Toro

Le 12 notti sante e le Gerarchie Spirituali


 

 

 

 

La regione del Toro è legata al principio dello Spirito Cosmico.

Attraverso questa regione Egli irradia le Sue forze nell’esistenza planetaria.

 

Per comprendere meglio questa non facile relazione reciproca, prendiamo come punto di partenza una immagine che dapprima può parere piuttosto inaspettata. Quando l’iniziato contemporaneo esamina in modo chiaroveggente il Toro o la Vacca, la sua potente attività digestiva gli si rivela come un intero universo.

«Nella vacca il processo digestivo è qualcosa che, visto dal punto di vista astrale è veramente grandioso, è tutto un mondo!… È bello, è grande, è qualcosa di portentosamente spirituale», dice Rudolf Steiner a questo proposito (O.O.230, 19.10.1923). Se un tale Iniziato segue con la sua coscienza immaginativa-ispirata l’immagine della vacca più lontano nel cosmo astrale (cioè nella sfera spirituale limitata dal cerchio dello Zodiaco), allora la Vacca assume sotto l’influsso delle forze dell’ispirazione la forma immaginativa dell’uccello.

Rudolf Steiner ce lo indica con le seguenti parole:

«Astralmente sarebbe un uccello … È diventato fisico nella vacca ciò è che astrale nell’uccello. Nell’astralità appare ovviamente differente, ma è rosi» (O.O. 230, 19.10.1923).28

Ora ci diventa comprensibile, perchè il principio dello Spirito nella circonferenza astrale della Terra (nella sfera lunare), si apre a Giovanni durante il Battesimo di Gesù nel Giordano, come immaginazione della colomba (Giovanni 1,32-34).29 D’altro canto comprendiamo ora tutto il significato del culto del bue, del toro presso i popoli antichi: In India, Egitto, Babilonia30, in Grecia e nell’Asia Minore.

 

Dalla Scienza dello Spirito apprendiamo ulteriormente che nel nostro sistema solare il Principio dello Spirito agisce particolarmente attraverso la sfera della Luna mentre il Principio del Figlio – attraverso la sfera del Sole. Perciò il Toro come immagine terrestre delle attività dello spirito è sempre legato alla luna (per esempio l’antico Dio sumero della Luna Sin, viene raffigurato con il corpo di toro). È noto che alla sfera della luna è legata anche l’egiziana Iside. La sua immagine sorse nei Misteri degli antichi Egizi dall’unione, nella sfera della Luna, di due correnti cosmiche, provenienti dalle regioni celesti della Vergine e del Toro.

Inoltre, se predominava l’influenza della Vergine, nell’immagine di Iside si sottolineava maggiormente il suo legame con l’anima del mondo, con la celeste Sofia, come pure la sua relazione con Horus, che realizza il legame di lei con il mondo degli uomini. Se al contrario prevaleva l’influenza del Toro, in quel caso Iside veniva rappresentata con le corna di toro sulla testa, e allora si sottolineava il suo legame con tutto il Macrocosmo, si indicava il fatto che, sotto l’influsso delle forze del Toro, essa si riempie dello Spirito del Mondo e aspira allora al Dio solare Osiride.

Lo stesso Osiride, sebbene la sua venerazione cultuale sorga nell’epoca del Toro (3° periodo di cultura), tuttavia, attraverso il suo legame con il Cristo (la sua immagine indica in modo profetico ravvicinarsi del Cristo alla Terra), acquisisce una relazione anche con la regione cosmica dell’Ariete.31

 

Perciò l’aspirazione qui descritta di Iside dal Toro verso l’Ariete o, nei limiti del sistema solare, dalla sfera lunare a quella solare, si manifesta nell’ulteriore metamorfosi del suo aspetto esteriore: fra le due corna lunari del toro sulla sua testa appare il disco del Sole. Lina tale immagine trasformata da Iside indica allora, in modo profetico, il passaggio dall’epoca della Luna a quella del Sole, o, per usare un linguaggio più occulto, dal Logos Lunare al Logos Solare (O.O. 227, 29.8.1923), mentre nell’aspetto del divenire storico dell’umanità indica il passaggio dal 3° periodo di cultura al 4°.32

