V° ritmo / domenica 30 dicembre 1923

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

Il ritmo che Rudolf Steiner dette la domenica 30 dicembre, ci conduce direttamente al centro del mistero del Sole.

 

L’iniziato, ora che ha fatto l’esperienza del Cristo nella sfera degli Spiriti delle forze,

nella sfera della somma gerarchia, quella che rappresenta nel cosmo la forza universale del Padre

e che durante la mezzanotte universale è la prima a far risuonare la Parola cosmica,

l’iniziato giunge adesso all’esperienza del Cristo nella sua propria sfera solare,

nella sfera del Figlio nella quale egli opera per mezzo della seconda gerarchia, quella degli Spiriti della luce.

 

Quel giorno Rudolf Steiner lesse di nuovo i primi capoversi delle parti I a III, e dette come ritmo i tre esercizi (I, II, III, 5), cui aggiunse, per la prima volta dall’inaugurazione del Convegno di Natale, l’intera IV parte: «Alla svolta dei tempi…», per ripetere poi gli ultimi sei versi (IV,20-24):

 

«Perchè sia bene

ciò che noi

col cuore fondiamo,

ciò che con la mente a piena mèta

condurre

vogliamo.»

 

Tutta questa giornata (domenica) è in tal modo come permeata dallo splendore del Sole dello spirito (IV,14-15), dalla luce dello Spirito universale, cui contribuiscono anche le forze del Sole che influiscono sulla Terra con particolare vigore in quel tempo.

 

Così il ritmo di quel giorno, che inizia con la lettura completa della IV parte,

ci pone davanti i profondi segreti connessi

con la discesa in Terra della grande divinità solare del Cristo (IV,1-13).

 

Rudolf Steiner descrive esaurientemente nelle conferenze sul Karma le esperienze di quelle anime umane, che nell’epoca di Aristotele e Alessandro, terminarono la loro missione terrena ispirata da Michele, e durante il Mistero del Golgota, si schierarono con lui nelle alte sfere solari, per poter contemplare, insieme a molte altre entità spirituali anch’esse appartenenti a Michele, l’immagine sublime della partenza del Cristo dal Sole.

▸«Egli se ne va! Fu questa la grande esperienza.»70 Così ne parla Rudolf Steiner.

 

Il ritmo solare di questa giornata

ci indirizza a questa partenza del Cristo dal Sole, al suo percorso macrocosmico,

giù verso la Terra, e alla sua entrata nella sua scura sfera.71

 

A questo punto la nostra attenzione viene richiamata sul processo di come, alla svolta dei tempi,

lo spirito universale entrasse nella corrente del terreno esistere (IV,1-3),

veniamo poi rimandati a come egli vincesse il dominio della notturna tenebra (IV,4-5)

che dominava in Terra per l’azione delle potenze arimaniche,

e come nello stesso tempo trasformasse la luce notturna ingannevole di Lucifero

nelle anime umane (IV,6-7) in «chiara luce diurna».

 

Poi la nostra attenzione viene guidata specialmente

• verso le due correnti principali dell’antica iniziazione precristiana,

che si riuniscono ora nell’unico mistero del Sole-Cristo,

• verso la corrente dell’amore, rappresentata dai pastori, «poveri cuori di pastori» (IV,8-10)

• e verso la sapienza rappresentata dal Magi, «menti sapienti di re» (IV,11-13).

 

In queste due principali correnti gli antichi iniziati

condussero anche la strenua lotta contro le potenze avverse di Lucifero e Arimane.

 

Questa lotta deve venir continuata nel nostro tempo. Perciò dice Rudolf Steiner:

▸ «Se dobbiamo partecipare, un po’ per volta, all’altra metà dell’evoluzione (cioè a quella dopo il Mistero del Golgota), per vincere di nuovo Lucifero e Arimane, ci dobbiamo compenetrare di sapienza e di amore

 

Ma questo amore e questa sapienza ci possono esser donate loto dal Cristo, che dal Mistero del Golgota in poi, dimora nella sfera della Terra: per suo mezzo otteniamo la capacità di portare nel giusto equilibrio queste due potenze dell’opposizione, e questa è una premessa fondamentale per l’ulteriore sviluppo di tutta l’umanità.

Perciò ci rivolgiamo con il ritmo di questa giornata al Cristo stesso e lo preghiamo di inviarci amore e sapienza, «perchè sia bene», cioè libero dalle forze tentatrici di Lucifero e Arimane, «ciò che noi col cuore fondiamo, ciò che con la mente a piena mèta condurre vogliamo» (IV,20-24).

