Sofìa e Gesù di Nazareth

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

Nel valutare l’azione della Sofìa alla svolta dei tempi, dobbiamo anche considerare che a quel tempo non solo Maria, ma che anche Gesù di Nazareth stava sotto il diretto influsso della celeste Sofìa, dato che era collegato alla sua sfera cosmica, in particolare dopo che l’io di Zaratustra era passato nei suoi involucri.46 Ma il carattere del collegamento è completamente diverso nei due casi.

• Nel primo caso la celeste Sofìa discese nell’anima di Maria,

• nel secondo avvenne un’ascesa dell’anima di Gesù alla sfera solare,

nel luogo dove dimorano le più alte parti costitutive della Sofìa.

 

Questa ascesa viene descritta più volte da Rudolf Steiner nelle sue conferenze su Il quinto vangelo.47 Come abbiamo già visto, una delle esperienze più laceranti del giovane Gesù di Nazareth fu la comprensione che nella sua epoca di fatto Jahve non guidava più l’antico popolo ebraico, nemmeno tramite le entità più prossime all’uomo, gli angeli. Questo evento profondamente tragico fu sperimentato da Gesù tramite la rivelazione della Bath-Kol; infatti egli era a quel tempo l’ultimo entro l’antico popolo ebraico in grado di percepire la voce di lei direttamente dal mondo spirituale.

 

Dice Rudolf Steiner:

▸«Fu come se la grande Bath-Kol fosse di nuovo risorta in lui, ma questa volta in lui solo; così il ragazzo Gesù di dodici, tredici, quattordici, diciotto anni, ottenne una rara, meravigliosa maturità dell’ispirazione interiore, un vivificazione di quelle esperienze interiori che avevano avuto solo gli antichi profeti».48

Ma quello che manifestò in lui Bath-Kol fu la cosa più terrificante:

▸«Un giorno poi credette di udire, e fu terribile per l’anima di Gesù, che la Bath-Kol gli rivelava: non raggiungo più le altezze nelle quali lo spirito può davvero rivelarmi la verità sul cammino del popolo ebraico».49

Detto altrimenti: anche gli angeli che stavano dietro la voce della Bath-Kol rivelavano a Gesù che le loro forze non raggiungevano più la sfera di Jahve; Jahve non guidava più tramite loro l’antico popolo ebraico e da quel momento in poi essi non erano più i suoi servitori, non più i messaggeri della Sofìa, ma solo i custodi del singolo uomo.

 

Il dolore e la sofferenza suscitate in Gesù da questa conoscenza, si rafforzarono ancor più con la comprensione che persino se improvvisamente avvenisse un miracolo e la voce della Bath-Kol potesse parlare di nuovo con piena forza, vale a dire se lo stesso Jahve cercasse di continuare a guidare l’antico popolo giudaico tramite gli angeli, nel popolo non si sarebbe trovato alcun uomo in grado di percepire la sua voce.

▸Questo fu «il terribile dolore che colpì l’anima del Gesù di Nazareth diciasettenne-diciottenne, allorché si disse: un tempo la grande Bath-Kol donava al popolo giudaico le più meravigliose rivelazioni. Se la grande Bath-Kol volesse oggi parlare al popolo dei giudei, non ci sarebbe nessuno ad ascoltarla. Essi interpretano le scritture, ma non comprendono più la scrittura vivente».50 (84)

 

A questo evento profondamente tragico, ne seguì un secondo. Si tratta del fatto che Gesù contemplò in modo chiaroveggente che le entità demoniache si erano impadronite del grande culto pagano di un tempo, facendone uno strumento del loro potere sugli uomini. Al suo sguardo chiaroveggente sorse l’immagine di un futuro veramente orribile: l’antico popolo ebraico privo di ogni guida da parte di Jahve, e attorno ad esso i popoli pagani, i cui culti cadevano sempre più preda di entità demoniache.51 Di fatto questi ultimi perdettero a quel tempo ogni collegamento con la celeste Sofìa.