 

Un parallelo interessante della metamorfosi dell’immagine di Iside qui esaminata, è l’analogo cambiamento nell’aspetto esteriore del Toro nel culto egizio di Apis. In questo ultimo pure, man mano che il suo culto si avvicinava a quello di Osiride (Apis gradatamente diventa «il toro di Osiride»), fra le corna che hanno la forma di una falce lunare posta orizzontalmente, appare il disco del sole. In seguito, nel passaggio dal 3° periodo di cultura al 4° (cioè dal Toro all’Ariete) questi due culti si unificano completamente nel nuovo culto di Osarapis (Osiris-apis) o Serapide.

Questo nuovo culto, sorto originariamente in Egitto, conosce poi, con l’avvento dell’ultimo periodo precristiano della Reggenza di Michele (550-200 a.C.) una grande diffusione nell’ambito di tutto il mondo greco-romano. Sotto la dinastia dei Tolomei Serapide diventa la divinità più importante dell’Egitto e il protettore particolare della sua nuova capitale, Alessandria.33

 

Tuttavia nel mondo antico l’immagine del toro (del Toro) gioca anche un ruolo completamente diverso. Poiché da un lato il Toro, in quanto è il portatore del disco del Sole e indica con ciò stesso profeticamente il passaggio menzionato dal Toro all’Ariete, diventa espressione del giusto Spirito del tempo; d’altro lato, se il Toro non desidera muoversi in direzione dell’Ariete, non desidera venire a contatto con la sfera solare, ma vuole soltanto permanere egoisticamente nella sfera lunare, con ciò già interviene contro la giusta evoluzione e agisce nel mondo come un illecito Spirito luciferico del Tempo. Allora l’immagine del Toro diventa segno delle forze di Lucifero, che alterano il principio cosmico dello Spirito.34

Sotto questa forma il Toro diventa l’espressione dell’egoismo umano e delle passioni selvagge e senza freni. E presso i popoli antichi incontriamo ripetutamente il toro proprio in questo ruolo. È il toro celeste inviato dalla Dea Venere/Ishtar contro Eebani e Gilgamesh nell’«Epopea di Gilgamesh», è il toro vinto dal dio solare Mitra. Infine, è «il vitello d’oro»33 al quale si inchinarono gli ebrei durante il soggiorno di Mosè sul monte Sinai (Esodo, 32,1-4, 1° Re, 12,25-30).36

 

Per finire possiamo osservare ancora un aspetto estremamente significativo, che collega gli influssi della regione del Toro con l’azione futura dello Spirito Santo. Come è noto l’organo che si formò direttamente sotto l’influenza della regione del Toro nell’organismo dell’uomo, è il suo organo della parola o laringe. Sulla laringe, e sulla metamorfosi attraverso la quale essa è destinata a passare nel futuro, Rudolf Steiner parla nel modo seguente:

«… al contrario la laringe è in piena trasformazione, e quando l’uomo sarà nuovamente casto, la sua laringe si volgerà di nuovo al Sole Spirituale (vedi quanto detto più sopra). Il calice della pianta si è sviluppato fino alla forma di carne di passione, e la laringe diventerà nuovamente un calice casto, puro, che sarà reso fruttifero dallo Spirito, e alla quale tenderà la Santa Lancia dell’Amore: questo è anche il simbolo del Santo Graal, il suo alto ideale» (O.O. 98, 5.10.1907).37

 

 


 

Note:

28. Nella conferenza del 19.10.1923 (O.O. 230) Rudolf Steiner porta come esempio il Mahathma Gandhi, il quale, perla sua cultura pienamente europea e per l’attività politica esteriore, si era abbastanza fortemente allontanato dalla tradizionale saggezza indiana e «… nel suo induismo illuminato ha conservato tuttavia una cosa: il culto della vacca». E ciò è perfettamente comprensibile, poiché attraverso il suo culto egli conservava nel modo più diretto l’ultimo legame con lo Spirito.

