16 – Vita e morte – Il grande guardiano della soglia

O.O. 10 – L’Iniziazione – (Vita e morte – Il grande guardiano della soglia)


 

È stato mostrato quanto sia importante per l’uomo l’incontro con il cosiddetto « piccolo guardiano della soglia », perché in esso scorge un essere soprasensibile che in certo qual modo ha prodotto egli stesso. Il corpo di questo essere è costituito dalle conseguenze, per lui finora invisibili, delle sue azioni, dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri. Ma queste forze invisibili sono. divenute le cause del suo destino e del suo carattere. L’uomo si rende ora conto come nel passato egli stesso abbia posto le basi del suo presente. In tal modo gli si rivela fino a un certo grado il suo essere.

In lui esistono per esempio determinate tendenze e abitudini. Ora può darsi ragione perché le ha. Lo hanno colpito talune sventure; ora riconosce da dove provengono. Egli diventa consapevole della ragione per cui ama una persona e ne odia un’altra, perché questa o quella cosa lo renda felice o infelice. La vita visibile gli diventa comprensibile per mezzo delle cause invisibili. Anche i fatti essenziali della vita: malattia e salute, morte e nascita, si svelano al suo sguardo. Egli si accorge che prima della sua nascita ha intessuto le cause che dovevano necessariamente ricondurlo nella vita.

Conosce ormai in se stesso l’entità che in questo mondo visibile è costruita in modo imperfetto, ma che può essere portata a perfezione soltanto in questo mondo visibile, perché in nessun altro mondo si presenta l’occasione di lavorare al perfezionamento di essa. Vede inoltre che la morte non può separarlo per sempre da questo mondo. Deve infatti dirsi: « Venni un tempo per la prima volta in questo mondo perché allora ero un essere che aveva bisogno della vita di qui, per acquistare qualità che non avrei potuto conseguire in nessun altro mondo. E devo rimanere legato a questo mondo, finché non avrò sviluppato in me tutto ciò che in esso può essere acquistato. Potrò un giorno lavorare utilmente in un altro mondo, quando avrò acquistato nel mondo materiale visibile tutte le capacità a ciò necessarie ».

 

È infatti una delle esperienze più importanti dell’iniziato quella d’imparare a conoscere ed apprezzare la natura materiale visibile al suo vero valore, meglio di quanto non facesse prima della sua educazione occulta. Questa conoscenza gli proviene appunto dalla sua visione del mondo soprasensibile. Chi non ha avuto tale visione e si lascia prendere perciò solo dal presentimento che le regioni soprasensibili abbiano un valore infinitamente superiore, potrà sottovalutare il mondo sensibile.

Chi invece è penetrato con lo sguardo nel mondo soprasensibile sa che, senza le esperienze nella realtà visibile, egli si troverebbe ridotto all’impotenza nella realtà invisibile. Per poter vivere in quest’ultima, egli deve possedere strumenti e capacità adatti a quella vita. Ma può acquistarli soltanto nel mondo visibile. Occorre che egli possa vedere spiritualmente per divenire cosciente nel mondo invisibile.

Ma questa facoltà visiva nel mondo « superiore » si sviluppa gradatamente dalle esperienze fatte in quello « inferiore ». Non si può nascere in un mondo spirituale con occhi spirituali, se questi non sono stati sviluppati nel mondo sensibile, così come il bambino non potrebbe nascere con occhi fisici, se questi non si fossero formati nel grembo materno.

 

Da questo punto di vista si potrà anche comprendere perché la « soglia » del mondo soprasensibile sia custodita da un « guardiano ». Non deve infatti in nessun caso essere concesso all’uomo di avere una vera visione in quelle regioni, se prima non ha acquistato le capacità necessarie. Perciò a ogni sua morte, quando l’uomo penetra nell’altro mondo senza avere ancora acquistato la capacità per lavorare in esso, gli viene steso dinanzi un velo che gliene nasconda l’esperienza. Deve vedere quel mondo soltanto dopo esser diventato maturo per esso.

 

Quando il discepolo è penetrato nel mondo soprasensibile, la vita acquista per lui un significato completamente nuovo; egli vede nel mondo sensibile il campo in cui germogliano i semi per un mondo superiore. In un certo senso il mondo « superiore » gli sembrerà incompleto senza quello « inferiore ». Gli si aprono due prospettive: una sul passato, l’altra sull’avvenire. Egli guarda in un passato in cui il mondo sensibile ancora non esisteva. Già da molto tempo si è infatti liberato dal pregiudizio che il mondo soprasensibile si sia sviluppato da quello sensibile. Egli sa che prima esisteva il soprasensibile, e che tutto il sensibile si è sviluppato da quello. Vede che egli stesso, prima di esser venuto per la prima volta nel mondo sensibile, faceva parte di un mondo soprasensibile.

