Il lavoro dell’io sui componenti della natura umana

O.O. 312 – Scienza dello spirito e medicina – 03.04.1920


 

Sommario: Forza di giudizio e chiaroveggenza. Il lavoro dell’io sui componenti della natura umana. Il processo infiammatorio. Lo studio dell’organizzazione dell’occhio come via alla percezione del corpo eterico. Terapia della tendenza alle infiammazioni. L’occhio come processo infiammatorio. L’orecchio come processo tumorale. Lo studio della formazione dell’orecchio, come via alla percezione del corpo astrale. Il rosmarino e la stimolazione delle forze dell’io. L’arnica e la stimolazione delle forze astrali.

 

Ho riflettuto a lungo se esporre o meno il contenuto del capitolo che dovrò ora affrontare, sia pure in maniera sommaria a causa della ristrettezza del tempo a nostra disposizione. Ho deciso di esporlo, dopo tutto, sebbene si tratti di argomenti sui quali si viene inevitabilmente fraintesi. Da un lato, certe persone si sforzano da molto tempo di mostrare che le affermazioni dell’antroposofia costituiscono un insieme confusionario, e muovono i loro attacchi in questa direzione. Di recente è emersa invece l’opinione che non si possa più procedere con questa tattica: le nozioni trasmesse dall’antroposofia sembrano concordare troppo con quanto risulta, retrospettivamente, dallo studio dei misteri antichi; perciò ora qualcuno costruisce la nuova obiezione che io sarei un traditore dei misteri. Si troverà sempre la possibilità di sferrare attacchi, da una parte o dall’altra. Non potendo più affermare che le cose da me dette sono errate, ecco che ci si mette a proclamare che è molto grave il fatto che io le abbia comunicate!

 

Oggi vorrei anzitutto sottolineare questo: occorre rendersi ben conto che con l’osservazione fisica dell’uomo si afferra veramente solo una piccola parte dell’essere umano. Ciò dipende dal fatto, non difficile da valutare, che nell’uomo sono presenti il corpo eterico, il corpo astrale e l’io, i quali agiscono di continuo sull’organismo umano, elaborandolo, ma si sottraggono naturalmente del tutto a una valutazione fisica esteriore, e dico esplicitamente «valutazione», considerando i temi che sto per trattare. Malgrado ciò non è tuttavia impossibile che, muniti di buona volontà, ci si educhi ad introdurre per così dire nella propria intelligenza, nel proprio giudizio razionale, i frutti della chiaroveggenza. In tal modo non si sarà certo ancora progrediti fino a una veggenza che percepisca realmente delle immagini, ma si perverrà invece a una forma di giudizio capace di stabilire un rapporto solido e valido con le immagini chiaroveggenti.

 

Si rifletta ora su quanto segue: volendo prendere le mosse per così dire dall’altro uomo, dall’uomo non materiale, si constata che Pio lavora sull’essere umano e nell’attuale periodo dell’evoluzione lavora soprattutto sul corpo fisico umano. Nell’umanità attuale l’io è ancora poco capace di dominare il corpo eterico. Il corpo eterico viene ancora dominato dall’io durante l’infanzia, in modo assai ottuso e incosciente: più tardi questo dominio cessa. Un forte influsso dell’io sul corpo eterico persiste nell’età adulta solamente nelle persone che hanno conservato una forte fantasia. In generale però nelle persone che diventano razionali e aridamente intellettuali sussiste un notevole influsso dell’io sul corpo fisico, mentre è scarso il suo influsso sul corpo eterico.

 

Se si è acquistata un’adeguata rappresentazione di ciò che ho ora definito come l’influsso sul corpo fisico, non si sarà poi tanto lontani dal potersi anche raffigurare che l’io lavora sull’organizzazione fisica complessiva, inserendo in essa una specie di impalcatura. Nel nostro corpo fisico è realmente inserita una specie di tenuissima impalcatura; tale sottile impalcatura inserita nel corpo fisico, continuamente presente in esso, può venire considerata come una specie di « fantasma » dell’uomo. L’uomo porta con sé un’impalcatura impressa dall’organizzazione del suo io, una sottilissima impalcatura inserita nel corpo fisico per mezzo delle forze del corpo eterico. Nel corso della sua vita l’uomo perde però gradualmente la forza di compiere in modo cosciente quell’inserimento, mentre essa sussiste in modo semi-cosciente, sognante, nell’attività creativa fantastica.