29. Di questa visione di Giovanni durante il Battesimo di Gesù nel Giordano Rudolf Steiner dice in una delle sue conferenze:

«Si tratta indubbiamente di una osservazione chiaroveggente. E vi è veramente poca verità nell’affermare che va intesa in modo puramente allegorico o simbolico. È un fatto spirituale reale e chiaroveggente, che esiste realmente sul piano astrale per la facoltà chiaroveggente» (O.O. 112, 3.7.1909).

30. La conoscenza occulta del legame citato della vacca con l’immagine astrale dell’uccello era presente in molti popoli dell’antichità. Per esempio in Egitto si possono trovare delle rappresentazioni del dio solare Ra sotto forma dell’uccello falco, che porta sul capo il disco del Sole, e che siede fra le corna della vacca celeste. Oppure, per esempio, a Babilonia nelle immagini dei tori alati (Shedu), che rappresentano lo Spirito protettore dell’uomo. (Confrontare con quanto detto più avanti a proposito del Toro).

31. Il legame reciproco qui indicato fra Iside-Sofia (Vergine), lo Spirito Universale (Toro) e l’impulso del Cristo che si avvicina alla Terra e che agisce dal suo ambiente attraverso l’immagine di Osiride (Ariete), in una forma trasformata è passato nel cristianesimo esoterico. In esso pure si parla di corpo astrale purificato, in quanto Sofia (Vergine), come pure della discesa in tale corpo astrale (che adombra la Sofia) del Principio dello Spirito Santo o dell’Io Universale (Toro). Ma la cosa più importante per il cristianesimo esoterico era che soltanto grazie al Mistero del Golgota e alla successiva unione dell’Essere del Cristo (Ariete) con tutto il corpo planetario della Terra, si era aperta per ciascun uomo la possibilità di raggiungere i due principi indicati (la Vergine Sofia e lo Spirito Santo):

«Gli uomini della nostra epoca evolutiva possono ricevere nel modo descritto la «Vergine Sofia», il corpo astrale purificato, e lo «Spirito Santo», l’illuminazione. Ma solo il Cristo Gesù poteva dare alla Terra, ciò che era necessario per realizzare ciò». (O.O. 103, 31.5.1908).

32. A questo passaggio (dallo Spirito verso il Figlio e, profeticamente, dal Figlio al Nuovo Spirito) accenna anche Giovanni Battista, dicendo: «Ho veduto lo Spirito che scendeva dal Cielo, a guisa di colomba, e posarsi su di lui. E io non lo conoscevo; ma chi m’inviò a battezzare nell’acqua, mi disse: Colui sul quale vedrai scendere e fermarsi lo Spirito, è quello che battezza nello Spirito Santo. Ora io ho veduto ed ho attestato che egli è il Figlio di Dio.» (Giovanni, 1,32-34).

33. In una tale estensione generale del culto di Serapide, all’Epoca del regno di Michele dobbiamo vedere anche un riflesso terreno del fatto soprasensibile che fu la preparazione dello stesso Michele al passaggio dal servizio votato alla sfera lunare (Jahve), a! servizio votato alla sfera Solare (Cristo).

34. Per questo motivo Lucifero, liberato dall’azione svolta nelle anime degli uomini dall’impulso del Cristo, diverrà un giorno il nuovo Spirito Santo (O.O. 107, 22.3.1909).