 

Tuttavia queste due correnti misteriche dell’antichità stanno inoltre in un rapporto particolare con i due alberi genealogici dei Vangeli di Luca e di Matteo e quali, per un verso, ci rendono edotti della nascita dei due esseri umani portatori della pienezza dell’amore e della sapienza nella sfera terrestre, della nascita dell’anima natanica e di quella di Zaratustra, ma per l’altro verso contengono il segreto della preparazione in Terra dei quattro involucri nei quali si dovrà più tardi incarnare la macrocosmica entità del Cristo.

 

Nel Vangelo di Matteo è descritta la preparazione dell’albero genealogico del corpo fisico e del corpo eterico,

cioè di quelle parti costitutive dell’essere umano che stanno in più stretto rapporto con la corrente ereditaria.

• Questo albero genealogico, che risale fino ad Abramo, abbraccia anche tutta la storia del popolo ebraico,

in quanto era suo compito di preparare quei due involucri per il futuro messia.

 

L’albero genealogico del Vangelo di Luca si connette invece

con la preparazione delle forze cosmiche del corpo astrale e dell’io73,

che dovevano più tardi accogliere direttamente le forze solari del Cristo.

• Questo albero genealogico risale fino ad Adamo, e da questi fino a Dio stesso,

e abbraccia così tutta la storia dell’umanità terrestre,

dal tempo in cui è apparsa sulla Terra, proveniente dalle forze divine dell’intero cosmo, fino agli eventi di Palestina.

 

Così il ritmo di quel giorno ci propone la grande immagine cosmica del Cristo, che mentre sta nell’alta sfera del Sole,

guarda a come si preparano a poco a poco sulla Terra, mediante le azioni del cuore (IV,22) e della mente (IV,23-24)

i due involucri corporei (IV,8-13) che dovranno più tardi servire al grande scopo della sua futura incarnazione in Terra.

 

Durante queste preparazioni lo sguardo del Cristo abbraccia l’intera evoluzione dell’umanità,

di cui egli realizza la conduzione, inviandole dalla sfera solare

lo Spirito Santo che agisce attraverso il corso delle generazioni.74

• Così il Cristo indugia nella grande attesa75 finché giù sulla Terra siano state create le grandi premesse

affinchè egli possa discendere su di essa per dare all’evoluzione della Terra stessa il suo vero senso e il suo proprio scopo.

 

Perchè: ▸ «Prima del Mistero del Golgota il senso della Terra era nel Sole. A partire dal Mistero del Golgota il senso della Terra si è unito alla Terra stessa; è questo ciò che l’antroposofia vorrebbe…» portare all’umanità, dice in proposito Rudolf Steiner.76

 

Nella sua peregrinazione dopo la morte, l’anima comincia ora,

dopo aver vissuto il punto più alto della sua esistenza spirituale nella mezzanotte universale,

a scendere di nuovo, per gradi, verso la Terra.

 

In questa discesa la conduce lo Spirito Santo, per ispirazione del quale

il suo cammino verso una nuova incarnazione diventa una ripetizione microcosmica

del cammino macrocosmico dell’Entità-Cristo verso l’incarnazione in un corpo umano sulla Terra.

 

Perciò l’anima che, nel primo gradino discendente del suo viaggio di ritorno, si trova di nuovo nella sfera solare,

può sperimentare, in forma microcosmica,

quel sublime colpo d’occhio che abbiamo descritto in relazione al ritmo di questa giornata,

quello che il Cristo ebbe sull’evoluzione dell’umanità, quando si trovava sul Sole,

mentre si stavano preparando a poco a poco gli involucri per la sua discesa in Terra.

 

Qualcosa di simile sperimenta anche l’anima dopo la morte: secondo la testimonianza di Rudolf Steiner, essa, proprio durante il suo secondo transito attraverso la sfera solare, può volgere in giù il suo sguardo, per collegarsi, alcuni secoli prima della sua incarnazione, con quella corrente ereditaria fisico-eterica76a al cui termine dovrà un giorno generarsi la sua propria corporeità.

Rudolf Steiner disse in merito:

▸ «L’uomo determina presto se stesso entro la serie delle generazioni,

mentre percorre l’esistenza solare nel modo come l’ho descritto.»77

 

Questo è anche il tempo che precede immediatamente quello in cui l’anima comincia a formare,

insieme alle entità della seconda gerarchia, nelle regioni inferiori della sfera solare,

il primo germe del suo futuro corpo astrale.

