La nuova apparizione del Cristo nell’eterico

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Il Cristo eterico


 

L’apparizione del Cristo eterico nel mondo spirituale limitrofo alla terra

va considerato il più importante evento spirituale del XX secolo.

 

Secondo le comunicazioni di Rudolf Steiner questo evento ha avuto inizio nel 1909;76 verso la fine di quell’anno nel ciclo di conferenze sul vangelo di Luca furono rivelati per la prima volta i segreti del Quinto vangelo e in primo luogo il mistero dei due bambini Gesù. In seguito, a partire dal gennaio 1910 queste comunicazioni costituirono, a varie riprese, il filo conduttore delle conferenze di Rudolf Steiner. Tra l’ottobre e il dicembre 1920, troviamo le ultime comunicazioni in proposito: nelle due ultime conferenze del ciclo La nuova spiritualità e l’esperienza del Cristo nel XX secolo e al termine della seconda conferenza del ciclo: La ricerca della nuova Iside, la divina Sofia.77 Il 6.2.1917 Rudolf Steiner tratta di questo avvenimento con toccante solennità (vedi pag. 137):

 

▸ «L’umanità deve imparare a interrogare il Cristo. Come? Lo può fare solo imparando il suo linguaggio. Chi sa cogliere il senso più profondo di ciò che la scienza spirituale si prefigge, vede in essa non una semplice teoria circa i problemi dell’umanità, la natura dell’uomo, la reincarnazione e il karma, ma un linguaggio che consenta di esprimersi su argomenti spirituali. E il fatto di imparare a colloquiare con il mondo spirituale tramite la scienza dello spirito, è molto più importante che appropriarsi di pensieri teorici. Infatti il Cristo è con noi tutti i giorni fino alla fine dei tempi terrestri. Dobbiamo imparare il suo linguaggio. E per quanto ciò possa ancora apparire astratto, il linguaggio che ci parla di Saturno, Sole, Luna e Terra, delle epoche, dei periodi di civiltà e di molti altri aspetti dell’evoluzione, è lo stesso linguaggio nel quale possiamo tradurre le domande da porre al mondo spirituale. E se impareremo a parlare la lingua dello spirito allora, miei cari amici, il Cristo sarà al nostro fianco e ci risponderà (…) Cerchiamo quindi di appropriarci della scienza spirituale non come di una dottrina, ma come un linguaggio, e attendiamo di poter formulare in quel linguaggio le domande da porre al Cristo, che ci risponderà, sì, ci risponderà.»78

 

Queste parole rivelano l’esigenza spirituale fondamentale dei tempi nuovi, che sono già cominciati:

imparare a interrogare il Cristo su tutti i nostri problemi e ricevere da lui risposta.

Infatti, ▸«oggi è possibile, se solo lo si vuole, essere vicini al Cristo;

è possibile trovare il Cristo in un modo del tutto differente che in epoche precedenti.»79

 

Questo particolare ‘sentire’ l’interiore vicinanza del Cristo, possibile a partire dalla nostra epoca,

è il primo segno dei frutti del ritorno nell’eterico.

 

Possiamo citare tre di queste conseguenze:

1 – Il progressivo destarsi nell’umanità della nuova chiaroveggenza eterica.

A datare dal XX secolo e in avvenire, nel corso di 2500-3000 anni, sempre più larghe cerchie dell’umanità acquisiranno la capacità di contemplare immaginativamente il mondo soprasensibile più vicino a quello fisico. A tali uomini si aprirà la visione della sfera degli esseri elementari e del corpo eterico di piante, animali e uomini.

2 – In seguito a tali percezioni eteriche si aggiungerà

la visione della «forma eterica» entro cui il Cristo si avvicina.80

3 – Infine gli uomini svilupperanno gradualmente

la facoltà di ricordare e sperimentare coscientemente il proprio karma.

Quest’ultimo processo consisterà dapprima nella

• capacità di contemplare direttamente i propri atti, il proprio karma non ancora estinto.

Ma questa sarà a sua volta conseguenza del fatto che dal XX secolo

il Cristo avoca a sé la funzione di «giudice del karma».

 

Sono poi da rammentare anche tre fatti

riguardanti il divenire storico-spirituale dell’umanità che hanno reso possibile

la speciale congiuntura che ha preceduto la nuova venuta del Cristo.

 

1 – Nel 1879 l’inizio della nuova reggenza di Michele con la sua elevazione al rango di Spirito del tempo e la precipitazione sulla terra degli spiriti arimanici delle tenebre, appartenenti alla gerarchia degli angeli ritardatari. Grazie a questa ‘espulsione’ il mondo spirituale più prossimo alla Terra è stato purificato dagli spiriti avversi e preparato ad accogliere la nuova venuta del Cristo.

2 – Nel 1899 la fine dell’epoca oscura del Kali-Yuga e l’inizio della nuova epoca luminosa, con la conseguente possibilità di disporre il terreno spirituale per lo sviluppo di facoltà soprasensibili in seno all’umanità.

3 – La comparsa della scienza dello spirito ad orientamento antroposofico che ebbe inizio a San Michele del 1900 con la prima conferenza scientifico-spirituale di Rudolf Steiner intitolata: La rivelazione segreta di Goethe. Fu l’aurora della nuova rivelazione cristiano-micheliana che deve diventare accessibile alla coscienza degli uomini nella nuova epoca della luce.

 

A questi due aspetti della nuova venuta del Cristo, quello prettamente spirituale e quello storico-spirituale, dobbiamo poi aggiungere un terzo, a cui si è fatto cenno al termine del capitolo precedente, vale a dire la partecipazione a tale evento di tre entità spirituali in qualità di coadiutori e servitori del Cristo nella sua nuova manifestazione in seno all’umanità. Queste entità sono: Michele, lo spirito guida del nostro tempo, l’arcangelo Widar e l’entità angelica o simil-angelica dell’anima natanica.

Per aprirci la strada alla comprensione della nuova venuta, è bene ora seguire in dettaglio il ruolo assunto da queste tre entità nell’evento.

 

Cominciamo col considerare l’anima natanica.

Come già detto dopo il battesimo al Giordano

• l’anima natanica divenne per i tempi futuri il grande archetipo dell’essere umano

che nel pieno senso del termine si è fatto ‘ricettacolo’ per il Cristo.

Dai tempi successivi al Golgota essa appare quale involucro animico del Cristo,

quale raggiante aura di luce che lo circonfonde.81

 

Ma ciò significa che essa diviene portatrice della «coscienza del Cristo»

nella sfera spirituale limitrofa alla Terra, la sfera degli angeli,

restando legata al Cristo nel mondo spirituale anche dopo la «resurrezione dai morti».

E così permeata della coscienza del Cristo,

diffondendo attorno a sé la pienezza di questa coscienza in un alone di luce spirituale,

l’anima natanica apparve a Paolo sulla via di Damasco.

 

Allo stesso modo essa ha agito successivamente fino ai nostri giorni.

Infatti, come testimonia più volte Rudolf Steiner, l’evento di Damasco

fu anche un’anticipazione profetica dell’apparizione del Cristo eterico nel XX secolo.81a

 

Ma per comprendere ancor meglio il legame in questione vogliamo ricordare alcuni altri fatti riferiti da Rudolf Steiner in una conferenza tenuta a Londra il 2.5.1913.

In essa troviamo l’indicazione che

 

la comparsa del Cristo nell’eterico nel XX secolo, venne preceduta

da una sorta di ripetizione soprasensibile del mistero del Golgota nel XIX secolo.

Anche in questa «ripetizione» del mistero del Golgota abbiamo a che fare

con un processo di morte e resurrezione nel mondo spirituale

nonché con la partecipazione non di una, bensì due entità all’evento stesso:

• l’entità macrocosmica del Cristo         • e quella simil-angelica dell’anima natanica.

 

• Come un tempo sulla Terra

il Cristo sperimentò la morte negli involucri di Gesù di Nazareth, cioè dell’anima natanica,

• in modo parallelo nel XIX secolo

quella parte della coscienza del Cristo rimasta collegata all’anima natanica

sperimentò un’estinzione di coscienza nella sfera angelica prossima alla Terra,

per risorgere nel mondo umano quale nuova «coscienza del Cristo»,

vale a dire in quanto nuova possibilità da parte di ciascun uomo

di sperimentare direttamente il proprio legame con il Cristo.

 

Torniamo alle parole di Rudolf Steiner nella conferenza citata:

 

• «Il Cristo si incarnò nell’antica razza ebraica e all’interno di quella patì la morte.

Ma l’essere angelico che da allora [dal mistero del Golgota] è la sua figura esteriore,

nel corso del XIX secolo patì uno ‘spegnersi della coscienza’,

questo avvenne a causa delle forze materialiste dell’ostacolo, entrate nei mondi spirituali

tramite le anime che attraversarono le porte della morte con atteggiamento materialistico.

 

Ma nel XX secolo questa estinzione della coscienza nei mondi spirituali si trasformò

in resurrezione della coscienza del Cristo nelle anime umane tra nascita e morte.

In un certo senso si può prevedere che

quanto a partire dal XX secolo va perduto nell’umanità in coscienza,

risorgerà sicuramente in facoltà chiaroveggente.

Dapprima poche, poi sempre più persone saranno in grado nel secolo XX

di percepire il Cristo in figura d’angelo.

 

Nei mondi che confinano direttamente col nostro e in cui il Cristo è divenuto visibile dopo il mistero del Golgota,

per il bene dell’umanità ebbe luogo una estinzione della coscienza.

Alla svolta dei tempi alcuni rari uomini furono in grado di leggere i segni dei tempi

e capire che nel mistero del Golgota una entità somma

era discesa dai mondi spirituali per vivere sulla Terra e così attraversare la morte,

affinché attraverso la morte le sue sostanze potessero venire incorporate nella Terra.

 

Similmente noi oggi possiamo osservare che in determinati mondi confinanti col nostro

ha avuto luogo una specie di morte spirituale, un annullamento della coscienza,

una ripetizione del mistero del Golgota,

affinché nelle anime degli uomini sulla Terra,potesse rivivere la coscienza del Cristo prima nascosta».82

 

Quest’indicazione alla ripetizione soprasensibile del mistero del Golgota, prima della comparsa eterica del Cristo, si riferisce alla ‘morte’ e alla resurrezione della coscienza [del Cristo] nell’anima natanica, l’entità simil-angelica che dal tempo del Golgota accompagna il Cristo quale suo vestito di luce.83

 

In chiave immaginativa ci si può rappresentare questo processo nel senso che

la luce spirituale che Paolo contemplò sulla via per Damasco come veste del Cristo,

si è progressivamente estinta con l’avanzare del materialismo dei tempi moderni.

Ma passando per la morte e la resurrezione essa si è riaccesa,

questa volta però non solo esteriormente quale luce astrale,

bensì anche nell’interiorità umana, nelle anime, nei corpi eterici

in quanto luce eterica capace di suscitare nell’uomo la vita

in forma di puri pensieri spiritualizzati, i pensieri della scienza dello spirito,

atti ad accompagnarlo a una nuova e cosciente esperienza dell’entità del Cristo.

 

A questo punto si pone una domanda: l’anima natanica passando attraverso il processo di estinzione e resurrezione della coscienza del Cristo nel XIX secolo ha potuto immettere la luce di questa coscienza nelle anime umane accendendo negli uomini il primo barlume della coscienza del Cristo. Ma cosa avvenne in seguito della stessa anima natanica?

Se pensiamo ancora che Rudolf Steiner caratterizza gli eventi descritti come una sorta di ripetizione del mistero del Golgota allora possiamo dire:

• alla svolta dei tempi sperimentando con il Cristo la morte sul Golgota, l’anima natanica sperimentò anche la resurrezione, poiché il suo intero essere era compenetrato delle forze dell’io del Cristo. Solo grazie alla compartecipazione al mistero della resurrezione l’anima natanica potè poi divenire anche portatrice della coscienza del Cristo nel mondo spirituale limitrofo alla Terra, e cioè nella sfera angelica.

 

• Ora l’anima natanica sacrifica all’umanità

questa coscienza del Cristo di cui è stata portatrice per quasi duemila anni,

così come al tempo del Golgota aveva sacrificato all’umanità il proprio corpo fisico compenetrato dal Cristo.

• In seguito a questo atto sacrificale, che possiamo considerare il quinto sacrificio dell’anima natanica,

essa attraversa una sorta di periodo di incoscienza nel mondo spirituale

(infatti le forze della coscienza del Cristo l’hanno abbandonata per trasferirsi in seno agli uomini)

e da questo stato di incoscienza essa viene destata dopo un certo tempo dal Cristo.

• Ma questa volta essa non si ridesta a causa dell’unione con le forze dell’io del Cristo,

come avvenne dopo il mistero del Golgota, ma con le forze del sé spirituale del Cristo,

vale a dire il componente subito superiore all’io, con il quale egli venne nel mondo alla svolta dei tempi.83a

 

• E ora, dopo questa resurrezione nei mondi superiori l’anima natanica doveva creare un nuovo involucro,

un nuovo abito di luce per il Cristo che oggi viene tra gli uomini in forma eterica.

• Questo vestito però deve essere ora intessuto con la luce

che gli uomini stessi riescono a portare nella luce astrale tramite l’etere di luce,

tramite la coscienza del Cristo che opera in essi quale luce di pensiero.

