Fiducia in libertà

Del Rapporto con Rudolf Steiner


 

«Non rende liberi il fatto che non vogliamo riconoscere nulla al di sopra di noi, bensì appunto il fatto che veneriamo qualcosa che sta al di sopra di noi. Infatti, mentre lo veneriamo ci eleviamo ad esso e mediante il nostro riconoscimento riveliamo che noi stessi portiamo l’elemento superiore in noi e siamo degni di esserne uguali.»

Goethe a Eckermann il 18 gennaio 1827

 

Una diagnosi necessaria

Per trovare ulteriori vie che conducano nel futuro dalla situazione a ragione inquietante, nella quale oggi si trova la Società Antroposofica e sempre più anche il Movimento Antroposofico, occorre anzitutto afferrare con praticità e oggettività pressoché medica i sintomi della «malattia», per poi fare una giusta diagnosi. Quest’ultima può essere la seguente: Non sono l’Antroposofia o persino Rudolf Steiner ad essere non corrispondenti al tempo, ma la vera ragione della malattia si trova in noi, negli antroposofi di tutto il mondo.

 

Un libero creatore del tempo

L’autoconoscenza è sempre stata ed è rimasta sino ad oggi un’audace difficile impresa. In questo ambito ci si trova costantemente dinanzi alla tentazione di cercare le cause delle proprie debolezze e imperfezioni non in se stessi, ma negli altri o altrove. Dall’esperienza fatta in molti anni posso confermare che ovunque laddove viene parlato o scritto dei centrali temi dell’Antroposofia, nasce un grande interesse, sia negli antroposofi stessi, che nella vita pubblica. In questo si riconosce che l’Antroposofia oggi è la cosa più moderna e attuale che si possa pensare in assoluto e Rudolf Steiner è l’uomo che viveva ed agiva con le nuove facoltà spirituali, che l’umanità svilupperà in sé soltanto in un lontano futuro.

 

Ma che cosa significa essere attuali, corrispondenti ai tempi?

Ultimamente nelle cerchie antroposofiche è possibile udire sempre di nuovo che Rudolf Steiner sia stato un «bambino del suo tempo». Vorrei oppormi nel modo più decisivo a questo giudizio. Soltanto nell’infanzia si è un bambino corrispondente al tempo. Infatti, unicamente allora è pienamente giustificato il fatto di essere dipendente e influenzato dai genitori e da altre innumerevoli condizioni dell’ambiente circostante. Se tuttavia un uomo in questo senso anche come adulto rimane ancora un «bambino» dipendente, allora non solo come uomo è caduto fuori dal sano sviluppo, bensì anche dall’evoluzione dell’umanità, e questo significa tuttavia che è caduto fuori in assoluto dal suo tempo. Un tale uomo effettivamente non sarebbe più corrispondente al tempo.

 

Rudolf Steiner invece non era nessun «bambino» del suo tempo, ma era il grande amico umanitario dello Spirito del tempo. Soltanto per questo egli potè parlare del Mistero cosmico di Michele nel nostro tempo, descrivere le vie spirituali e il mondo interiore di questo elevato essere gerarchico, come è in grado di farlo soltanto un amico stretto. Come tale Rudolf Steiner era un co-creatore, sì un libero creatore del tempo che va nel futuro.

 

Nel penultimo capitolo del suo libro L’iniziazione Rudolf Steiner descrive come il discepolo dello Spirito,

quale conseguenza dell’incontro con il piccolo Guardiano della soglia,

si libera da ogni guida delle entità del mondo spirituale.

Da questo momento non lo guidano più gli Spiriti di gruppo e nemmeno lo Spirito del tempo.

Ciò significa che già in questo grado (che non è ancora molto elevato) egli smette di essere il loro «bambino».

 

In questo consiste proprio l’essere della moderna iniziazione. A partire da questo grado l’iniziando stesso deve stabilire questo rapporto in libertà dalla forza interiore del suo io. E così a poco a poco egli diviene un cosciente collaboratore dello Spirito del tempo e un libero creatore nel suo tempo.

