Il tempo della preparazione

Il corso dell’anno come via di iniziazione – La festa di Michele


 

Nelle condizioni di vita odierne l’uomo percepisce solo vagamente la controparte spirituale del corso dell’anno. Le quattro stagioni principali, primavera, estate, autunno e inverno, gli offrono direttamente solo il loro aspetto esteriore. Gli intimi processi della vita spirituale della Terra sfuggono all’osservazione esteriore e possono essere compresi solo indirettamente mediante il loro influsso sull’interiorità dell’uomo.

Tuttavia mediante una più attenta e fine autosservazione è possibile percepire l’azione che il contenuto spirituale del corso dell’anno, del ritmo vitale della Terra, esercita sul centro della vita interiore dell’uomo, sulla coscienza del proprio sé frutto dell’attività del pensiero.

 

Un osservatore attento noterà che

a partire dalla primavera e procedendo verso l’estate

le nostre capacità di pensiero si indeboliscono,

e la nostra autocoscienza si fa in un certo senso più debole ed ottusa.

Tanto più si approssima l’estate,

tanto meno ci isoliamo in noi stessi, in contrapposizione con il mondo esterno:

usciamo, fino a un certo punto, dai limiti della nostra entità per unirci alla natura circostante.

La nostra autocoscienza tende a diventare una coscienza ‘naturale’.

 

• Questo processo somiglia a quello dell’addormentarsi, con una sostanziale differenza:

nel caso in esame la coscienza non svanisce completamente,

ma modifica il campo della propria attività,

spostandosi dall’ambito del pensiero a quello della volontà.

 

L’attività speculativa e l’autocoscienza si indeboliscono

mentre parallelamente si ravviva l’attività dei sensi

e si rafforza la tendenza a una vita più attiva, all’azione.

 

Così nell’estate

l’uomo vive con tutto il suo essere più nella sfera della percezione,

che a sua volta agisce in senso formativo sulla volontà.

• Al contrario il pensare, e l’autocoscienza su di esso fondata, in estate si rilassano, si ritirano.

 

• Nella metà seguente dell’anno,

dal solstizio d’estate, durante l’autunno e fino all’inverno, ci si offre il quadro opposto.

Le forze di percezione decrescono e con esse decresce la volontà fondata sulla coscienza naturale.

 

Inversamente il pensare si rafforza in misura crescente,

i pensieri fluiscono di nuovo con facilità e si raccolgono quasi spontaneamente in connessioni logiche.

Anche l’autocoscienza si riafferma nella chiusura e nel distacco dall’ambiente circostante,

la vita interiore diviene più ricca e attiva a scapito dell’interesse per i processi esteriori,

cresce la propensione per una esistenza contemplativa piuttosto disinteressata al mondo esterno.

 

Dunque all’approssimarsi dell’autunno

il baricentro dell’entità umana si trasferisce chiaramente dall’esterno verso l’interno

e noi realizziamo nel corso dell’anno un armonico alternarsi

fra quelle che nel medioevo erano definite vita activa e vita contemplativa.

 

Tutti questi processi che ognuno può riscontrare in sé stesso sono il riflesso microcosmico dei grandi processi macrocosmici che si esprimono nel ciclo annuale della Terra.

Abbiamo visto come a primavera l’anima e lo spirito della Terra, il suo corpo astrale e il suo io, abbandonino gradatamente il fisico e l’eterico e si uniscano alle vastità del cosmo portandosi appresso innumerevoli schiere di spiriti elementari che sono per la Terra quello che per l’uomo sono le entità-pensiero che operano alla base del suo pensare. Queste entità elementari, questi pensieri della Terra, allorché in primavera lasciano il corpo planetario, portano con sé fino a un certo grado anche i pensieri dell’uomo, che in tale periodo dell’anno si sottraggono quindi in un certo senso al suo controllo diretto e realizzano una propria vita indipendente, affine ai processi naturali del mondo elementare circostante.

 

Dopo la metà dell’estate, e in maniera crescente andando verso l’autunno, ricomincia il processo inverso

della riunificazione graduale dell’anima e dello spirito della Terra con il corpo planetario.

• I viventi pensieri della Terra, le innumerevoli schiere di spiriti elementari,

discendono nuovamente nel grembo della Terra fecondati dalla grande saggezza cosmica,

dai pensieri universali delle gerarchie.

 

A loro modo i pensieri dell’uomo seguono questa generale tendenza cosmico-terrestre

che si verifica in autunno nei dintorni della Terra.

Le entità-pensiero dell’uomo portate con sé dagli spiriti della natura nella loro ascesa dalla Terra,

ritornano all’uomo fecondate dai pensieri universali del cosmo,

vivificate dallo spirito dell’universo, fresche e limpide similmente a quelle che si hanno dopo un buon sonno.

 

Si potrebbe anche dire che i pensieri umani, che sul finire dell’inverno si presentano come spenti, immobili e privi di carica spirituale, nel corso della primavera gradatamente si liberano dall’uomo per tornare a lui dopo aver attraversato una purificazione e una vivificazione nelle vastità cosmiche ed essere stati colmati interiormente della saggezza e della vita del cosmo.