• E proprio con questa luce astrale metamorfosata

l’anima natanica tesse oggi un nuovo abito luminoso al Cristo eterico.

 

Possiamo considerare la rivelazione del mistero dell’anima natanica fatta da Rudolf Steiner nel settembre 1909 nel ciclo sul vangelo di Luca come la rivelazione dell’inizio di questo processo soprasensibile.

 

• La seconda entità che prende direttamente parte alla nuova venuta del Cristo è l’arcangelo Widar.

Secondo quanto rivelatoci da Rudolf Steiner,

Widar crea oggi nella stessa sfera spirituale attigua alla Terra la «figura eterica»

nella quale «deve incarnarsi quella che noi dobbiamo riconoscere come figura eterica del Cristo».

Widar crea questa «figura eterica» proprio a partire

• dalle forze eteriche più spiritualizzate contenute nell’anello eterico che circoscrive la Terra,

• e dalla purissima sostanza eterica della primigenia giovinezza dell’umanità

di cui egli è il custode dall’epoca dei fatti di Palestina.

 

In altri termini:

• con le forze eteriche pienamente permeate dell’impulso del Cristo

• e quelle della vita macrocosmica84 non contaminata dal peccato originale,

Widar condensa una figura immaginativa in cui il Cristo eterico deve agire nell’umanità.85

 

E siccome oggi Widar è il nuovo protettore

• sia dell’anima natanica,     • sia delle forze eteriche giovanili primigenie dell’umanità,

spetta a lui il compito di risvegliare nelle anime umane

la facoltà di una nuova chiaroveggenza capace di percepire la venuta del Cristo.

 

Così al nostro tempo l’arcangelo Widar

• non solo prende parte alla nuova venuta del Cristo nel mondo spirituale,

• ma interviene anche direttamente nel risveglio e nella vivificazione

delle forze dell’anima che potranno permetterci di partecipare coscientemente all’evento in questione.

 

Widar realizza questo compito preparando e fortificando quella parte dell’anima

nella quale dovrà nascere la nuova coscienza del Cristo

e nella quale dovranno essere destate le forze originarie dell’anima natanica per un’azione cosciente.

 

Ma in che parte dell’uomo dovrà effettuarsi questo risveglio della coscienza del Cristo portata dall’anima natanica?

Rudolf Steiner dice:

«Bisogna guardare a quel che è rimasto fanciullesco nell’uomo; infatti le restanti facoltà potranno essere scaldate, tramite l’inclinazione al Cristo, solo passando prima attraverso ciò che nell’uomo è rimasto fanciullesco. Dobbiamo rendere intelligente ciò che in noi è rimasto di fanciullesco se vogliamo che anche le restanti attitudini divengano nuovamente intelligenti. A tal proposito ciascuno porta in sé qualcosa di infantile che, una volta rivivificato potrà legarsi al principio del Cristo.»86

Ed è proprio Widar che conduce l’uomo a permeare la propria innocenza di intelligenza, a vivificare il bambino che è in noi, in modo che possa legarsi al principio del Cristo. Infatti queste forze infantili dell’anima costituiscono il terreno materno nel quale oggi Widar può piantare i fiori della nuova chiaroveggenza; non l’antica chiaroveggenza caotica, ma quella nuova «compenetrata dalla luce della ragione e della scienza».

Cosicché alla nostra epoca l’anima natanica e Widar operano insieme nell’umanità:

Widar vivifica la parte infantile di ogni uomo

e la permea di raziocinio e di forza di conoscenza; in tal modo però

vi risveglia le originarie forze dell’anima collegate all’anima natanica.

• Quest’ultima può allora a sua volta «risorgere»

e accendere nell’uomo la luce interiore della coscienza simil-angelica del Cristo,

che Widar trasforma in nuova chiaroveggenza immaginativa.

 

Questo processo può essere descritto così:

• mediante l’anima natanica, l’uomo accoglie la nuova luce del Cristo,

• mentre Widar gli conferisce la possibilità di una «vita immaginativa» vivificando

quelle parti dell’anima che possono costituire la base per le nuove facoltà soprasensibili.

 

La collaborazione tra Widar e l’anima natanica si evidenzia in particolare nell’ulteriore metamorfosi della memoria umana. Abbiamo già detto che le forze deputate all’uso corretto di tale attitudine, che è intimamente legata all’autocoscienza dell’uomo, sono penetrate nell’umanità grazie al quarto sacrificio dell’anima natanica compiutosi alla svolta dei tempi. Allora il corretto sviluppo della memoria doveva essere la condizione per l’ulteriore sviluppo della coscienza dell’io dell’uomo.

 

Oggi tuttavia, allorché questa autocoscienza è già significativamente sviluppata,

nell’umanità deve attivarsi un’ulteriore metamorfosi.

L’uomo deve permeare in piena coscienza con le forze del Cristo la propria facoltà di ricordare,

questo processo è a sua volta strettamente legato allo sviluppo della nuova chiaroveggenza.87

 

E poiché la memoria trova la sua base nel corpo eterico possiamo dire

che l’impulso del Cristo si unisce dapprima con le parti del corpo eterico umano

in cui predominano ancora le forze collegate con l’anima natanica

e da qui si trasferisce alle restanti parti del corpo eterico.88

 

Queste forze dell’uomo, imparentate con l’anima natanica per decisione della direzione universale,

che vennero preservate dal peccato originale e dall’influsso prima di Lucifero e poi di Arimane,

sono collegate con le qualità di etere che formano il corpo eterico dell’uomo: l’etere di suono e l’etere di vita.89

 

Questi due eteri non toccati dal peccato furono portati sulla Terra dall’anima natanica nella sua incarnazione

ed immersi nella corrente evolutiva dell’umanità in quanto forze del ricordo del primigenio stato paradisiaco:

ciò fa sì che noi oggi portiamo nel nostro corpo eterico una memoria che comprende

il ricordo della vita nei mondi soprasensibili prima del peccato originale.

Questa memoria ha radici negli eteri di suono e di vita e comprende anche l’ordinaria memoria terrena,

che è collegata all’etere di luce e parzialmente all’etere di calore.

 

Il processo che deve avvenire oggi nell’anima umana in virtù della collaborazione tra Widar e l’anima natanica,

consiste nel fatto che, con l’assistenza di Widar,

le forze dell’anima natanica portatrici della coscienza del Cristo

vengono risvegliate nelle «regioni» di suono e di vita del corpo eterico.

 

In tal modo esse possono permeare anche una parte dell’etere di luce (e in futuro anche l’etere di calore),

con ciò aprendo la via all’ingresso dell’impulso del Cristo:

▸ «La nuova venuta del Cristo che si avvicina non fisicamente ma etericamente

è correlata al primo espandersi della memoria, all’inizio di una cristificazione della memoria.

In tale evento il Cristo si presenterà agli uomini quale un essere di natura angelica. A ciò dobbiamo prepararci».90

 

Ci si può chiedere come debba avvenire questa vivificazione del ricordo

che oggi ci guida verso una nuova chiaroveggenza eterica.

In altre parole:

• come possono le forze di Widar e dell’anima natanica accomunate nell’azione

e riattivate nelle regioni del suono e della vita del corpo eterico umano, farsi strada fino alla regione della luce?

 

Rudolf Steiner ci risponde nella conferenza del 2 .1.1916, dove descrive

il meccanismo della memoria terrena, legata alla parte di luce del corpo eterico umano,

e il graduale superamento delle forze arimanico-luciferiche che agiscono in esso.

 

Il Cristo parlò in modo profetico di questo profondo ‘mistero della luce’ dapprima

a una ristretta cerchia di apostoli durante i quaranta giorni dopo la resurrezione.

La rivelazione di questo mistero della luce si conclude con un testo mantrico

che Rudolf Steiner potè leggere nella cronaca dell’akasha e che al nostro tempo può

essere considerato uno dei più adatti al risveglio della nuova chiaroveggenza eterica,

la chiaroveggenza che porta alla contemplazione dell’immagine eterica del Cristo

quale si riflette nel corpo eterico dell’uomo.

 

Il mantra recita:

▸ «Oh voi potenze del mondo spirituale, consentite che io esca dal corpo fisico

e possa conoscere nel mondo della luce, che io possa essere nella luce,

per contemplare il mio corpo di luce, e non lasciate che le forze arimaniche

siano tanto potenti da impedirmi di vedere ciò che avviene nel mio corpo di luce.»91

 

(Nel senso di quanto detto fin qui possiamo dire che le forze spirituali alle quali oggi indirizziamo in primo luogo questa preghiera sono l’anima natanica, Widar e, come vedremo in seguito, la guida del nostro tempo, Michele).

 

Ciò che si manifesta all’anima in una tale contemplazione del corpo di luce è quanto segue.

Come già detto la nuova comparsa del Cristo nel XX secolo fu preceduta dall’estinzione della coscienza dell’anima natanica permeata dal Cristo, avvenuta nel mondo spirituale limitrofo alla Terra nel XIX secolo, e quindi da un successivo riattivarsi di quella coscienza nelle anime degli uomini. Più precisamente questo processo si è manifestato come progressiva estinzione della luce astrale diffusa dall’anima natanica e nel suo metamorfosarsi e condensarsi in luce eterica, penetrando attraverso le zone «vita» e «suono» del corpo eterico dell’uomo, vivificato da Widar, fin nella zona della «luce»92 nella quale l’uomo può contemplare la propria memoria ricolma delle forze del Cristo.

Peraltro se ricordiamo che

la luce astrale è in un certo senso la memoria astrale del cosmo93

• e la parte «luce» del corpo eterico umano è portatrice della sua memoria terrena individuale,

tutto questo processo può essere così caratterizzato:

• si tratta della fecondazione della memoria umana operata dalla memoria cosmica permeata del Cristo.

 

Questo è l’inizio del mistero nel quale

l’impulso del Cristo penetra progressivamente nella memoria umana e conduce l’uomo

a una nuova visione del Cristo stesso nel mondo spirituale limitrofo alla Terra.94

 

Dal punto di vista della conferenza citata ciò corrisponde

al processo di vivificazione e di illuminazione della memoria umana ordinaria,

che altro non è che il muoversi luminoso del corpo eterico immerso nelle tenebre:95

▸ «I demoni [entità spirituali al seguito di Arimane] tengono il corpo di luce dell’uomo in costante oscurità. Ciò è dovuto ai dispositivi messi in atto da Arimane nei confronti del corpo fisico e di quello eterico.»96

 

Da ciò risulta chiaro che la vivificazione della memoria operata, come descritto, dal Cristo nella regione-luce del corpo eterico non solo favorisce il risveglio di una nuova chiaroveggenza ma anche qualcosa di molto più importante:

▸ «Possiamo perciò dire, e vorrei scriverlo alla lavagna tanto è importante:

l’anima umana può osservare dalla luce i processi del proprio corpo di luce,

affrancandosi dalle forze arimaniche che solitamente oscurano i processi nel corpo di luce.»97

 

Cosicché dopo la fine dell’epoca oscura del Kali Yuga, non più solo gli iniziati, ma cerchie sempre più vaste di persone possono sviluppare la nuova chiaroveggenza eterica, grazie alla coscienza del Cristo risvegliata nell’anima da Widar e al superamento almeno parziale delle potenze arimaniche presenti nel corpo eterico.

 

Quale archetipo di questo fatto sta la vittoria di Widar sul lupo Fenris cioè sulle forze arimaniche che, nel nostro tempo, vogliono sì risvegliare nell’uomo una certa chiaroveggenza ma tale da trascinare a un oscuramento ancora maggiore, e non a una corretta contemplazione del corpo di luce [a partire] dalla luce.98 Difatti la chiaroveggenza del lupo Fenris non poggia sull’affrancamento dell’etere di luce dalle forze arimaniche99 ma estende il potere di queste forze anche all’etere chimico e all’etere di vita.100

 

Ora possiamo esaminare il rapporto fra il ritorno del Cristo e Michele.

Rudolf Steiner parla spesso di questo rapporto instauratosi dopo il 1879,

soprattutto nelle conferenze degli anni tra il 1913 e il 1915.

Dalle comunicazioni di quegli anni risultano in primo luogo due aspetti.

 

• Il primo aspetto riguarda

l’ascesa di Michele al rango di archai intorno agli anni quaranta del XIX secolo.101

Da allora egli può servire il Cristo su un piano superiore.102

 

In verità Michele cominciò a servire il Cristo in modo nuovo già all’epoca del mistero del Golgota quando divenne messaggero del Cristo. A fare inizio dagli anni quaranta del XIX secolo in preparazione della sua prima reggenza postcristiana, Michele si collegò profondamente con la sfera dove agisce direttamente il Cristo.

