

 

Il « calcolo » ha valore soltanto per l’epoca cosmica di mezzo.

E come per le costellazioni e il corso delle stelle,

ciò vale anche per l’attività delle forze irraggianti dal centro della terra negli spazi.

• Anche quello che agisce « dalle profondità » diventa calcolabile.

• Ma tutto tende, nell’epoca cosmica più antica, verso quella di mezzo

nella quale ciò che è spaziale e temporale diventa « calcolabile »,

e il divino-spirituale, come manifestazione di intelligenza e di volontà, deve venir cercato « dietro » al « calcolabile ».

 

• Soltanto in quest’epoca di mezzo sono date le condizioni

in cui l’umanità può progredire da una coscienza ottusa ad un’autocoscienza chiara e libera,

ad una libera intelligenza e ad una libera volontà sue proprie.

 

Doveva una volta venire il tempo in cui Copernico e Keplero « calcolassero » il corpo del mondo, perché dalle forze cosmiche che sono connesse col realizzarsi di quel momento doveva formarsi l’autocoscienza umana. In tempi più antichi tale autocoscienza era stata predisposta; poi venne il tempo in cui essa divenne capace di « calcolare » gli spazi cosmici.

 

Sulla terra si svolge la « storia ».

Ad essa non si sarebbe mai giunti

se gli spazi dell’universo non fossero diventati costellazioni « stabili » e corsi « fissi » di stelle.

Nel « divenire storico » sulla terra

abbiamo un’immagine – ma assolutamente trasformata – di ciò che un tempo fu « storia celeste ».

I popoli più antichi conservavano ancora nella loro coscienza questa « storia celeste »

e guardavano assai più a questa che alla « storia terrena ».

 

Nella « storia terrena » vivono intelligenza e volontà degli uomini,

dapprima connesse con l’intelligenza e la volontà divine, poi indipendenti.

Nella « storia celeste » vivevano l’intelligenza e la volontà degli esseri divino-spirituali connessi con l’umanità.

• Se si guarda indietro alla vita spirituale dei popoli, si trova che,in un remotissimo passato,

esisteva negli uomini la coscienza di una comunanza di essere e di volere con le entità divino-spirituali;

sicché la storia degli uomini è storia celeste.

 

Quando l’uomo narrava delle « origini », egli parlava di processi non terreni, ma cosmici.

Anzi, anche per il suo presente, i fatti del mondo terreno che lo circondavano

gli apparivano così poco importanti, in confronto ai processi cosmici,

che egli teneva conto soltanto di questi e non di quelli.

 

• Vi fu un tempo in cui l’umanità aveva una coscienza

con la quale poteva contemplare la storia celeste in grandiose impressioni;

in esse gli esseri divino-spirituali stessi stavano davanti all’anima dell’uomo.

• Essi parlavano; e l’uomo ne udiva il linguaggio in un’ispirazione di sogno;

essi rivelavano le loro figure; e l’uomo le vedeva in un’immagine di sogno.

 

Questa storia celeste, che per lunghe epoche riempì le anime umane,

fu seguita dalla « storia mitica » che oggi è in genere ritenuta poesia antica.

Essa collega eventi celesti con eventi terreni.

Vi compaiono per esempio degli « eroi », degli esseri sovrumani.

Sono esseri che nella loro evoluzione stanno al di sopra dell’uomo.

 

• Gli uomini, per esempio in una data epoca, hanno sviluppato le parti costitutive del loro essere soltanto fino all’anima senziente. L’« eroe » ha invece già sviluppato quello che un giorno apparirà nell’uomo come sé spirituale.

L’« eroe » non può incarnarsi direttamente nelle condizioni terrestri; ma lo può immergendosi nel corpo di un uomo e rendendosi così atto a svolgere la sua attività come uomo fra gli uomini.

• Negli « iniziati » dei tempi antichi dobbiamo vedere esseri siffatti.

 

I fatti del divenire del mondo si svolgono dunque in modo che nelle diverse epoche

l’umanità non si è « rappresentata » gli eventi in una data maniera,

ma che realmente è avvenuta una trasformazione in ciò che si svolgeva

tra il mondo spirituale che era « incalcolabile » ed il mondo corporeo « calcolabile ».