 

Non sarà difficile comprendere che quell’impalcatura, costruita dall’io entro l’organismo umano, in una certa misura rappresenta propriamente un corpo estraneo. È proprio un corpo estraneo, in un certo grado, e infatti l’organismo umano ha la continua tendenza a difendersi contro quell’impalcatura. Soprattutto durante il sonno esso si sforza ogni notte di rovinarla. Anche se nella vita ordinaria noi la percepiamo assai scarsamente, non va dimenticato che quell’impalcatura ha sempre la tendenza a disfarsi nell’organismo, a frammentarsi, e che per effetto di ciò essa diventa di continuo la misteriosa causa di fenomeni infiammatori nell’organismo.

 

È dunque molto importante tener d’occhio i fatti menzionati: l’io costruisce ed inserisce effettivamente entro l’organismo umano una specie di « fantasma » contro il quale l’organismo si difende come contro un corpo estraneo; questo corpo estraneo ha la costante e reale tendenza a frammentarsi, a disfarsi in seno all’organizzazione umana. Per conseguire ima visione razionale di tale impalcatura inserita nell’uomo, è utile studiare dal punto di vista psico-fisiologico la struttura dell’occhio umano. Infatti tutto quel che si svolge fra l’occhio e il mondo esterno, o meglio fra l’anima e il mondo esterno tramite l’occhio, rappresenta per così dire in coltura pura l’edificazione di un’impalcatura: e precisa- mente in modo tale che, fra la vera impalcatura dovuta all’io e quanto si origina dall’azione scambievole dell’occhio e del mondo esterno, vige un rapporto che io ho studiato molte volte, proprio in individui ciechi o divenuti ciechi. In tali soggetti si può assai bene confrontare il reciproco rapporto fra il « fantasma » normale per la maggioranza degli uomini, che viene incluso nell’organismo per effetto della funzione visiva, e quell’altro « fantasma » dovuto realmente all’attività dell’io nell’organismo.

 

Volendo esprimere graficamente i fenomeni in questione, potrei dire: mediante il processo visivo viene inserito nell’organismo un « fantasma », un’impalcatura, rispetto al quale l’altra impalcatura (inserita ad opera dell’attività dell’io) viene a trovarsi un poco più in profondità, più versò l’interno (bianco e giallo nel disegno seguente). Quello che sta più all’interno rivela un evidente accenno di forze fisiche. È appunto un « fantasma » quasi fisico quello che viene introdotto da parte dell’io, una vera impalcatura; invece ciò che viene trasmesso dall’occhio stesso è ancora etere. È interessante constatare che nei miopi queste due impalcature sono ravvicinate (il bianco da me disegnato si trova più vicino al giallo), mentre nei soggetti ipermètropi quella che ho disegnato in bianco, l’impalcatura bianca, è spostata verso l’esterno.

 

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In breve, con lo studio dell’organizzazione dell’occhio di una persona si può pervenire ad afferrare razionalmente il corpo eterico che si presenta allora simile a quella che ora ho chiamato un’impalcatura. In nessun altro modo è possibile educarsi meglio a scorgere qualcosa del corpo eterico di una persona, che prestando attenzione alla sua organizzazione oculare. Tutto il resto finisce poi per consentire uno spontaneo orientamento. Se ci si abitua a fare attenzione al modo di guardare di una persona, da vicino o da lontano, e poi ci si apre all’impressione prodotta, si andrà educando la propria sensibilità per la percezione del corpo eterico. Se poi ci si aiuta anche con la meditazione, non riuscirà più tanto difficile l’ascendere dall’aperta osservazione di quanto l’organizzazione dell’occhio produce nell’uomo, alla contemplazione del corpo eterico.