 

Nella conferenza del 20 maggio 1913 Rudolf Steiner parla del passaggio di Michele dal servizio di Jahve al servizio del Cristo intorno all’anno 1879 e cioè in un certo senso dell’inizio della comparsa del Cristo eterico:

• «Se le anime del XX secolo hanno la possibilità di andare verso la comprensione del mistero del Golgota, questo è perché a causa di una cospirazione delle anime materialiste il Cristo venne scacciato dal mondo spirituale e bandito nel mondo sensibile, così che anche sulla Terra è ora possibile l’inizio di una nuova comprensione del Cristo. Per tale fatto il Cristo si è ancor più intimamente collegato con tutto ciò che sulla Terra costituisce il destino degli uomini. E come un tempo era possibile sollevare lo sguardo a Jahve (o Jehova) e sapere che egli era l’entità che aveva inviato Michele a preparare il passaggio dall’era di Jahve all’era del Cristo, così oggi possiamo dire che il Cristo stesso ci manda Michele. Questo è il nuovo, grandioso evento che noi vogliamo metamorfosare in sentimento. Come si poteva una volta parlare di Jahve-Michele quale guida dell’epoca, così ora possiamo parlare di Cristo-Michele. Michele si è elevato da Spirito di popolo a Spirito del tempo per il fatto che da messaggero di Jahve è diventato messaggero del Cristo. Cosicché noi comprendiamo correttamente l’impulso del Cristo se comprendiamo la missione di Michele nella nostra epoca.»103

 

Nelle parole citate è contenuta l’indicazione chiara del ruolo di Michele quale messaggero del Cristo e preparatore del suo ritorno nell’eterico:

▸ «Già due volte il Cristo è stato crocefisso, la prima volta nel mondo fisico, all’inizio della nostra era, e una seconda volta spiritualmente nel XIX secolo. Potremmo anche dire che la prima volta l’umanità ha sperimentato la resurrezione del suo corpo [cioè il corpo dell’anima natanica], mentre a partire dal XX secolo sperimenterà in sé la resurrezione della sua coscienza [cioè della coscienza dell’anima natanica adombrata dal Cristo]. Quello che qui ho potuto accennare penetrerà gradualmente nelle anime umane e Michele ne sarà il messaggero. Come in passato Michele guidava le anime verso la comprensione del suo volgersi dal cielo alla terra, così oggi egli le prepara a sperimentare il volgersi della coscienza del Cristo da uno stato di incoscienza a uno di coscienza.»104

 

Da quanto detto risulta un rapporto assolutamente nuovo che si è instaurato fra il Cristo e Michele quale risultato dell’avvento della nuova reggenza di Michele e della ripetizione del mistero del Golgota.105 Questi due ultimi avvenimenti risultano stranamente collegati fra loro se si prende in considerazione quanto segue.

 

• Una particolarità essenziale della nuova reggenza di Michele è che dopo un’aspra lotta contro angeli arimanici (quelli che Rudolf Steiner chiama «spiriti delle tenebre») intorno al 1879 Michele riuscì a precipitare le entità arimaniche sulla Terra, nella coscienza degli uomini.106

Grazie a questa vittoria celeste Michele ripulì dagli spiriti avversi l’orizzonte soprasensibile, la sfera celeste confinante con il mondo terrestre. Conseguenza ne fu la possibilità della diffusione di una nuova rivelazione spirituale sulla Terra, che apparve all’alba del nostro secolo in quanto scienza dello spirito ad indirizzo antroposofico. E mentre Michele agiva nella sfera spirituale da lui purificata, in basso, sulla Terra, nel mondo degli uomini, l’oscurità estendeva il suo dominio.

Peraltro lo stato delle cose si modificò sostanzialmente dal 1899 in coincidenza con la fine dell’epoca oscura, del Kali-Yuga, poiché da allora sia per le gerarchie superiori sia in generale per tutte le entità dei mondi spirituali si aprì la possibilità di una nuova comune partecipazione all’evoluzione terrestre con gli uomini.

 

In tal modo verso l’inizio del nostro secolo ci si presenta il seguente quadro:

• in alto Michele nel mondo spirituale purificato,

• in basso gli uomini con gli spiriti delle tenebre precipitati in mezzo a loro

• e, in mezzo, fra i due mondi, una porta non più chiusa, ma aperta,

una via libera e accessibile alle «relazioni» fra esseri spirituali e terreni.

 

In questa situazione spirituale fa il suo ingresso a partire dal 1909 il Cristo eterico, nella forma creatagli dall’arcangelo Widar con la collaborazione dell’anima natanica, che lo accompagna fin dal tempo dei fatti di Palestina.

 

Fondamento del ‘primo’ mistero del Golgota

fu la discesa del Cristo nel mondo fisico per la salvezza della forma fisica dell’uomo,

del fantoma del suo corpo fisico (in altri termini, del corpo fisico dell’anima natanica

quale archetipo dell’umanità intera).

Alla base del ‘secondo’ mistero del Golgota, che si è compiuto

in forma soprasensibile con l’apparizione del Cristo in una nuova figura eterica,

noi troviamo la sua decisione sacrificale

di rimanere in seno all’umanità fino alla fine dei tempi, e penetrare nella stessa sfera

nella quale trent’anni prima Michele aveva precipitato gli spiriti delle tenebre.

 

In senso più immaginativo possiamo rappresentarci tutto ciò come segue:

• quale risultato della vittoria di Michele,

– splende una nuova luce nelle «altezze», nel mondo soprasensibile contiguo alla Terra;

– per contro, in basso l’oscurità si è intensificata,

e in questa tenebra a partire dal 1909 comincia a discendere dall’alto il Cristo.

 

Da allora,

sia nei sostrati del divenire terrestre, sia nelle profondità delle stesse anime umane,

agiscono contemporaneamente due impulsi antitetici:

• l’impulso del Cristo • e l’impulso degli spiriti arimanici delle tenebre:

▸ «Ma il Cristo sarà là: con grande sacrificio egli vivrà nella stessa sfera di Arimane.

L’uomo potrà scegliere fra Cristo e Arimane.»107

 

Così oggi stanno di fronte agli uomini,

• da una parte la nuova forza che sorge in seno all’umanità,

la nuova chiaroveggenza cosciente che porta alla contemplazione solare del Cristo eterico,

• e dall’altra la forza della chiaroveggenza oscura e caotica alimentata da Fenris.108

 

Nella nostra epoca e in quella immediatamente successiva

un numero sempre maggiore di uomini sarà costretto ad operare

una scelta in piena coscienza: la chiaroveggenza del Cristo o quella di Fenris.

 

Ora dobbiamo chiederci: qual è il rapporto tra Michele rimasto «nelle altezze»109

con i fatti che si profilano «in basso», e che ruolo vi svolge?

Secondo le comunicazioni della scienza dello spirito il suo compito consiste nel fare in modo che gli uomini sulla terra possano percepire correttamente il Cristo, che ora è presente fra loro nella forma eterica creatagli da Widar e rivestito della nuova aura dell’anima natanica.

Qui tocchiamo un segreto essenziale del nostro tempo. Nelle conferenze degli anni 1914/1915 Rudolf Steiner tocca in tre riprese questo importante segreto del nostro tempo, in relazione ai tragici eventi di quegli anni. Nelle tre conferenze del 9.11.1914, 3.12.1914 e 14.2.1915110 egli esamina anzitutto i retroscena soprasensibili della prima guerra mondiale, legati alla « guerra spirituale » in atto fra oriente e occidente, e così pure il difficile karma dell’Europa centrale, posta fra i due poli in lotta. Nelle conferenze in questione Rudolf Steiner collega sorprendentemente questi eventi limitati nello spazio e nel tempo con eventi di significato umano generale: la nuova apparizione del Cristo111 e la lotta di Michele per la sua corretta realizzazione.

 

Al 3 dicembre leggiamo:

▸ «Come ho detto frequentemente, comincia oggi il grande evento dei tempi che ci aspettano: la comparsa del Cristo in modo affatto particolare (…) Ma dopo l’ultimo terzo del XIX secolo, il Cristo è preceduto da quello spirito che noi designiamo come Michele, che lotta per preparare la strada in vista di tale evento, in una parola quale precursore dello spirito solare».112

 

Così nella conferenza del 14 febbraio è detto:

▸ «Abbiamo spesso evidenziato che l’apparizione del Cristo verrà preparata dopo l’ultimo terzo del XIX secolo, quando vi sarà un avvicendamento nello Spirito del tempo. Nei secoli precedenti era Gabriele, dopo l’ultimo terzo del XIX secolo è Michele. Ed è Michele che in certa misura deve preparare le anime al ritorno del Cristo nell’eterico. Questo evento deve essere preparato e promosso, e sarà a Michele a farlo, conducendo una battaglia per preparare le anime degli uomini fra morte e nuova nascita a ciò che avverrà sulla Terra.»113

Ancora:

▸ «Il ritorno del Cristo (…) può verificarsi solo se la reggenza di Michele si estenderà sempre più. Si tratta di un processo del mondo spirituale. Michele lotta nella regione limitrofa al nostro mondo per l’ingresso del Cristo.»114

 

In cosa consiste questa lotta di Michele? Nelle conferenze ricordate la risposta viene fornita in connessione con i tragici fatti di inizio secolo. Ma poiché i processi spirituali che li sottendono appartengono alla sfera più elevata di Cristo-Michele e perciò conservano anche oggi il loro significato, è necessario affrontarli in dettaglio.

 

Dalle numerose comunicazioni della scienza dello spirito risulta che nei tempi moderni

la civiltà occidentale esercita un’azione particolarmente intensa sul corpo eterico dell’uomo,

così che il corpo eterico da un lato perde plasticità e dall’altro tende sempre più

ad assimilare certe impronte immaginative concrete dell’ambiente circostante.

Ne segue che il corpo eterico dell’uomo occidentale ha acquistato una forte tendenza

ad opporsi al processo della propria dissoluzione dopo la morte.

 

Per questo fatto, già dalla fine del XVIII secolo, e in particolare nel XIX,

nel mondo spirituale è apparsa una quantità sempre crescente di anime

che portano con sé i forti impulsi della civiltà materialistica contemporanea, sotto forma di immaginazioni ‘dense’

che per il loro carattere estraneo al circostante mondo spirituale si dissolvono con difficoltà.

Per queste «immaginazioni materialiste» i corpi eterici diventano oscuri, opachi,

come disseccati e non hanno più la capacità di unirsi alle correnti di etere luminoso che scorrono nell’universo.

 

Dunque vi è un accumularsi di corpi eterici dei defunti pervasi di «immaginazioni oscure»

nel mondo spirituale limitrofo alla Terra.

In seguito a questo fatto durante il XIX secolo si profilò il pericolo

di una riproduzione alterata nelle anime umane dell’immagine eterica del Cristo che doveva venire nel XX secolo.

E affinché il corpo eterico del Cristo potesse giungere in modo corretto alle anime degli uomini sulla Terra,

la dissoluzione di quei corpi eterici ‘mummificati’ doveva essere accelerata.

È questa accelerazione che si intende sopra con le parole

«lotta di Michele per la comparsa del Cristo [eterico]».

 

Nelle tre conferenze ricordate è detto che a questa lotta partecipano a fianco di Michele soprattutto le anime che hanno vissuto la loro ultima incarnazione nell’Europa orientale. Infatti grazie allo stato di giovanile apertura allo spirito di quei popoli nei secoli XVIII e XIX e ancora all’inizio del XX, la vita in quelle regioni non aveva comportato influssi particolari sui corpi eterici, che erano predisposti a una dissoluzione particolarmente rapida nel mondo spirituale dopo la morte.115 Questa la situazione in quegli anni.

 

Oggi la diffusione del materialismo e la sua penetrazione anche tra le popolazioni dell’est europeo ha provocato l’accrescimento del numero dei corpi eterici che si dissolvono irregolarmente trascinando con sé le oscure «immaginazioni materialistiche».

Questo richiede una lotta ancora più intensa di Michele perché le anime possano acquisire un’immagine corretta del Cristo eterico. E dobbiamo dire che oggi dietro le quinte dell’esistenza esteriore terrestre, si svolge una battaglia ancora più dura, e non più solo fra occidente e oriente, (in senso geografico-spirituale) ma piuttosto fra impulsi spirituali e anti-spirituali all’interno di tutta l’umanità.

In questa battaglia Michele riceve aiuto soprattutto da due categorie di anime:

۰ quelle dei martiri

۰ e quella degli uomini che aspirano coscientemente allo sviluppo spirituale.116

Sono questi i componenti della schiera di Michele. E la lotta non è affatto finita, tutt’altro! Solo ora, verso la fine del secolo, entra nella sua fase critica.

 

Tutto sommato dobbiamo però dire che nelle conferenze citate vengono prospettate soprattutto le conseguenze di un cammino naturale dell’evoluzione. Infatti all’incirca nel corso degli ultimi quattro secoli la graduale crescita del materialismo nel mondo civilizzato ha portato a una cattiva dissoluzione dei corpi eterici dopo la morte, divenendo verso la fine del XIX secolo un reale ostacolo alla penetrazione del Cristo eterico nell’esistenza terrestre.

Tale cammino generale e se vogliamo naturale dell’evoluzione, non avrebbe tuttavia potuto essere di per sé stesso così distruttivo se non si fosse aggiunto qualcos’altro.

Infatti a lato di uno sviluppo generale e per così dire ‘regolare’ del materialismo dei tempi moderni, esiste anche il tentativo di determinate cerchie occulte di opporsi in piena coscienza all’avvento dell’impulso del Cristo nell’umanità contemporanea.

 

Un’indicazione a tal proposito è contenuta nella citazione di Rudolf Steiner di cui a pag. 342:

▸ «Se nel XX secolo le anime hanno l’opportunità di avvicinarsi alla comprensione del mistero del Golgota, ciò si deve al fatto che il Cristo è stato cacciato dal mondo spirituale da una cospirazione di anime materialistiche…».

