14 – La scissione della personalità durante la disciplina spirituale

O.O. 10 – L’Iniziazione – (La scissione della personalità durante la disciplina spirituale)


 

Durante il sonno l’anima umana non accoglie comunicazioni per mezzo degli strumenti sensori fisici. Le percezioni del mondo esteriore ordinario non le affluiscono durante quello stato. In un certo senso essa è in realtà al di fuori di quella parte della entità umana, il cosiddetto corpo fisico, che durante la veglia trasmette le percezioni dei sensi e il pensiero. Essa è allora soltanto in relazione con i corpi più tenui (corpo eterico e corpo astrale) che sfuggono all’osservazione dei sensi fisici. Ma non si deve credere che l’attività di questi corpi più tenui si fermi durante il sonno. Come il corpo fisico è in relazione con le cose e gli esseri del mondo fisico, ne accoglie le influenze e reagisce su di essi, così l’anima vive in un mondo superiore.

Tale vita continua durante il sonno. Effettivamente l’anima, durante il sonno, è in piena attività. Soltanto che l’uomo nulla può sapere di questa sua attività, finché non possegga organi spirituali di percezione per mezzo dei quali, durante il sonno, possa osservare ciò che si svolge attorno a lui e ciò che egli stesso fa, così come può osservarlo nella vita diurna con i suoi sensi ordinari nel proprio ambiente fisico. La disciplina occulta (come è stato indicato nei capitoli precedenti) consiste nello sviluppare gli strumenti spirituali sensori.

 

Quando, per mezzo della disciplina occulta, la vita di sonno dell’uomo si è trasformata nel modo descritto nel capitolo precedente, egli può seguire coscientemente tutto ciò che si svolge attorno a lui durante quello stato; può orientarsi per volontà propria nel suo ambiente, come fa con le sue esperienze nella vita quotidiana di veglia, per mezzo dei sensi ordinari. Al riguardo è però da notarsi che la percezione dell’ambiente sensibile ordinario presuppone già un grado superiore di chiaroveggenza (se ne è già parlato nel capitolo precedente). Al principio della sua evoluzione, il discepolo percepisce soltanto cose che appartengono a un altro mondo, senza poterne osservare il nesso con gli oggetti del suo ambiente sensibile quotidiano.

 

Ciò che risulta evidente da esempi così caratteristici della vita di sogno e di sonno, si verifica continuamente nell’uomo. L’anima vive ininterrottamente in mondi superiori ed è attiva in essi. Dai mondi superiori trae gli stimoli a mezzo dei quali agisce di continuo sul corpo fisico. Soltanto che l’uomo rimane incosciente di questa sua vita superiore. Il discepolo dell’occultismo ne diventa invece cosciente. In tal modo la sua vita viene ad essere del tutto trasformata. Finché l’anima non è veggente nel senso più alto, essa è guidata da esseri cosmici superiori. E come la vita di un cieco, che abbia acquistato la vista per mezzo di un’operazione, diventa diversa da quella che era prima, quando egli doveva dipendere dall’altrui guida, così la vita dell’uomo si trasforma con la disciplina occulta.

Il discepolo non ha più bisogno di chi lo guidi, e da ora in avanti deve assumere la direzione di se stesso. Appena questo succede, egli si trova comprensibilmente esposto ad errori di cui la coscienza ordinaria non ha idea. Egli agisce ora da un mondo dal quale potenze superiori lo guidavano prima a sua insaputa. Quelle potenze superiori sono disciplinate dall’armonia cosmica universale. Da tale armonia cosmica il discepolo ora esce. Deve quindi fare da sé cose che prima venivano per lui compiute senza la sua cooperazione.