Ma a quell’antico mondo soprasensibile occorreva attraversare una fase sensibile. La sua ulteriore evoluzione non sarebbe stata possibile senza tale passaggio. Il mondo soprasensibile potrà proseguire la sua evoluzione, soltanto quando nel mondo sensibile si saranno sviluppati esseri dotati di capacità adeguate. Questi esseri sono gli uomini. Così come ora vivono, essi derivano da una forma imperfetta dell’esistenza spirituale e, dentro quella forma, vengono condotti alla perfezione mediante la quale diventeranno idonei per l’ulteriore elaborazione del mondo superiore. Qui appunto si apre l’orizzonte verso l’avvenire. Esso rivela un gradino superiore del mondo soprasensibile che conterrà i frutti di ciò che è stato elaborato in quello sensibile. Quest’ultimo, come tale, sarà superato; ma i suoi risultati verranno incorporati in un mondo superiore.

 

Con questo è data la spiegazione della malattia e della morte nel mondo sensibile. Cioè la morte non è altro che l’espressione del fatto che l’antico mondo soprasensibile era arrivato a un punto in cui, da sé, non poteva più progredire. Sarebbe andato soggetto a una morte generale, se non avesse ricevuto un nuovo impulso di vita. Questa nuova vita è perciò diventata una lotta contro la morte generale. Dai resti di un mondo moribondo e in sé irrigidito si sono sviluppati i germi di un mondo nuovo. Per questo abbiamo nel mondo la morte e la vita. La trasformazione delle cose procede lentamente. Le parti morenti del vecchio mondo sono ancora attaccate ai nuovi germi di vita che esse stesse hanno prodotto. Questo si esprime chiaramente appunto nell’uomo.

Egli porta seco, come involucro, ciò che si è conservato di quell’antico mondo; ed entro tale involucro si forma il germe dell’essere che vivrà in avvenire. È perciò un essere duplice; perituro ed imperituro. Quello perituro è nel suo stato finale, quello imperituro nello stato iniziale. Ma soltanto in questo duplice mondo, che si esprime nel sensibile fisico, egli acquista le capacità di ricondurre il mondo all’immortalità. Il suo compito è appunto quello di trarre dal mondo perituro stesso i frutti per quello imperituro. Se quindi guarda al proprio essere, quale egli stesso lo ha costruito nel passato, egli deve dirsi: « Ho in me gli elementi di un mondo morente. Essi lavorano in me, e solo gradatamente potrò spezzare il loro potere per mezzo dei nuovi elementi immortali che vanno nascendo ». Così la via dell’uomo si svolge dalla morte alla vita.

Se al momento della morte egli potesse parlare a se stesso con piena coscienza, dovrebbe dirsi: « Il perituro è stato il mio maestro. Il mio morire è conseguenza dell’intero passato con cui sono intessuto. Ma il campo del perituro ha maturato in me i germi per l’imperituro. Io li trasporto meco in un altro mondo. Se dipendesse soltanto dal passato, non avrei mai potuto nascere. La vita del passato si chiude con la nascita. La vita nel sensibile è sottratta alla morte universale dal nuovo germe di vita. Il tempo fra nascita e morte è soltanto l’espressione di quanto la nuova vita potè salvare dal passato morente.

La malattia non è che la continuazione delle parti morenti di quel passato ».

 

Tutto ciò spiega perché solo gradatamente l’uomo possa farsi strada dall’errore e dall’imperfezione alla verità e al bene. Le sue azioni, i suoi sentimenti e i suoi pensieri si trovano da prima sotto il dominio del corruttibile e del perituro. Da questo sono formati i suoi organi sensibili fisici. Per questo tali organi, e tutto ciò che li stimola, sono essi stessi soggetti a corruzione. Non gli istinti, gli impulsi, o le passioni, né gli organi ad essi corrispondenti rappresentano l’imperituro; sarà imperituro il risultato dell’opera di quegli organi. Solamente quando avrà elaborato dal perituro tutto ciò che in esso vi è da elaborare, l’uomo potrà abbandonare la base dalla quale è sorto, e di cui è espressione il mondo fisico sensibile.

Così il primo « guardiano della soglia » rappresenta l’immagine dell’uomo nella sua duplice natura, commista di perituro ed imperituro. E nel « guardiano » si mostra chiaramente ciò che ancora difetta all’uomo fino al raggiungimento delle sublime figura di luce che potrà di nuovo dimorare nel puro mondo spirituale.