 

Ci si potrà poi convincere anche di altro. Il processo connesso con l’organizzazione degli occhi è sempre presente nell’uomo, ed è qualcosa di normale, ma affine a qualcosa che invece può manifestarsi in modo abnorme.

 

Esso è normale appunto nella vita ordinaria, mentre qualcosa di simile appare in tutte le infiammazioni, in tutti gli stati infiammatori. Si può veramente affermare che un’eccessiva intensità della formazione di quell’impalcatura (che nel corpo fisico assomiglia al corpo eterico) fornisce l’occasione a processi infiammatori e alle loro possibili conseguenze. Potrete forse rendere più precisa e rafforzare un’iniziale comprensione di questi fatti, prendendo in considerazione l’acido formico, che si ricava dal regno animale, e usandolo per via esterna. Nel modo migliore si potrà studiare questo tipo di applicazione, procedendo così: proviamo a somministrare l’acido formico alla più alta diluizione, per esempio aggiungendolo in altissima diluizione all’acqua dei bagni. Procedendo in tal modo, somministrando cioè l’acido formico per via esterna alla massima diluizione come aggiunta ai bagni, si realizza un consolidamento della linea gialla del disegno precedente: un consolidamento di quella impalcatura. Si perviene dunque a un consolidamento dell’impalcatura, nel senso che, per l’azione dell’acido formico applicato in quel modo, l’io viene per così dire domato, indotto a compenetrare quell’impalcatura. Se un paziente ha tendenza ai fatti infiammatori, procedendo in questo modo le infiammazioni si possono dominare; infatti quell’impalcatura tende allo sfacelo infiammatorio solo se non è energicamente compenetrata dall’io: l’io e quell’impalcatura devono essere congiunti. Si possono congiungere grazie al menzionato uso dell’acido formico aggiunto all’acqua del bagno in alta diluizione, perché in questo modo le forze dell’acido formico vengono potenziate.

 

Quando si affrontano questi argomenti occorre sviluppare una sensibilità per i sintomi: in particolare, bisogna osservare se i fenomeni infiammatori si manifestano in soggetti con tendenza all’obesità. Infatti il trattamento esterno, cioè la menzionata applicazione dell’acido formico, di origine animale, può dare buoni risultati solo se si trovano associati i due complessi sintomatici della tendenza ai fenomeni infiammatori, da un lato, è della tendenza all’obesità dall’altro. Si otterranno sempre eccellenti risultati quando, in presenza di pazienti con forte tendenza all’obesità, si avrà al tempo stesso la fondata presunzione che l’impalcatura di cui ho parlato stia per crollare, cosa che si potrà dedurre anche da altri sintomi di cui dirò fra poco. Queste sono dunque le connessioni di cui occorre tener conto.

 

La scienza dello spirito possiede a tale proposito una conoscenza che deve fare una strana impressione all’uomo d’oggi, ed è questa: ciò che deve svolgersi nell’organismo umano perché gli occhi si formino nel giusto modo, corrispondente alla lunga storia evolutiva dell’uomo, in fondo è una specie di processo infiammatorio continuamente spostato nella zona della normalità, cioè non pervenuto all’esplosione patologica. Raffiguratevi gli stessi processi che operano nell’infiammazione, ma trattenuti, rallentati, per così dire compressi, e avrete il processo formativo dell’occhio nell’organismo umano. Perciò si può ricavare un’impressione della maggiore o minore tendenza ai processi infiammatori, anche solo dall’aspetto degli occhi di un individuo; con un certo allenamento si imparerà a riconoscere quella tendenza. Le esperienze che possiamo fare della funzione visiva umana stanno veramente in stretta relazione con le osservazioni del corpo eterico. Quando si parla dell’esistenza e della percezione del corpo eterico, si conta naturalmente sul processo interiore della meditazione che porta alla vera chiaroveggenza; esiste però anche un processo educativo esteriore. Sforzandosi di vedere i processi di natura nel giusto modo, si giunge a procurarsi una conoscenza razionale di queste cose. Gli organi veri e propri della chiaroveggenza debbono essere formati per via interiore; il giudizio invece si elabora a contatto col mondo esterno. Se noi elaboriamo in maniera più intima e approfondita il nostro giudizio, partendo dal mondo esterno, il giudizio va per così dire incontro al processo della meditazione che di solito è il più intimo e profondo e procede dall’interno verso l’esterno.