 

Questa è la ragione per cui i libri che trattano di questi argomenti parlano molto dei pericoli cui va incontro chi ascende ai mondi superiori. Le descrizioni, che talvolta vi si trovano di tali pericoli, si prestano veramente a far sì che anime timide rabbrividiscano di fronte alla vita superiore. Ma occorre dire che questi pericoli esistono soltanto quando vengano trascurate le necessarie cautele. Se invece i consigli suggeriti dalla vera disciplina occulta sono seguiti con cura, la ascesa si svolge attraverso esperienze che trascendono per potenza e grandezza tutto ciò che la fantasia più audace dell’uomo dei sensi possa immaginare; ma non si può parlare di danni alla salute o alla vita.

L’uomo impara a conoscere forze orribili che minacciano la vita da ogni parte. Acquista la possibilità di servirsi egli stesso di forze ed esseri che sfuggono alla percezione dei sensi. Ed è grande la tentazione di impossessarsi di queste forze per favorire propri illeciti interessi, o d’impiegarle in modo errato per insufficiente conoscenza dei mondi superiori. Di alcune di queste esperienze specialmente importanti (per esempio dell’incontro col « guardiano della soglia ») si darà in seguito la descrizione.

 

Bisogna però tener presente che le potenze nemiche della vita esistono anche quando non se ne abbia conoscenza. È bensì vero che allora il loro nesso con l’uomo vien determinato da forze superiori, e che tale nesso si modifica quando egli penetra con coscienza in quel mondo che prima gli era nascosto. Ma in compenso si intensifica allora anche la sua esistenza, la cerchia della sua vita si arricchisce di un vastissimo campo.

Vero pericolo vi è soltanto se il discepolo, per impazienza o immodestia, assume innanzi tempo una certa indipendenza di fronte alle esperienze del mondo superiore, se non può aspettare fino a quando non gli venga data una conoscenza sufficiente delle leggi soprasensibili. In questo campo modestia ed umiltà sono appunto parole molto meno vuote che non nella vita ordinaria. Ma se il discepolo possiede quelle virtù nel loro senso più alto, può essere sicuro che la sua ascesa alla vita superiore si effettuerà senza pericolo per ciò che suol chiamarsi salute e vita.

 

Prima di ogni altra cosa, non deve sorgere discordanza alcuna fra le esperienze superiori e gli eventi e le esigenze della vita quotidiana. Il compito dell’uomo deve assolutamente cercarsi su questa terra. Chi vuol sottrarsi ai doveri di questa terra e rifugiarsi in un altro mondo, può essere sicuro di non raggiungere il suo scopo. Ma ciò che i sensi percepiscono è soltanto una parte del mondo. Le entità che si esprimono nei fatti del mondo sensibile risiedono nello spirito. Bisogna diventare partecipi dello spirito, per poterne portare le rivelazioni nel mondo sensibile. L’uomo trasforma la terra, trasferendo in essa ciò che ha conosciuto dal mondo spirituale. Questo è il suo compito.

Soltanto perché la terra fisica dipende dal mondo spirituale, perché si può esercitare un’azione efficace sulla terra solo quando si è partecipi di quei mondi in cui stanno nascoste le forze creatrici, per questo soltanto si deve voler ascendere a quelle regioni, superiori. Se ci si avvicina alla disciplina occulta con questo atteggiamento, e non si devia in alcun momento dalla direzione tracciata, non si ha da temere il minimo pericolo. Nessuno dovrebbe lasciarsi distogliere dalla disciplina occulta per tema dei pericoli a cui andrebbe incontro; questa prospettiva dovrebbe piuttosto servire ad ognuno di serio incitamento all’acquisto delle qualità che il vero discepolo dell’occultismo deve possedere.

 

Dopo queste premesse, atte a far svanire ogni timore, daremo ora una descrizione di alcuni di questi cosiddetti « pericoli ». Grandi trasformazioni si verificano indubbiamente nei sopra citati corpi più sottili del discepolo. Tali trasformazioni sono connesse con determinati processi di evoluzione delle tre forze fondamentali dell’anima, volere, sentire e pensare. Queste tre forze, prima dell’educazione occulta dell’uomo, stanno fra loro in una relazione ben determinata, regolata da leggi cosmiche superiori. L’uomo non vuole, né sente, né pensa arbitrariamente. Se per esempio una determinata rappresentazione affiora nella coscienza, si unisce ad essa, per legge naturale, un dato sentimento, o le fa séguito una adeguata determinazione della volontà. Si entra in una camera, vi si trova un’aria viziata, e si apre la finestra. Ci si sente chiamare per nome, e ci si volge alla chiamata. Si è interrogati e si dà risposta. Si sente una cosa esalare cattivo odore, e se ne riceve un senso di disgusto. Queste sono semplici connessioni fra pensiero, sentimento e volontà.