Nella stessa conferenza Rudolf Steiner dice:

▸ «Il materialismo si è impadronito delle anime, si è annidato profondamente in esse. Il materialismo è stato per molti versi l’impulso fondamentale dell’epoca. Numerose anime hanno varcato la soglia della morte con una mentalità materialistica. Ciò non sarebbe potuto avvenire in epoche anteriori. Allora le anime vivevano nel periodo tra morte e nuova nascita senza sapere nulla del mondo in cui vivevano. Fu là che apparve loro una determinata entità. Le anime la scorsero in quel mondo. Esse dovevano percepirla poiché essa si era unita con l’esistenza terrestre, sebbene per ora vi regni in modo invisibile. Queste anime che avevano varcato la soglia della morte riuscirono nei loro tentativi; non possiamo esprimerlo altrimenti: il Cristo fu cacciato dal mondo spirituale. Il Cristo dovette patire un nuovo mistero del Golgota anche se esso non poteva manifestarsi in modo altrettanto imponente. In Palestina sperimentò la morte, mentre questa volta veniva cacciato dal mondo spirituale.»117

 

Queste parole lasciano intendere che qui non si tratta dei comuni materialisti dei nostri giorni, ma piuttosto di una attività segreta rivolta a uno scopo preciso, ampiamente premeditato. Si parla qui d’una «cospirazione d’anime materialiste», di «tentativi di anime che hanno attraversato la soglia della morte», «cospirazione e tentativi» diretti contro l’impulso del Cristo.

Si tratta ancora di quelle società segrete di cui Rudolf Steiner parlò nelle tre conferenze tenute a Dornach il 18, 19 e 25 novembre 1917.118 Sono le società segrete d’occidente e di oriente nelle quali si lavora con la precisa finalità di contrastare l’impulso del Cristo in generale, e in particolare il suo ritorno nell’eterico. Di tali società abbiamo già trattato nel capitolo «La virtù della fede e la quinta epoca postatlantica».

 

Ora vogliamo occuparci anzitutto della prassi e dei metodi delle società occidentali.119

Secondo Rudolf Steiner (18.11.1917) le confraternite occidentali mirano con ogni mezzo a coltivare e a diffondere quanto più possibile il materialismo. La diffusione del materialismo consente di raggiungere lo scopo di una scarsa dissoluzione dei corpi eterici dei defunti, ma ancor più fa in modo che

 

▸ «molti di coloro… che durante la vita non hanno voluto o a cui è stato impedito di accogliere concetti spirituali,

continuano dopo la morte a vagare attorno alla Terra, rimangono connessi alla sfera terrestre.

E là l’anima umana, non più frenata nei suoi impulsi distruttivi dalle limitazioni del corpo,

diventa un centro distruttore120

 

In tal modo

▸ «vi sono oggi materialisti sedotti che credono nella sola vita materiale, ma vi sono altresì degli iniziati materialisti i quali per mezzo di queste società segrete diffondono le concezioni materialistiche. (…) Che cosa vogliono questi iniziati che a loro volta sanno molto bene che l’anima è un entità puramente spirituale assolutamente autonoma nei confronti della corporeità? Perché fomentano il materialismo fra gli uomini? Essi vogliono che vi siano quante più anime possibile che, fra nascita e morte, accolgano sulla Terra concetti materialistici. In tal modo esse saranno atte a rimanere entro la sfera terrestre.

Immaginate ora che vengano fondate confraternite che conoscano con precisione tali connessioni. Esse preparano così talune anime, in modo che dopo la morte rimangano nel dominio della materialità. Queste confraternite hanno l’abbietto potere di predisporre le anime a venire trattenute dopo la morte nella loro sfera di influenza. In tal modo il loro potere si accresce a dismisura (…) Supponiamo che in un determinato sito si trovi il dominio di una tale confraternita e che essa diffonda la dottrina materialistica, che si preoccupi affinché gli uomini che coinvolgono pensino in modo esclusivamente materialistico. Essa riesce così a preparare anime che dopo la morte rimarranno nella sfera della Terra. Diventano per la loggia una ‘clientela spirituale’. Vale a dire: ci si è accaparrati dei morti che non usciranno dalla sfera della Terra, che rimarranno sulla Terra. Con adeguati cerimoniali esse vengono trattenute all’interno della loggia. Sono state fondate pertanto delle accolite che raccolgono sia vivi, sia defunti, ma defunti collegati con le forze della Terra.»121

 

Così abbiamo da un lato i materialisti abituali che dopo la morte sono costretti a collaborare con le logge in questione, e dall’altro abbiamo alla testa di dette logge gli iniziati e il loro seguito, cioè persone iniziate agli scopi delle logge stesse in diverso grado. Cosa vogliono questi «iniziati materialisti» e il loro stato maggiore? Possiamo rispondere sulla base delle conferenze del 18.11 e del 20.1.1917 che in un certo modo si completano a vicenda.122 Nella prima viene caratterizzato lo scopo fondamentale degli iniziati a capo di tali confraternite:

▸ «Si, queste confraternite (…) vogliono relegare le anime umane nella sfera materiale facendo sì che l’apparizione del Cristo eterico nel XX secolo passi inosservata. Questa aspirazione si sviluppa sotto l’influsso di una ben precisa idea, di un ben determinato impulso volitivo: conquistare quella che dal XX secolo è la sfera di spettanza del Cristo, conquistarla a favore di un’altra entità. Esistono confraternite occidentali che vogliono contendere al Cristo il suo impulso per attribuirlo a una individualità eterica mai apparsa in un corpo di carne, un’individualità puramente eterica ma di natura strettamente arimanica. Tutti i provvedimenti di cui vi ho detto con defunti e via di seguito, tendono a questo scopo: sottrarre gli uomini al Cristo che ha compiuto il mistero del Golgota e consegnare la Terra ad altre entità. Si tratta di una lotta reale e non di astrazioni o simili, una effettiva guerra che tende a sostituire il Cristo con una entità arimanica che guidi il processo di evoluzione dell’umanità per la quinta, sesta e settima epoca postatlantica.123 Secondo i disegni delle confraternite citate, questa entità arimanica dovrà condurre l’umanità non come fa il Cristo, vale a dire verso sfere sempre più elevate del macrocosmo in piena coscienza ma, al contrario, mettersi alla testa di un regno spettrale che in quelle epoche dovrà instaurarsi immediatamente sotto la superficie della Terra in regioni composte di soli elementi solidi e liquidi».124

• Il fine di tali confraternite è la fondazione di un siffatto regno spettrale subumano.

 

• Il secondo scopo di tali confraternite è chiamato da Rudolf Steiner:

«Il conseguimento di una immortalità arimanica».

Nella conferenza del 20 febbraio vengono altresì descritti i metodi applicati per tale realizzazione. Si tratta in sostanza di questo: attraverso rituali specifici, in queste logge si lavorano gli involucri umani in modo tale per cui un determinato membro della loggia segreta, dopo la morte, non solo possa restare nell’ambito della Terra per un certo tempo come avviene per le anime dei materialisti comuni, ma possa anche continuare a partecipare all’attività della loggia contribuendo al perseguimento dei suoi fini direttamente dai mondi spirituali. In tali cerimoniali i membri delle logge ricercano l’indispensabile aiuto spirituale soprattutto dagli angeli arimanici rimasti indietro durante il terzo periodo di civiltà, che oggigiorno ispirano all’umanità ogni sorta di concezione materialistica.125 In tal modo queste logge diventano sempre più strumenti a disposizione di questi angeli arimanici che per loro natura sono molto simili agli spiriti delle tenebre precipitati da Michele intorno al 1879.126 La loro azione fa sì che i membri di queste confraternite non abbiano timore di perdere, dopo la morte, la vera immortalità, ricercandola sulla via arimanica. Essi danno agli uomini il sentimento che nell’universo le forze arimaniche siano superiori al Cristo: l’essenza stessa del loro essere rimasti indietro rispetto agli angeli evolutisi normalmente, consiste proprio nell’aver rifiutato, all’epoca egizio-caldaica di accogliere in sé l’impulso del Cristo.127

 

Rudolf Steiner caratterizza così la mentalità dei membri di tali logge. E come se si dicessero:

▸ «Noi non vogliamo più avere il Cristo come guida. Egli è la guida attraverso la normale evoluzione, noi viceversa vogliamo avere un’altra guida, poiché vogliamo opporci a questo mondo naturale.»128

Più oltre, commentando queste parole, Rudolf Steiner continua:

▸ «Ed essi, attraverso la preparazione acquisita per mezzo della magia cerimoniale, arrivano al convincimento che il mondo delle potenze arimaniche è un mondo spirituale ben più forte [di quello del Cristo] e soprattutto che in quel mondo essi potranno perpetuare le esperienze materialistiche della vita fisica.»129

 

Rudolf Steiner riferisce130 che nelle diverse confraternite ad orientamento massonico (spesso non si spingono a scopi così abbietti come quello di conseguire l’immortalità arimanica) si pratica soprattutto un lavoro di metamorfosi sul corpo eterico dell’uomo.

Per ottenere questo il neofita si sottopone a pratiche rituali-simboliche capaci di esercitare un’azione efficace sul suo corpo eterico e il cui significato e contenuto gli resta assolutamente sconosciuto.

 

Ne consegue che nel mondo fanno la loro comparsa taluni uomini che hanno

• nella testa, il normale contenuto di pensieri corrispondenti alla loro epoca,

• e nel subcosciente, nel corpo eterico, una saggezza universale.131

Questo fanno le «confraternite comuni».

 

Nelle cosiddette confraternite di «sinistra» invece, dove si aspira all’immortalità arimanica, con cerimoniali magici ancora più spinti si cerca di esercitare un influsso non solo sul corpo eterico ma anche su quello fisico. Quest’azione sul corpo fisico a sua volta dà una materializzazione particolarmente accentuata del corpo eterico.(1)

In esso le «immaginazioni materialistiche» che sono in connessione con la vita del corpo fisico si imprimono con una tale forza, che il corpo eterico perde quasi del tutto la possibilità di una rapida dissoluzione nell’etere universale dopo la morte della persona, come se il cosmo eterico si rifiutasse semplicemente di accogliere in sé questi corpi eterici ‘intossicati’ e li respingesse costringendoli a restare per un periodo più lungo in prossimità della Terra. Ed è proprio questo lo scopo non solo delle società segrete ma soprattutto degli angeli arimanici che le ispirano.

 

Per quanto riguarda il corpo eterico degli uomini fortemente materialisti Rudolf Steiner dice:

▸ «Questi corpi eterici per lungo tempo non possono dissolversi

e rimangono presenti quali spettri ‘spettri’ nel senso trattato a pag. 147».132

 

Cosicché i corpi eterici dei membri delle confraternite descritte, preparati in modo adeguato, divengono nel mondo spirituale più vicino alla Terra degli spettri che agiscono in maniera particolarmente incisiva e si preparano progressivamente a un ben preciso compito.

 

Per caratterizzare meglio i processi in questione occorre rammentare che

• tanto le anime materialistiche costrette a servire le confraternite,

• quanto gli stessi membri defunti che continuano a presenziare,

dopo la morte non vivono di regola in un corpo eterico ma direttamente in un corpo astrale.

 

E proprio per questo è impossibile ottenere «l’immortalità arimanica» a cui aspirano i membri delle confraternite. Infatti l’anima che si trova a vivere nel mondo spirituale non in un corpo eterico, ma in un corpo astrale, perde per ciò stesso la capacità di rimanere definitivamente nelle immediate vicinanze della Terra. Presto o tardi, anche se dopo un lungo periodo, in accordo con le leggi che governano il nostro cosmo, l’anima deve innalzarsi ed allontanarsi sia pure brevemente dalla sfera di influenza della confraternita. D’altro canto l’«immortalità arimanica» prevede che a una tale anima venga offerta dopo la morte la possibilità di edificarsi un nuovo corpo eterico da parte di determinati spiriti elementari arimanici posti sotto il comando degli angeli arimanici ritardatari. Tale processo però non avviene in maniera corretta e cioè a partire dalle forze dell’etere cosmico, bensì dalla sostanza dei corpi eterici non dissolti preparati nelle logge occulte. Questo segreto, cioè l’impossibilità per l’anima dopo la morte di elevarsi ai mondi spirituali nel caso di conservazione del corpo eterico133 era ben noto agli antichi e venne utilizzato dagli egizi nel processo di mummificazione. Per questo le predette confraternite cercano l’ispirazione negli angeli ritardatari dell’epoca egizia, in quanto essi sono in grado di favorire molto bene una siffatta mummificazione occulta dei corpi eterici.

 

• Se queste logge riuscissero ad ottenere che il defunto rimasto dopo la morte nel campo d’azione della loggia entro il proprio involucro astrale potesse incarnarsi nella sostanza dei corpi eterici non dissolti, elaborati e addensati come descritto, allora l’«immortalità arimanica» sarebbe in effetti raggiunta.

Questo sarebbe il primo conseguimento degli scopi di Arimane per l’evoluzione dell’umanità, di cui Rudolf Steiner parla diffusamente nella conferenza del 3.12.1922. Egli dice che già ai nostri giorni le potenze arimaniche esperiscono simili tentativi sull’anima durante il sonno.