 

Il grado in cui l’uomo si trova impigliato nella natura fisico-sensibile, gli diventa visibile per mezzo del « guardiano della soglia », e si esprime anzitutto nell’esistenza di istinti, impulsi, brame, desideri egoistici in tutte le forme dell’interesse personale, e così via. Si esprime anche nel vincolo che lega ad una razza, a un popolo, perché popoli e razze sono soltanto gradini di evoluzione verso la pura umanità. Una razza, un popolo, sono tanto più elevati, quanto più perfettamente i loro componenti esprimono il puro tipo ideale dell’umanità, quanto più si sono innalzati col loro lavoro dal perituro fisico all’imperituro soprasensibile.

L’evoluzione dell’uomo attraverso le reincarnazioni, in forme sempre superiori di popoli e di razze, è perciò un processo di liberazione. In ultimo l’uomo deve apparire nella sua armonica perfezione. In modo analogo è un perfezionamento il passaggio attraverso forme morali e religiose sempre più pure, perché ogni gradino morale contiene ancora la brama del perituro accanto ai germi idealistici dell’avvenire.

 

Così nel « guardiano della soglia » che abbiamo descritto si manifesta soltanto il risultato del tempo passato, mentre dei germi dell’avvenire vi è soltanto ciò che durante quel passato vi si è intessuto. Ma l’uomo deve portar seco nel mondo soprasensibile avvenire tutto ciò che può estrarre dal mondo sensibile. Se volesse portar seco soltanto ciò che del passato sta intessuto nella sua controimmagine, egli avrebbe solo in parte compiuto la sua missione terrena. Perciò, dopo qualche tempo, al piccolo « guardiano della soglia » viene ad associarsi quello grande. Di nuovo descriveremo in forma narrativa quel che si svolge nell’incontro con questo secondo « guardiano della soglia ».

 

Dopo che l’uomo ha riconosciuto ciò di cui si deve liberare, gli si presenta sul cammino una sublime figura di luce la cui bellezza è difficile da descrivere nelle parole del nostro linguaggio. Questo incontro avviene quando gli organi del pensare, del sentire e del volere, anche per il corpo fisico, si sono a tal punto sciolti gli uni dagli altri, che la regolazione delle loro reciproche relazioni non è più da essi stessi determinata, ma si effettua per virtù della coscienza superiore, che si è ormai completamente separata dalle condizioni fisiche. Gli organi del pensare, del sentire e del volere sono allora diventati strumenti in potere dell’anima umana che, dalle regioni soprasensibili, esercita il suo dominio su di essi. Ad una tale anima, che si è così liberata da tutti i legami sensibili, si presenta ora il secondo « guardiano della soglia », e parla a un dipresso nel modo seguente:

• « Tu ti sei liberata dal mondo dei sensi. Ti sei acquistata il diritto di dimora nel mondo soprasensibile. Da questo puoi ormai esercitare la tua azione. La corporeità fisica, nella sua forma attuale, non ti è più necessaria per te medesima. Se tu volessi soltanto acquistare la capacità di dimorare nel mondo soprasensibile, non avresti più bisogno di ritornare in quello sensibile.

Ma guardami. Vedi quanto infinitamente superiore io sono a ciò cui hai già potuto evolvere te stessa. Sei arrivata al gradino attuale del tuo perfezionamento per mezzo delle capacità che hai potuto sviluppare nel mondo dei sensi, fino a quando ancora avevi bisogno di esso. Ora deve però cominciare per te un periodo in cui le tue forze liberate dovranno ulteriormente lavorare al mondo dei sensi. Fino ad ora hai liberato soltanto te stessa; ora, da libera, puoi lavorare alla liberazione di tutti i tuoi compagni nel mondo sensibile. Fino ad oggi i tuoi sforzi sono stati soltanto individuali; ora devi inserirti nel tutto, in modo da portare nel mondo soprasensibile non soltanto te stessa, ma anche tutto ciò che esiste nel sensibile.

Potrai una volta unirti alla mia figura, ma io non posso essere felice finché vi siano ancora degli infelici! Individualmente liberata, vorresti già oggi penetrare per sempre nel regno del soprasensibile. Allora però dovresti abbassare lo sguardo sugli esseri irredenti del mondo dei sensi; e avresti separato il tuo destino dal loro. Invece voi siete tutti legati fra voi. Tutti dovevate discendere nel mondo dei sensi per attingerne le forze per un mondo superiore. Se ti distaccassi dagli altri, faresti cattivo uso delle forze che hai potuto sviluppare soltanto in comune con loro. Se essi non fossero discesi, nemmeno tu avresti potuto discendere; senza di loro ti sarebbero mancate le forze per la tua esistenza soprasensibile.