 

Tuttavia proprio questa seconda esperienza, che fece cadere Gesù «come morto» davanti all’altare pagano (per maggiori dettagli su questo episodio vedi le conferenze di Rudolf Steiner su Il Quinto Vangelo)52, lo condusse alla massima contemplazione chiaroveggente. Infatti la sua anima in quel momento non solo potè unirsi tramite l’antica Bath-Kol con la sfera lunare di Jahve, ma tramite la Bath-Kol «mutata» o «trasformata» si unì anche con la sfera solare, la sede degli altri sei elohim.53

Rudolf Steiner descrive questa esperienza del Gesù di Nazareth nel seguente modo:

▸«L’anima rapita di Gesù di Nazareth si sentì innalzata nei regni spirituali, si sentì come trasferita entro la sfera dell’esistenza solare [la sfera dei tre ranghi della seconda gerarchia, quella solare], e da quella sfera udì risuonare parole quali la sua anima aveva percepito spesso dalla voce della Bath-Kol. Ma ora Bath-Kol si era trasformata, era diventata qualcosa di completamente diverso: la sua voce gli giungeva anche da tutt’altra direzione [non dalla sfera lunare di Jahve, ma dalla sfera solare dei sei elohim] e ciò che Gesù di Nazareth udì, tradotto nella nostra lingua, si può riassumere nelle parole»54 del «Padre Nostro macrocosmico».55

 

In seguito a questa possente esperienza, che Gesù di Nazareth fece all’età di ventiquattro anni,56 esattamente dodici anni dopo che l’io di Zarathustra era penetrato nella sua anima, egli diventò un uomo completamente diverso:

▸«Per il fatto che egli aveva percepito la voce trasformata della Bath-Kol, anch’egli si era come trasformato»,57

egli era «in un certo senso diventato un iniziato attraverso la vita».

 

Così Gesù di Nazareth, dopo avere innalzato la sua anima alla sfera solare, si unì con due grandi misteri.

• Il primo era il mistero della celeste Sofìa, però non nel suo aspetto lunare ‘inferiore al Sole’, quale lo aveva conosciuto il patriarca Giacobbe, bensì nella settemplice pienezza (pleroma) di tutte e tre le categorie degli Spiriti della seconda gerarchia, quella solare. Si può anche dire che in quel momento la stessa Sofìa iniziò Gesù di Nazareth ai propri misteri, mediante la trasformazione della voce della Bath-Kol da voce lunare a voce solare.

• Questa iniziazione svelò all’anima di Gesù di Nazareth un secondo mistero. Egli riconobbe che si stava avvicinando alla terra il divino Messia, il Logos solare stesso, che la sua incarnazione era vicina quale risposta cosmica al grido di dolore e sofferenza impresso nelle parole del «Padre Nostro macrocosmico», le parole con le quali dopo il peccato originale l’umanità implora la liberazione ai mondi spirituali.

Rudolf Steiner definì questa «preghiera eterna», che risuona «dalle profondità della storia del mondo» come: «un alto grido di nostalgia dell’umanità per lo spirito».58

Una risposta a questo grido di nostalgia è rappresentata dai tre gradi preparatori al mistero del Golgota nei mondi spirituali, che ebbero luogo alla fine dell’epoca lemurica e all’inizio e alla fine dell’epoca atlantica.59 Ognuno di essi fu al contempo un riflesso di una delle tre nascite del Logos solare in sfere sempre più vicine alla terra, tramite la madre cosmica, la celeste Sofìa.60

 

Nella sua discesa verso la Terra il Cristo doveva passare per tre porte, che a loro volta erano tre parti costitutive della celeste Sofìa. Esse erano: gli Spiriti della saggezza, gli Spiriti della forma (elohim) e gli arcangeli.

 

I  .   Spiriti della saggezza

        Spiriti del movimento

II .  Spiriti della forma

        Archai

III . Arcangeli

         Angeli

IV.  Uomo61

 

Così il primo grado preparatorio al mistero del Golgota potè avvenire solo per il fatto che il Cristo entrò nel Sole tramite la porta degli Spiriti della saggezza, ovvero grazie alla sua nascita nella sfera solare per mezzo della più alta parte costitutiva gerarchica della celeste Sofìa. Il secondo grado preparatorio era il frutto dell’ingresso (della nascita) del Cristo nella cerchia degli elohim solari (gli Spiriti della forma), e il terzo era conseguenza del suo ingresso nella cerchia degli arcangeli.