Infatti durante la notte il corpo fisico ed eterico restano nel letto, mentre l’uomo ascende al mondo spirituale nel proprio involucro astrale; proprio ora gli spiriti arimanici tentano di dotare l’uomo di un nuovo corpo eterico, che però è falso perché fatto di ETERE TERRESTRE e non di ETERE COSMICO.(2)

 

Nella conferenza citata Rudolf Steiner dice:

▸ «Queste entità sono identiche a quelle che io descrivo di solito come entità arimaniche. Esse hanno lo scopo di trattenere l’uomo il più possibile l’uomo alla Terra. Dalla mia Scienza occulta sapete già che un giorno la Terra si dissolverà e trapasserà allo stato di Giove. Quelle entità vogliono impedirlo. Esse vogliono impedire che l’uomo raggiunga il fine della sua evoluzione sulla Terra e si evolva successivamente in modo normale nello stato di Giove, vogliono conservare la Terra nel suo stato attuale, vogliono conservarla così com’è e con essa l’uomo. In questi intenti essi si impegnano intensamente e accanitamente.134 Esse tentano di dare agli uomini durante il sonno un corpo eterico ricavato dall’etere terrestre. In effetti non vi riescono quasi mai; solo in rari casi ci sono riuscite, e ne parlerò più tardi.135 Ma sono casi eccezionali. Però non si danno per vinte, perché appare loro sempre di nuovo fattibile avvolgere l’uomo, che nel sonno ha lasciato il proprio corpo eterico, con un [altro] corpo eterico, di impregnarlo con un corpo eterico di natura terrestre. Ecco ciò che vogliono queste entità. Se una siffatta entità arimanica riuscisse veramente poco a poco, ad ogni sonno, a dotare l’uomo di un intero corpo eterico [di natura terrestre], l’uomo dopo morte sarebbe trattenuto in questo corpo eterico. Generalmente il corpo eterico si dissolve in pochi giorni, ma [in quel caso] l’uomo sarebbe trattenuto nel proprio corpo eterico e a poco a poco nascerebbe una razza di uomini eterici. Questo è l’intendimento di quella parte del mondo spirituale. In tal modo la Terra potrebbe essere conservata. In effetti in seno alla struttura solida e liquida della Terra noi abbiamo una siffatta legione di entità che vorrebbero trasformare l’umanità poco a poco fino al termine dell’incarnazione Terra, in puri spettri eterici, così da impedire il raggiungimento della normale finalità evolutiva della Terra.»136

 

Tuttavia per quelle entità e per il loro seguaci terreni, cioè le persone che ricercano l’immortalità arimanica, questo scopo è oggi ancora irraggiungibile.137 Ma se qualcosa di simile dovesse un giorno avvenire (per ora si è realizzato solo in casi particolarissimi) allora sorgerà una «legione di spettri» al servizio138 di quelle entità di «natura arimanica» che con l’aiuto delle confraternite descritte tenta di sostituirsi al Cristo eterico nel mondo soprasensibile limitrofo alla Terra «per il restante periodo di quinta epoca nonché per le successive sesta e settima epoca».139

 

Così lo scopo di alcune confraternite segrete occidentali è quello di creare in futuro

(ma già oggi si lavora in tal senso nei più diversi luoghi) una «umanità subumana»

attraverso l’immortalità arimanica e così introdurre il dominio di quell’entità

che come «spettro arimanico» vuole spodestare il Cristo eterico dalla guida degli uomini.

 

In altre parole: queste società segrete si sforzano già oggi ▸ «di realizzare a poco a poco questo ideale: (…)

vivere nei futuri periodi evolutivi della Terra come una sorta di spettri, di abitare la terra come specie di spettri.»139a

 

Ma poiché l’incarnazione dei defunti nella sostanza dei corpi eterici indissolubili oggi non è ancora possibile su larga scala, la battaglia si svolge per ora sul terreno del processo di dissoluzione dei corpi eterici mummificati conservati nel mondo spirituale. Infatti esiste il pericolo di un eccessivo accumulo di questi corpi eterici intorno alla Terra, con la formazione di una specie di anti-anello eterico140 (cf. per maggiori dettagli pag. 248 e segg.). Ciò provocherebbe un riflesso distorto dell’immagine eterica entro cui il Cristo deve oggi agire presso gli uomini. Se questo dovesse accadere l’umanità correrebbe il pericolo di fronte a cui si trovarono anche gli apostoli nell’episodio del «cammino sulle acque», il pericolo cioè di confondere il Cristo eterico con lo spettro arimanico. In tal caso, nella misura in cui insorgeranno facoltà chiaroveggenti in seno all’umanità, non sarà la nuova chiaroveggenza di Widar ad affermarsi, cioè la chiaroveggenza «illuminata dalla ragione e dalla scienza» e capace di condurre all’esperienza del Cristo eterico; trionferebbe invece la chiaroveggenza caotica del lupo Fenris che invaderebbe il mondo contemporaneo con innumerevoli visioni spettrali allo scopo di indirizzare col tempo tutta l’evoluzione umana sulla corrente arimanica.

 

Pertanto oggi si lavora in seno all’umanità da due opposti versanti spirituali:

 

• da una parte il lavoro inteso a rafforzare l’anello eterico circostante la Terra

formatosi dopo il mistero del Golgota, le cui forze favoriscono

la corretta apparizione del Cristo che può effettuarsi sulla Terra

«soltanto se anche nel mondo spirituale si lavora a preparare questo evento».141

 

• Sull’altro versante agiscono la confraternite e le entità arimaniche che le ispirano;

sulla base di corpi eterici impregnati di immaginazioni materialistiche

e di rappresentazioni prive di spiritualità,

esse tentano di creare una specie di contro-anello eterico, poiché

▸ «questi corpi eterici appesantiti che occupano il mondo elementare intorno a noi,

disturberebbero la limpida visione della forma eterica che il Cristo dovrà vestire in un prossimo futuro».142

 

Contro quest’opera spirituale, cominciata nell’ultimo terzo del XIX secolo, è sceso in campo Michele e con lui le anime adatte ad accompagnarlo. Sono queste le anime che almeno fino a un certo grado hanno accolto qui sulla Terra l’impulso del Cristo nel corpo eterico, così che dopo la morte questa parte del corpo eterico possa rinforzare l’anello eterico circostante la Terra e la restante parte possa dissolversi molto rapidamente nell’etere circostante.

 

Sotto questo profilo un corpo eterico particolarmente permeato dell’impulso del Cristo può caratterizzarsi per il fatto che l’uomo che ne sia dotato, acquista dopo la morte un legame particolarmente profondo con l’essere della gerarchia degli angeli che lo guida.143 Inversamente un’anima che dopo la morte entra nel mondo spirituale con un corpo eterico saturo di «immaginazioni materiali», ed è perciò obbligata a rimanere a lungo in prossimità della Terra, acquista la tendenza ad allontanarsi ulteriormente dal proprio angelo e a penetrare nella sfera di influenza di un angelo arimanico rimasto addietro all’epoca egizio-caldaica. Le anime del primo tipo «sono particolarmente adatte a fornire forze in grado di conferire purezza all’immagine nella quale il Cristo deve apparire.»144

 

Infatti ▸ «affinché il Cristo non appaia sotto una forma falsificata in una immaginazione umana soggettiva, affinché l’immagine del Cristo appaia correttamente, Michele deve lottare… e la battaglia la conducono specialmente le anime che portano in sé quasi come impronta naturale questa coscienza di angelo.145 A tale compito esse sono particolarmente preparate. Inoltre per il fatto che il loro corpo eterico si dissolve molto facilmente esse non hanno nulla che possa contribuire a conferire una falsa immagine al Cristo.»146

 

Invece i corpi eterici che portano in sé una marcata tendenza all’indurimento e che per tale fatto favoriscono l’apparizione nel mondo spirituale finitimo alla Terra di un contro-anello eterico dovranno essere dissolti nel tempo più breve possibile con l’aiuto di forze esterne.

Questa è la premessa necessaria per la nuova apparizione del Cristo:

• «lavorare alla dispersione di questi corpi eterici nell’etere generale

affinché non possa venire suscitata una falsa immagine della venuta del Cristo.»147

 

Alla necessità di dissolvere il più rapidamente possibile i corpi eterici mummificati dei defunti fa riferimento in modo profetico anche il Cristo nel vangelo di Luca: «I discepoli gli chiesero: “Dove sarà ciò Signore?” Egli rispose: “Dove sarà il corpo, là si aduneranno le aquile”».148 Ma le anime predisposte in maniera naturale a far parte nel post-mortem della schiera di Michele e a prendere parte sotto la sua guida alla dissoluzione dei corpi eterici mummificati a causa della diffusione generalizzata del materialismo, diventano sempre meno numerose anche nell’Europa dell’est. Così diviene sempre più necessario che gli uomini lavorino in modo cosciente in questa direzione. E la scienza spirituale contemporanea è venuta nel mondo proprio per preparare gli uomini a questo compito, che va realizzato prevalentemente in due direzioni.

 

• Innanzi tutto oggi è necessario accogliere in sé la nuova conoscenza del Cristo

con la massima intensità possibile e lasciarla penetrare non solo nel corpo astrale

ma anche in quello eterico, influenzando così il nostro carattere

e i nostri più intimi rapporti con la natura e con l’umanità.

Dobbiamo infatti imparare a fare in modo che il Cristo regni

non solo nel nostro mondo interiore, nelle nostre forze animiche,

ma anche nei nostri rapporti sociali, che sono in dipendenza

non solo con il corpo astrale ma anche con quello eterico.

 

• In secondo luogo e sempre ai nostri giorni è necessario instaurare

un corretto rapporto nei confronti della nuova rivelazione di Michele e del suo compito in seno all’umanità,

espresso nella grande immaginazione della lotta contro il drago arimanico.

 

Ma per prepararsi effettivamente a questo secondo compito è necessario

• non solo ‘conoscere’ in teoria la grande immaginazione di Michele,

• ma con tutta la forza animica ora possibile, con assoluta dedizione altruistica

e fedeltà a Michele, dobbiamo imprimere questa immaginazione

fin nel nostro corpo eterico quale forza attiva e vivente.

Durante il tempo che precedette l’ultimo terzo del secolo XIX una tale impressione

dell’immaginazione di Michele nel corpo eterico era scarsamente realizzabile.

Ma intorno al 1879 avvenne un cambiamento sostanziale.

 

Rudolf Steiner dice al proposito:

▸ «Proprio verso la fine del XIX secolo che Michele può dire: “Ormai questa immaginazione [Michele col drago] si è a tal punto condensata che l’uomo può avvertirla nell’anima, che può perlomeno percepire qualcosa in immagine del vincitore del drago”».149

E più avanti:

▸ «Dall’ultimo terzo del XIX secolo l’immagine di Michele è talmente forte nell’uomo che dipende solo dalla sua buona volontà l’innalzare il sentimento verso la coscienza di quest’immagine. All’uomo si presenta così da una parte il drago, in tenebrose percezioni di sentimento, e dall’altra la forma luminosa di Michele in una visione spirituale ma già accessibile anche alla coscienza ordinaria.»150

 

Questa esperienza, della lotta di Michele conseguita attraverso lo sforzo cosciente dell’anima, deve essere impressa successivamente nel corpo eterico dell’uomo con la massima forza interiore e con la massima dedizione alla sua missione nel mondo, affinché si realizzi effettivamente ciò che ad esempio gli spiriti più illuminati del XVIII secolo si rappresentavano con un’immagine simbolica:

▸ «Esteriormente la forma umana e nella parte inferiore animale il drago. Il drago si torce e si avvolge sul cuore ma ecco, in un certo modo, dietro l’uomo (in quanto l’uomo vede nel soprasensibile con la parte posteriore del capo) ecco apparire all’esterno la figura cosmica di Michele. Essa sovrasta, risplende, conserva la propria natura cosmica, ma la riverbera entro la natura umana superiore, così che l’uomo presenta nel proprio corpo eterico una immagine che è il riflesso della figura cosmica di Michele. Così la forza di Michele che annienta il drago diventerebbe visibile entro il capo dell’uomo, ma attiva verso il basso in direzione del cuore, così che il suo stesso sangue scorra verso il basso dal cuore verso le membra dell’uomo».151

 

Solo quando tutto ciò potrà di fatto realizzarsi nell’interiorità dell’uomo,

▸ «Michele diverrà l’avversario del drago entro l’uomo. In questa immagine (…) Michele è posto cosmicamente dietro l’uomo; nell’uomo vive un riflesso eterico di Michele che conduce la vera lotta entro l’uomo stesso il quale in virtù di ciò diventa a poco a poco sempre più libero. Di fatto non è Michele che lotta, ma la dedizione dell’uomo e il riflesso di Michele che essa suscita [nel copro eterico]».152

 

Da quanto esposto risultano due necessità fondamentali del nostro tempo

che ci vengono proposte dal mondo spirituale attraverso la scienza dello spirito contemporanea.

 

• Anzitutto dobbiamo accogliere in noi la nuova conoscenza del Cristo fin entro il corpo eterico.

Con ciò almeno una parte di quest’ultimo potrà dopo la morte inserirsi nell’anello eterico

e in tal modo contribuire al rafforzamento del Cristo eterico.

 

• In secondo luogo dobbiamo imprimere nel corpo eterico

l’immaginazione moderna della possente lotta di Michele contro il drago,

fatto che consente all’uomo, in proporzione alla sua dedizione a Michele, di

conseguire nel post-mortem la rapida dissoluzione delle restanti parti del corpo eterico

ed entrare a far parte delle schiere celesti di Michele

quale collaboratore nella realizzazione dell’azione del Cristo in seno all’umanità.