 

A questo punto qualcuno potrebbe a ragione chiedere: ma non si possono allora seguire tali processi anche negli animali? Ora i tratti essenziali di quanto si svolge nell’uomo si possono osservare molto imperfettamente, ove si ricerchino nel regno animale. Ho messo in evidenza spesso nelle mie conferenze pubbliche ciò che vorrei ora qui definire con maggior precisione.

 

In genere la gente ragiona così: un occhio è un occhio, un organo è un organo, per esempio il fegato è fegato, il polmone è polmone, e così via. Ma non è vero. L’occhio dell’uomo è certo l’organo cui corrisponde l’occhio dell’animale, ma è modificato dal fatto che nell’uomo è presente l’io. Lo stesso vale per gli altri organi; ma per quel che accade nell’organo (e che ha la massima importanza soprattutto nel malato) è più importante tale compenetrazione da parte dell’io che non quello che si manifesta nell’organo animale, non compenetrato dall’io. Di questo si tiene sempre troppo scarso conto; la gente non si stanca mai, in questo campo, di ragionare così: ecco qui un coltello; il coltello è un coltello, e perciò io dichiaro che un coltello equivale a un altro, comunque sia conformato. Ma se uno è un coltello da tavola e l’altro è un coltello da caccia non si potrà intestardirsi ad affermare che « un coltello è un coltello ». Lo stesso vale per l’affermazione che si possa spiegare allo stesso modo l’occhio umano e quello di un animale. È semplicemente assurdo pretendere di stabilire il criterio di spiegazione di qualcosa in base alla sua sola apparenza, in particolare il voler fondare uno studio sulla sola apparenza esterna. Lo studio fondato sugli animali impedisce di cogliere in modo corretto certi aspetti nell’uomo, perché questi ci si presentano in modo giusto solo avendo coscienza del fatto che nell’uomo sono proprio gli organi situati alla periferia ad essere più degli altri compenetrati e configurati dall’io.

 

L’orecchio umano è invece configurato in modo del tutto diverso dall’occhio. Come ci si può educare a una comprensione razionale dell’occhio, avvicinandosi in tal modo alla visione chiaroveggente del corpo eterico, così ci si può educare anche a una comprensione razionale dell’orecchio. Ci si può dunque educare a scorgere nel giusto modo il dato di fatto che nell’organismo umano, come in quello animale, è inserito l’orecchio, ma che nel caso dell’uomo la sua formazione è compenetrata dall’organizzazione dell’io. Studiando in questo modo la formazione dell’orecchio, si scopre che essa è collegata a qualcosa che si trova più profondamente all’interno dell’organismo umano, in modo simile a come la formazione dell’occhio (nell’ambito del corpo eterico) è collegata con qualcosa che si trova situata più alla periferia. Si può riuscire ad orientare le proprie forze di osservazione verso la formazione dell’orecchio e riconoscere che anche l’io ha a che fare con tale processo formativo, come con quello dell’occhio. Anche l’io inserisce nell’organismo una specie di impalcatura che in questo caso è un po’ diversa da quella caratterizzata in precedenza. Affine a questa impalcatura che qui viene inserita è la totalità che nell’organismo sta alla base della formazione dell’orecchio. Posso dunque disegnare un’ulteriore impalcatura (v. disegno precedente), in azzurro, che si trova più all’interno di quella disegnata in giallo, e che meno di questa si estende negli arti con la sua attività organizzativa: è un’impalcatura che, se venisse estratta dall’uomo, non avrebbe braccia e gambe, ma solo dei monconi. È dunque per così dire un’impalcatura rimasta ferma a un gradino infantile; e del resto è anche assai meno differenziata verso il capo, che non l’altra impalcatura. D’altra parte si scopre che proprio a questa impalcatura corrispondono le forze organizzatrici della formazione dell’orecchio umano e dell’intero processo uditivo: la disegnerò in violetto. Anche questa impalcatura nell’organismo umano possiede una sua peculiarità: può diventare in certo senso abnorme, se l’io agisce troppo energicamente all’interno. In precedenza abbiamo menzionato il caso in cui l’io agiva troppo energicamente in superficie.