 

L’uomo libero vive nella fiducia

Noi, numerosi allievi di Rudolf Steiner invece, possiamo essere ancora difficilmente definiti amici dello Spirito del tempo, ma siamo ancora ampiamente bambini del nostro tempo. A Michele tuttavia, che Rudolf Steiner definisce «l’eroe spirituale della libertà»1, appartiene proprio il fatto che non vorrebbe avere nessuno come «bambino». La nostra civiltà invece, nella quale siamo collocati, oggi vive sotto il segno della spiritualità del tempo anti-micheliana, nei confronti della quale siamo come bambini, dipendenti e influenzabili. E per questo che non riusciamo ancora a risolvere i numerosi problemi nella Società Antroposofica, perché troppo spesso invece di essere coraggiosi guerrieri di Michele, soggiacciamo alla tentazione di adattarci coscientemente o incoscientemente alla non-spiritualità della nostra civiltà, se non persino di cattivarci la sua benevolenza.

 

Nel suo libro La filosofia della libertà Rudolf Steiner scrive riguardo il vivere insieme degli uomini liberi:

▸ «Solo perché gli individui umani fanno parte di un unico Spirito, possono anche vivere gli uni accanto agli altri. L’uomo libero vive nella fiducia di appartenere come l’altro uomo libero a un unico mondo spirituale, e di incontrarsi con lui nelle sue intenzioni.»2

 

Nel senso di queste parole possiamo dire: Donandoci l’Antroposofia Rudolf Steiner ci ha dato infinita fiducia, nella speranza che nel cammino antroposofico, in autonomia ci innalzeremo al mondo spirituale, dal quale egli stesso parlava e agiva, in modo tale da incontrare con le nostre intenzioni le sue intenzioni e con ciò anche lui stesso.

 

Invece, alcuni dei suoi critici «antroposofi» arrivano persino al punto di considerare la loro critica rivolta a Rudolf Steiner come la conquista di un proprio «pensare intuitivo», sebbene facendo attenzione si tratta soltanto di una comune intellettualità astratta, tendente a cercare presunti errori, contraddizioni e dipendenze non in se stessi, ma in Rudolf Steiner. Il vero pensare intuitivo è un’attività completamente creativa, che risveglia e ravviva la facoltà della fantasia morale. Nei frutti emersi dall’Antroposofia, questo in Rudolf Steiner lo si può riconoscere con chiarezza. Per questo è tuttavia necessario un contatto, almeno ideale, con il mondo spirituale, dal quale Rudolf Steiner operava in modo creativo.

 

Rudolf Steiner – il primo iniziato che agì pubblicamente

Da quanto detto emergono ulteriori domande: Come si forma il rapporto con Rudolf Steiner oggi? Come è possibile coltivarlo nel modo giusto e soprattutto rafforzarlo, affinché diventi un fondamento incrollabile per le nostre attività all’interno e all’esterno della Società Antroposofica?

 

A questo punto vorrei dire qualcosa di personale. Quando più di trenta anni fa ho incontrato l’Antroposofia, in primo piano non stavano le idee d’avanguardia che Rudolf Steiner ha portato nei più diversi ambiti della vita – per esempio nella pedagogia, nell’arte, nella medicina, nell’agricoltura. Questo infatti lo colloca «solo» accanto a molte importanti individualità del XIX e XX secolo. Naturalmente portai a conoscenza le sue prestazioni con grande stupore e il più alto riconoscimento, ma non era questo che mi condusse veramente a Rudolf Steiner. Per me fu determinante che in Rudolf Steiner per la prima volta nella storia del mondo, un iniziato di una tale elevatezza spirituale era in grado di agire pubblicamente tra gli uomini, e cioè un iniziato che fondò la sua iniziazione dalle forze più moderne del nostro tempo, vale a dire che era in grado di indagare e di descrivere il mondo spirituale con la stessa chiarezza e precisione come normalmente uno scienziato descrive la natura.