 

• Infine, per concludere l’esame del ruolo di Michele nell’evento del Cristo, dobbiamo ricordare:

– così come l’anima natanica, destando la nuova coscienza del Cristo,

conduce l’uomo a una percezione più intima e profonda della presenza del Cristo nella sua anima,

– così Widar, sviluppando la nuova chiaroveggenza,

conduce l’anima alla contemplazione del Cristo in forma eterica.

 

Michele infine è il portatore della terza rivelazione del Cristo eterico (cf. pag. 334)

servendolo nella sfera dove egli agisce oggi quale Signore del karma.

Infatti

• come la rivelazione del Cristo eterico ci viene offerta da Widar,

• così la nuova rivelazione del Cristo quale Signore del karma ci viene da Michele.

 

Per questo motivo l’inizio delle ricerche propriamente karmiche,

nonché la comunicazione dei loro risultati, si verifica nella vita di Rudolf Steiner

nel periodo particolarmente legato alla sfera di Michele153 prescindendo dal fatto

che aveva parlato già tempo prima154 del Cristo quale Signore del karma.

 

▸ «Ma gli impulsi di Michele sono forti, vigorosi e agiscono dallo spirito attraverso l’uomo intero: agiscono nello spirito, da lì nell’anima e da lì ancora nel corpo fisico. Nei nessi karmici sono sempre attive forze sovraterrene: entità delle gerarchie superiori lavorano con gli uomini, agiscono su di noi configurando il karma. E le forze di Michele, per il fatto di essere forze che agiscono sull’uomo intero, sono anche le forze che agiscono in primo luogo nel karma umano».155

 

In quale direzione agiscono dunque gli impulsi di Michele sul karma dell’uomo contemporaneo e in particolare di coloro che hanno trovato l’accesso all’antroposofia, al nuovo annuncio della saggezza di Michele?

A questa domanda possiamo rispondere con precisione fondandoci su quello che Rudolf Steiner rivela del nuovo mistero di Michele nelle conferenze sul karma e in particolare in quelle del 3 e 8 agosto 1924.156

 

Ai giorni nostri Michele cerca in modo intensissimo di favorire un rapido pareggio del karma, di portare rapidamente ordine nel karma che lega gli uomini come singoli e in particolare di coloro che anche solo in certa misura fanno parte della corrente micheliana nel mondo, iniziando così a mettere fine al caos in cui versano i legami karmici dell’umanità dall’anno 869, anno in cui una folta schiera angelica si staccò dalla sfera spirituale di Michele.

 

In altre parole da quando Michele ha assunto nel 1879 la reggenza spirituale dell’epoca contemporanea

il suo primo intento è quello

di riportare armonia tra il karma dell’uomo singolo e quello complessivo dell’umanità.157

 

Michele agisce dunque nella stessa direzione

in cui a partire dal XX secolo agisce anche il Cristo stesso quale Signore del karma:

il pareggio del karma individuale di ogni singolo uomo

così che il singolo possa poi servire al meglio il progresso dell’intera umanità.158

 

Dalle comunicazioni della scienza dello spirito, come abbiamo già ricordato,

sappiamo che nelle lontane epoche precristiane

l’uomo subito dopo la morte sperimentava nel mondo spirituale finitimo alla Terra

• l’incontro con Mosè munito delle tavole della legge,

• così come l’immagine del cherubino dalla spada fiammeggiante

che rappresentava il principio della coscienza (morale) cosmica.

Queste due immagini si presentavano allora dinnanzi all’anima umana

e le testimoniavano il giudizio oggettivo del mondo spirituale sulla sua pregressa vita terrena.

 

Ma a iniziare dalla nostra epoca

al posto di Mosè apparirà sempre più spesso il Cristo, il Signore del karma,

il quale conferisce all’anima il retto impulso karmico-morale per l’ulteriore vita nel post-mortem.

 

Ma la partecipazione diretta del Cristo ai destini karmici delle anime non si limita a quanto detto.

Essa infatti costituisce non solo una delle prime esperienze dopo la morte,

ma diventa sommamente importante per l’anima anche nel periodo che precede la nuova incarnazione.

 

Abbiamo accennato a questo incontro del Cristo con l’anima umana prima dell’incarnazione (cf. pag. 157).

Si è anche detto della partecipazione di Michele a tale incontro quale spirito

che cammina davanti al Cristo in tale mondo, dove egli appare nella sua forma eterica

e dove appunto l’anima umana si trova già rivestita del corpo eterico

e in attesa di rivestirsi del corpo fisico che le è destinato.

 

Tutti i fatti citati consentono di accostarsi a un segreto essenziale del nostro tempo:

• quel «cherubino dalla spada fiammeggiante»

che l’uomo in tempi remoti contemplava direttamente dopo la morte

quale immagine della coscienza (morale) cosmica e del karma complessivo dell’umanità

(a differenza dell’immagine di Mosè, giudice del karma individuale), ebbene quella figura di cherubino

si metamorfoserà a poco a poco in quella di Michele, spirito guida del nostro tempo.

 

Infatti essendosi innalzato a Spirito del tempo

Michele ha conquistato nella sua evoluzione il principio di uomo spirituale

e pertanto ha acquistato

• da una parte la possibilità di agire

non solo nell’ambito animico-spirituale dell’uomo, ma anche sulla sua fisicità,

• d’altra parte la possibilità di un rapporto molto più stretto

con le entità della prima gerarchia, che è la più elevata

e condiziona il karma operando per l’appunto nel corpo fisico dell’uomo.159

 

Così dobbiamo considerare che

a partire da oggi vi saranno sempre più individualità

che nel tempo immediatamente precedente l’incarnazione fisica sperimenteranno l’incontro diretto con il Cristo,

preceduto da quello con lo Spirito guida del tempo, e che qualcosa di analogo

avverrà con sempre maggiore frequenza subito dopo la morte, allorché l’uomo incontrerà sia il Cristo che Michele:

• il primo al posto di Mosè,

• il secondo quale nuovo rappresentante della coscienza cosmica e delle entità della prima gerarchia

che tessono il karma nell’immagine del «cherubino con la spada fiammeggiante».160

 

Così comincia oggi per tutta l’umanità l’epoca in cui dalla sfera spirituale di Michele-Cristo161

ogni uomo prima della nascita vedrà il karma che dovrà compiere

quale missione di vita nell’incarnazione che lo attende.

 

Allo stesso modo dopo la morte gli verrà mostrato

in quale misura egli abbia saputo svolgere il suo compito nella vita trascorsa

e in quale misura i frutti del suo lavoro potranno essere incorporati nel karma dell’umanità.

 

Su questa via Cristo e Michele lavorano insieme alla nostra epoca

alla realizzazione della direzione karmica dell’uomo e dell’umanità.162

 

 


 

Note tra parentesi:

(1) – Ciò significa che in tali logge si tende a ispessire, ad addensare il corpo eterico, affinché possa avvicinarsi nella sua attività quanto più possibile alle caratteristiche proprie del corpo fisico, con la conseguenza che l’anima dopo la morte rimarrà necessariamente legata alla materia fisica.

(2) – Cioè una parte di etere cosmico di cui Arimane si è già impadronito in modo violento, attraverso un’impressione sistematica delle leggi del corpo (mondo) fisico nel corpo eterico dell’uomo.

 

Note:

77 – O.O.200 e O.O.202 (cf. il citato da questo ciclo nel cap. ‘Il corso dell’anno come via a una nuova esperienza dell’entità del Cristo’.

78 – O.O.175, 6.2.1917

79 – Ibidem

80 – È tuttavia possibile anche l’ordine inverso di esperienze: prima la contemplazione della figura eterica del Cristo e poi la visione del mondo elementare.

81 – Nel citato di Rudolf Steiner a pag. 181 dove si caratterizza il legame tra l’anima natanica e il Cristo dopo il mistero del Golgota, viene enfatizzato il legame dell’anima natanica con Krishna, vale a dire si fa riferimento alla sua natura angelica cioè alla sua affinità col principio del sé spirituale (cf. parte I, cap. ‘Da Michele a Natale’)

81a – Il fatto che dal mistero del Golgota l’anima natanica è unita con l’entità del Cristo nei mondi spirituali, non deriva solo dalle parole di Rudolf Steiner con le quali egli descrive l’apparizione del Cristo e dell’anima natanica a Paolo sulla via di Damasco: «Il Cristo ha preso Krishna [vale a dire l’anima natanica] come proprio involucro animico, tramite cui continua ad operare…», (O.O.142 ), ma anche dalla descrizione della nuova esperienza di Damasco ai nostri tempi, di cui riferisce Teodora nel primo quadro del primo dramma misterico (La porta dell’iniziazione).

A un esame approfondito delle sue parole, deriva quanto segue: in primo luogo vediamo che il suo discorso consta di due parti (la pausa tra le due è segnalata nel testo dai puntini di sospensione). Nella prima parte Teodora dice: «Davanti al mio spirito c’è una figura, in un alone di luce, e da lei mi risuonano parole…». La figura pronuncia quindi le seguenti parole in prima persona:

« Avete vissuto nella fede, e trovato conforto nella speranza; ora siate consolati nella visione, ora siate ricreati attraverso me. Io ho vissuto entro le anime che mi hanno cercato in se stesse… »

Da tutto quello che Rudolf Steiner ha detto sulla nuova apparizione del Cristo, e in particolare nell’annunciazione tramite Teodora nel primo mistero drammatico, risulta chiaro che queste parole devono provenire dallo stesso Cristo eterico, che Teodora percepisce nella sua visione. Questo viene confermato anche dal fatto che il Cristo le appare come una figura, di cui Rudolf Steiner dice il 9.11.1914 (O.O.158): «Questo avvenimento dell’apparizione del Cristo, così come Teodora lo ha indicato, può avvenire solo se la reggenza di Michele si estende sempre più… Egli [Michele] ha bisogno delle sue schiere, dei suoi soldati… Così [le anime degli uomini che dopo la morte entrano nel suo esercito] diventano particolarmente adatte per portare le forze atte a rendere pura l’immagine nella quale il Cristo deve apparire. Affinché Egli non appaia in una falsa immagine, in un’immagine soggettiva dell’umanità, affinché egli appaia nella sua vera figura, Michele deve Combattere».

La seconda parte dell’annunciazione di Teodora è invece di tutt’altra na tura.

Qui si parla di come dall’alone di luce che circonfonde la figura del Cristo si libera un essere umano:

« Un essere umano si libera da quello splendore », che, volgendosi a Teodora, dice:

« Devi annunciare a tutti coloro che vogliono ascoltare ciò che hai veduto [vale a dire la figura del Cristo]

ciò che gli uomini dovranno sperimentare »,

e quindi le comunica la conoscenza dei fatti di Palestina e del Cristo stesso, e indicandolo ne parla in terza persona:

« Visse un tempo Cristo sulla Terra e la conseguenza di quella vita fu ch’egli si libra in forma d’anima sul divenire dell’uomo ».

Così a Teodora appare dapprima una figura in un alone di luce, ma essa non sa chi essa sia (per questo nella prima parte del discorso non viene nominato il nome del Cristo). Quindi si libera dall’alone di luce un essere umano, e le comunica la conoscenza che nella figura che le sta davanti si manifesta il Cristo stesso. Chi sia questo essere umano lo rivela Kmloll Steiner in tutta chiarezza: «Che cos’era infatti questo alone di luce, in cui il Cristo apparve a paolo sulla via di Damasco? (…) Quando Paolo fa l’esperienza di Damasco, chi gli appare è il Cristo. E l’alone di luce di cui il Cristo di veste, è il Krishna» (O.O. 142, 1.1.1913).

Per cui l’essere umano che si libera dall’alone di luce non è altro che l a nima natanica, che oggi accompagna il Cristo eterico c desta negli uomini (in questo caso in Teodora) «la nuova coscienza del Cristo» (vedi per i ilei tagli il cap. ‘La nuova apparizione del Cristo nell’eterico’).

Riguardo al fatto che l’anima natanica è per sua natura un essere umano, vedi le indicazioni di Rudolf Steiner nella nota 19 della parte II, nonché il capitolo ‘ Da Michele a Natale. Michele e l’anima Natanica’.

82 – O.O.152, 2.5.1913

83 – Da quanto dice Rudolf Steiner nella conferenza del 2.5.1913 (O.O.152) risulta chiaro che nella ripetizione soprasensibile del mistero del Golgota nel XIX secolo non assistiamo all’estinzione della coscienza del Cristo in quanto tale ma soltanto di una parte di essa, e cioè di quella parte che dopo il mistero del Golgota rimase unita all’entità angelica: «Questa morte spirituale comportò l’estinzione della coscienza di quell’essere angelico, ed è una ripetizione del mistero del Golgota nei mondi spirituali che si trovano immediatamente dietro il nostro…»

Che questa entità angelica sia l’anima natanica è confermato dal fatto che nella conferenza del 17.3.1914 (l’unica in cui sono riuniti i due temi: la seconda venuta e i quattro sacrifici dell’anima natanica) per caratterizzare appunto la seconda venuta viene impiegata l’espressione: «un’entità simil angelica» (cf. il citato da questa conferenza a pag. 354). Questa è l’espressione con cui Rudolf Steiner più di una volta caratterizza in quegli anni l’anima natanica (vedi nota 19, parte II e nota 163a qui di seguito).