 

Così l’anima guarda in quel tempo nel corso fisico-eterico decorrente dei suoi antenati, e nello stesso tempo essa guarda a come vien formato gradualmente dalle forze cosmiche solari il suo nuovo corpo astrale, mentre essa, a questo grado partecipa all’ulteriore sviluppo del suo io, il quale ora ottiene la possibilità di imprimere nel suo corpo astrale, che si sta formando a nuovo, e più tardi anche negli altri involucri, come sue future capacità, tutte le esperienze che essa aveva potuto raccogliere nel mondo spirituale, a seguito della sua vita terrena trascorsa.

 

Per quanto concerne l’iniziato, questi, a tale gradino penetra – come risulta già dalla precedente considerazione del ritmo di questa giornata – nell’essenza propria del mistero solare del Cristo. Egli riconosce il Cristo come il grande Spirito solare nel pieno splendore delle forze del suo corpo astrale cosmico, che un tempo fu contemplato da Zaratustra nella sua antica forma di grande aura astrale, come Ahura-Mazdao.78

 

All’iniziato che si trova su questo grado, il Cristo si manifesta nella figura del Guardiano della soglia,

il quale, simile al «Cherubino con la spada di fuoco» alla porta del Paradiso, sta alla porta dell’alta sfera del Sole,

e aiuta l’anima, dopoché essa si è purificata nella sfera della Luna,

a trovare il passaggio dal mondo animico al paese solare degli spiriti.79

 

Nella misura in cui ora l’iniziato si abitua a vivere in questo dominio,

sorgono davanti a lui aspetti sempre nuovi del mistero del Sole.

 

Così il Cristo gli si può manifestare quando entra dall’alto nella sfera solare

attraverso la porta dell’alto spirito della saggezza,80 oppure quale ispiratore del Pleroma dei sei Elohim,81

per la porta dei quali egli poi, abbandonando il Sole nel suo cammino verso la Terra,

discende nei mondi che stanno sotto la sfera solare.

 

L’essenza delle relazioni tra il Figlio e il Padre che vengono a espressione nel rapporto spirituale tra il Sole e il cosmo che lo circonda, la permanenza del Figlio nel seno del Padre, la sua discesa sacrificale sulla Terra per amore della salvezza dell’umanità, il sacrificio che fece il Padre nel cospetto di tutto il mondo spirituale quando sacrificò il Suo unigenito Figlio alla passione e alla morte, e anche il sacrificio in Terra del Cristo Gesù quando, entrando nel corpo astrale di Gesù di Nazaret, sacrificò le forze macrocosmiche raggianti del suo corpo astrale solare – tutto questo si presenta all’iniziato, come esperienza interiore.

 

Anche l’essenza degli antichi misteri del Sole con la loro antichissima ed eterna aspirazione alla sfera del Cristo, con le loro aspettazioni e le loro speranze, finalmente adempite nel mistero centrale dell’evoluzione della Terra: nella nascita, nella vita, nella morte e nella risurrezione del Cristo Gesù – tutto questo si manifesta su questo gradino all’iniziato. La storia complessiva del mondo, gli sta dinnanzi come un anno universale, ma la nascita del Cristo sulla Terra come una grande «Sacra notte universale».82

 

Infine il fatto che l’iniziato riconosca l’essenza del sacrificio astrale del Cristo e che egli possa partecipare su questo gradino alla esperienza di come l’anima dopo la morte formi il suo corpo astrale con le forze astrali della sfera solare – ciò gli rende ora possibile d’iniziare la reale trasformazione del suo proprio corpo astrale nel sè spirituale. Così questo lavoro che, sul grado della coscienza immaginativa, aveva solo un carattere di preparazione, diventa qui un processo di trasformazione consapevole di sostanze spirituali, diventa una vera alchimia celeste.

 

A conclusione della descrizione di questo V ritmo del Convegno di Natale, c’è ancora da tener conto che con il processo che comincia in esso, di discesa graduale nella sfera terrena – il cui prototipo, come abbiamo già visto, è il percorso cosmico del Cristo stesso – è nello stesso tempo un’immagine di come l’antroposofia, nella sua qualità di nuovo annuncio della sapienza del Cristo-Michele, discenda a poco a poco dal Sole sulla Terra.

 

Perciò ogni antroposofo che si immerga intimamente nel ritmo di questo giorno, può sperimentare in esso

l’alta scuola ispirativa di Michele nella sublime sfera solare come primo grado dell’antroposofia,

ma lavorando su questo ritmo, può venir risvegliato in lui il ricordo della sua partecipazione a quella scuola.83

 

Il ritmo successivo, che Rudolf Steiner dette il 31 dicembre, un lunedì, giorno che sta sotto il segno della Luna,

ci conduce direttamente nello spazio elementare eterico

immediatamente circondante la Terra, ci conduce nella sfera lunare.

