15 – Il gruppo scultoreo e l’essere Antroposofia

Il gruppo scultoreo


 

Quasi tre anni dopo che Rudolf Steiner aveva confidato ai suoi allievi anche la seconda variante della nuova leggenda di Iside, in occasione della fondazione della Società Antroposofica in Olanda nel novembre 1923, egli mise in rilievo questa via ancora da un altro lato.

Alla fine della riunione di fondazione Rudolf Steiner parlò dell’essere vivente Antroposofia e del fatto che ogni antroposofo deve accoglierlo nel proprio cuore. Rudolf Steiner ci teneva che l’Antroposofia venga vissuta quale «vivente essere universale», «che bussa alla porta del nostro cuore … e dice: ‘Fammi entrare, poiché io sono te stesso; io sono la tua vera entità umana!’»131 E poi egli aggiunse: • «Se infatti lasciamo entrare l’Antroposofia nel nostro cuore dopo che essa ha bussato, l’Antroposofia stessa ci porta il vero amore umano grazie a ciò che è» (ibidem). E quando in questo modo nell’anima è acceso l’amore puramente spirituale, allora nell’immagine centrale del gruppo ligneo l’uomo stesso riconoscerà: «Il Cristo si presenta come l’amore incorporato in sé.»132

 

Così l’amore umano quale libera forza di conoscenza del cuore fluirà incontro al Cristo quale portatore dell’amore universale. Allora l’uomo, stando davanti al Rappresentante dell’umanità, in questa eccezionale opera d’arte scoprirà la cosa più importante di tutta l’evoluzione della Terra e dalla propria forza del cuore, quale conseguenza della sua più profonda esperienza personale, riconoscerà il fatto centrale della sua vita dell’anima: «L’evento del Golgota è un’azione cosmica libera che scaturisce dall’amore universale e può essere compresa soltanto dall’amore umano» (O.O. 26, Massima 143).

 

Rudolf Steiner ha portato ad espressione il suddetto motivo dell’autoconoscenza dell’uomo, così direttamente collegato con l’essere Antroposofia, già dieci anni prima durante la prima assemblea annuale della nuova Società Antroposofica, ora indipendente dalla Società Teosofica: • «Infatti, questo è l’essere dell’Antroposofia, il suo essere proprio consiste in ciò che è l’essere dell’uomo; e questa è l’essenza del suo agire:

l’uomo accoglie nell’Antroposofia ciò che lui stesso è

e deve porlo dinanzi a sé perché deve esercitare l’autoconoscenza133

 

E che cosa deve porre dinanzi a sé l’uomo come ciò che ha accolto dall’Antroposofia? Accanto a molto di ciò che gli si può manifestare è soprattutto il cuore di essa, che trova la sua espressione nel gruppo scultoreo. Infatti, anch’esso è congiunto in modo inseparabile con il moderno cammino dell’autoconoscenza. In merito Rudolf Steiner si esprime così:

• «Con ciò dovrebbe per così dire risuonare in modo immaginativo-plastico attraverso la sala degli spettatori il ‘Conosci te stesso’, non in forme astratte, ma sviluppato in quella Trinità, della quale ho parlato spesso e che sono convinto sia la Trinità della civiltà umana del futuro.134 Perciò questa figura lignea doveva essere posta non al centro dell’edifìcio, ma quale figura centrale dell’edificio.»135

 

Anche durante il Convegno di Natale Rudolf Steiner ha parlato di entrambi, dell’essere Antroposofia e della necessità dell’autoconoscenza,136 e quale espressione attuale egli ha usato la formula: • «O anima dell’uomo, conosci te stessa nel tuo vivente tessere in Spirito, anima e corpo» (O.O. 260, 25.12.1923). Anche qui il collegamento con il motivo centrale del gruppo scultoreo è del tutto manifesto. Infatti oggi si tratta del fatto che gli uomini non abbiano «materia astratta [Arimane] e Spirito astratto [Lucifero], ma Spirito, anima e corpo operanti uno nell’altro. Questa sarà la civiltà di Michele» (0.0. 194, 30.11.1919).

