15 – Il guardiano della soglia

O.O. 10 – L’Iniziazione – (Il guardiano della soglia)


 

Esperienze importanti durante l’ascesa ai mondi superiori sono gli incontri con il « guardiano della soglia ». Essenzialmente ve ne sono due, uno « piccolo », ed un altro « grande ». L’uomo incontra il primo, quando i fili che uniscono volontà, pensiero e sentimento cominciano a disciogliersi nei Corpi più sottili (corpo astrale e corpo eterico), come è stato descritto nel capitolo precedente. L’uomo incontra il « grande guardiano della soglia », quando lo scioglimento dei legami si estende fin nelle parti fisiche del corpo (e cioè soprattutto nel cervello).

Il « piccolo guardiano della soglia » è un essere indipendente. Non esiste per l’uomo fino a quando questi non abbia raggiunto il corrispondente gradino di evoluzione. Qui si possono indicare soltanto alcune fra le sue peculiarità più essenziali.

 

Anzi tutto si cercherà di descrivere in forma narrativa l’incontro del discepolo col guardiano della soglia. Soltanto per mezzo di questo incontro il discepolo si accorge che pensare, sentire e volere si sono in lui disciolti dalla loro connaturata unione.

Al discepolo si presenta un essere veramente orribile, spettrale. Egli ha bisogno di tutta la presenza di spirito e di tutta la fede nella sicurezza della via della conoscenza che ha potuto acquistare durante il corso del suo discepolato nell’occultismo.

 

Il « guardiano » rivela il proprio significato a un dipresso con le seguenti parole:

• « Fino ad ora sopra di te dominavano potenze che ti erano invisibili. Esse operavano in modo che durante il corso delle tue vite passate ogni tua opera buona avesse la sua ricompensa, e ogni tua cattiva azione avesse tristi conseguenze. Attraverso la loro influenza il tuo carattere si è formato col frutto delle esperienze della tua vita e dei tuoi pensieri. Esse furono le cause del tuo destino. Esse determinarono la misura di gioia e di dolore che ti veniva assegnata in una delle tue incarnazioni, a seconda della tua condotta nelle incarnazioni precedenti. Dominavano sopra di te nella forma della legge universale del karma. Queste potenze abbandoneranno adesso una parte della loro direzione. Parte del lavoro che esse hanno fatto su di te, devi ormai compierlo da solo. Molte sventure ti hanno finora colpito. Non ne sapevi il perché? Erano conseguenze di tue cattive azioni in una delle tue vite precedenti. Trovasti felicità e gioia e le accogliesti. Anch’esse erano l’effetto di azioni passate. Nel tuo carattere hai alcuni lati belli, alcune macchie brutte. Degli uni e delle altre sei tu stesso la causa per via delle tue esperienze e dei tuoi pensieri passati. Finora non conoscevi le cause; ti erano manifesti solo gli effetti. Ma le potenze karmiche vedevano tutte le azioni delle tue vite precedenti, i tuoi pensieri e sentimenti più reconditi. E di conseguenza hanno determinato ciò che ora tu sei, e come tu ora vivi.

Ora però devono esserti rivelati tutti gli aspetti buoni e cattivi delle tue vite passate. Essi erano fino ad ora intessuti nella tua stessa entità, erano in te, e tu non li potevi vedere, come fisicamente non puoi vedere il tuo cervello. Ora essi si liberano da te, escono dalla tua personalità. Assumono una forma indipendente che tu puoi vedere, così come vedi le pietre e le piante del mondo esterno. E sono io stesso l’entità che si è formata un corpo con le tue azioni nobili e con quelle cattive. La mia figura spettrale è tratta dal libro del dare e avere della tua vita. Mi hai portato invisibile in te fino ad ora. Era pel tuo bene che così fosse, poiché la saggezza del tuo destino che ti rimane nascosto ha lavorato fino ad ora in te all’estinzione delle macchie brutte della mia figura. Ora, poiché sono uscito da te, anche questa saggezza nascosta ti ha abbandonato. D’ora innanzi essa non si occuperà più di te. Affiderà il lavoro alle tue proprie mani. Io devo diventare un’entità perfetta e splendida, se mi voglio salvare dalla distruzione. Ma se quest’ultima mi cogliesse, trascinerei meco anche te in un mondo oscuro e guasto. Per evitare tale iattura, occorre che la tua saggezza diventi ora tanto grande, da potersi assumere il compito della saggezza che ti era nascosta e che ti ha abbandonato.