 

Per studiare a fondo tali rapporti, possiamo valerci dell’aiuto delle osservazioni sintomatologiche seguenti. Nelle persone che tendono più o meno spiccatamente alla magrezza, che non hanno tendenza all’accumulo di grassi, l’io agisce con eccessiva energia verso l’interno e rafforza l’impalcatura di cui si è detto da ultimo. Questa impalcatura ha però un’altra peculiarità, in confronto con la precedente: quella di proliferare internamente. Mentre la prima impalcatura tende a disfarsi, a crollare, a frantumarsi, quest’ultima tende invece a proliferare interiormente. Essa va elaborata soprattutto in due direzioni. Anzitutto nel senso di impedirle di proliferare per effetto di un ritrarsi dell’io, che si manifesta come una specie di scintillìo; infatti la proliferazione o il disfacimento dell’impalcatura sono sempre legati al fatto che l’io non si trova giustamente inserito in essa e che tende a uscirne. Se l’io fuoriesce dall’impalcatura e inoltre è abbastanza forte da mantenersi nell’organismo, ne derivano certe conseguenze psichiche, come l’ipocondria, o corporee, come la stitichezza o altri fenomeni simili.

 

D’altro lato l’io può anche essere troppo debole per conservarsi integro quando in tal modo ne esce; può darsi che esso in certo senso si spezzi proprio come io, che cioè non sia l’impalcatura (il correlato dell’io) a dare motivo alla frattura, ma proprio l’io stesso. Pensate un po’ che strano fenomeno ci si presenta qui! Si ha il fenomeno che l’io è tanto debole che suoi frammenti si radicano nell’organismo; essi si radicano perché una persona organizzata in questo modo, quando si addormenta, non è sempre in grado di portare con sé integralmente quello che fuoriesce. L’io rimane in frammenti nell’organismo e vi si ipertrofizza sul piano animico. Gli organismi che hanno queste proliferazioni dell’io animico (le quali si manifestano soprattutto in disturbi del sonno) appartengono a persone che tendono alla formazione di tumori. Il processo al quale stiamo in questo momento alludendo è infinitamente importante. Tendono alla formazione di tumori le persone che non dormono bene per il fatto che quando si addormentano rimangono indietro nel loro organismo frammenti dell’io. Ecco dunque che ci troviamo di fronte a quei frammenti di io che sono i veri moventi della formazione di tumori, anche maligni, e che stanno in stretto rapporto con l’intero complesso sintomatico ora elencato. È proprio come se da una parte stessero l’ipocondria e la stitichezza, e dall’altro la tendenza alle proliferazioni interne, alla formazione di tumori maligni, quando l’organismo non è capace per così dire di cavarsela con l’ipocondria e con la stitichezza. Di queste cose intendo parlare ancora; per ora vogliamo tenerne presente soltanto le linee generali.

 

Ci si può persuadere anche con l’osservazione esterna che le cose stanno così, e precisamente considerando in modo diverso quello che ho già esposto prima. Avevo detto che si può venire a capo dei disturbi legati al primo processo formativo, usando per via esterna l’acido formico animale altamente diluito e aggiunto all’acqua dei bagni. Possiamo provare a usare per via interna lo stesso acido formico animale diluito e opportunamente preparato, osservandone l’azione in soggetti magri: esso influenza la formazione dei tumori, riducendo in soggetti magri la tendenza ai tumori.

