La prova della solitudine

Il corso dell’anno come via di iniziazione – L’avvento e l’anima natanica


 

Da quanto è stato detto fin qui vediamo che

le quattro settimane d’avvento sono per noi

il periodo più favorevole per un’autentica autoconoscenza.

 

• Infatti, come per la Terra questo è il periodo di massima inspirazione (essa vive la propria vita chiusa in sé stessa, isolata dal restante universo), così in questo periodo l’uomo ha la tendenza ad approfondirsi in sé, a praticare l’autoconoscenza e conoscere l’azione delle forze avverse nelle sue parti costitutive. Insieme con la Terra, anche il singolo uomo sperimenta ora il massimo abbandono. Ma questo significa per lui anche un tempo di massima libertà. Infatti in questo periodo dell’anno, che si chiude alla vigilia del Natale con l’incontro (generalmente incosciente) con il guardiano della soglia, le entità delle gerarchie si ritirano progressivamente dall’uomo.

 

• Così, nella prima settimana d’avvento sono le archai ad abbandonarci,

affinché noi possiamo elevarci con le nostre forze personali di giustizia a un interesse per l’umanità in generale.

• Durante la seconda settimana si ritira in certa misura da noi l’arcangelo del nostro popolo,

così che ci si pone il compito di dare al nostro linguaggio un idealismo tale

da instaurare un nuovo legame pienamente libero con il nostro arcangelo.

• Infine, durante la terza settimana, negli strati più profondi del corpo astrale, si ritira l’influsso dell’angelo,

per cui il legame che le nostre facoltà animiche (pensare, sentire e volere) hanno con gli uomini che ci circondano,

legame altrimenti attivo secondo le necessità karmiche,

deve divenire fino a un certo grado il risultato del nostro cosciente lavoro personale.

Tutto questo è necessario per potere affrontare nell’ultima settimana la prova della completa solitudine interiore,

la quale per il discepolo dello spirito è in relazione alle esperienze fatte alla soglia del mondo spirituale.

 

Rudolf Steiner dice al riguardo:

▸ «Quel che in effetti accade è che il discepolo aggiunge un nuovo corpo al suo corpo animico più fine. Indossa un abito in più. Fino ad allora egli ha percorso il mondo con gli involucri che rivestono la sua personalità. A ciò che doveva compiere per la sua comunità, per il suo popolo, per la sua razza, provvedevano gli spiriti superiori che si servivano della sua personalità [cioè anzitutto angeli, arcangeli e archai]. Un’altra rivelazione che ora gli fa il guardiano della soglia è che d’ora in poi questi spiriti non lo guideranno più. Egli deve uscire dalla comunità. Come singolo si irrigidirebbe completamente, andrebbe incontro alla propria distruzione se non si conquistasse da solo le forze che sono proprie degli spiriti dei popoli e delle razze.»58

▸ «Il guardiano della soglia toglie ora il velo che nascondeva profondi segreti dell’esistenza. Spiriti di stirpe, di popolo, di razza, divengono manifesti nella loro attività; il discepolo si rende conto di come egli sia stato fino ad allora guidato, e altrettanto gli diviene chiaro che d’ora innanzi sarà privato di tale guida».59

 

In tal modo la «prova della solitudine»

diventa, a questo grado, l’esperienza più profonda e difficile per il discepolo.

Nessuno può evitarla se vuole seguire in modo corretto la via dell’iniziazione moderna.

 

Rudolf Steiner ha descritto questo sentimento di solitudine cosmica in una delle sue conferenze:

▸ «Da un lato si sperimenta il grandioso mondo ideale che si stende sull’universo, ma dall’altro si comprende con la più profonda amarezza la necessità di separarsi dallo spazio e dal tempo se si vuole essere tutt’uno con i propri concetti e le proprie idee. Solitudine! Si sperimenta un freddo glaciale. E in lontananza il mondo delle idee si rivela come contratto in un punto di questa solitudine. Si capisce di essere assolutamente soli. Bisogna fare quest’esperienza. Quindi si sperimenta un delirio in quel mondo ideale, un qualcosa che sconvolge profondamente l’anima. Siamo portati a dire: forse tutto questo non sono altro che io stesso, forse in quelle leggi non vi è altro di vero che la tua stessa solitudine. Quindi si vedono ingigantiti all’infinito tutti i dubbi dell’esistenza60

 

In queste parole vengono descritti da un punto di vista ‘interiore’ i sentimenti che sorgono quando l’uomo viene lasciato per la prima volta a sé stesso e sperimenta dolorosamente il «dubbio dell’esistenza».