• Solo che, molto tempo dopo che le condizioni del mondo si erano già mutate,

la coscienza umana dell’uno o dell’altro popolo si atteneva ancora

ad una « concezione del mondo » corrispondente ad una realtà molto più antica.

 

In un primo tempo questo si verifica in modo che la coscienza umana,

la quale non va di pari passo con gli eventi cosmici, vede ancora realmente l’antico.

• Poi segue un’epoca in cui la veggenza impallidisce, e l’antico viene ancora conservato per tradizione.

• Così nel medioevo ci si rappresenta ancora per tradizione

un intervento del mondo celeste in quello terreno,

senza più ormai vederlo, perché è svanita la facoltà di vedere in immagini.

 

E nel mondo terreno i popoli si evolvono in modo

da conservare per periodi di varia durata l’una o l’altra concezione del mondo;

coesistono così l’una accanto all’altra delle concezioni del mondo

che, secondo la loro natura, sarebbero susseguenti.

• Tuttavia le diverse concezioni del mondo dei popoli non dipendono solo da questo,

ma anche dal fatto che, a seconda delle loro disposizioni, i diversi popoli vedevano fatti diversi.

 

Così gli Egizi vedevano il mondo degli esseri che, sulla via di diventare uomini, si erano prematuramente arrestati, e non erano diventati uomini terreni; e vedevano l’uomo, dopo la sua vita terrena, in tutto ciò che egli ha da fare con quegli esseri.

I Caldei vedevano piuttosto come esseri extraterrestri, buoni e cattivi, entrassero nella vita terrestre, per spiegarvi la loro attività.

 

All’antica « storia celeste » propriamente detta, che durò un lunghissimo periodo di tempo,

segue la « storia mitologica », più breve, ma tuttavia ben lunga

in confronto alla « storia » vera e propria che le tenne dietro.

 

Come ho già detto, gli uomini abbandonano a fatica nella loro coscienza

le concezioni antiche nelle cui rappresentazioni gli dèi e gli uomini collaborano insieme.

Così, mentre già da un pezzo esiste la vera e propria « storia terrena »

– dallo sviluppo dell’anima razionale o affettiva in poi –

l’uomo tuttavia « pensa » alla stregua di ciò che è stato.

 

• Solo quando si sviluppano i primi germi dell’anima cosciente,

si comincia a rivolgere lo sguardo alla « storia vera e propria ».

• E in ciò che, staccato dal divino-spirituale, quale spiritualità umana diviene « storia »,

può venir sperimentata dall’uomo la libera intelligenza e la libera volontà.

• Così il divenire del mondo, in cui l’uomo è intessuto, trascorre tra ciò che è pienamente « calcolabile »

e l’azione della libera intelligenza e della libera volontà.

• E il divenire del mondo si manifesta in tutte le sfumature intermedie della reciproca azione delle due correnti.

 

L’uomo compie la sua vita fra nascita e morte

in modo che nel « calcolabile » gli viene creata la base corporea

per lo sviluppo dell’interiore libero elemento animico-spirituale « incalcolabile ».

Egli trascorre la sua vita fra morte e nuova nascita nell’« incalcolabile »,

ma in modo che ivi, come nell’« intimo » dell’essere animico-spirituale,

ciò che è « calcolabile » gli si dispiega in forma di pensiero.

• Partendo da questo elemento calcolabile, egli diventa così il costruttore della sua futura vita terrena.

 

• Nella « storia » vive e si svolge sulla terra l’« incalcolabile »

nel quale però si insinua il calcolabile, anche se debolmente.

Gli esseri luciferici e arimanici si oppongono

all’ordine stabilito fra incalcolabile e calcolabile dagli esseri divino-spirituali,

collegati con l’uomo sin dai suoi primordi;

si oppongono all’armonizzazione del cosmo mediante « peso, numero e misura ».

• Con la natura che ha assunto, Lucifero non può conciliare nulla che sia calcolabile.

Il suo ideale è: incondizionata azione cosmica dell’intelligenza e della volontà.