Devi spartire anche con loro le forze che hai acquistate assieme a loro. Io ti proibirò quindi l’entrata nelle regioni superiori del mondo soprasensibile, finché non avrai impiegato tutte le forze da te acquistate per la liberazione dei tuoi simili. Con ciò che già hai conseguito, puoi trattenerti nelle regioni inferiori del mondo soprasensibile; ma davanti alla porta delle regioni superiori io sito « come il cherubino con la spada di fuoco davanti al paradiso », e te ne impedisco l’ingresso finché ti rimarranno forze non impiegate nel mondo sensibile.

E se tu non le vuoi impiegare, verranno altri che le impiegheranno; allora un elevato mondo soprasensibile raccoglierà tutti i frutti di quello sensibile; a te però verrà sottratto il terreno sul quale hai potuto crescere. Il mondo purificato si svilupperà ulteriormente al di fuori di te. Tu ne rimarrai esclusa. Così la tua via sarà quella nera; coloro invece che hai abbandonati seguono la via bianca ».

 

Così si annunzia il « grande guardiano » della soglia, poco tempo dopo l’incontro col primo « guardiano ». L’iniziato sa però esattamente ciò che lo attende, se cede alla tentazione di una dimora prematura nel mondo soprasensibile. Dal secondo guardiano della soglia irradia uno splendore indescrivibile; l’unione con lui si presenta all’anima veggente come una mèta lontana.

Le si presenta però al tempo stesso la certezza che quell’unione si avvererà soltanto se l’iniziato avrà anche adoperato tutte le forze che gli sono affluite da questo mondo per la liberazione e la redenzione di questo stesso mondo. Se si decide a seguire le richieste della sublime figura di luce, egli potrà contribuire alla liberazione del genere umano. Egli offre i suoi doni sull’ara dell’umanità.

 

Se invece preferisce la propria prematura ascesa al mondo soprasensibile, la corrente dell’umanità scorrerà al di sopra di lui. Dopo la sua liberazione dal mondo dei sensi, egli non potrà più acquistare per sé nessuna nuova forza. Se invece mette il proprio lavoro a disposizione di quel mondo, deve rinunziare a trarre qualsiasi nuovo vantaggio personale dal campo della sua ulteriore azione. Non si può ora dire che sia naturale che l’uomo scelga la via bianca, quando si trova posto in tal modo dinanzi alla decisione. Ciò dipende completamente dal fatto che, prima di prendere tale decisione, egli sia già talmente purificato da non sentire la tentazione dell’egoismo che gli fa ritenere desiderabili le seduzioni della beatitudine. Queste seduzioni sono infatti straordinariamente forti.

L’altra alternativa non presenta in realtà speciali attrattive. Non ha niente che parli all’egoismo. Ciò che l’uomo riceverà nelle sfere più elevate del soprasensibile, non è niente che venga a lui, ma è unicamente qualcosa che emana da lui: l’amore per i suoi simili. Nulla di ciò che l’egoismo desidera viene negato invece sulla via nera. Anzi, i frutti di. questa via consistono appunto nella più completa soddisfazione dell’egoismo. Se qualcuno desidera la beatitudine soltanto per se stesso, seguirà certamente la via nera, perché è adatta per lui.

 

Nessuno perciò deve chiedere agli occultisti della via bianca che si prestino a fornirgli istruzioni per lo sviluppo del suo io egoistico. La beatitudine del singolo non li interessa affatto. Ognuno è libero di procurarsela a volontà. Non è compito degli occultisti bianchi di anticiparla. Questi si interessano unicamente dell’evoluzione e della liberazione di tutti gli esseri che siano uomini, o compagni degli uomini. Perciò essi danno soltanto indicazioni atte a sviluppare forze per collaborare a tale opera; pongono la dedizione disinteressata e il desiderio di sacrificio al di sopra di tutte le altre capacità. Essi non respingono nessuno, perché anche il più grande egoista può purificarsi.

Ma chi cerca qualcosa soltanto con fine personale non riceverà niente dagli occultisti, finché perdurerà in quello stato d’animo. Anche se questi non lo privano del loro aiuto, egli stesso si toglie la possibilità di profittarne. Chi perciò segue veramente le indicazioni dei buoni maestri dell’occultismo, dopo varcata la soglia comprenderà le richieste del grande «guardiano»; chi però non segue quelle indicazioni non deve neppure sperare di poter mai arrivare alla soglia per mezzo di esse.

Le indicazioni di quei maestri conducono al bene, oppure a nulla, perché non rientra nel compito loro guidare alla beatitudine egoistica, e alla semplice vita nel mondo soprasensibile. A priori, il loro compito è disposto in modo da tenere il discepolo lontano dal mondo ultraterreno, finché non vi penetri con la volontà di dedicarsi completamente a una collaborazione disinteressata.