Quando avrai varcato la mia soglia, io, come figura visibile, non mi staccherò più per un solo istante dal tuo fianco. E se da ora in poi opererai o penserai qualcosa di non giusto, vedrai subito questa tua colpa riflettersi in un contorcimento orribile e demoniaco della mia figura. Soltanto quando avrai compensato tutti i tuoi passati errori, e ti sarai purificato in modo che ti sia del tutto impossibile commettere altro male, allora il mio essere si trasformerà in bellezza risplendente. E per il bene della tua ulteriore attività, potrò unirmi di nuovo con te in un unico essere.

La mia soglia è però costruita di tutti quei sentimenti di paura che sono ancora in te, del tuo timore di fronte alla forza che ti occorre per assumere la completa responsabilità delle tue azioni e dei tuoi pensieri. Finché ti manca il coraggio di prendere da te la direzione della tua sorte, questa soglia non è completata di tutto quanto deve avere; e finché le manca sia pure un sol mattone, tu sarai condannato a rimanere di fronte a questa soglia o ad inciamparvi. Non tentare di varcarla, prima di esserti completamente liberato dalla paura e di sentirti pronto ad assumere la più alta responsabilità.

Fino ad ora uscivo dalla tua personalità soltanto quando la morte ti richiamava dal corso di una vita terrena. Ma anche allora la mia figura rimaneva per te velata. Potevano vedermi soltanto le potenze del destino che dominavano sopra di te e, a seconda del mio aspetto, nelle pause intermedie fra la morte e una nuova nascita potevano elaborare in te forza e capacità affinché, in una nuova vita terrena, tu potessi lavorare all’abbellimento della mia figura per il bene della tua evoluzione. Ero io stesso che, per la mia imperfezione, costringevo le potenze del destino a ricondurti sempre in nuove incarnazioni sulla terra. Quando tu morivi, io rimanevo; e a causa mia le potenze che dirigono il karma determinavano la tua nuova nascita. Solo trasformandosi attraverso sempre nuove vite, portandomi in questo modo inconsapevolmente a perfezione, ti saresti liberato dalle potenze della morte; unendoti completamente a me, saresti passato all’immortalità unito con me.

Eccomi oggi visibile dinanzi a te, come invisibile ti sono stato sempre vicino nell’ora della morte. Quando avrai varcato la mia soglia, penetrerai nei regni in cui prima penetravi soltanto dopo la morte fisica. Tu penetri in essi con piena coscienza, e da ora in poi, mentre ti aggiri esteriormente visibile sulla terra, tu ti aggirerai contemporaneamente nel regno della morte, che però è il regno della vita eterna.

Io sono realmente anche l’angelo della morte; ma al tempo stesso il portatore di una imperitura vita superiore. Nel corpo vivente tu morirai attraverso di me per sperimentare la nuova nascita nell’esistenza imperitura.

Nel regno in cui ormai tu penetri, conoscerai esseri di natura soprasensibile. In questo regno prenderai parte alla beatitudine. Ma la prima conoscenza in questo nuovo mondo devo essere io stesso; io che sono la tua creatura. Prima vivevo della tua propria vita; ma ora per mezzo tuo mi sono destato a un’esistenza mia propria, e ti sto dinanzi come giudice visibile delle tue azioni avvenire; forse anche come tuo costante rimprovero. Tu hai potuto crearmi; ma hai assunto al tempo stesso il dovere di trasformarmi ».

 

Ciò che qui è stato esposto in forma narrativa, non bisogna rappresentarselo come qualcosa di simbolico, ma come un’esperienza della massima realtà per il discepolo.