Nella conferenza del 30 dicembre 191362 Rudolf Steiner indica come nei tre gradi cosmici preparatori al mistero del Golgota, il Cristo operando tramite la futura entità del Gesù natanico, si servì

• nel primo evento delle forze solari superiori (nel loro aspetto stellare);

• nel secondo delle forze dei «sette pianeti», che comprendono anche l’aspetto planetario del Sole;

• e nel terzo delle forze di Sole, Luna e Terra.

 

In queste indicazioni non è difficile riconoscere

• la connessione dell’aspetto stellare del Sole con gli Spiriti della saggezza;

•  dei sette pianeti con i sette elohim;

• e infine la connessione del trifoglio di Sole, Luna e Terra con gli arcangeli,

primo fra tutti però con il più potente tra loro, Michele.

 

Egli era per sua natura un arcangelo solare, ma fu per un certo tempo il «volto» dell’Eloah Jahve lunare, e si fece carico periodicamente della guida dell’intera umanità terrena come Spirito del tempo.63 Per questo Rudolf Steiner equiparò più volte il terzo grado preparatorio del mistero del Golgota con l’immagine di Michele che sconfigge il drago.64

 

• A tutti questi tre gradi preparatori cosmici del mistero del Golgota, tramite i quali furono salvati rispettivamente il corpo fisico, eterico e astrale dell’uomo,65partecipò l’entità celeste di Gesù di Nazareth, che si fece per tre volte «portatore di Cristo» o «vero Cristoforo», e quindi si incarnò sulla terra alla svolta dei tempi per l’atto più grande: accogliere in sé il divino Cristo-Logos per la salvezza del principio dell’io dell’uomo.66

 

Il mistero della sua partecipazione a tutti e tre i gradi preparatori del mistero del Golgota fu rivelato a Gesù di Nazareth dalla divina Sofìa, tramite la rinnovata voce della Bath-Kol, che ora risuonava non più dalla sfera lunare, bensì dalla sfera solare stessa(85) nella forma del «Padre Nostro macrocosmico», per prepararlo al massimo grado del suo cammino sacrificale.

 

Nelle conferenze dedicate al Quinto Vangelo, Rudolf Steiner

parlò del mistero che si svelò a Gesù dopo avere ricevuto il «Padre Nostro macrocosmico» dalla sfera solare:

▸«Là [all’altare pagano] egli udì parole che riguardavano il mistero dell’intera vita degli uomini sulla terra

e la loro connessione con le entità divino-spirituali».67

▸«In quello stato di rapimento egli percepì la primigenia rivelazione umana»,68

ciò che «era vissuto negli antichissimi e sacri insegnamenti dei misteri».69 (86)

 

Questa unione dell’uomo con le «entità divino-spirituali» fu in primo luogo un collegamento con le sette parti costitutive della celeste Sofìa. E la parte costitutiva più importante della «rivelazione primigenia» e di tutti «gli antichissimi e sacri insegnamenti dei misteri» era la conoscenza dei tre gradi preparatori soprasensibili al mistero del Golgota quali tappe decisive per il suo compimento sulla terra.

 

Tuttavia, oltre a questa possente rivelazione, Gesù aveva bisogno ancora di sette anni (dal ventiquattresimo al trentesimo anno) affinché la nuova conoscenza da lui accolta si legasse al suo essere tanto saldamente da permettergli di esprimerla in lingua umana e trasmetterla all’anima che era destinata ad accoglierla e custodirla. Questa era l’anima della sua madre adottiva Maria.