 

Nel contempo mi apparve subito con chiarezza, che Rudolf Steiner come iniziato, nell’odierna civiltà è ovunque fuori posto, poiché in questa non esiste la categoria dell’iniziato. La nostra civiltà conosce scienziati, artisti, medici, ricercatori, inventori – per essa un iniziato non esiste e non è previsto nella vita pubblica.

 

L’unica via quindi, che oggi può condurre a Rudolf Steiner è quella di essere i suoi diretti allievi. E questo significa lo sforzo serio di divenire suo allievo spirituale nel cammino da lui preceduto e descrittoci esattamente. Qui ci deve costantemente accompagnare la coscienza, che percorriamo questo cammino al seguito di Rudolf Steiner, e cioè con la meta di entrare un giorno nel mondo spirituale, dove sarà possibile una libera collaborazione con lui.

Il sentiero della venerazione

Come ha inizio la disciplina antroposofica, che conduce alla meta della moderna iniziazione? Quali sono le sue condizioni fondamentali?

 

Rudolf Steiner le descrive proprio all’inizio del primo capitolo del suo principale libro d’insegnamento L’iniziazione. Già nelle prime pagine Rudolf Steiner parla di un «atteggiamento fondamentale», che è di decisiva importanza per l’intero cammino di iniziazione descritto successivamente, e che egli definisce «il sentiero della venerazione».

Nell’odierna iniziazione questa facoltà deve essere esercitata in ogni circostanza, così anche nella seguente:

«Se incontro un uomo e rimprovero le sue debolezze, mi privo della forza di conoscenza superiore, se cerco di approfondirmi, colmo di amore, nei suoi pregi, raccolgo tale forza.»3

 

E questa legge è immutabile e valida su tutti i piani. È per questo che Rudolf Steiner la mette così fortemente in rilievo e nel contempo dice che è proprio questa qualità che manca maggiormente all’odierna civiltà e per cui essa è così inadeguata all’evoluzione superiore (ibidem).

 

Naturalmente nella vita, in certe situazioni occorre anche esercitare la critica – tuttavia ogniqualvolta si fa o si crede di doverlo fare, ci si priva del tutto oggettivamente di forze di conoscenza. In merito, una volta Rudolf Steiner alla domanda di come fosse con le persone che hanno come professione la critica, quindi per esempio i critici giornalisti, egli rispose: «Per l’evoluzione spirituale essi hanno il Karma più sfavorevole.»4

 

Proprio nel nostro periodo il significato centrale della facoltà della venerazione sta nel fatto che la più importante educatrice dell’anima cosciente è la forza della devozione.5 In questo senso, come esercizio per l’anima cosciente si potrebbe cercare di applicare la suddetta regola anche nei riguardi di Rudolf Steiner stesso e «immergersi con amore nelle sue virtù». Se si fa questo veramente, allora mai più, nemmeno lontanamente, a qualcuno verrà in mente di cercare in lui presunti errori. Allora anche la domanda puramente teorica, se nell’opera di Rudolf Steiner si possono trovare errori, diventa del tutto insignificante.

 

Questo naturalmente non significa che in diversi punti di quest’opera per l’allievo non nascano domande, alle quali non può essere data un’immediata risposta o le quali non riescono ad essere classificate subito. Tuttavia poi, sempre a nuovo accadrà, forse persino solo dopo anni, che proprio questi punti difficilmente comprensibili o apparentemente contraddittori si riveleranno quali punti di partenza di prospettive spirituali e orizzonti di conoscenza mai presagiti. Bisogna soltanto attendere con il giudicare troppo veloce e immaturo, e avere la pazienza di vivere per lungo tempo con una questione non risolta.

 

Su questa via, con il tempo può essere raggiunto il primo grado di avvicinamento a Rudolf Steiner,

e cioè attraverso lo studio delle sue opere.