Potrà ora essergli guida la propria saggezza, riuscirà la luce interiore ad illuminargli la via attraverso l’oscura notte invernale, verso la nascita del sole spirituale?

Questo interrogativo, che è al contempo una sofferta esperienza umana, si leva prepotentemente davanti al discepolo alla soglia del mondo spirituale.

Per trovare risposta, per percorrere in questa quarta prova la via che porta dalla solitudine e dal dubbio esistenziale al santuario della conoscenza superiore, è necessario affrontare nel corso delle tre precedenti settimane d’avvento tre «prove occulte».

 

Prima di caratterizzare queste prove occulte in connessione con i periodi dell’anno, dobbiamo ancora considerare un lato positivo di questa solitudine. Infatti essa in realtà non è altro che la reazione dei mondi spirituali all’egoismo che ogni uomo porta con sé nel proprio corpo astrale sul sentiero verso la soglia, per cui cresce costantemente, quanto più l’uomo si avvicina alla soglia.

▸«Ci si sente sempre più soli, una solitudine glaciale. Questa solitudine glaciale fa parte di quello che si sperimenta nei flutti dell’interiorità, ed è quello che ci guarisce dall’eccesso del nostro egoismo».60a

 

C’è solo una cosa

che può aiutare l’uomo ad arrivare nonostante tutto sulla soglia,

e varcarla senza perdersi nella solitudine cosmica:

bisogna che egli superi il proprio egoistico interesse,

ampliando i suoi interessi in massimo grado,

fino agli interessi più generali dell’umanità e del mondo.

 

Nello sviluppo interiore di una persona che percorre la via del moderno discepolato spirituale, questo può portare al contenuto di quella che nel cristianesimo occidentale è la vigilia di natale, il 24 dicembre, il giorno di Adamo ed Èva; questo è il giorno consacrato al ricordo dell’originario stato paradisiaco dell’umanità, di cui l’anima natanica è la rappresentante, nata sulla terra il 25 dicembre.

 

Ma questo periodo dell’anno è anche particolarmente adatto per avvicinarsi, sulla via del moderno discepolato spirituale, all’esperienza che Rudolf Steiner descrive nel seguente modo:

▸ «Se queste due forze agiscono insieme, l’egoismo che si supera in un interesse per il mondo, e la gelida solitudine, ci si avvicina sempre più all’immaginazione del paradiso. E quando questa è apparsa con sufficiente vivezza, quando essa è veramente presente, si è anche giunti al punto in cui si sperimenta nel modo più corretto l’incontro con il guardiano della soglia» (vedi appendice 1).

 

Questo non significa in alcun modo un ritorno all’originario stato paradisiaco dell’umanità, poiché l’evoluzione deve sempre proseguire e non può tornare indietro. Tuttavia, una volta alla soglia, il quadro o l’immaginazione del paradiso appaiono allo sguardo animico del discepolo, poiché solo là egli può tornare ad entrare (ma questa volta in piena coscienza) nel mondo superiore che egli aveva abbandonato un tempo con la discesa sulla terra. Così, l’immaginazione del paradiso appare qui come l’autentica garanzia che il suo ingresso nel mondo spirituale è corretto. Egli deve allora unirsi a questa immaginazione del paradiso, e deve accoglierla come una sorta di indicazione per la strada successiva.

 

Rudolf Steiner continua:

▸ «Solo quando si è giunti al punto in cui la gelida solitudine è divenuta maestra, e ci ha insegnato a fare nostri i veri interessi del mondo, si giunge davanti al guardiano della soglia. Allora si può sentire di fondersi con l’immaginazione del paradiso, di diventare una sola cosa con essa. Si è dentro di essa.»

 

Questa esperienza del tutto occulta, che si può vivere come detto solo sulla via del moderno discepolato spirituale, corrisponde esotericamente a ciò che l’umanità cristiana sperimenta exotericamente quando, con i propri migliori pensieri e sentimenti, si rivolge al Santo Bambino del Presepe, che riportò agli uomini le forze del paradiso, mostrando loro con il proprio essere l’immaginazione del paradiso sulla terra.

 

 


 

Note:

58 – O.O. 10

59 – Ibidem

60 – O.O. 146, 29. 5. 1913

60 – O.O. 145, 27.3.1913, anche le citazioni seguenti