 

Il colloquio profondamente significativo che ebbe luogo fra di loro quando Gesù di Nazareth aveva trent’anni è descritto da Rudolf Steiner nelle conferenze de Il Quinto Vangelo, particolarmente in quella del 6 ottobre 1913:

▸«Più lui parlava, più la madre diveniva piena di tutta la saggezza che viveva in lui [vale a dire la rivelazione dell’intero essere settemplice della Sofìa], e tutte le esperienze da lui vissute dopo i dodici anni, vivevano adesso nell’anima dell’amorevole madre! In lui, erano come svanite».72

Invece, dopo averle accolte, «l’anima della madre si trasformò».

 

Così ora, trasformata dalla rivelazione della Sofìa, essa era pronta ad accogliere non solo la rivelazione, ma anche direttamente le forze cosmiche della Sofìa che, grazie all’unione soprasensibile con l’entelechia dell’altra Maria, quella natanica, cominciarono ad effondersi con lei nella sua anima:

▸«Nell’attimo stesso in cui avvenne il battesimo nel Giordano, anche la madre sentì come terminare la propria trasformazione. Ella aveva quarantacinque, quarantasei anni e si sentì a un tratto come compenetrata dall’anima della madre naturale del bambino Gesù che aveva accolto l’io di Zaratustra a dodici anni e che poi era morta [la Maria natanica]. Come lo spirito del Cristo era disceso in Gesù di Nazareth, così lo spirito dell’altra madre, che nel frattempo era stata nel mondo spirituale, discese nella madre adottiva con la quale Gesù aveva condotto quel dialogo. Ella si sentì da allora in poi come la giovane madre che un tempo aveva generato il Bambino Gesù secondo Luca».73

 

Così al momento del battesimo nel Giordano avvenne una doppia trasformazione o una doppia nascita.

• Su Gesù scese il Logos Solare, il Cristo stesso,

• mentre in Maria si riversarono, con la mediazione dell’altra Maria, le forze cosmiche della Sofìa.(87)

 

Il Cristo testimoniò questo con le parole rivolte a Maria durante le nozze di Cana in Galilea: «C’è qualcosa fra me e te».(88) Questo «qualcosa fra» sono le forze delle celeste Sofìa, dal cui grembo materno il Cristo era stato generato già più di una volta, nei mondi spirituali sulla via verso la terra, per incarnarsi poi in Gesù di Nazareth al momento del battesimo nel Giordano.

 

Questo primo e unico atto del Cristo (il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino) fu il primo e unico atto che, secondo il vangelo di Giovanni, il Cristo non compì da solo, ma insieme a sua madre; dal punto di vista esoterico esso è un’immagine archetipica del futuro, non del quarto o del quinto periodo di civiltà, bensì del sesto, come riferisce Rudolf Steiner:

▸«L’autore del vangelo di Giovanni accenna al fatto che non si tratta solo di un’esperienza reale [un matrimonio], ma anche di una grande, poderosa profezia. Quelle nozze significano il grande sposalizio dell’umanità che si rivela al terzo giorno dell’iniziazione. Nel primo giorno si mostrava ciò che si svolge nel primo di quei tre periodi, nel passaggio fra il terzo e il quarto periodo di civiltà; il secondo giorno, ciò che avviene fra il quarto e il quinto periodo; e il terzo giorno ciò che avverrà quando l’umanità passerà dal quinto al sesto periodo».74

 

Così Giovanni contempla profeticamente come «a poco a poco l’umanità nel sesto periodo di civiltà viene preparata ad accogliere lo Spirito, lo Spirito Santo, il manas. Egli lo sperimentò in una contemplazione astrale; sperimentò il matrimonio tra l’umanità e lo Spirito». Questo matrimonio tra l’umanità e lo Spirito si compirà nei veri misteri della Sofìa, che nel sesto periodo di civiltà saranno il dono comune che il Cristo e la Sofìa faranno all’umanità per la sua evoluzione.

 

 


 

Note tra parentesi:

(84) – Più tardi Gesù di Nazareth trovò ancora i resti di questa viva tradizione nell’ordine degli Esseni, dove tuttavia non veniva coltivata per il resto dell’umanità, bensì a discapito di essa..

(85) – Il principio solare prese parte, sebbene nei suoi diversi aspetti, a tutti e tre i gradi preparatori del mistero del Golgota, fondendoli in tal modo in un organismo spirituale-cosmico unitario.

