Il quarto intervento dell’anima natanica. Il mutamento della missione di Michele al tempo del mistero del Golgota

Il corso dell’anno come via di iniziazione – L’avvento e l’anima natanica


 

Dopo la descrizione dei tre atti celesti dell’anima natanica e della partecipazione dell’arcangelo Michele,

possiamo ora considerare il quarto e più importante intervento, che comportò la necessità

dell’incarnazione diretta dell’anima natanica sulla Terra

nelle sembianze del bambino Gesù del vangelo di Luca,

quello che Rudolf Steiner in talune conferenze chiama «il bambino dell’umanità», «il figlio dell’uomo».21

 

Infatti al tempo del mistero del Golgota fu l’io stesso dell’uomo a trovarsi in pericolo,

e questo io umano poteva essere salvato

solo dalla discesa sulla Terra dell’eccelsa entità solare del Cristo.

 

Solo mediante il ricongiungimento dei destini terreni e dei destini celesti dell’umanità,

dell’antico e del nuovo Adamo, realizzatosi nell’intervento del Cristo,

potè essere attuato un vero risanamento e rafforzamento dell’io umano.

• Con ciò venne altresì posta una solida base

per lo sviluppo di un’autentica libertà dell’uomo e per la sua ulteriore evoluzione sulla terra.

 

L’essenza del quarto e più elevato sacrificio dell’anima natanica

è la possibilità per ogni singolo io umano di accogliere direttamente le forze del Cristo,

di realizzare nel senso più autentico le parole dell’apostolo Paolo: «Non io, ma il Cristo in me.»22

 

Tutto questo significa porre l’io in una condizione di equilibrio

fra le forze arimaniche agenti dall’esterno e quelle luciferiche tentatrici dall’interiorità.

• Questa fu la vera essenza del quarto e più alto sacrificio dell’anima natanica.

Essa doveva accogliere in sé l’entità del Cristo non più nel cosmo ma sulla Terra,

e con ciò aprire all’impulso del Cristo l’accesso a ciascun singolo io umano.

 

• Al riscatto dell’io umano tramite il quarto e più importante atto del Cristo per tramite dell’anima natanica (nel mistero del Golgota), è connessa anche la salvezza del pensiero umano, che solo può consentire all’uomo di raggiungere sulla terra la sua piena coscienza dell’io.

Si intende però qui il pensiero interiore, legato all’io, e non la precedente facoltà animica del pensare di cui si è detto in relazione al terzo sacrificio dell’anima natanica, che alla fine dell’epoca atlantica era ancora un pensare del tutto chiaroveggente, in cui i pensieri giungevano all’uomo solo da fuori, su un piano più spirituale, così come oggi ci giungono le percezioni sensoriali esterne.

L’ultima eco di questo pensare originario e chiaroveggente, si è conservata fino all’epoca degli antichi filosofi greci. Sebbene in essi il pensiero avesse già perso notevolmente il suo carattere chiaroveggente, essi tuttavia conservavano una percezione interiore che veniva loro dall’esterno, e non era il prodotto del loro io proprio, come invece avvenne per il pensiero che si sviluppò progressivamente nei secoli seguenti, dopo il mistero del Golgota.22a

 

Era il pensiero che sorge dalle profondità dell’essere umano stesso, come sua creazione propria e individuale,

che doveva essere salvato per mezzo del quarto intervento del Cristo tramite l’anima natanica.

Detto altrimenti, grazie a questo quarto intervento (il mistero del Golgota),

doveva essere posta nell’essere umano sulla terra una nuova facoltà, quella di legare il pensiero con l’io,

per giungere in tal modo la progressiva conquista di una piena autocoscienza.

 

Al proposito dice Rudolf Steiner:

▸«Il nostro io viene afferrato a mezzo dello sviluppo del ‘pensare con i pensieri’ (Gedanken-Denken) [vale a dire il pensare interiore, a differenza del pensare accolto dall’esterno]. Affinché anche il pensiero possa essere collegato all’impulso del Cristo, affinché il pensiero come tale non cadesse nel caos nella sua azione sull’io, per questo ci fu il quarto evento del Cristo, il mistero del Golgota.»22b Infatti «il quarto pericolo minacciò il pensiero, la rappresentazione interiore dei pensieri (…) L’uomo viene salvato da questo pericolo tramite la penetrazione di pensieri (…) [nella] forma fluita all’esterno, nella sfera spirituale della terra, tramite il mistero del Golgota.»

 

Dai passi riportati deriva con chiarezza che si tratta già di un pensiero in cui concetti e idee vengono sperimentati interiormente, vale a dire un pensiero collegato con l’io dell’uomo, operante nel senso di un risveglio dell’autocoscienza, che nella storia dell’umanità fa la sua comparsa con l’odierna quinta epoca postatlantica (la cosiddetta età moderna).