 

Così un giorno dal nucleo interiore dell’anima, dove ha origine l’essere dell’Io dell’uomo, la forza del Cristo nel senso della scultura lignea produrrà tale «operare» armonico dello Spirito, dell’anima e del corpo «l’uno nell’altro», come segno che l’uomo sulla via dell’autoconoscenza antroposofica ha realizzato in sé l’essere di questa opera d’arte quale fondamento interiore della civiltà di Michele a venire.

 

Le osservazioni della scultura lignea di Rudolf Steiner presentate in questo scritto, possono essere concluse con la sua parola, che nel contempo indica l’essere del primo Goetheanum, come pure il gruppo scultoreo nel suo centro, parola derivante ancora da un periodo in cui nessuno intorno a lui pensava a entrambi. Ancor prima di porre per una volta dinanzi all’umanità tutta l’Antroposofia in modo immaginativo con il primo Goetheanum, quale globale opera d’arte,137 per mettere in rilievo con tutta la forza il centro dell’Antroposofia, quale moderna Scienza dello Spirito e nella realizzazione della figura del Rappresentante dell’umanità in legno e colore [nel dipinto della cupola], già nel 1909 nel ciclo sul Vangelo di Giovanni Rudolf Steiner aveva riassunto nel seguente modo tutto ciò che nel presente libro è stato solamente accennato: • «Così per la concezione antroposofica del mondo l’entità del Cristo appare come il punto centrale, nell’intero quadro d’assieme della reincarnazione, della natura dell’uomo, dell’osservazione del cosmo e così via. Chi considera la concezione antroposofica nel senso giusto, deve dirsi: Io posso considerare tutto questo, ma lo posso comprendere soltanto se mi rappresento l’intero quadro come convergente verso il punto centrale: il Cristo. Ho dipinto in maniere diverse l’insegnamento della reincarnazione, delle razze umane, dell’evoluzione dei pianeti e così via ma qui, in un solo punto, ho dipinto l’essere del Cristo, e in tal modo viene gettata luce su tutto il resto.138 È un quadro che ha una figura principale, e tutto il resto si riferisce ad essa, ed io comprendo il significato e l’espressione delle altre figure soltanto se comprendo la figura principale.»139

 

E così, come nel primo Goetheanum era divenuta visibile in modo artistico tutta l’Antroposofia, per risvegliare negli uomini del presente la nuova coscienza spirituale, così il gruppo scultoreo, che doveva costituire il centro spirituale dell’edificio, esprime non solo la più importante conoscenza della nostra epoca di Michele, ma rappresenta l’attuale via micheliana al Cristo, che oggi possono percorrere tutti gli uomini.

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Nell’Antico Testamento sta scritto: «La sapienza ha costruito la sua casa, ha drizzato le sue sette colonne» (Prv 9,1). In tempi precristiani questa casa della Sofia si trovava ancora nel mondo spirituale ed era il luogo in cui gli uomini iniziati trovavano l’accesso alla manifestazione primordiale dell’umanità, alla saggezza primordiale, data all’uomo nella cacciata dal Paradiso da portare con sé nel suo cammino nel mondo fisico-sensibile. La divina saggezza o celeste Sofia aveva edificato questo luogo spirituale quale tempio invisibile dalle forze di Dio Padre.

 

Ma dall’apparizione del Cristo sulla Terra tutto ciò che era segreto e nascosto a poco a poco doveva manifestarsi sulla Terra e nel senso della «Fiaba» di Goethe «del serpente verde e della bella Lilia» ora anche il tempio invisibile della saggezza avrebbe dovuto diventare visibile a tutti gli uomini, adesso tuttavia non dalle forze del Padre, ma da quelle del Figlio, che in Cristo era divenuto uomo e visse per tre anni tra gli uomini. Ma affinché questo tempio spirituale potesse diventare accessibile a tutti gli uomini, anche la celeste Sofia attraversò una decisiva trasformazione (vedi cap. 14). Essa divenne Antropos-Sofia (Antroposofia), per costruire come tale sulla Terra la sua casa o il suo tempio. Ed è appunto questo che si compì nella costruzione del primo Goetheanum. In esso mediante Rudolf Steiner Antroposofia stessa si è costruita la sua casa sulla Terra.