 

Egli stesso scrive in merito: ▸«Si consideri questo libro come una conversazione fra l’autore e il lettore.»6

Questa esperienza può diventare ancora più intensa nello studio delle sue conferenze. Quando si sperimenta soltanto per una volta, quanto reale può essere un tale dialogo interiore con il Maestro spirituale, allora tutte le discussioni sull’«incomprensione» dei contenuti antroposofici, sulle «difficoltà» del linguaggio di Rudolf Steiner, per non parlare della messa in discussione dello studio quanto tale, diventeranno per sempre nulli.

 

Senza studiare e studiare molto,

sarà difficile incontrare Rudolf Steiner nel cammino del discepolato.

Infatti, lo studio nell’Antroposofia costituisce il fondamento dell’intero ulteriore cammino,

nel quale il dialogo iniziato con il Maestro nello studio,

mediante l’esercizio meditativo, può condurre ad un incontro spirituale con lui.

 

Il collegamento anche dal mondo spirituale

Il cammino antroposofico, definito da Rudolf Steiner anche moderno cammino di iniziazione rosicruciano e descritto quale unico cammino corrispondente agli uomini odierni in Occidente, porta con sé anche un rapporto del tutto nuovo con il Maestro spirituale.

Se nell’antico cammino orientale il procedere spirituale «non era assolutamente possibile senza una rigorosa sottomissione all’autorità del Guru» e nel cosiddetto cammino cristiano-gnostico un’importante condizione era almeno un continuo accompagnamento del Maestro fisicamente presente, nel moderno cammino rosicruciano esiste un rapporto del tutto nuovo fra il Maestro e l’allievo, che ha le sue radici in una vera amicizia.

 

Qui l’autorità del Maestro spirituale si basa unicamente sulla libera approvazione dell’allievo. In altre parole: Qui in primo piano sta la fiducia liberamente conquistata. Con ciò la presenza fisica del Maestro non è più necessaria. E questo significa che anche dopo che il Maestro è morto da tempo, dal mondo spirituale egli può continuare a guidare i suoi allievi, tuttavia mantenendo la condizione centrale del discepolato dello Spirito: della piena fiducia portatagli incontro.

 

Quanto radicalmente mise in rilievo Rudolf Steiner questa premessa, emerge dalle sue parole con le quali descrive il moderno cammino rosicruciano:

▸ «E nel cammino rosicruciano il Guru [Maestro] diventa sempre più l’amico, la cui autorità si basa sull’approvazione interiore. Qui un altro rapporto al di fuori di un rapporto di fiducia rigorosamente personale non è possibile. Se nascesse anche solo un pò di diffidenza tra il Maestro e l’allievo, il legame che deve esistere tra i due verrebbe spezzato e le forze che operano fra il Maestro e l’allievo non agirebbero più.»7

 

Le parole pronunciate da Rudolf Steiner nella conferenza del 30 gennaio 1924, dove egli mise in rilievo nel senso più eminente questa fiducia anche per la sopravvivenza della Libera Università, testimoniano che egli voleva fondare soltanto su tale fiducia l’intero rapporto esoterico con i suoi allievi, non solo all’inizio della sua attività come Maestro spirituale, bensì in questo senso, sino alla fine della sua vita.8

E qui egli intendeva non solo la fiducia in lui stesso e in ciò che egli aveva dato nella Libera Università, ma anche la reciproca fiducia dei suoi allievi tra di loro.

 

Qui tocchiamo il punto essenziale di tali esposizioni. Infatti, le parole di Ita Wegman sul pericolo di «arimanizzazione» dell’Antroposofia, se andasse nel mondo separata da Rudolf Steiner,9 non significano soltanto che quando un antroposofo attinge dal patrimonio spirituale di Rudolf Steiner, deve, ovunque laddove lo fa, citare come fonte il suo nome (questo fa parte della più elementare correttezza nel mondo scientifico), ma io penso che le parole di Rudolf Steiner, comunicate qui da Ita Wegman, si riferiscano anzitutto al rapporto interiore con Rudolf Steiner stesso che ha le sue radici in un vero discepolato dello Spirito. Se manca questo rapporto interiore con lui, allora una tale rappresentanza dell’Antroposofia di conseguenza diverrebbe appunto superficiale come citato e così proprio ciò che è «voluto e inteso dagli esseri arimanici» (ibidem).

