14 – Comparazione della formula del mondo con le categorie di Aristotele e l’albero delle Sephirot


 

Ernst Marti non aveva previsto per questo libro il presente capitolo.

Mi sembra tuttavia appropriato inserirvelo poiché egli espose ripetutamente nelle sue conferenze tale argomento,

inoltre nel suo lascito si trovano in proposito diversi manoscritti.

 

Nella formula del mondo si ha una sistematizzazione degli elementi costruttivi basilari. Essa contiene tutto quanto esiste nel mondo come materia prima. Abbiamo, per così dire, la sostanza del mondo intesa come hyle (υλη), qualcosa di ancora indeterminato che è il fondamento e la matrice attraverso cui tutto può manifestarsi.

I dieci concetti sono quindi pure le idee fondamentali di una scienza moderna, con le quali si può ampiamente indagare la natura.

Già una volta, agli inizi del pensiero occidentale, furono coniati da Aristotele dieci concetti o categorie, che costituiscono il fondamento della filosofia occidentale fino ai tempi moderni. Essi sono: essere – tempo – agire – spazioqualità – patire – quantità – condizione – relazioneposizione.

 

Rudolf Steiner ne parla dettagliatamente nella conferenza del 22.4.1924 e chiama queste categorie «l’alfabeto del mondo, mediante cui si deve imparare a leggere nel cosmo». Egli le paragona all’alfabeto comune, le cui singole lettere, abcd… consentono di scrivere tutti i libri. Ma solo quando si è capaci di leggere si possono decifrare.

• «…Leggere la scrittura del cosmo significa poter risalire agli elementi più semplici, come le lettere abcd… con le quali è scritto il Faust. E in fondo quanto l’antroposofia ha portato e potrà portare lo si può sperimentare in base a questi concetti, come si può sperimentare il Faust secondo le lettere con cui è stato scritto».

 

Nella storia della filosofia occidentale si era consapevoli che nelle categorie di Aristotele si trova la chiave per risolvere gli enigmi del mondo. I concetti aristotelici abbracciano in forma di pensieri l’intera saggezza che in passato si poteva sperimentare nei centri dei misteri come sapere istintivo o rivelazione divina. Al tempo di Aristotele gli antichi misteri erano già in decadenza e in parte erano stati distrutti. Fu proprio merito di Aristotele e del suo discepolo Alessandro Magno aver salvato questa antica saggezza trasponendola in forme di pensiero logiche.

La filosofia occidentale si fonda sul pensiero aristotelico, che in parte è giunto in Europa centrale per via diretta passando dalla Grecia e da Roma, in parte vi giunse indirettamente attraverso l’Oriente e in particolare con l’arabismo e l’ebraismo.

Ci si può ora chiedere: se le dieci categorie, come lettere della scrittura cosmica, rappresentano il grandioso sguardo d’insieme della saggezza antica, non si dovrebbe trovare anche nella tradizione di questa saggezza qualcosa che sia l’immediata espressione di una simile scrittura cosmica?

 

Nella tradizione ebraica, per esempio, troviamo infatti l’albero delle Sephirot, che rappresenta l’albero della vita avvolto in dieci forze cosmiche!

Rudolf Steiner ne parla il 10.5.1924 ai lavoratori del Geotheanum:

• «In questo albero delle Sephirot gli antichi Ebrei hanno racchiuso la loro più elevata saggezza, e cioè la saggezza dei nessi dell’uomo e tra l’uomo e il mondo».

 

Nella fig. 18 sono trascritte le parole ebraiche delle dieci Sephirot, tradotte quanto più possibile secondo il loro significato e sistemate in base al loro nesso con l’immagine dell’albero e dell’uomo.

Rudolf Steiner espose in modo comprensibile ciò che l’Ebreo sentiva di fronte alle dieci Sephirot, che sono al contempo le lettere di un alfabeto cosmico-spirituale con cui l’Ebreo abbracciava l’intero mondo spirituale e il nesso dell’uomo con questo mondo.