 

Michele però non potè accompagnare l’anima natanica nel quarto e ultimo sacrificio, poiché nessuna entità delle gerarchie superiori, fatta eccezione per il grande spirito solare, poteva in quell’epoca incarnarsi in un corpo fisico sulla terra. Per questo motivo Michele rimase nella sfera solare ove si trovava anche al tempo del mistero del Golgota, e da là egli contemplò la definitiva unione dell’essere del Cristo con l’essere della Terra.23 Cosicché la guida dell’anima natanica durante il periodo della sua preparazione all’incarnazione fisica passò all’arcangelo lunare Gabriele, come descritto da Luca nella scena evangelica dell’annunciazione.

• La contemplazione dal Sole del mistero del Golgota, dell’evento centrale dell’intera evoluzione cosmica e terrestre, suscitò nella volontà solare di Michele la disponibilità a sacrificare all’umanità terrena, con la quale si era unito da allora in poi il Cristo, ciò che lo stesso Michele dirigeva nel cosmo fin dal principio: l’intelligenza cosmica, l’effettiva sostanza del pensiero cosmico.23a

 

Così al riscatto del pensiero dell’io individuale umano tramite il mistero del Golgota,

si aggiunse anche il sacrificio di Michele.

Questi due fatti posero la base affinché l’uomo potesse sperimentare l’impulso della libertà.

 

Potremmo dire che

• il primo e più importante evento, il mistero del Golgota,

pose la base della facoltà dell’uomo di formarsi dei pensieri autonomi,

• mentre il secondo evento gli elargì lo strumento, o meglio, la sostanza spirituale, per realizzare questa facoltà,

insegnandogli appunto a formare da sé i propri pensieri.

 

La prima alta facoltà, donata all’uomo grazie al mistero del Golgota,

sta alla seconda, donatagli nei secoli successivi da Michele,

come la mano dello scultore esperto sta alla materia da cui egli trae la propria forma artistica.

 

Questo sacrificio per l’umanità fu però possibile a Michele, solo tramite il possente cambiamento che egli subì nella propria evoluzione, in seguito al fatto che il Cristo era sceso sulla terra per attraversare il mistero del Golgota.

Già in tempi remotissimi, sull’antico Sole, prima degli stati evolutivi di Luna e Terra, l’entità cosmica di Michele nel suo servizio alle gerarchie superiori era legata in maniera particolare allo spirito solare del Cristo.24

Ed è appunto in virtù di questo antichissimo legame con il sublime spirito solare che Michele potè prendere parte ai tre atti ‘precristiani’ del Cristo per il tramite dell’anima natanica.

 

Grazie a questa preparazione, quando sul Golgota

il Cristo si congiunse definitivamente con la sfera terrestre divenendo il nuovo spirito della Terra,

Michele potè rimanere nella sfera solare abbandonata dal Cristo,

e diventare il vero rappresentante del grande Spirito Solare, il «volto del Cristo»,

e iniziare così il cammino che dal rango di Spirito di popolo doveva portarlo a quello di Spirito del tempo.

 

Come il Sole splende per tutti i popoli della Terra donando ad essi luce e calore,

così Michele doveva divenire guida dell’umanità intera.

Cosicché da allora in poi agirono nel cosmo:

il Cristo quale nuovo spirito della Terra e io superiore dell’umanità25

e Michele in quanto rappresentante del Cristo sul Sole, vero «volto solare del Cristo».

 

Questa nuova posizione di Michele nell’universo, intervenuta all’epoca del Mistero del Golgota, viene descritta da Rudolf Steiner con queste parole:

▸«Da spirito notturno che era, Michele doveva diventare spirito diurno.

Per lui il mistero del Golgota significa la trasformazione da spirito notturno in spirito diurno».26

 

• Dopo gli avvenimenti di Palestina, il Cristo può essere trovato in piena libertà

solo nell’interiorità dell’uomo, nel sacrario dell’anima umana.

• Viceversa Michele in quanto spirito guida dell’evoluzione dell’umanità in cammino

e primo servitore cosmico del Cristo

può essere trovato solo nella superna sfera solare, in tutta la gloria delle forze macrocosmiche del Cristo.

 

E benché questa collaborazione tra il Cristo e Michele si sia instaurata già a partire dal mistero del Golgota, essa può essere compresa in piena coscienza di veglia solo oggi, nell’epoca della reggenza di Michele, attraverso la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico da lui ispirata. Per suo mezzo e per la prima volta, si offre da oggi all’umanità la possibilità di seguire in piena coscienza quella ‘via cosmica’ che consegue direttamente dalla collaborazione fra il Cristo e Michele.