Il « guardiano » lo deve ammonire di non procedere oltre, se non sente in sé la forza di soddisfare le richieste contenute nel discorso su citato. Per quanto orribile possa essere la figura di questo « guardiano », essa tuttavia è soltanto l’effetto della passata vita del discepolo, è soltanto il suo proprio carattere, destato a vita indipendente al di fuori di lui. Tale risveglio si verifica mediante il cessato collegamento fra volontà, pensiero e sentimento. È già un’esperienza profondamente significativa quella di sentire, per la prima volta, di avere noi stessi generato un essere spirituale. La preparazione del discepolo deve mirare a poter sopportare senza alcun timore la spaventosa visione, ed a sentire, nel momento dell’incontro, la propria forza cresciuta a tal segno da potere in piena coscienza incaricarsi del perfezionamento del « guardiano ».

 

Come conseguenza di aver felicemente superato l’incontro col « guardiano della soglia », la prossima morte fisica del discepolo diventa un evento completamente diverso da quanto non fossero prima le morti. Egli sperimenta coscientemente la morte, in quanto depone il corpo fisico come ci si spoglia di un abito usato, o diventato inservibile per uno strappo improvviso., Quella sua morte fisica è allora, per così dire, un fatto importante soltanto per gli altri che vivono con lui e che, con le loro percezioni, sono ancora completamente limitati al mondo sensibile. Per essi il discepolo «muore». Per lui nulla d’importante si modifica nell’ambiente che lo circonda. Tutto il mondo soprasensibile in cui egli entra, stava aperto dinanzi a lui anche prima che egli morisse, e lo stesso mondo continuerà a stare dinanzi a lui anche dopo la morte.

Il « guardiano della soglia » è però connesso anche con altri fatti. L’uomo appartiene a una famiglia, a un popolo, a una razza; la sua azione in questo mondo è legata alla sua appartenenza ad una tale collettività. Vi si ricollega anche il suo particolare carattere. E l’azione cosciente dei singoli uomini non è affatto l’unico elemento che occorre considerare in una famiglia, in una stirpe, in un popolo, in una razza. Esiste un destino della famiglia, del popolo, e così via, come vi è un carattere di famiglia, di razza, e così via. Per l’uomo che è limitato ai suoi sensi, queste cose rimangono concetti generici, e il pensatore materialistico, coi suoi pregiudizi, considererà con disprezzo l’occultista, quando sentirà che il carattere della famiglia o del popolo, il destino della stirpe o della razza, sono da assegnarsi a esseri reali, così come il carattere e il destino del singolo uomo sono da attribuirsi a una reale personalità.

L’occultista impara appunto a conoscere mondi superiori dei quali le singole persone sono parti costitutive come le braccia, le gambe e la testa sono membra dell’uomo. E nella vita di una famiglia, di uri popolo, di una razza, oltre all’azione dei singoli uomini, agiscono anche le anime realmente esistenti della famiglia, del popolo, e gli spiriti delle razze. In un certo senso, i singoli uomini sono anzi soltanto gli organi esecutivi delle anime delle famiglie e degli spiriti delle razze. Con completa verità si può dire per esempio che l’anima di un popolo si serve del singolo individuo appartenente al suo popolo per l’esecuzione di determinati compiti. Le anime dei popoli non discendono fino alla realtà sensibile. Esse si muovono nei mondi superiori. E per agire nel mondo fisico sensibile, si servono degli organi fisici del singolo individuo. In un senso superiore fanno proprio come un architetto che si serve degli operai per costruire i particolari di un edificio.

 

A ogni uomo, nel più vero senso della parola, viene assegnato il suo compito dall’anima della famiglia, del popolo o della razza. L’uomo limitato dai sensi, però, non viene affatto iniziato ai disegni superiori a cui la sua opera deve servire. Egli lavora incoscientemente ai fini delle anime di popolo, di razza, e così via. Dal momento in cui il discepolo incontra il guardiano della soglia, egli non deve soltanto conoscere i compiti che personalmente gli spettano, ma deve collaborare consapevolmente a quelli del suo popolo, della sua razza. Ogni allargarsi del suo orizzonte gli impone inderogabilmente maggiori doveri. Quel che effettivamente succede, è che il discepolo aggiunge un nuovo corpo al suo corpo animico più tenue. Indossa un abito di più. Fino ad allora egli aveva percorso il mondo con gli involucri che rivestivano la sua personalità. A ciò che doveva compiere per la sua comunità, per il suo popolo, per la sua razza, provvedevano gli spiriti superiori che si servivano della sua personalità.