 

E anche le sette colonne dell’originario tempio spirituale della Sofia, che rappresentano tutta l’evoluzione del mondo dall’antico Saturno sino al futuro Vulcano,139a apparvero di nuovo nel primo Goetheanum. Con ciò in esso, come globale opera d’arte era costruita la casa per Antroposofia, nella quale l’uomo poteva incontrare il Cristo, quale Rappresentante di tutta l’umanità.

 

Così, il primo Goetheanum era l’eccezionale e unico luogo sulla Terra, in cui il Cristo stesso potè manifestarsi per la prima volta nella storia dell’umanità nella Sua attuale forma eterica. E anche dopo la distruzione dell’edificio mediante gli avversari dello Spirito il Cristo eterico continua ad agire nel Goetheanum spirituale, che è possibile trovare ovunque, laddove essere umani con onestà e disinteressati, privi di egoismo, si sforzano per Antroposofia.

 


 

Note:

131 – O.O. 231, 18.11.1923, stampato nelle Note dell’edizione 1982.

132 – Conferenza del 29.6.1921 in Rudolf Steiner, Der Baugedanke des Goetheanum (Il pensiero architettonico del Goetheanum), Dornach 1986.

133 – Conferenza del 3 febbraio 1913, cit. secondo Schicksalszeichen auf dem Entwicklungswege der Anthroposophischen Gesellschaft (Segni del destino nel cammino evolutivo della Società Antroposofica), Dornach 1943.

134 – A tale riguardo Rudolf Steiner ha parlato anche di una civiltà di Michele a venire (vedi più avanti).

135 – Conferenza del 12 giugno 1920 a Stoccarda. Cit. in Hilde Raske, Das Farbenwort. Rudolf Steiners Malerei und Fensterkunst im ersten Goetheanum (La parola del colore. I dipinti e l’arte delle vetrate di Rudolf Steiner del primo Goetheanum), Stoccarda 1983.

136 – Possiamo persino dire che tutto il Convegno di Natale, durante il quale Rudolf Steiner dice che ogni antroposofo deve vivificare il proprio cuore con l’essere Antroposofia (vedi O.O. 260, 25.12.1923), sta sotto il segno dell’autoconoscenza (vedi Ibidem).

137 – Vedi S. O. Prokofieff / P. Selg, Das erste Goetheanum und seine christologischen Grundlagen (Il primo Goetheanum e i suoi fondamenti cristologici), Arlesheim 2009.

138 – Che Rudolf Steiner qui parli di un «quadro» e di «dipinto» ottiene inoltre un significato del tutto particolare, quando pensiamo ai dipinti nel primo Goetheanum, con il motivo del Rappresentante dell’umanità al centro di essi.

139 – 0.0.112,30.6.1909.

139a – Nei capitelli della sala grande sono rappresentati i sette gradi di questa evoluzione da Saturno sino alla futura Venere, mentre per la Terra stessa stanno due capitelli, quello di Marte e quello di Mercurio. – Le seguenti parole di Rudolf Steiner testimoniano che tale sequenza evolutiva è collegata con la nuova manifestazione dell’Iside-Sofia nell’Antroposofia: «Dobbiamo poterci porre di fronte in modo vivente ciò che conquistiamo mediante la Iside [nella stessa conferenza egli la nomina anche Sofia] ritrovata, in modo che diventi spiritualmente per noi l’universo intero, il cosmo. Dobbiamo afferrare dall’interiorità Saturno, Sole, Lima, Terra, Giove, Venere e Vulcano» (0.0. 202,24.12.1920).