Di questa collaborazione e delle sue conseguenze per l’evoluzione dell’umanità sulla Terra, Rudolf Steiner dice:

▸«In quelle regioni dello spirito dove l’uomo può contemplare Michele nel mondo esterno e il Cristo nell’interiorità dell’anima, prospera ogni sicurezza di anima e di spirito, che consentirà all’uomo di percorrere la via verso il suo vero futuro compimento, senza perdere le proprie origini».27

 

Nel corso dell’anno questa nuova collaborazione tra Michele e il Cristo si esprime nello speciale rapporto fra la festa di Michele e quella della Pasqua. Parlando dell’essenza spirituale delle feste dell’anno Rudolf Steiner afferma spesso che fra le due feste vi sono intime differenze ma nondimeno esse sono complementari.

 

• La festa autunnale di Michele è così caratterizzata: prima la resurrezione, poi la discesa nel regno della morte.

• A Pasqua invece agisce l’impulso inverso: dapprima la morte, e quindi la vittoria sulla morte con la resurrezione.28

 

Queste due formule esoteriche esprimono oggi il carattere soprasensibile degli impulsi di Michele e del Cristo. Esse trovano riflesso anche nell’interiorità dell’uomo e sono i presupposti fondamentali del cammino verso l’iniziazione moderna e cristiana per il cui inizio è particolarmente indicato il periodo dell’anno che va dalla fine dell’estate a Natale.

 

Dalla precedente descrizione del nuovo rapporto sorto tra le forze di Michele e quelle del Cristo dopo il mistero del Golgota, risulta che Michele agisce sull’uomo direttamente dal Sole.

 

Le sue forze compenetrano l’uomo tramite quella corrente macrocosmica

che Rudolf Steiner, nella conferenza sulla ‘eterizzazione del sangue’ definisce come ‘estetico-morale’.29

Attraverso questa corrente, che si riversa nel capo dell’uomo dall’alto verso il basso,

discese un tempo l’intelligenza cosmica che Michele aveva amministrato in passato,

per divenire tramite suo proprietà dell’uomo

(originariamente, nella sfera di Michele,essa aveva un carattere puramente morale).

 

Su questa via dall’esteriorità all’interiorità, dal macro al microcosmo,

la sostanza dell’intelligenza celeste compì il passaggio dalla sfera della resurrezione a quella della morte.

Infatti il capo dell’uomo altro non è se non un grande cimitero dei pensieri universali.

Questo flusso proveniente dal macrocosmo agisce sull’uomo comune soprattutto durante la notte, nel sonno,

vale a dire in maniera inconscia.

 

• Tuttavia, accogliendo l’impulso di Michele in maniera cosciente, con l’aiuto di una intensa meditazione interiore e di altri esercizi spirituali proposti dalla scienza dello spirito contemporanea, noi possiamo tentare sia pure in minor misura di accogliere questa corrente nella nostra coscienza, vale a dire rafforzarla in noi al punto che essa non solo compenetri il nostro capo, ma fluisca fino al cuore.

Solo se questa corrente viene rafforzata in tal modo dall’impulso di Michele, l’intelligenza presente nel capo, un tempo appartenuta a Michele, può raggiungere la regione del cuore e diventare in esso splendente luce di pensiero (vedi le parole di Rudolf Steiner citate a pag. 31).

Questo è un aspetto ancor più essenziale della festa di Michele: l’intelligenza celeste di un tempo, discesa sul piano microcosmico nel capo dell’uomo, viene sperimentata dal cuore in quanto organo di conoscenza.

 

E così possiamo vedere come d’intelligenza che in origine dimorava nella sfera cosmica della resurrezione, sia passata attraverso la morte nella testa dell’uomo, per risorgere di nuovo nel suo cuore.

La Pasqua si mostra come una festa diversissima da quella di Michele, ma al contempo complementare.

Essa è il ricordo eterno e vivente del mistero del Golgota compiutosi un tempo sulla Terra.

 

Dalle comunicazioni della scienza dello spirito, sappiamo che dopo il mistero del Golgota

non è più possibile trovare il Cristo nel macrocosmo, sul Sole,

ma solo nel microcosmo, vale a dire nell’anima umana.

Qui egli agisce, non nella corrente macrocosmica proveniente dall’esterno e dall’alto,

bensì nella corrente che ascende dal basso verso l’alto, dal micro al macrocosmo,

e trova la sua manifestazione esteriore nel sangue che si eterizza nel cuore

e che, secondo quanto dice Rudolf Steiner nella conferenza su L’eterizzazione del sangue,

scorre in direzione opposta dal cuore verso la testa.

Ma dopo il Golgota in questa corrente scorre anche la sostanza eterizzata del sangue del Cristo,

che dal cuore ascende al capo e di là torna al macrocosmo.