Quando però si considera la vita dell’uomo nel suo assieme, ci si accorge che tutto poggia in essa su tali connessioni. Anzi, la vita di un uomo è considerata « normale » soltanto quando vi si scorge quella connessione fra pensare, sentire e volere, che è fondata sulle leggi della natura umana. Si considererebbe in contrasto con queste leggi un uomo che per esempio godesse alla vista di un oggetto esalante cattivo odore, o non rispondesse alle domande. Il risultato che ci si ripromette da una corretta educazione, o da un giusto insegnamento, poggia sulla premessa che sia possibile stabilire nell’allievo una relazione adeguata alla natura umana fra pensare, sentire e volere. Quando si presentano a un allievo determinate rappresentazioni lo si fa nel presupposto che in seguito esse si colleghino regolarmente coi suoi sentimenti e con le sue determinazioni volitive.

 

Tutto ciò proviene dal fatto che nei corpi animici più sottili dell’uomo, i punti centrali delle tre forze: pensare, sentire e volere, sono fra loro uniti in modo regolare. Tale unione nell’organismo animico più sottile si rispecchia anche nel grossolano corpo fisico. Anche in quest’ultimo gli organi del volere stanno in una determinata regolare unione con quelli del pensare e del sentire. Un dato pensiero provoca regolarmente un sentimento o una attività volitiva. Nel corso dell’evoluzione superiore dell’uomo i fili che uniscono quelle tre forze fondamentali vengono interrotti. Inizialmente questa interruzione si verifica soltanto nel caratterizzato organismo animico più sottile; ma durante l’ulteriore ascesa questo distacco si estende anche al corpo fisico. (Effettivamente con la evoluzione spirituale superiore il cervello dell’uomo, per esempio, si scinde in tre parti separate. La scissione è di genere tale che l’osservazione sensibile ordinaria non può percepirla, né gli strumenti materiali più perfezionati valgono a dimostrarla. Tuttavia essa si verifica, e il chiaroveggente ha mezzi per osservarla. Il cervello del chiaroveggente superiore si scinde in tre entità indipendentemente attive: il cervello pensante, il cervello senziente e il cervello volitivo).

 

Gli organi del pensare, sentire e volere si trovano allora completamente liberi l’imo dall’altro. La loro unione non viene quindi più mantenuta da alcuna legge connaturata, ma deve provvedervi la coscienza superiore che si è destata nell’uomo stesso. Questa è appunto la trasformazione che il discepolo dell’occultismo osserva in sé: che cioè fra una rappresentazione e un sentimento, fra un sentimento e una decisione volitiva, e così via, non si stabilisce alcun rapporto se non sia egli stesso a crearlo. Nessun impulso lo spinge da un pensiero all’azione, se egli stesso volontariamente non lo determina. Egli può ormai rimanere completamente indifferente di fronte ad un fatto che, prima della disciplina occulta, gli avrebbe ispirato amore ardente o odio violento; può rimanere inerte di fronte ad un pensiero che prima Io avrebbe spinto entusiasticamente ad una azione. E per decisione della propria volontà egli può compiere azioni per le quali un uomo, che non sia passato per la disciplina occulta, non sentirebbe la minima disposizione. La grande conquista che il discepolo dell’occultismo consegue, è quella di acquistare completa padronanza sulla collaborazione delle tre forze animiche; ma di contro tale collaborazione ricade anche completamente sotto la sua responsabilità.