 

Una nuova rivelazione che gli viene fatta dal « guardiano della soglia » è che da ora in poi questi spiriti non lo guideranno più. Egli deve uscire totalmente dalla comunità. Come singolo si irrigidirebbe completamente, andrebbe incontro alla propria distruzione, se non si acquistasse da solo le forze che sono proprie agli spiriti dei popoli e delle razze. Molti uomini diranno sì di essersi completamente liberati da ogni vincolo di stirpe e di razza, di voler essere soltanto « uomo », e « niente altro che uomo ». Ad essi bisogna però dire: « Chi ti ha condotto a tale libertà? Non è forse la famiglia che ti ha collocato nel mondo nella posizione in cui ti trovi? La tua stirpe, il tuo popolo, la tua razza non ti hanno portato a ciò che sei? Essi ti hanno educato; e se tu sei superiore a tutti i pregiudizi, se sei un portatore di luce, un benefattore della tua stirpe, o anche della tua razza, vai debitore di tutto ciò alla loro educazione. Anche quando dici di te stesso che sei « soltanto uomo », il fatto che tu sia così, lo devi agli spiriti delle tue comunità ».

 

Solamente il discepolo impara a conoscere che cosa significhi essere abbandonato dagli spiriti del popolo, della stirpe, della razza. Egli solo sperimenta su di sé il non-valore di ogni educazione per la vita che ora gli sta davanti, perché tutto quello che gli era stato insegnato si dissolve completamente in seguito alla rottura dei fili fra volontà, pensiero e sentimento. Egli volge indietro lo sguardo a tutti i risultati dell’educazione passata, come si potrebbe guardare una casa che si sta sgretolando nei suoi singoli mattoni, e che si deve ormai riedificare in nuova forma.

Ancora una volta si tratta di più che di un semplice simbolo, quando si dice: dopo che il « guardiano della soglia » ha espresso le sue prime richieste, dal posto dove egli si trova si scatena un vento vorticoso che spegne tutte le luci spirituali che fino ad allora hanno illuminato il cammino della vita. Una oscurità completa si stende dinanzi al discepolo. Essa viene interrotta soltanto dal chiarore che irradia dal « guardiano della soglia » stesso. E dall’oscurità risuonano i suoi mòniti ulteriori: « Non varcare la mia soglia se prima non sei sicuro di potere tu stesso illuminare l’oscurità che ti sta dinanzi; non muovere un sol passo innanzi, prima di avere acquistato la certezza di avere olio sufficiente per la tua lampada. Le lampade delle guide che hai avuto fino ad ora ti verranno a mancare nell’avvenire ».

Dopo queste parole il discepolo deve voltarsi a guardare dietro a sé. Il « guardiano della soglia » allontana allora la cortina che fino a quel momento aveva nascosto profondi segreti della vita. Gli spiriti della stirpe, del popolo e della razza si rivelano nella loro piena attività. Il discepolo vede chiaramente come finora sia stato guidato, e d’altra parte si rende conto che da ora in poi non avrà più quella guida. Questo è un secondo avvertimento che dinanzi alla soglia l’uomo riceve dal « guardiano » di essa.

 

Senza preparazione, nessuno potrebbe sopportare la visione ora descritta; ma la disciplina superiore, che dà in generale all’uomo la possibilità di giungere fino alla soglia, lo pone al tempo stesso in condizione di trovare al momento giusto la forza necessaria. In effetti questa disciplina può, essere talmente armonica, da togliere al passaggio nella nuova vita ogni carattere di tumultuosa agitazione. L’esperienza del discepolo dinanzi alla soglia può essere infatti accompagnata da un presentimento della beatitudine che formerà la nota dominante della sua nuova vita. Il sentimento della libertà acquistata predominerà su tutti gli altri; e con esso i nuovi doveri e le nuove responsabilità gli si paleseranno come qualcosa che l’uomo deve assumersi a un datò gradino della vita.