Dove è l’uomo, quale essere che pensa e ricorda? / 165-167

O.O. 26 – Massime antroposofiche – 01.03.1925


 

Nel rappresentare (pensare) e nello sperimentare i ricordi, l’uomo si trova entro il mondo fisico.

Ma dovunque rivolga lo sguardo nel mondo fisico,

con i suoi sensi egli non giungerà mai a trovare qualcosa che possa dargli le forze per rappresentare e ricordare.

Nel rappresentare appare l’autocoscienza.

Questa – secondo le considerazioni precedenti – è un acquisto che l’uomo riceve dalle forze terrestri.

Ma queste forze terrestri sono tali da restare nascoste alla visione sensibile.

 

È vero che nella vita terrestre l’uomo pensa solo quello che gli trasmettono i suoi sensi,

ma la forza del pensare non gli dà nulla di tutto ciò che egli così pensa.

• Dove troviamo questa forza che dall’elemento terrestre

trae e forma la forza del rappresentare (pensare) e le immagini della memoria?

La troviamo se rivolgiamo lo sguardo spirituale a ciò che l’uomo porta seco dalle vite terrene trascorse.

 

La coscienza ordinaria non lo conosce. A tutta prima ciò vive in modo incosciente.

• Ma quando l’uomo scende sulla terra dopo l’esistenza spirituale,

questa forza si rivela subito affine alle forze terrestri

che sono fuori dalla sfera di osservazione dei sensi e dal pensare dei sensi.

• In questa sfera l’uomo non sta col rappresentare (pensare), ma col volere che si svolge a norma di destino.

 

Tenendo conto che la terra contiene delle forze che esorbitano dall’àmbito dei sensi,

si può parlare della « terra spirituale » quale polo opposto alla « terra fisica ».

Risulta allora che l’uomo, quale essere di volontà, vive nella e con la « terra spirituale »,

ma che, quale essere dotato di facoltà di rappresentazione (di pensiero),

pur vivendo nell’àmbito della terra fisica, egli non vive, come tale, con essa.

 

• Quale essere pensante, l’uomo porta delle forze dal mondo dello spirito in quello fisico;

ma con tali forze egli permane un essere spirituale che semplicemente appare nel mondo fisico,

senza stabilire una comunanza con esso.

 

• Durante la vita terrena, l’uomo che rappresenta (che pensa) stabilisce una comunanza soltanto con la « terra spirituale ». E da questa comunanza gli nasce la sua autocoscienza. Il suo sorgere è dunque dovuto ai processi che si svolgono spiritualmente per l’uomo durante la vita terrena.

 

Se si abbraccia con la veggenza spirituale ciò che abbiamo descritto, davanti ad essa si ha l’« io umano ».

Le esperienze della memoria ci conducono nella sfera del corpo astrale dell’uomo.

Nel ricordare, non fluiscono nell’io attuale soltanto i risultati di vite terrene trascorse,

come nel rappresentare (pensare), ma fluiscono nell’interiorità dell’uomo le forze del mondo dello spirito

che egli sperimenta fra morte e nuova nascita. Questo fluire avviene nel corpo astrale.

 

In seno alla terra fisica non esiste però una sfera per accogliere in modo immediato le forze che così affluiscono. Quale essere che ricorda l’uomo non può collegarsi con gli oggetti e i processi che i suoi sensi percepiscono, come non può collegarsi con i medesimi, quale essere capace di rappresentare.

Egli stabilisce però una comunanza con ciò che non è fisico, ma che traduce il fisico in processi, in svolgimenti: e cioè nei processi ritmici della vita naturale ed umana.

• Nella natura si alternano ritmicamente il giorno e la notte, si susseguono ritmicamente le stagioni, e così via. Nell’uomo si svolgono in ritmo il respiro e la circolazione del sangue. Del pari si alternano il sonno e la veglia, e così via.

 

I processi ritmici non sono qualcosa di fisico, né nella natura, né nell’uomo.

Si potrebbero chiamare semi-spirituali.

L’elemento fisico, come tale, scompare nel processo ritmico.

Nel ricordare l’uomo è trasportato, col suo essere, nel ritmo suo e della natura.

Egli vive nel suo corpo astrale.

 

Lo yoga indiano vuole effondersi interamente nell’esperienza del ritmo. Vuole abbandonare la sfera della vita rappresentativa, dell’io, e guardare in un’esperienza interiore, simile al ricordo, il mondo che giace dietro a quello che è accessibile alla coscienza abituale.

 

• La vita spirituale dell’occidente non deve soffocare l’io per raggiungere la conoscenza;

deve condurre l’io alla percezione dello spirito.

Questo non può accadere se dal mondo sensibile si penetra nel mondo ritmico

sperimentando nel ritmo soltanto il divenire semi-spirituale del fisico.

• Occorre piuttosto trovare la sfera del mondo spirituale che si manifesta nel ritmo.

 

Due vie sono dunque possibili:

• la prima è di sperimentare il fisico nel ritmo, come il fisico diventi semi-spirituale.

È una via antica che oggi non può essere più seguita.

L’altra è di sperimentare il mondo dello spirito,

che ha per sua sfera il ritmo universale dentro e fuori dell’uomo,

così come l’uomo ha per sua sfera il mondo terrestre con i suoi esseri e processi fisici.

 

• A questo mondo dello spirito appartiene ora tutto ciò che nell’attuale momento cosmico avviene per mezzo di Michele. Uno spirito quale è Michele, eleggendo a sua sede il mondo ritmico, trasporta nel campo della pura evoluzione umana – non influenzata da Lucifero – quello che altrimenti giacerebbe nell’ambito di Lucifero.

 

Tutto ciò può venir contemplato quando l’uomo accede all’immaginazione poiché

l’anima, con l’immaginazione, vive nel ritmo; e il mondo di Michele è quello che si manifesta nel ritmo.

Il ricordo, la memoria, stanno già dentro a questo mondo,

ma non ancora profondamente. La coscienza abituale non ne sperimenta nulla.

 

Ma se si accede all’immaginazione, dal mondo del ritmo emerge anzitutto il mondo dei ricordi soggettivi;

e poi si passa subito alla sfera degli archetipi del mondo fisico, creati dal mondo divino-spirituale e viventi nell’eterico.

Si sperimenta l’etere che nasconde in sé le forze creative universali e risplende in immagini cosmiche.

E le forze solari che operano in quest’etere non soltanto irraggiano,

ma magicamente suscitano dalla luce gli archetipi universali.

Il sole appare come il pittore cosmico universale.

Esso è il contrapposto cosmico degli impulsi che nell’uomo dipingono le immagini rappresentative (di pensiero).

 

165L’uomo vive sì quale essere pensante nell’àmbito della terra fisica, ma non entra con questa in alcuna comunanza. Vive quale entità spirituale in modo da percepire il fisico; egli riceve però le forze per pensare dalla « terra spirituale », per la stessa via per cui sperimenta il destino nel risultato di precedenti vite terrene.

166Ciò che viene sperimentato nel ricordo (nella memoria) è già nel mondo in cui il fisico diventa semi-spirituale nel ritmo, e in cui si svolgono processi spirituali quali sono quelli che nel momento cosmico presente avvengono per mezzo di Michele.

167 — Chi impara a conoscere giustamente il pensare e il ricordo, arriva a comprendere come l’uomo, quale essere terreno, viva nel dominio della terra, ma non vi si immerga totalmente col suo essere, bensì cerchi, quale essere extraterreno e mercé la comunanza con la terra spirituale, la sua autocoscienza come compimento dell’io.