35. L’oro è il metallo di Lucifero (O.O. 136, 14.4.1912).

36. Il fatto che l’adorazione del «Vitello d’oro» fosse considerato il peccato più grave contro il dio Jahve, ha il suo fondamento, oltre al resto, nel fatto che segue: lo stesso Jahve, come divinità legata alla sfera della Luna ha una relazione particolarmente profonda proprio con il principio dello Spirito Santo che agisce in lui (O.O. 96,1.4.1907). Perciò nell’Antico Testamento il significato dell’espressione «’abir jàkob» (Genesi 49,24, Salmo 131, 2 e 5) e «’abir jira’el» (Isaia 1,24) è tale che la parola «’abir» può esser tradotta come «Dio» o come «Toro» (di solito si traduce come «forte» o «potente»). E poiché il compito dell’antico popolo ebraico era quello di sperimentare lo spirito di Jahve nell’interiorità dell’Io, ogni sua immagine esteriore doveva considerarsi luciferica (per cui il Toro è obbligatoriamente d’oro). Compito di Jahve era in particolare la salvaguardia dell’antico popolo ebraico da ogni influenza luciferica, il che, nella dottrina segreta degli antichi Ebrei si esprimeva nel rappresentare Jahve come il principale avversario di Lucifero (O.O. 136, 14.4.1912). Tuttavia, se l’adorazione dello Spirito dell’Io (Jahve) nella sua rappresentazione fisica (il vitello d’oro) fu considerato un grave peccato, adorarlo nella forma in cui si manifestava immaginativamente nell’ambiente astrale della Terra, al contrario, fu considerato come un alto grado dell’iniziazione ebraica antica. A questo stadio si trovava per esempio Giovanni Battista, che sperimenta durante il Battesimo nel Giordano la contro immagine astrale del Toro, sotto forma dell’immaginazione della colomba, che indica la nascita del Cristo in Gesù per mezzo del principio dello Spirito Santo.

37. All’adorazione del Toro (Apis) nei misteri esoterici dell’Egitto e della Caldea, è legato un mistero universale, che Rudolf Steiner sfiora appena alla fine della conferenza del 17 Aprile 1909 (O.O. 110). In essa egli osserva che il terzo periodo di cultura egizio-babilonese-caldaico è come un riflesso in scala minore dell’antica epoca lemurica, quando, nell’essere dell’uomo, fu per la prima volta immesso il principio dell’Io. Allora dalla regione dello Zodiaco che più tardi ricevette il nome di Toro, discese l’impulso Spirituale che mise in movimento sulla superficie della Terra tutti gli esseri umani, consistenti allora soltanto dei corpi fìsico, eterico ed astrale. Come risultato:

«… quello di cui era stato dato l’impulso (all’uomo tripartito) si maturò, dopo compiuto un giro (sulla superficie della Terra), a ricevere in sè i primi germi dell’Io. Questo accadde nell’antica epoca lemurica. E si dovette designare quel punto dello Zodiaco, che oggi noi chiamiamo il Toro … Questa denominazione è sorta essenzialmente nelle sedi dei misteri egizi e caldaici. Là si trovano le origini di questa denominazione, ed oggi soltanto nelle vere dottrine segrete esiste una coscienza del vero significato della parola. Il primissimo germe dell’Io-sono si esprime nel linguaggio, nel tono».

In tal modo, abbiamo qui un’indicazione del profondo legame che esiste fra le Forze cosmiche della regione del Toro e, da un lato, l’immersione dell’uomo del principio dell’Io, e, dall’altro, l’insorgere in lui dell’attitudine al linguaggio. Proprio dalla conoscenza di questi segreti, nell’adorazione egizia e caldaica del Bue apis, sorse quella sua immagine, della quale si è già detto, da un punto di vista leggermente diverso, in relazione al culto di Serapide: il toro, le cui coma rappresentano la falce di Luna, che giace orizzontalmente, e il disco del Sole che vi riposa. In questa immagine non è difficile scorgere un’anticipazione profetica dell’immaginazione cosmica posteriore del Santo Graal. (O.O. 149, 2.1.1914). A quanto detto si può ancora aggiungere che nella creazione dell’uomo terrestre nell’epoca lemurica, gli Elohim dovettero ricevere l’impulso alla loro creazione dalla regione spirituale situata al di sopra della sfera dei Serafini (I Gemelli), cioè dalla sfera dello Spirito Santo (Toro) (O.O. 122, 22.8.1910).