 

Si tratta di fenomeni che occorre proprio osservare a livello macroscopico; essi ci mostrano eloquentemente come si dovrebbe acquistare la sensibilità per percepirli a livello macroscopico, imparando a connettere fra loro da un lato l’intero quadro strutturale-costituzionale dell’uomo, e dall’altro certi fenomeni che si manifestano nel malato. Si apprende in tal modo come si debba distinguere l’azione di un farmaco, se usato per via esterna o invece per via interna. Proprio il confronto fra l’uso esterno e quello interno di uno stesso rimedio può dare dei chiarimenti preziosissimi. Ancora una volta la scienza dello spirito possiede una conoscenza molto chiarificatrice, in relazione a questa seconda parte dell’organizzazione umana, cioè all’orecchio. Si tratta di questo: in fondo, tutte le forze che concorrono alla formazione dell’orecchio umano vanno nella stessa direzione delle forze che, se scatenate, portano alla formazione di tumori interni. La formazione dell’orecchio all’interno del nostro organismo si fonda sopra un processo che risulta deviato verso l’ambito della normalità, in quanto la forza formatrice di tumori è stata fermata al punto giusto. L’orecchio è un tumore all’interno dell’uomo, esteso però nell’ambito della normalità. Dal punto di vista del processo dello sviluppo la formazione dell’occhio è affine al processo infiammatorio, la formazione dell’orecchio è affine al processo tumorale. Nell’uomo esiste questa singolare relazione fra i processi normali e quelli patologici: si tratta in fondo degli stessi processi che in un caso procedono con la loro velocità giusta, nell’altro con una velocità sbagliata. Se in natura non esistesse il processo infiammatorio, nessun essere potrebbe vedere; gli esseri sono capaci di vedere, semplicemente perché nell’intera natura si trova inserito il processo infiammatorio. Di questo processo è però propria una certa velocità; se gli viene impressa una velocità sbagliata, esso diventa appunto il processo infiammatorio patologico nell’uomo. Analogamente, in natura ha la sua importanza il processo proliferativo di tipo tumorale, dotato di una giusta velocità. Se lo si sopprimesse, nessun essere al mondo potrebbe udire. Se gli si attribuisce una velocità sbagliata, ne deriva tutto ciò che si manifesta nella formazione dei miomi, dei carcinomi, dei sarcomi. Ne torneremo a parlare.

 

Non è possibile inserire nel giusto modo entro l’organizzazione umana ogni singolo processo morboso, se non si è capaci di ricercarlo per così dire nella sua controimmagine normale, o « sana ». L’organizzazione umana si fonda infatti semplicemente sulla realtà che certi processi, che si trovano sparsi alla periferia dell’intera natura, si interiorizzano poi in direzione del centro. Invece di trattare tanto estesamente certi fenomeni, la fisiologia dovrebbe prestare attenzione a certi altri, che pure sono noti, ma di cui non è riconosciuta la grande importanza. Si può ad esempio constatare facilmente, anche su scala macroscopica, che la pelle ricopre tutto il corpo, ma poi si ripiega su se stessa, rivestendo con le sue prosecuzioni le parti interne. Questa inversione delle funzioni ha una grande importanza, quale la si osserva per esempio nel passaggio dalle guance, dalle parti esterne del viso, a quelle interne, cominciando dalle labbra. Qui si trovano, visibili nell’uomo esterno, le tracce dei processi che si dovrebbero studiare attentamente nell’embriologia, dove tutto si svolge con invaginazioni e ripiegamenti. Proprio seguendo questi fatti, facendo attenzione alle sottili differenze nella reazione all’acido formico, se applicato sulla pelle esterna o se invece applicato sulle mucose, proprio da tali accurate osservazioni si potrebbero ricavare conclusioni significative. Quest’ultimo non è che un esempio elementare delle regole generali che ho esposte per esteso. Coltivando studi di questo genere si riconoscerà tutta la diversità esistente fra le parti dell’organizzazione umana che si ripiegano etericamente verso l’esterno e quelle che invece tendono a diventare centrali, interiorizzandosi: le une e le altre sono fra di loro polarmente contrapposte.