 

Il rapporto con Rudolf Steiner

Oggi con Rudolf Steiner si può avere un rapporto solo distanziato, storico, come con un’altra importante personalità del passato, per esempio Wolfgang Amadeus Mozart o Johann Wolfgang Goethe. Oppure invece si cerca in Rudolf Steiner con tutte le forze dell’anima il Maestro spirituale personale, che guida i suoi allievi dal mondo spirituale e può parlare loro nelle profondità dell’anima.

 

Non è un segreto, che un tale più intimo rapporto con Rudolf Steiner anche tra gli antroposofi riscontra crescente opposizione e persino rifiuto. Eppure, ognuno che ha percorso soltanto in modo intenso e sufficiente questo cammino interiore verso Rudolf Steiner, dalla propria esperienza potrà testimoniare quali momenti di elevazione e di illuminazione ne derivano e potrà considerare le esperienze conquistate della vicinanza spirituale di Rudolf Steiner, i più alti e più felici momenti della sua vita.

 

Nella Filosofia della libertà Rudolf Steiner scrisse:

▸ «L’uomo libero non pretende dal suo simile un accordo, ma se lo attende perché esso è nella natura umana».10

 

Così era anche il rapporto di Rudolf Steiner nei confronti della fiducia. Egli non la pretendeva mai, tuttavia si attendeva questa fiducia perché essa è nella sana natura dell’uomo, vale a dire nelle forze dell’uomo sulle quali unicamente può essere fondato il moderno cammino di iniziazione.

 

Soltanto se una tale fiducia dei membri della Società Antroposofica nei confronti del suo creatore diventa una questione del cuore e anche gli appartenenti della Libera Università di Scienza dello Spirito riservano un posto centrale a questa fiducia, la Società Antroposofica nel coltivare e diffondere l’Antroposofia nel mondo potrà contare sul costante aiuto e accompagnamento di Rudolf Steiner, senza i quali non potrà mai assolvere i compiti spirituali e umanitari affidati ad essa.

 

 


 

Note:

1 – O.O. 233a, 13.1.1924.

2 – O.O. 4, corsivo di Rudolf Steiner.

3 – O.O. 10. – All’acquisizione della facoltà della venerazione, necessaria per l’evoluzione interiore, Rudolf Steiner all’inizio del libro dedica sei pagine e mezza (17-23).

4 – Quanto detto non contraddice il fatto, che anche Rudolf Steiner a volte doveva esprime delle critiche. Egli tuttavia cercava quasi sempre soltanto di caratterizzare la questione, oppure faceva una diagnosi scientifico-spirituale. Erano rari i casi in cui egli parlò in modo critico, allora tuttavia in modo così oggettivo, che le sue parole risuonavano come la voce della giustizia universale. E solo quando era assolutamente necessario, egli esercitava veramente la critica. Come iniziato poteva comunque pareggiare le sue conseguenze occulte nel mondo spirituale.

5 – O.O. 59, 28.10. 1909.

6 – O.O. 10, pag. 179.

7 – O.O.96,20.10.1906.

8 – O.O. 260a, 30.1.1924.

9 – Le parole di Rudolf Steiner nel ricordo di Ita Wegman: «Devo lasciare soltanto il piano fisico, e se poi le forze di opposizione dovessero riuscire a separare l’Antroposofia da me, nel senso che l’insegnamento dovesse andare alla grande massa, senza che ci sia conoscenza di me, da divenire superficiale, allora accadrebbe ciò che era voluto e inteso dagli esseri ari- manici», Nachrichtenblatt (Notiziario), 28.6.1925.

10 – O.O. 4, pag. 123.