(86) – In altre conferenze Rudolf Steiner parlò anche del fatto che l’essere celeste del Gesù natanico prima della sua incarnazione in Palestina aveva accompagnato in modo soprasensibile l’umanità in tutta la sua evoluzione terrena, e aveva operato in tutti i misteri dell’antichità: «L’uomo entrò nell’evoluzione, ma in questa viveva imperante, sacrificandosi, un’anima che dapprima non si incarnò nell’intero processo dell’umanità».70 E in un’altra conferenza: «Prima anche quest’anima era usata come un messaggero [soprasensibile] dei sacri misteri… Essa visitava i misteri, era per così dire curata e coltivata, veniva inviata là dove era importante per l’umanità. Ma essa poteva essere là solo come apparizione in corpo eterico, dunque in senso stretto poteva essere percepita solo fino a che fu presente l’antica chiaroveggenza».71 Per questo «solo gli iniziati dei misteri avevano relazione con loro».

 

(87) – Più tardi, sotto la croce, Maria trasmise la rivelazione (la saggezza della Sofia) all’apostolo prediletto Giovanni e fu da allora in poi solo la purissima rappresentante delle forze della Sofia sulla terra.

(88) – (Gv 2,4) Questa è la traduzione esatta delle parole del vangelo secondo Emil Bock: «Etwas webt zwischen Dir und mir».

 

Note:

46 – Vedi precisazioni in O.O. 15 e O.O. 114

47 – O.O. 148 e O.O. 152

48 – O.O. 148, 22.11.1913

49 – O.O. 148, 5.10.1913

50 – O.O. 152, 27.5.1914

51 – O.O. 148, 5 e 6 10.1913

52 – O.O. 148, 5 e 6.10.1913; 18 e 22.11.1913; 8 e 17.12.1913

53 – O.O. 148, 5 e 6.10.1913

54 – O.O. 148 5.10.1913

55 – O.O. 245, 20.9.1913. Il testo del «Padre nostro macrocosmico» viene indicato più volte anche nell’O.O. 148

56 – O.O. 148, 5.10.1913

57 – Ibidem, e la seguente citazione

58 – O.O. 245, 20.9.1913

59 – Sui tre gradi di preparazione al mistero del Golgota vedi O.O. 152, conferenza del 30.12.1913, e O.O. 149 come pure Sergej O. Prokofieff Il corso dell’anno come via di iniziazione all’esperienza dell’entità del Cristo. Un esame esoterico delle feste dell’anno, parte II, cap. 1, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE).

Sul nesso tra il grado di preparazione e il contenuto del «Padre nostro macrocosmico» vedi Sergej O. Prokofieff, Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 3, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE)

60 – Vedi precisazioni nel cap. 4, parte II di quest’opera

61 – Vedi Sergej O. Prokofieff, Le dodici notti sante e le gerarchie spirituali, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE)

62 – O.O. 149, 30.12.1913

63 – Sul rapporto di Michele con il Sole, la Luna e la Terra, O.O. 152, 1.5.1913 e O.O. 194, 22.11.1919

64 – O.O. 148, 10.2.1914; O.O. 152, 27.5.1914 e 1.6.1914

65 – Vedi nota 59

66 – Vedi nota 59. Sulla differenza tra il grado di «portatrice del Cristo» (Cristoforo) e «ricettacolo del Cristo» nell’anima natanica, vedi Sergej O. Prokofieff Il corso dell’anno come via di iniziazione all’esperienza dell’entità del Cristo. Un esame esoterico delle feste dell’anno, parte V, cap. 2. Edizioni Arcobaleno, Oriago (VE)

67 – O.O. 148, 22.11.1913

68 – O.O. 148, 8.12.1913

69 – O.O. 152, 27.5.1914

70 – O.O. 146, 3.6.1913

71 – O.O. 142, 1.1.1913 e la seguente citazione

72 – O.O. 148, 6.10.1913 e la seguente citazione

73 – Ibidem

74 – O.O. 103, 30.5.1908, conferenza del mattino; e la seguente citazione