Inoltre è opportuno ricordare che dopo la morte ogni essere umano, dopo avere deposto il corpo eterico si veste subito, come di un involucro esteriore, del sé spirituale e più tardi dei componenti più elevati (cf. 18.2.1916, O.O. 168 c 21.10.1921, O.O.208). In altri termini egli diviene veramente un essere «simil angelico». Rudolf Steiner impiega quest’ultima espressione per esempio nella conferenza del 19.7.1924 (O.O.240) dove dice che nella scuola soprasensibile di Michele dal 15° al 18° secolo, Michele era circondato «da quelle anime d’uomini» che in quel tempo erano state riunite attorno [a lui] quali «angeli-servitori».

83a – O.O.240, 27.8.1924

84 – In questo processo si ripete in maniera soprasensibile ciò che era già avvenuto sulla Terra in preparazione al mistero del Golgota, allorché nella persona di Zaratustra e dell’anima natanica si fusero in un unico corpo fisico due correnti, portatrici dei frutti più spiritualizzati (maturi) e celestialmente immacolati (innocenti) dell’evoluzione dell’umanità. Allo stesso modo nella ripetizione soprasensibile del mistero del Golgota durante la nuova apparizione del Cristo Widar tesse per lui una veste eterica dalle forze eteriche più mature (preservate nell’anello eterico) e innocenti.

85 – Da quanto detto risulta comprensibile non solo il particolare legame che sorge tra Widar e l’anello eterico attorno alla Terra, ma soprattutto quello fra il Cristo e questo anello. Questo legame si esprime nel tempo della nuova venuta così che il Cristo diverrà sempre più la grande guida dell’umanità verso le forze cosmiche dell’anello eterico, che è da considerarsi come una sfera spirituale nella quale già oggi la Terra manifesta la sua futura natura solare (cf pag. 252). Parlando di questa sfera nelle conferenze dedicate al ritorno del Cristo eterico Rudolf Steiner usa la denominazione che proviene dalla tradizione antica indiana esoterica. Così per esempio il 6.3.1910: «E quando Shamballa si mostrerà nuovamente, per prima cosa gli uomini vedranno il Cristo in forma eterica (…) il Cristo guiderà gli uomini verso Shamballa (…) Quando l’umanità capirà di non dover più sprofondare nella materia ma di doversi volgere allo spirito, dapprima per una minoranza, e poi nei prossimi 2500 anni per un numero sempre maggiore di persone, allora sorgerà il paese di Shamballa, compenetrato di luce e pieno di vita, tale da ricolmare di saggezza il nostro cuore» (6.3.1910, O.O.118; anche conferenza* del 9.3.1910, O.O. 116). Le tre componenti evidenziate nel citato: luce, vita e saggezza, corrispondono pienamente alla caratterizzazione del l’anello eterico di cui alla pag. 214 e segg. di quest’opera, (cf. anche due indicazioni sul ritorno del Cristo nella traduzione di Bock del vangelo di Luca: Lc. 17,24 e Le. 21,27)

86 – O.O. 114, 26.9.1909 Cf con O.O. 15, cap. 1 87

Della relazione tra la facoltà della memoria e lo sviluppo della visione immaginativa Rudolf Steiner parla spesso, per esempio nella conferenza ilei 2. e del 3.9.1921. O.O. 78

88 – A questo proposito Rudolf Steiner dice: «La forza del Cristo deve legarsi a quelle che sono le migliori forze infantili dell’uomo. Queste forze non devono entrare in relazione con le facoltà che l’uomo ha sciupato, con un che ha origine nel solo intelletto, ma con il fanciullo sopravvissuto in noi dai tempi antichi. Questo fanciullo è la migliore parte di noi, e deve rivi vere, per poi fecondare anche tutto il resto» (O.O. 114, 26.9.1909).

89 – O.O. 114, 21.9.1909

90 – O.O. 152, 7.3.1914

91 – O.O. 165, 2.1.1916

92 – Permeandosi dei pensieri spiritualizzati degli uomini questa luce eterica comincia nuovamente ad espandersi verso l’esterno. Infatti a differenza degli eteri di vita e del suono che hanno tendenza centripeta, che cioè servono anzitutto a percepire gli impulsi spirituali provenienti dal macrocosmo, l’etere di luce ha tendenza centrifuga. Esso è particolarmente predisposto all’emissione dei pensieri spirituali verso l’esterno, nel macrocosmo (cf. Gùnther Wachsmuth, Die atherische Bildekràfte in Kosmos, Erde und Mensch, 1924, cap. 2) dove esse vengono impresse nella luce astrale. (Questo è oggi il nuovo, prossimo gradino di evoluzione, del quale Rudolf Steiner parla, nella conferenza del 13.1.1924, O.O. 233). Da questa luce astrale metamorfosata poi l’anima natanica tesse il nuovo vestito di luce per il Cristo (vedi pag. 352).

93 – Vedi O.O. 233, 13.1.1924 e nota 94

94 – A questo punto dobbiamo affrontare seppur brevemente un interrogativo che potrebbe insorgere nel lettore al riguardo di quanto detto. Vale a dire: in che rapporto stanno l’estinzione nell’anima natanica della luce astrale e la sua conseguente metamorfosi in etere di luce nel corpo vitale dell’uomo, con il fatto che l’esperienza terrena del Cristo eterico è possibile solo per effetto dello Spirito Santo entro l’uomo (vedi pag. 249).

Le quattro specie di eteri che compongono il corpo vitale dell’uomo, secondo le indicazioni della scienza dello spirito (cf 21.9.1909 O.O. 114 e 11.6.1910, O.O. 121) sono al contempo il riflesso eterico delle corrispondenti sfere macrocosmiche. Così l’etere di vita è il riflesso eterico delle stelle fisse (il devachan superiore o mondo dell’intuizione) e l’etere del suono (chimico) è il riflesso dell’armonia delle sfere planetarie (il devachan inferiore, o mondo dell’ispirazione). Quindi l’etere di luce è il riflesso eterico dell’intero mondo elementare (del piano astrale, mondo dell’immaginazione). Solo l’etere di calore non ha alcun archetipo macrocosmico e ciò in quanto esso agisce già al limite fra corpo eterico e corpo fisico c per questo motivo costituisce la base di uno sviluppo e di una libera sperimentazione dell’io individuale da parte dell’uomo (cf. 31.12.1923 O.O. 233). Ciò premesso diventa particolarmente chiaro il nesso esistente fra l’etere di luce e la luce astrale: infatti il primo è il riflesso eterico della seconda. Ma ora si presenta la domanda: se l’etere di vita è il riflesso della sfera del devachan superiore, allora di cosa è il riflesso la luce astrale che opera «dietro» o «sopra» di quello? Per trovare il suo archetipo nel macrocosmo dobbiamo volgerci a un campo ancora più elevato del devachan superiore e cioè verso il mondo del Buddhi, o della Provvidenza. Si tratta della sfera posta oltre le stelle fisse ove lo Spirito Santo opera direttamente. Il riflesso di questa sfera (che è anche la sede della cronaca dell’akasha, della memoria cosmica dell’universo, cf 28.5.1907, O.O. 59) nei dintorni spirituali della Terra è la luce astrale. In altri termini: nell’ambiente della Terra opera lo Spirito Santo «attraverso» e «nella» luce astrale. In definitiva noi riscontriamo così un doppio «riflesso» che collega la sfera dello Spirito Santo (mondo del Buddhi) con la luce astrale c quest’ultima a sua volta con l’etere di luce. Abbiamo visto (a pag. 350) che lo spegnimento della coscienza del Cristo per l’anima natanica avviene insieme all’estinzione della luce astrale ad essa collegata, perché la coscienza vive nelle correnti della luce astrale. Ora possiamo analizzare questo processo ancor più precisamente: nella sfera del Buddhi o mondo della Provvidenza, dove dobbiamo cercare la massima espressione del Cristo, lo Spirito Santo che dal Cristo procede appare come il contenuto della stessa coscienza del Cristo. Invece nelle immediate vicinanze della Terra il contenuto della coscienza del Cristo è appunto lo Spirito Santo che opera «nella» ovvero con l’intermediazione della luce astrale. Questa luce astrale «satura» di Spirito Santo è anche il contenuto della coscienza dell’anima natanica. Cosicché quale risultato dell’estinzione della coscienza del Cristo per l’anima natanica e della sua «resurrezione» entro l’etere di luce dei corpi vitali degli uomini (e cioè una coazione affatto originale di luce astrale permeata di Spirito Santo ed etere di luce) si è aperta per la prima volta la possibilità di una penetrazione diretta, quasi «naturale» dell’impulso dello Spirito Santo entro i corpi eterici umani. Questa circostanza getta luce su quanto esposto nel capitolo ‘L’azione exoterica ed esoterica dei corpi eterici dei grandi iniziati nel XX secolo’. Intani l’uomo adombrato da un corpo eterico così speciale, subisce un maggior influsso nel proprio corpo eterico da parte dello spirito attraverso la luce astrale sulla via aperta dall’anima natanica grazie alla sua partecipazione al mistero del Golgota.

95 – O.O. 165, 2.1.1926

96 – Ibidem

97 – Ibidem

98 – Nel mondo spirituale una tale diffusione della chiaroveggenza oscura del lupo è paragonabile a una «eclissi di sole» spirituale. Le immagini della mitologia germanica sono profetiche al proposito. «L’espressione per tulio quanto è oscuramento, visione non corretta, è un essere animale qualsiasi; nel nord è in particolare il lupo Fenris. È il secondo rampollo di Loki, il suo influsso sul corpo eterico, che fa sì che l’uomo abbia dall’interno la tendenza ad ingannarsi, a pensare in modo non vero intorno alle cose, la tendenza a non vedere le cose del mondo nel giusto modo. In sostanza la mitologia germanico-nordica antica caratterizza tutto ciò con la figura del lupo. Esso è la figura astrale della bugia e di tutto quanto è insincerità determinata da impulsi interiori. Ma qui dove l’uomo entra in relazione con il mondo esterno, Lucifero s’incontra già con Arimane; così ogni errore elusi insinua nella conoscenza (anche nella conoscenza chiaroveggente!), tutta la maja o illusione, c conseguenza della tendenza alla falsità che qui enti a in gioco. Nel lupo Fenris dobbiamo dunque vedere la figura che l’uomo ha intorno a sé per il fatto di non vedere le cose nella loro vera forma l a dove per l’antico uomo nordico si oscura qualcosa della luce esteriore, del la verità, egli parla di un lupo (…) quando l’antico uomo nordico voleva spiegare quel che vedeva in un’eclissi di sole, egli sceglieva l’immagine del lupo che insegue il sole e produce l’eclisse nel momento in cui lo raggiunge» O.O. 121, 15.6.1910).

Abbiamo qui un ulteriore motivo per cui Widar nella sua lotta col lupo gli squarcia la gola: onde impedirgli di ingoiare il sole. Cf. la descrizione ne La scienza occulta degli esseri demoniaci che vivono nella sfera inferiore del kamaloka e la cui attività consiste nella distruzione dell’io allorché questo dà loro nutrimento (cap. ‘Sonno e morte’). Alla visione immaginativa questi esseri si manifestano sotto specie di «lupi feroci e voraci» (O.O. 13).

99 – A questa lotta interiore contro le forze arimaniche nel corpo eterico del l’uomo prendono parte anche le forze micheliane, ma come ci ilice Rudolf Steiner, la grande immaginazione della lotta di Michele con il drago al nostro tempo chiama in causa anzitutto l’uomo (vedi O.O. 223, 27.9.1923), vale a dire, nel senso di quanto detto più sopra, al suo corpo eterico e fisico Allora possiamo dire: sia Widar che Michele prendono parte alla lotta: Widar cerca principalmente di risvegliare la nuova chiaroveggenza nelle anime umane e di proteggerle dal pericolo di cadere in una falsa chiaroveggenza atavica, mentre Michele cerca soprattutto di superare i demoni arimanici nel corpo eterico dell’uomo e da lì anche nel corpo fisico.

100 – Quanto detto è un importante corollario all’indicazione che il lupo Fenris vuole oggi risvegliare negli uomini l’antica chiaroveggenza che è fondata non sull’anima cosciente ma sull’anima senziente. Infatti l’immersione illecita della coscienza-io nell’anima senziente ha invariabilmente come conseguenza un fortissimo oscuramento del corpo eterico, il che in ultima analisi condurrà a una malattia del corpo fisico.

101 – O.O. 174a, 17.2.1918

102 – Nella conferenza del 19.11.1922 Rudolf Steiner dice: «Nella nostra epoca Michele è destinato a divenire sempre più il servitore del Cristo» (O.O. 218, 19.11.1922)

103 – O.O. 152, 20.5.1913

104 – O.O. 152, 2.5.1913

105 – Vedi cap. ‘La quarta azione dell’anima natanica. Il mutamento della missione di Michele al tempo del mistero del Golgota’.

106 – Su questo tema vedi O.O. 177

107 – O.O. 26

108 – Bisogna qui considerare l’affinità tra il lupo c alcuni degli spiriti arimanici che Michele precipitò sulla Terra attorno al 1879. Questi ultimi sono spesso caratterizzati da Rudolf Steiner come «spiriti delle tenebre» e ispiratori di ogni sorta di menzogna e di mancanza di oggettività (vedi O.O. 117 e O.O. 174a, 17.2.1918). Queste sono però anche caratteristiche del lupo Fenris.