 

• Benché le due correnti descritte agiscano nell’uomo ininterrottamente durante l’anno tuttavia si può rilevare che nella sua metà discendente, sono dominanti le forze macrocosmiche che, provenendo dall’esteriorità, compenetrano il capo, mentre nella sua metà ascendente predominano le forze della seconda corrente, quella microcosmica, che ha la sua sorgente nel cuore ovvero, come dice Rudolf Steiner, la corrente ‘intellettiva’.

 

Così agiscono di concerto, durante l’anno, Michele e il Cristo.

Michele guida l’uomo in modo tale che i pensieri universali che gli vengono trasmessi in autunno dal macrocosmo

si trasformino gradualmente nel suo capo in pensieri umani,

che poi nel corso della primavera, irraggiando di ritorno dal cuore come intelligenza terrena,

potranno trovare la via alla redenzione, vale a dire la via della trasformazione da pensieri umani a pensieri cosmici.

 

Se l’uomo riesce a unire nel suo cuore l’intelligenza, divenuta in lui luce di pensiero,

con la corrente del sangue eterizzato del Cristo

o, in altri termini,

se l’uomo acquista coscienza della presenza diretta del Cristo in sé stesso

allora, grazie a questa esperienza, egli può riuscire a passare in piena coscienza dal regno della morte,

a cui è strettamente legato in quanto essere terreno, al regno della vita macrocosmica,

restituendo così a Michele l’intelligenza da lui a suo tempo perduta, ma ora purificata e rinata nell’impulso del Cristo.

Ecco il profondo significato micheliano della Pasqua,

che consiste nel passaggio dalla morte alla resurrezione nel regno della vita cosmica.

 

• Su questo cammino peraltro l’uomo si determina in assoluta libertà. Infatti egli potrà accogliere la nuova conoscenza scientifico-spirituale del Cristo solo a mezzo di una decisione libera e personale, permettendo così alla luce-pensiero dell’intelligenza che da lui scaturisce di unirsi con le forze del Cristo vivente, affinché essa possa ritrovare la via che dal regno della morte conduce a quello della vita eterna, nella sfera macrocosmica di Michele. Questo è il modo in cui si può schiudere all’uomo l’unica via che ai tempi nostri può guidarlo in piena coscienza a un’esistenza partecipe del cosmo. L’antroposofia è stata data proprio per questo: per indicare a tutti gli uomini questa strada, la strada della moderna iniziazione cristiana. Poiché

 

• «l’antroposofia è una via di conoscenza

che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo.

Essa sorge nell’uomo come un bisogno del cuore e del sentimento».30

 

• Da quanto abbiamo visto risulta che dopo il mistero del Golgota, per il cui compimento fu necessaria la nascita dell’anima natanica sulla Terra, si è modificata sostanzialmente la missione di Michele nel mondo.

Da allora egli occupa nel cosmo una posizione del tutto nuova, che gli consente non solo di innalzarsi progressivamente dal rango di arcangelo a quello di archè ma, dall’inizio della propria epoca di reggenza, e cioè dall’ultimo terzo del XIX secolo, di divenire anche il protettore spirituale della metà ‘discendente’ dell’anno, dalle prime cadute meteoritiche d’agosto fino al Natale.31

Per l’interpretazione scientifico-spirituale questo significa che Michele, che appartiene alla grande sfera solare, dall’anno 1879 è altresì il protettore del nuovo cammino di iniziazione cristiana e perciò l’autentica guida dell’umanità verso la conquista dell’esperienza interiore del Natale, la guida attraverso la tenebra della notte invernale, verso la nascita dello spirito solare nell’anima umana.

 

 


 

Note:

21 – O.O.150, 21.12.1913

22 – Nella conferenza del 5.6.1913 Rudolf Steiner dice: «Capire l’impulso del Cristo significa non solo tendere alla perfezione ma anche accogliere quello che è contenuto nelle parole di Paolo “Non io, ma il Cristo in me”. ‘Io’, è la parola di Krishna; “Non io, ma il Cristo in me” è la parola del cristiano» (O.O.146,5.6.1913).

22 – O.O.161, 10.1.1915

22b – O.O. 152, 7.3.1914, anche la citazione seguente.

23 O.O.240, 19.7.1924

24 – Già sull’antico Sole l’entità che noi chiamiamo Michele e che allora attraversava il suo stadio ‘umano’ potè legarsi in modo particolare allo spirito solare del Cristo e perciò divenire fino a un certo grado la guida dell’intera «umanità solare». Questo legame di Michele con il grande spirito solare, che risale all’antico Sole, gli permise nell’epoca della Terra non solo di diventare arcangelo solare, ma anche di acquisire un rapporto del tutto speciale con il Cristo e l’intero cosmo gerarchico.

25 O.O. 112, 24.6.1909

26 – O.O. 194, 22.11.1919

27 – O.O. 26

28 O.O. 223, 1.4.1923

29 – O.O.130, 1.10.1911

30 – O.O. 26