 

Solamente con tale trasformazione del suo essere, l’uomo può entrare in relazione cosciente con certe forze ed entità soprasensibili, perché le sue forze animiche corrispondono per affinità ad alcune forze fondamentali del mondo. Per esempio la forza che risiede nella volontà può esercitare un’azione su determinate cose ed entità del mondo superiore, e può anche percepirle; ma può farlo soltanto quando nell’ambito dell’anima si sia liberata dalla sua unione col sentire e col pensare. Non appena questa unione si è sciolta, l’azione della volontà si svolge all’esterno. Altrettanto succede per le forze del pensare e del sentire. Se qualcuno indirizza su di me un sentimento di odio, tale sentimento è visibile al chiaroveggente sotto la forma di una tenue nube luminosa di un determinato colore. Il chiaroveggente può difendersi da quel sentimento di odio, così come un uomo dei sensi può parare un colpo fisico diretto a colpirlo. Nel mondo soprasensibile l’odio diventa un fenomeno visibile. Il chiaroveggente lo può percepire soltanto in quanto sia capace di dirigere verso l’esterno la forza che risiede nel proprio sentimento, così come l’uomo dei sensi dirige all’esterno la ricettività del proprio occhio. E come per l’odio, così è per altri fatti ben più importanti del mondo sensibile. L’uomo può entrare in comunicazione cosciente con essi, se rende libere le forze fondamentali della sua anima.

 

A seguito della descritta dissociazione delle forze del pensare, sentire e volere, e quando non si osservino le istruzioni della scienza occulta, è possibile un triplice errore nell’evoluzione dell’uomo. Questo può avvenire quando si distruggano i legami fra le tre forze prima che la coscienza superiore sia progredita nella conoscenza abbastanza da poter tenere con fermezza le redini che stabiliscono una collaborazione libera e armonica fra le forze così separate. Di regola, in un determinato momento della vita, le tre forze fondamentali dell’uomo non si trovano infatti ugualmente progredite nella loro evoluzione. In taluno è più progredito il pensare che non il sentire e il volere; in un altro è una di queste ultime forze che predomina sulle sue compagne.

Fino a quando rimane integro il rapporto che leggi cosmiche superiori hanno stabilito fra quelle forze, nessun perturbamento, che sia nocivo in senso superiore, può derivare dal predominio di una o dell’altra di esse. Per esempio nell’uomo volitivo il pensiero e il sentimento, per virtù di quelle leggi, esercitano un’azione compensatrice, e impediscono che la volontà preponderante tenda a degenerare. Se un simile uomo volitivo entra però nella scuola occulta, l’influenza normale del sentimento e del pensiero non esercita più la sua azione sulle manifestazioni impetuose della sfrenata volontà. Se allora l’uomo non è progredito al punto di aver acquistato completa padronanza della coscienza superiore, in modo da poter provocare egli stesso l’armonia necessaria, allora la volontà segue la sua via sregolata, e lo soggioga continuamente. Sentimento e pensiero cadono in una completa impotenza; l’uomo viene sferzato dalla volontà dominatrice di cui è schiavo. Ne risulta una natura violenta che passa da un’azione sfrenata all’altra.

 

Un secondo errore sorge, se il sentimento si libera in modo eccessivo da ogni freno regolare. Una persona incline a venerare gli altri può allora cadere in uno stato di assoluta dipendenza, fino a perdere ogni propria volontà o pensiero. Invece della conoscenza superiore, la sorte riserva a una tale persona la più compassionevole vacuità e debolezza. Oppure, sempre nel caso di una vita in cui predomini il sentimento, una natura tendente alla pietà e all’elevazione religiosa può cadere in una manìa religiosa che la travolga.

 

Il terzo errore si forma quando predomina il pensiero. Ne risulta allora una natura contemplativa ostile alla vita e chiusa in se stessa. Per tali uomini il mondo sembra avere significato soltanto in quanto offre loro oggetti per la soddisfazione della loro smisurata brama di saggezza. Nessun pensiero li stimola a un’azione o ad un sentimento. Ovunque si presentano come nature fredde, indifferenti. Essi rifuggono da ogni contatto con le cose della realtà quotidiana, come se ne sentissero disgusto, o per lo meno come se esse avessero perduto per loro qualsiasi significato.