 

Ne va tenuto conto in quanto segue: ci si può ora chiedere a che cosa corrisponde il secondo « fantasma » che ho indicato in azzurro (v. disegno precedente). Rispondo: il « fantasma » segnato in azzurro è nell’organismo un’impalcatura fisica che ha semplicemente la tendenza a proliferare. Il suo aspetto normale è in rapporto con la formazione dell’orecchio. Si provi a educarsi a osservare nell’uomo l’organizzazione dell’orecchio e in particolare la sua tendenza a immergersi verso l’interno dell’organismo, e la si confronti con l’organizzazione visiva. Si tenga anche conto che il processo visivo si svolge nella sfera eterica, quello uditivo invece nell’aria, ciò che fa una grande differenza. Le sostanze che si trovano più verso il basso, nella serie dei ponderabili e degli imponderabili, sono connesse con le parti dell’uomo maggiormente spostate verso l’interno dell’organismo. Tutto ciò che sta piuttosto in rapporto con l’eterico è invece connesso con le parti più esterne, più periferiche dell’uomo.

 

Nella linea disegnata in violetto (v. il disegno precedente) è infatti accennato quel che vive nel corpo astrale umano. Educandosi a osservare e a giudicare l’essere umano per quanto concerne l’organizzazione dell’orecchio, si perviene a percepire per così dire un sostituto per la visione chiaroveggente del corpo astrale. L’imparare a osservare la funzione visiva educa all’osservazione del corpo eterico; l’imparare a osservare la funzione uditiva educa all’osservazione del corpo astrale.

 

Si possono poi fare dei rilievi molto interessanti osservando persone nate o diventate sorde, e si scopriranno certe profonde connessioni naturali. Si provi a osservare come certe persone nate sorde avrebbero avuto la tendenza ad ammalare già nell’infanzia delle più gravi forme di tumori, se non fossero appunto nate sorde. Qui si tratta naturalmente di aiuti offerti dalla natura: tali fatti ci portano già nella sfera che non può venire compresa entro la singola organizzazione umana fra nascita e morte, bensì nell’ambito delle vite terrene ripetute; solo su questo piano si possono creare certi conguagli. Seguendo fino a un certo grado i fenomeni, si giunge al punto nel quale si afferrano le vite terrene ripetute.

 

Se si cerca di stimolare l’uomo alla sua periferia, si rafforzerà sempre quello che ho caratterizzato descrivendo le relazioni fra l’io e la sua impalcatura. Qualora si ritenga necessario rafforzare l’io dell’uomo, si potrà scegliere la via di un’educazione, oppure la via di un intervento terapeutico. Purché si sia in grado di avvertire la tendenza ai fenomeni infiammatori, si constaterà sempre la necessità di rafforzare nell’uomo l’attività dell’io, in modo che questa si inserisca adeguatamente nel suo « fantasma », nella sua impalcatura; infatti l’impalcatura non cadrà preda del disfacimento, se l’io vi si sarà inserito nel giusto modo.

 

Un notevole rafforzamento dell’attività dell’io, che lo porterà ad inserirsi perfettamente in quella impalcatura, si può conseguire ad esempio mediante bagni con aggiunta di succo di foglie di rosmarino in alta diluizione. La stimolazione periferica dovuta al succo di rosmarino consente all’io di operare validamente, nell’ambito dell’azione esercitata sull’uomo dal succo di rosmarino finemente suddiviso. In un effetto del genere si manifestano infatti cose molto singolari.

 