 

Il periodo di passaggio tra l’estate e l’inverno

è dunque per l’uomo il più favorevole

per accogliere tali pensieri ricolmi e fecondati dallo spirito cosmico.

 

Il reggente dei pensieri universali degli Dei, dell’intelligenza cosmica, è dai tempi più remoti

quell’entità che, secondo la terminologia ebraico-cristiana, designiamo con il nome di Michele

«posto dinanzi al volto di Dio».

È proprio Michele lo spirito che verso la fine dell’estate dà ai pensieri umani la forza necessaria

per avvicinarsi ai pensieri universali del cosmo.

 

Così come la pioggia meteorica cade in agosto sulla Terra,

così Michele porta in quest’epoca i pensieri universali degli Dei nel dominio dei pensieri terrestri degli uomini.

 

Questi meteoriti estivo-autunnali altro non sono in fondo

che la grande immaginazione del ritorno dei pensieri agli uomini, dopo essere stati fecondati dai pensieri cosmici.

 

Per accogliere i viventi pensieri del cosmo

l’uomo non si serve del capo, del cervello, col quale egli può percepire solo pensieri terrestri,

ma del cuore.

 

Ed è proprio Michele lo spirito che, nella sua attuale epoca di reggenza,

«libera i pensieri dal dominio del capo (…) e apre loro la via al cuore».

Oggi infatti «è iniziata l’epoca di Michele.

I cuori cominciano ad avere, pensieri (…) pensieri che anelano a cogliere lo spirito

e che devono scaturire da cuori che battono per Michele quale fiammeggiante principe del pensiero cosmico».1

 

• Così i fasci infuocati di stelle cadenti devono illuminare il capo dell’uomo, il suo mondo di pensieri, con la saggezza del cosmo, affinché i pensieri trovino la via indicata da Michele che dal capo porta al cuore, e lì interiormente vivificati si trasformino nella fiammeggiante spada dello spirito, la spada di Michele vincitrice del drago arimanico che uccide i pensieri.

 

Dunque nel periodo compreso fra il solstizio d’estate e la festa autunnale di Michele,

in armonia con gli intendimenti del nostro Spirito del tempo, possiamo trovare la via che conduce

dal pensare umano al pensare cosmico,     • dal pensare intellettuale del capo al pensare del cuore.

 

Ma cosa può aiutarci a realizzare queste intenzioni nel modo migliore?

Dove possiamo trovare sulla Terra la via che conduce dal pensare umano al pensare cosmico?

 

La risposta venne offerta all’umanità più di mezzo secolo fa, con la scienza dello spirito ad indirizzo antroposofico.

Essa presenta in forma di pensieri umani, i pensieri universali degli Dei,

quei pensieri che ogni anno l’anima e lo spirito della Terra portano con sé dal cosmo:

le grandi tappe dell’evoluzione del mondo, la creazione del mondo e dell’uomo, i misteri delle gerarchie.

 

La nostra civiltà odierna è fondata unicamente sull’attività della testa, su pensieri morti uccisi dal drago.

Con la scienza dello spirito invece ci vengono incontro i pensieri universali,

sotto forma di idee o concetti che ogni uomo è in grado di comprendere.

La forma concettuale di questi pensieri deve essere percepita in un primo tempo dalla testa,

ma i pensieri universali celati dietro tale forma vogliono trovare la via al cuore, al «nuovo organo di conoscenza»

dove essi possono venire vivificati e spiritualizzati dal sentimento e compenetrati di volontà.

 

È l’inizio della nuova epoca di Michele:

«La formazione dei pensieri s’è perduta per un certo tempo nella materia del cosmo;

essa deve ora ritrovarsi nello spirito cosmico.

Il calore, la realtà essenziale dello spirito può penetrare nel mondo freddo e astratto del pensiero.

Questa è l’alba dell’epoca micheliana.»2

 

Per questo la moderna scienza dello spirito

non si rivolge solo alla testa ma soprattutto al cuore;

questo però non sentimentalmente, ma in senso profondamente esoterico.

 

Rudolf Steiner richiama spesso la nostra attenzione su questo fatto, per esempio nei seguenti termini:

«Oggi l’uomo deve accogliere con coscienza piena, chiara e desta i pensieri universali

che, seppure in modo balbettante, la scienza dello spirito ad indirizzo antroposofico cerca di comunicare».

 

E più avanti egli descrive dettagliatamente come questi «pensieri universali» dell’antroposofia debbano oggi essere recepiti dall’uomo, così da poter agire fin nella sfera morale dell’anima, legata al cuore dell’uomo:

«Cercate, nel senso qui indicato, di accogliere in voi in modo davvero vivente e adeguato alla nostra epoca i pensieri spirituali della direzione del mondo; sforzatevi di accoglierli non solo come una dottrina, come una teoria, ma in modo che l’anima ne risulti intimamente commossa, riscaldata, illuminata, compenetrata e sostenuta.