 

• Questa tendenza luciferica è conforme all’ordine dell’universo nei campi in cui deve regnare libertà d’azione. E qui Lucifero è il giustificato aiuto spirituale dello sviluppo dell’umanità. Senza il suo aiuto, nell’essere spirituale-animico dell’uomo che si erige sulla base dell’elemento corporeo calcolabile, non potrebbe entrare la libertà.

 

Ma Lucifero vorrebbe estendere questa tendenza a tutto il cosmo.

E così la sua attività diventa lotta contro l’ordine divino-spirituale a cui l’uomo appartiene in origine.

• Qui interviene Michele. Egli sta col proprio essere nell’incalcolabile;

ma stabilisce il pareggio fra l’incalcolabile e il calcolabile

che porta in sé come pensiero cosmico che ha ricevuto dai suoi dèi.

• Diversamente sono situate nel mondo le potenze arimaniche.

Esse sono la perfetta antitesi degli esseri divino-spirituali con i quali l’uomo è collegato dalla sua origine.

 

• Questi ultimi sono attualmente potenze puramente spirituali che portano in sé perfetta intelligenza libera e perfetta libera volontà, ma che tuttavia, in questa intelligenza e in questa volontà, creano la saggia comprensione per la necessità di ciò che è calcolabile e non libero, quale pensiero cosmico dal cui grembo l’uomo deve svilupparsi come essere libero. E con tutto il calcolabile, col pensiero dell’universo, essi sono uniti nel cosmo con amore. Questo amore irradia da loro e pervade l’universo.

• In piena antitesi con questo, nell’avida cupidigia delle potenze arimaniche vive il gelido odio contro tutto ciò che si evolve in libertà.

 

L’intento di Arimane  è di fare una macchina cosmica di quanto egli emana dalla terra negli spazi universali.

Il suo ideale è unicamente: « Misura, numero, peso ».

Egli fu chiamato ad inserirsi nel cosmo che serve all’evoluzione dell’umanità,

perché occorreva svilupparvi il suo campo d’azione, e cioè « misura, numero e peso ».

Solo chi, dovunque, comprende l’universo quale spirito e corpo, lo comprende realmente.

 

Di questo va tenuto conto fin dentro alla natura,

sia in relazione alle potenze divino-spirituali operanti per amore, sia in relazione a quelle arimaniche operanti per odio.

• Dobbiamo scorgere nel calore universale naturale, che inizia a primavera e agisce verso l’estate,

l’amore naturale degli esseri divino-spirituali;

• dobbiamo invece scorgere l’azione di Arimane nel gelido soffio invernale.

 

• Nel culmine dell’estate la forza di Lucifero s’intesse nell’amore naturale, nel calore.

• Nell’epoca natalizia la forza degli esseri divino-spirituali con cui l’uomo è collegato sin dai primordi

si rivolge contro il gelido odio di Arimane.

• E verso la primavera l’amore naturale divino mitiga continuamente l’odio naturale di Arimane.

 

L’apparire di questo amore divino che sorge annualmente è il momento che ricorda

come col Cristo entrò, nel calcolabile elemento terrestre, il libero elemento divino.

• Cristo opera in piena libertà nel calcolabile, e rende così innocuo l’elemento arimanico che solo brama il calcolabile.

• L’evento del Golgota è la libera azione cosmica dell’amore nella storia della terra;

può essere compreso soltanto dall’amore che l’uomo è capace di sviluppare in sé al fine di comprenderlo.

 

140Il processo cosmico, nel quale è intessuta l’evoluzione dell’umanità e che si rispecchia nella coscienza umana come « storia » in senso lato, si divide nella lunga storia celeste, nella storia mitologica, più breve, e nella storia terrena, relativamente brevissima.

141 — Questo processo cosmico si scinde oggi nell’attività « non calcolabile » di esseri divino-spirituali che operano in libertà d’intelligenza e di volere, e nel processo « calcolabile » del corpo del mondo.

142Al calcolabile del corpo del mondo si oppongono le potenze luciferiche; a quanto opera in libertà d’intelligenza e di volere, le arimaniche.

143L’evento del Golgota è un’azione cosmica libera che scaturisce dall’amore universale e può essere compresa soltanto dall’amore umano.