Osservando il modo in cui l’occhio umano è inserito nell’organismo, si constata che il processo visivo si fonda sul fatto che l’io può compenetrare un organo che è per così dire quasi tratto fuori dall’organismo umano. Nell’occhio il processo animale è infatti presente in assai scarsa misura: tutto è trasferito nella struttura fisica dell’organo. Il processo visivo è fondato sul fatto che l’uomo stesso (l’uomo interiore, animico-spirituale) compenetra l’organo che qui non è affatto animale, identificandosi in certo senso con una struttura esterna, non più solo con l’interiorità. Se ci si identifica con un muscolo, si tratta di un’identificazione col processo formativo dell’uomo, di un’identificazione che parte dall’interno; quando invece ci si identifica con l’occhio, in fondo ci si identifica col mondo esterno. Per tale ragione io definii una volta quest’organo come un’insenatura del mondo esterno entro l’organismo umano. È come un golfo del mondo esterno che si protende nell’organismo; ed è proprio un fatale errore della fisiologia dei sensi il non tener conto di questa condizione, perché ne derivano le favole della « soggettività » delle percezioni, e così via. Oggi infatti non si tiene alcun conto che in quella oggettività inserita nell’organismo noi partecipiamo a una parte del mondo esterno. Da oltre un secolo e mezzo si fonda la fisiologia dei sensi sopra una presunta « soggettività » perché non si riflette che qui il mondo esterno si spinge in noi con le sue propaggini e che con i nostri sensi noi prendiamo parte al mondo esterno. Se si comprende bene questo fatto, si potrà comprendere giustamente anche l’azione svolta da ima data sostanza, usata per via esterna. Raffiguriamoci la pelle con i suoi pori e i processi che vi si svolgono (v. il disegno seguente). Se nell’acqua di un bagno sono presenti goccioline di rosmarino finemente disperse, è facile comprendere che fra le goccioline e la pelle ha luogo uno scambio di azioni; avviene qualcosa di simile alla stimolazione di un organo di senso. Tale processo sensoriale stimolante agisce sull’io umano, favorendone l’inserimento nella propria impalcatura.

 

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Se le cose vengono fatte nel modo giusto e naturalmente in tempo utile, cioè quando non è ancora troppo tardi, si può perfino riuscire a stimolare la pelle del capo con la diluizione di rosmarino aggiunta all’acqua, contrastando così il processo periferico della caduta dei capelli. Occorre però procedere nel modo giusto. Ecco dunque che abbiamo mostrato come un rimedio possa agire alla superficie, alla periferia dell’organismo umano.

 

Ammettiamo ora che la corretta collaborazione dell’io con l’organizzazione umana venga disturbata dall’esterno. L’io non è infatti certo soltanto un punto, ma un punto che opera tutt’intorno a sé. Tale azione significa ih fondo che la forza di configurazione, la forza organizzativa dell’io si diffonde, compenetrandola, in tutta l’organizzazione umana. Supponiamo ora che in un punto qualsiasi agisca dall’esterno un- fattore traumatico, per cui venga interrotta da fuori la stretta cooperazione fra l’io e la forza organizzativa umana: in tal caso si renderà necessario far affluire in quel punto qualcosa che provenga dalla organizzazione astrale (che è di un gradino inferiore a quella dell’io) e che compenetri l’organismo in modo da facilitare all’io l’esplicazione delle sue forze curative, là dove si è manifestato un intervento dannoso esterno. Se si vuole indurre il corpo astrale (il quale, come risulta già dalla posizione del suo « fantasma », si trova più verso l’interno) a intervenire in aiuto, allora non si ricorrerà a un bagno, bensì a un panno di lana imbevuto di arnica, cioè a un impacco con amica. Applicando un impacco a base di arnica sopra una distorsione o ima contusione, o qualcosa di simile, là dove ha agito un insulto traumatico dall’esterno, per cui l’io è stato indebolito nella sua efficienza, è come se si facesse appello al corpo astrale, come se gli si dicesse: vieni qui, vieni fuori, dà una mano all’io! Ecco dunque un altro esempio di un intervento curativo che agisce in superficie, alla periferia dell’essere umano.

 

Osservazioni come questa forniscono realmente una base per confrontare tra loro le diverse sostanze del mondo esterno, per imparare a distinguere quelle che tendono soprattutto alla diffusione, alla dispersione, con le quali il mondo esterno viene in aiuto alla periferia dell’organismo (e tali sostanze vanno usate come aggiunte al bagno, per sostenere l’io), e quelle che, come soprattutto l’arnica, vanno usate per attirare il corpo astrale (il quale a sua volta soccorre indirettamente l’io). Non è possibile identificare il modo di agire di queste sostanze, senza fondarsi sulle realtà dell’io e del corpo astrale. Solo basandosi su queste conoscenze si potrà fondare una teoria del trattamento delle malattie per via esterna e per via interna.