109 – Quanto detto non contraddice però le parole di Rudolf Steiner alla nota 6 della parte I, poiché in seguito all’evoluzione compiuta a partire dagli anni quaranta del XIX secolo. Michele può agire con i suoi impulsi direttamente «in basso» sulla Terra, sebbene egli per la sua natura, rimanga collegato al Sole. Tutt’altra posizione nel mondo è quella assunta dal Cristo, che dal tempo del Golgota si è legato completamente alla Terra.

110 – Le tre conferenze sono contenute rispettivamente in O.O. 158, 174a e 174b.

111 – In numerose conferenze Rudolf Steiner dice che le forze che vengono portate all’umanità dal Cristo eterico, si svilupperanno gradatamente dagli anni 2500-3000

112 – O.O. 174a, 3.12.1914

113 – O.O. 174b, 14.2.1915

114 – O.O. 158, 9.11.1914

115 – «Vediamo che una parte del lavoro di Michele consiste nel contribuire al dissolvimento [il più rapido] dei corpi eterici altamente strutturati dell’Europa occidentale che hanno una figura rigida, e vediamo che Michele si serve in questa lotta delle anime dell’Europa orientale. Guardiamolo: Michele seguito da schiere di anime est-europee che lotta contro i corpi eterici dell’Europa occidentale, e guardiamo altresì le impressioni che le anime ne ricevono nel post-mortem» (14.2.1915, O.O. 174b). Occorre qui aggiungere che un certo qual «naturale» carattere luciferico delle anime dell’Europa orientale favorisce anche un più rapido dissolvimento dei loro corpi eterici dopo la morte. Questa particolarità può essere utilizzata da Michele nella sua lotta contro i corpi eterici arimanizzati (cf. conferenza del 3.8.1924, O.O. 237 dove si dice che nella sua battaglia contro il drago, Michele riceve aiuto da alcuni esseri elementari luciferici).

116 – Nella conferenza del 17.2.1910 (O.O. 174a) Rudolf Steiner dice che le forze spirituali che operano nel corpo eterico dell’uomo martire in guerra sono affini a quelle che il discepolo dello spirito sviluppa durante la meditazione. In molte conferenze degli anni di guerra, Rudolf Steiner parla più di una volta dei corpi eterici dei caduti in guerra che soggiornano nei mondi spi rituali. Le possenti forze spirituali di questi corpi, come ‘liberati’ per un certo tempo dal vincolo generale universale, possono venire utilizzati nei modi più disparati per il conseguimento di fini sia positivi che malvagi. Nel primo caso questo corpo eterico, grazie ai pensieri umani permeati dell’impulso del Cristo e spiritualizzati, possono aprirsi il varco verso l’anello eterico ed accrescerne la forza. Perciò il compito basilare della moderna scienza dello spirito è quello di cercare di sviluppare con tutte le proprie forze la comprensione per questi fatti, e favorire l’utilizzo di questi corpi eterici a fin di bene (per esempio la conferenza del 13.6.1915, O.O. 159/160) Ciò allo scopo di impedire l’utilizzazione di tali forze da parte delle confraternite occulte di cui tratteremo più avanti. È facile notare elle questi fatti acquistano oggi ancora maggiore attualità, dopo la seconda guerra mondiale e in concomitanza con i reiterati tentativi di utilizzare tali Un/e eteriche dei defunti contro la corretta evoluzione dell’umanità

117 – O.O. 152, 20.5.1913

118 – Tutte e tre le conferenze si trovano in O.O. 178

119 – Il termine «occidentale» nell’accezione presente significa solo che la «direzione planetaria» di queste confraternite proviene previdentemente dai paesi occidentali, ancorché la loro influenza si estenda in diversi gladi a tutta l’umanità civilizzata.

120 – O.O. 178, 18.11.1917 (cf. con O.O. 144, 4.2.1913).

121 – Ibidem

122 – O.O. 174, 20.1.1917

123 – O.O. 178, 18.11.1917

124 – Cioè nella sfera in cui fra il XV e il XVIII secolo ha cominciato ad operare la scuola arimanica sub-terrestre (cf. conferenza del 20.7.1924, O.O. 240) È da questa sfera che oggi provengono numerosi fenomeni ‘inspiegabili’ attribuiti erroneamente a fattori extra-terreni.

125 – Nel volume La direzione spirituale dell’uomo e dell’umanità (O.O. 15) Rudolf Steiner scrive: «Anche le entità rimaste indietro durante l’epoca egizio-caldaica intervengono nelle tendenze della nostra cultura. Esse si manifestano in molto di quanto si pensa e si mette in pratica oggi nonché nel prossimo futuro, esse hanno lo zampino in tutto ciò che conferisce tratti materialistici alla nostra civiltà e sovente risultano riconoscibili anche nell’aspirazione verso la spiritualità» (cf. anche la conferenza del 20.1.1917, O.O. 174).

126 – Questi spiriti ritardatari (arimanici) dai tratti angelici ci vengono così descritti da Rudolf Steiner: «Certamente l’acme del materialismo è stato raggiunto negli anni quaranta [del XIX secolo). Ma esso aveva immesso i propri impulsi per lo più in modo istintivo. Le schiere arimaniche inviavano ancora i loro impulsi dal mondo spirituale immettendoli nell’istintività degli uomini. Questi impulsi divennero patrimonio proprio dei singoli, vale a dire forze di volontà e di conoscenza solo dall’ottobre del 1879. Ciò che prima era «comune, di tutti» diventava «proprietà privata». Possiamo quindi affermare che dopo il 1879 per la presenza delle potenze arimaniche sono sorte e hanno proliferato ambizioni e tendenze personali nell’interpretazione materialista del mondo» (14.10.1917, O.O. 177).

127 – Nell’opera La direzione spirituale del mondo e dell’umanità Rudolf Steiner scrive: «La peculiarità di queste entità ‘ritardatarie’ e la loro opera ostacolatrice deriva dal fatto che esse non sono soggette alla guida del Cristo e continuano ad operare indipendentemente da lui». Al contrario gli angeli che già a quell’epoca avevano accolto in sé il Cristo sono «quelli che nella nostra epoca di cultura conducono il Cristo verso il basso, nell’ambito della nostra evoluzione spirituale» (ibidem). Questo significa che ai giorni nostri in un certo senso in Cristo opera nell’umanità con l’intermediazione di tutta la gerarchia angelica.

128 – O.O. 174, 22.1.1917

129 – Ibidem

130 – Vedi O.O. 167, 4.4.1916

131 – Ecco perché nella conferenza del 20.1.1917 (O.O. 174) Rudolf Steiner dice: «Questo è oggi corretto: mai accettare ciò che non sì comprende e che ci viene propinato oggi da molte società occulte».

132 – O.O. 174b, 14.2.1915

133 – È quasi superfluo rilevare che il corpo eterico pur penetrando nell’anello eterico e rimanendo in tal modo nell’ambiente circostante la Terra, non impedisce in alcun modo che dopo la morte l’anima ascenda correttamente verso le sfere superiori del macrocosmo. Al contrario è proprio l’anello eterico che permette all’uomo non solo durante la vita ma anche dopo la morte di sperimentare il Cristo eterico (cf. 14.10.1911, O.O. 131)

134 – O.O. 219, 3.12.1922

135 – Nel prosieguo della conferenza citata non viene chiarito cosa si intenda per tali «casi rarissimi». Tuttavia fondandosi su quanto precede si può supporre che si tratti soprattutto dei membri giunti ai gradi superiori della gerarchia delle confraternite.

136 – O.O. 219, 3.12.1922

137 – Comunque anche ai giorni nostri in determinate condizioni l’uomo ha già

la possibilità di pervenire a un’esperienza che gli mostri l’effettiva possibilità di questo sviluppo. Questo può verificarsi nell’incontro con il proprio «doppio», il quale altro non è che la parte del corpo eterico addensata e obbiettivata da Arimane (cf. la conferenza del 30.8.1913, O.O. 147 e inoltre le conferenze del 20.11.1914, O.O. 158 e del 28.12.1915, O.O. 165). Nell’evoluzione naturale dell’umanità tali parti più dense del corpo eterico non possono neanche dopo la morte dell’uomo restare in potere di Arimane, ancorché sia proprio questo che cercano le confraternite occulte in questione (cf. 16.11.1917 e 18/19.11.1917, tutte in O.O. 178).

138 – Una sorta di presagio degli eventi descritti fu la nascita di una quantità ili «idoli demoniaci» dal corpo eterico di Bacone da Verulamio dopo la sua morte nonché l’apparizione di un «ambiente spirituale» atto ad accoglierli suscitato dalle forze animiche di Amos Comenius (vedi conferenza del 27.8.1924, O.O. 240)

139 – O.O. 178, 18.11.1917

140 – Allora lo stesso contro-anello apparirà sotto la superficie della Terra, nelle sue componenti liquide e solide, per effetto di una «tellurizzazione» ancora maggiore dei corpi eterici già molto induriti. Questo avverrà come una sorta di assorbimento di tali corpi eterici nelle parti della Terra in questione. La conseguenza sarà la separazione definitiva dal cosmo eterico dal quale in altri tempi erano originati e con il quale erano per natura destinati a tornare per sempre.

141 – O.O. 174a, 3.12.1914

142 – O.O. 174b, 14.2.1915

143 – Questa unione con l’angelo permette all’anima dopo la morte non solo ili trovare il legame con il Cristo eterico che opera oggi attraverso la gerarchia degli angeli (cf. la nota 127) ma altresì di raggiungere più rapidamente la sfera arcangelica, entro la quale l’angelo custode deve accompagnare fa nima dopo la morte, da dove poi partirà per la sfera propriamente extra terrestre. Se per i motivi esposti l’anima rimane troppo a lungo entro la sfera terrestre, corre il pericolo di soccombere all’angelo ‘ritardatario’. Quest’ultimo tenta di impedire all’anima l’ingresso nella sfera degli arcali geli e di indirizzarla nel dominio delle archai rimaste al grado di arcangelo L’anima cadrebbe in questo caso in balìa di forze che suscitano in lei fa spirazione di acquisire l’immortalità arimanica (cf. la conferenza del 22.1.1917 O.O. 174)

144 – O.O. 158, 9.11.1914

145 – Nelle conferenze citate Rudolf Steiner dice che un uomo che abbia vissuto la sua ultima incarnazione nell’Europa orientale consegue una naturale predisposizione a una comunione molto stretta con il proprio angelo guida. In altre conferenze Rudolf Steiner aggiunge che ogni uomo che si dedichi seriamente alla scienza dello spirito si conquista coscientemente ciò clic fa nima est-europea possiede in modo naturale (cf conferenza del ‘ e del 8.8.1924 O.O.237). Questa stretta comunione con il proprio angelo viene conseguita anche da chi abbia subito una morte da martire, per esempio sul campo di battaglia.

146 – O.O.158, 9.11.1914

147 – Ibidem

148 – Cap 37, v. 37. Emil Bock traduce questo passo in modo ancor più aderente al suo significato interiore (una sola parola a nostro parere, che abbiamo messo fra parentesi, non è molto esatta): «Ed essi gli dissero: “In che direzione dobbiamo volgere lo sguardo, Signore?” Ed egli rispose: “divenite consapevoli del (vostro) corpo vitale e vedrete adunarsi le aquile”». Cf Mt. 24,28

149 – O.O.223, 27.9.1923

150 – Ibidem

151 – Ibidem

152 – Ibidem

153 – Vedi Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 3

154 – Vedi per esempio O.O.131, 14.10.1911, e O.O.130, 2.12.1911

155 – O.O.237, 3.8.1924

156 – O.O.237, 3 e 8.8.1924

157 – Ecco perché una delle più importanti meditazioni per il giorno di San Michele date da Rudolf Steiner termina con le parole: «…che questo giorno possa diventare l’immagine della tua volontà ordinatrice di destino» (citato da E. Zeylmans: Wilhelm Zeylmans van Emmichoven: ein Pionier der Anthroposophie.

158 – Vedi nota 128 nella parte IV

159 – Circa il nesso fra la prima gerarchia e la formazione-realizzazione del karma umano, vedi per es. conferenza del 31.3.1924, O.O.239

160 – Il legame particolare di Michele con la sfera dei cherubini ò fondato anzitutto sul rapporto che intercorre fra la gerarchia degli arcangeli con quella appunto, dei cherubini, che sorse all’epoca dell’antico sole. Vedasi in proposito la conferenza serale del 14.4.1909, O.O.110 (cf anche con la descrizione del guardiano della soglia nell’ultimo capitolo de L’iniziazione. (O.O.IO)

161 – Questa combinazione dei due nomi si trova nella «lettera» del 2.11.1924, O.O.26

162 – Rudolf Steiner ripete più volte che gli uomini svilupperanno gradatamente la facoltà di vedere in immaginazioni le conseguenze karmiche del proprio agire (cf per esempio la conferenza del 28.5.1910, O.O.120 e 14.10.1911 O.O.131). Questa facoltà c connessa all’apparizione di Michele-Cristo all’uomo prima della nascita e dopo la morte. Infatti le immaginazioni dei nessi karmici sono in un certo modo una sorta di ricordo subconscio dei due incontri.