Per maggiore chiarezza riscriviamo i dieci concetti dell’albero delle Sephirot:

 

 

 

 

                                                        Fig. 18 – L’albero delle Sephirot secondo Rudolf Steiner

 

 

Rudolf Steiner stabilì egli stesso un nesso tra questa saggezza più antica delle Sephirot e le categorie di Aristotele, e fece notare come nel corso del Medioevo gradatamente si spense la loro comprensione:

• «Quest’albero della vita, quest’albero delle Sephirot, è un alfabeto spirituale. Anche gli uomini situati più a occidente, in Grecia, avevano un alfabeto spirituale. Nel periodo in cui vissero Alessandro Magno e Aristotele furono coniati, al modo greco, dieci concetti. Li troverete ancora in tutte le scuole di logica: Essere, Qualità, Possesso ecc.; anche qui dieci termini, solo un po’ diversi perché sono stati adattati all’occidente. Ma qui in occidente si sono comprese queste dieci lettere greche dell’alfabeto spirituale altrettanto poco quanto poco si è capito l’albero delle Sephirot. Vedete, è veramente una storia interessante quella dell’umanità. Là in Asia chi sapeva ancora qualcosa imparò a leggere mediante l’albero delle dieci Sephirot. E nel primo secolo del cristianesimo, in Grecia, Roma ecc., chi aveva ancora una conoscenza del mondo spirituale imparò a leggere utilizzando l’albero della vita aristotelico. Ma a poco a poco tutti dimenticarono a cosa servissero tali cose, l’albero delle Sephirot e quello di Aristotele, non seppero più che enumerare i dieci concetti. Ora però dobbiamo imparare di nuovo a servircene, dobbiamo di nuovo imparare a leggere nel mondo spirituale, altrimenti non si saprà mai nulla dell’uomo […]».

 

Ernst Marti, che con l’aiuto dell’antroposofia indagò e seppe utilizzare la formula del mondo, riconobbe anche in che modo i concetti categoriali, nel passaggio dall’epoca filosofica a quella scientifica, divennero i concetti scientifici fondamentali. L’albero delle Sephirot, tramutatosi nell’albero aristotelico, minacciato di irrigidirsi in astratti concetti filosofici, diviene oggi per mezzo dell’antroposofia l’albero della vita della scienza naturale.

 

 

                                                                                            Fig. 19

 

 

Era una particolare aspirazione di Ernst Marti riuscire a comparare tra loro i tre alberi trovando le giuste corrispondenze anche in relazione all’uomo. Egli riuscì a ordinare anche le categorie di Aristotele nel loro nesso con l’uomo, cosa finora sconosciuta.

Ernst Marti decifrò la scrittura del mondo nelle sue forme precedenti, trovando le corrispondenze tra l’albero delle Sephirot, le categorie di Aristotele e la formula del mondo, come mostra la fig. 19 (i concetti sono ordinati in modo da far trasparire il loro nesso con l’uomo. Le entità corrispondenti delle Sephirot, categorie e idee scientifiche sono scritte una sotto l’altra).

 

                                                                                                            Fig. 20

 

                                                       Terra, destra:                                 Terra, sinistra:

                                                      Marte – Terra                                Mercurio – Terra

                                                  Esistenza nello spazio                      Divenire nel tempo

 

In un primo momento simili connessioni possono sembrare arbitrarie, ma si riconosce la loro verità percorrendo

«la via di conoscenza che vorrebbe unire la spiritualità nell’uomo alla spiritualità dell’universo».

 

Ernst Marti potè indagare queste connessioni seguendo l’impulso dato da Rudolf Steiner con la poesia Entità generata dal cosmo. Per mezzo di questa poesia di Rudolf Steiner riemerge nell’anima dell’uomo moderno, se presta ascolto al nuovo risuonare di I – O – A, la forma di luce della figura umana macrocosmica, risplendente nei suoi cosmici colori.

 

Entità generata dal cosmo, tu in forma di luce, rinvigorita dal Sole nella potestà della Luna; tu hai in dono da Marte il risuonare creatore e da Mercurio l’impulso che muove le membra;

Ti illumina di Giove l’irraggiante saggezza e di Venere la bellezza che sorregge l’amore affinché di Saturno l’antica spiritualità nell’anima ti consacri all’esistenza nello spazio e al divenire nel tempo!

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Fig. 20 – L’albero delle Sephirot secondo Rudolf Steiner (0.0. 353)

coi pianeti da Ernst Marti.