Cercate di recepire quei pensieri con forza tale che essi possano penetrare nell’anima attraverso il corpo modificando altresì il corpo stesso. Cercate di estirpare da tali pensieri ogni astrazione, ogni elemento teorico, di scoprire che quei pensieri sono un reale nutrimento per l’anima e che con essi non penetra nelle nostre anime soltanto pensiero, ma vita spirituale fluita dal mondo spirituale».3

 

Solo tramite uno studio vivente della scienza dello spirito, potranno penetrare nell’anima non solo semplici pensieri,

ma «vita spirituale fluita dal mondo spirituale», ed essa potrà diventare ciò che effettivamente essa è:

la nuova manifestazione del Cristo nel XX secolodata all’umanità del presente

sotto la reggenza di Michele, arcangelo solare.

 

Da tutto questo si può capire anche perché già

il semplice studio delle comunicazioni della scienza dello spirito

costituisce il primo passo sulla strada del moderno discepolato spirituale.

 

Difatti se tali comunicazioni non vengono accolte soltanto con la testa, ma anche col cuore,

se l’uomo sa penetrare oltre il velo della loro forma concettuale,

egli può entrare in comunione con i pensieri universali del cosmo in esse contenuti

e può colmare i propri pensieri umani dei pensieri universali.

 

Allora lo stesso Michele penetra nell’esistenza terrestre e opera nell’uomo:

«E questo Michele, questo San Giorgio che viene dall’esterno ed è in grado di sconfiggere il drago,

altro non è che una vera conoscenza spirituale (…)  L’umanità, se vuole, può fruire della scienza spirituale.

In altre parole, Michele penetra realmente nel regno terrestre dai regni dello spirito».4

 

Se ora consideriamo che il capo dell’uomo è il riflesso microcosmico del cielo delle stelle fisse, e cioè dei regni spirituali superiori, e che il cuore è d’altra parte l’unico organo che vive compiutamente sulla terra,5 possiamo dire: la discesa di Michele dal cosmo sulla Terra6 è in diretta relazione alla penetrazione dell’intelligenza umana dalla regione del capo alla regione del cuore.

 

Il raggiungimento di questo scopo richiede la corretta attuazione di quello che Rudolf Steiner nel quinto capitolo de La Scienza occulta descrive come il primo gradino sulla via del discepolato spirituale, vale a dire «lo studio della scienza dello spirito per il quale ci si serve, in un primo tempo, della capacità di giudizio acquisita nel mondo fisico-sensibile.»7

Tale primo gradino è condizione imprescindibile per percorrere la via della moderna iniziazione cristiano-rosicruciana ed è contemporaneamente la corretta preparazione a quella via.

 

Infatti dopo la fine dell’epoca oscura del Kali-Yuga nel 1899 e l’inizio (1879) della propria epoca di reggenza,

Michele è divenuto l’ispiratore del moderno cammino d’iniziazione.

Egli è la guida per le anime umane che sono disposte ad accogliere il suo «appello mattutino»,

che trova espressione ogni anno nella pioggia di stelle autunnale.

Infatti nel ritmo dell’anno all’autunno corrispondono le forze del mattino:

 

A noi uomini del presente occorre ascoltare attenti l’appello mattutino dello spirito, l’appello di Michele.

La conoscenza spirituale vuole schiudere all’anima il vero udito per l’appello mattutino.8

 

Questo ‘appello mattutino’ altro non è se non l’invito di Michele alle anime umane a percorrere il nuovo sentiero dell’iniziazione, oggi aperto, alla cui soglia spalancata appare lo stesso Michele, «nelle sembianze di un cherubino dalla spada fiammeggiante», che ammonisce ed esorta.

 

Cosicché possiamo dire che al giorno d’oggi ogni vera iniziazione cristiana deve avvenire nel segno di Michele

ed il suo inizio nel ritmo dell’anno è posto in coincidenza con l’autunno, il mattino spirituale per la Terra,

e viene festeggiata con la festa autunnale di Michele, festa dell’aurora dello spirito.

 

Infatti nel periodo del progressivo declinare delle forze solari esteriori,

la festa di Michele significa

l’inizio del sorgere del sole spirituale nell’interiorità dell’uomo,

l’inizio dell’illuminazione dell’anima umana

 

 


 

Note:

1     – 0.0. 26

2     – Ibidem

3     – 0.0. 187, 22.12.1918

4     – 0.0. 217, 15.10.1922

5     – Vedi 0.0. 243, 13.8.1924

6     – Di questa «discesa» di Michele, Rudolf Steiner dice anche: «Non si era ancora a metà del XIX secolo che l’arcangelo Michele si preparava a diventare Spirito del tempo, a pervenire cioè a un grado evolutivo che gli avrebbe permesso di intervenire nella vita degli uomini non solo da un punto di vista soprasensibile ma anche terrestre. L’arcangelo Michele doveva prepararsi a discendere sulla Terra stessa, per ‘sopravvivere’ al Cristo stesso e assumere la Terra come punto di partenza per continuare ad operare» (0.0. 174a, 17.2.1918).

7     – 0.0. 13

8     – 0.0. 40