 

Queste sono le tre direzioni nelle quali il discepolo può deviare: il prepotere della volontà, la voluttà del sentimento, la fredda e spietata aspirazione alla sapienza. Per un metodo di osservazione esteriore, anche per quello’ materialistico della medicina ufficiale, l’aspetto di una persona che si sia persa in queste vie traverse differisce poco, e solo per il grado, da quella di un pazzo, o per lo meno di un uomo molto « malato di nervi ». Il discepolo, dell’occultismo, ben inteso, non deve somigliargli. Importa che in lui le tre forze fondamentali dell’anima: pensare, sentire e volere, abbiano compiuto un’evoluzione armonica prima di essere disciolte dalla loro ingenita unione, e di essere assoggettate alla destata coscienza superiore. Se infatti l’errore si è verificato, e una delle forze fondamentali viene a perdere ogni freno, l’anima superiore nasce deforme. La forza scatenata invade allora l’intera personalità del discepolo, e per molto tempo è inutile sperare di poter ristabilire l’equilibrio. Ciò che nell’uomo è una caratteristica innocua finché egli non segue la disciplina occulta, e cioè il fatto che nella sua natura predomini la volontà, il sentimento, o il pensiero, si intensifica invece nel discepolo dell’occultismo in modo che l’elemento genericamente umano così necessario nella vita, sparisce in lui completamente.

 

A dire il vero, il pericolo diventa reale e serio soltanto nel momento in cui il discepolo acquista la capacità di far sorgere dinanzi a sé, anche allo stato di veglia, le esperienze che ha durante la coscienza di sonno. Finché si rimane alla sola illuminazione degli intervalli di sonno, la vita dei sensi, regolata dalle leggi universali cosmiche, esercita durante lo stato di veglia un’azione compensatrice che ristabilisce l’equilibrio turbato dell’anima. Per questo è tanto necessario che la vita di veglia del discepolo sia sana e regolare in tutte le direzioni. Quanto più egli corrisponde a ciò che il mondo esteriore esige da una formazione sana e forte del corpo, dell’anima e dello spirito, tanto meglio è per lui. Può essergli al contrario di grave danno, se la vita di veglia quotidiana agisce su di lui in modo da eccitarlo o irritarlo, se alle grandi trasformazioni che si svolgono nella sua interiorità si aggiungono cioè altre influenze disturbatrici o limitatrici provenienti dalla vita esteriore. Egli deve cercare tutto ciò che corrisponde alle sue forze, ciò che lo conduce a una convivenza armonica con il suo ambiente. Deve evitare tutto ciò che pregiudica questa armonia, che porta irrequietezza e agitazione nella sua vita. In proposito, piuttosto che rimuovere in senso esteriore questa irrequietezza e questa agitazione, si tratta di provvedere a che l’atteggiamento, le intenzioni, i pensieri e la salute del corpo non siano in tal modo esposti a continue oscillazioni.

 

Tutto ciò, durante l’educazione occulta, riesce meno facile di prima, perché le esperienze superiori, che ormai s’intessono nella vita del discepolo, agiscono senza interruzione sull’intera sua esistenza. Se nelle esperienze superiori qualcosa non è a posto, l’irregolarità lo insidia di continuo, e alla prima occasione può farlo deviare dalla giusta strada. Perciò il discepolo non deve trascurare niente che possa assicurargli la padronanza sull’intero suo essere. La presenza di spirito, la considerazione calma di tutte le situazioni di cui va tenuto conto nella vita, non devono mai venirgli meno. Ma in sostanza la vera disciplina occulta genera tutte queste qualità di per se stessa; durante il suo corso si imparano a conoscere i pericoli soltanto al momento giusto, quando appunto si acquista piena forza per toglierli di mezzo.