 

Rudolf Steiner legge di nuovo il primo capoverso delle tre prime parti,

e anche, come la volta precedente, per intero la IV parte.

Poi dà il seguente ritmo:

risuona prima il diretto appello al Cristo (IV, 14-15)

 

«Luce divina

Sole del Cristo»,

 

vengono aggiunte poi, per la prima volta dopo la presentazione dei ritmi

(questi versi erano stati detti invero solo una volta, nel ritmo del 25 dicembre)

le parole che concludono le tre prime parti (I, II, III, 21-23):

 

«Questo odono gli spiriti elementari

a oriente, a occidente, a nord, a sud:

possano uomini udirlo!»

 

Abbiamo così in questo ritmo: anzitutto il volgersi direttamente al Cristo eterico

che, nel nostro tempo, opera nell’ambiente soprasensibile più vicino alla Terra,

trasformando a poco per volta il mondo elementare che sta alla base della nostra natura.

 

Possiamo anche mettere in relazione questo lavoro del Cristo con il fatto che, come dice Rudolf Steiner, dal 1899, anno in cui termina l’epoca oscura del Kali Yuga, è sorto tutto un mondo di nuovi spiriti elementari nell’ambiente della Terra. Perciò la natura appare, dopo il 1899, del tutto diversa al moderno chiaroveggente, ma anche all’uomo che possieda una sottile sensibilità per la natura stessa, diversa da come era, per esempio, nel XIX secolo, poiché essa è piena di nuovi spiriti elementari, i quali «odono e lodano» il Cristo-Sole nella sfera eterica della Terra.84

 

Il collegamento del Sole-Cristo con gli spiriti elementari in un ritmo, ci indirizza alla tappa più vicina della discesa in Terra dell’Entità Cristo per l’incarnazione nel corpo di Gesù di Nazaret, che è quella della sua entrata nella sfera della Luna, nell’ambiente spirituale immediato della Terra, dove il Cristo opera per mezzo della terza gerarchia, quella degli Spiriti delle anime, che rappresenta nel cosmo la sfera della Spirito Santo.

 

Il Cristo compenetra oggi a poco a poco delle sue forze questo ambito soprasensibile confinante con la Terra, di quelle stesse forze che un tempo sono apparse a Mosè, come forze macrocosmiche del corpo eterico del Cristo, nel fuoco e nei lampi del Sinai, quali «Ejeh asher ejeh» (Io sono l’io sono). Tuttavia non era possibile a quel tempo all’iniziato, perfino a Mosè, di vedere direttamente il Cristo, perciò egli lo contemplò nell’immagine di Jahve, spirito lunare, di quell’Eloah che, nonostante appartenesse alla seconda gerarchia si sacrificò entrando nella sfera della terza gerarchia, per il qual fatto si formò il suo particolare rapporto con lo Spirito Santo.85

 

Per quanto concerne l’anima dopo la morte,

la sua esperienza su questo gradino, nella sfera lunare, deriva dal fatto

che essa, dopo la mezzanotte universale, è guidata dallo Spirito Santo

ad essere una copia microcosmica del cammino del Cristo verso la Terra.

 

Essa entra in questo tempo nell’ambito della terza gerarchia, e inizia per lei

il processo di preparazione all’immediata incorporazione sulla Terra,

in quanto nella sfera lunare si forma il nuovo corpo eterico.

• Ma siccome una partecipazione cosciente a questo processo presuppone

che il sè spirituale sia già stato elaborato fino ad un certo grado,

ciò che si può raggiungere solo attraverso un intenso sviluppo occulto nella vita terrena precedente,

in generale questo processo si svolge senza che l’anima ne abbia coscienza.

 

Nell’epoca attuale della evoluzione del mondo,

ci sono ad aiutare l’anima che a questo punto è immersa nel sonno,

delle elevate entità spirituali, che Rudolf Steiner chiama Maestri lunari (in oriente li chiamano anche Maharajas).86

 

Questi alti maestri di sapienza dimorarono in Terra in tempi remoti,

ed erano allora le grandi guide della umanità che si stava sviluppando.

Più tardi, dopo la separazione della Terra dalla Luna,

essi si unirono a questa e fondarono nella sfera lunare una colonia,

dove oggi aiutano le anime che passano per l’ambito lunare

senza aver conseguita la maturità necessaria a compiere coscientemente questo lavoro,

a formare il loro corpo eterico.

 

Rudolf Steiner descrive esaurientemente questo processo nella conferenza del 21 aprile 1924, (O.O. 233a) a Dornach; egli vi descrive come i maestri lunari, quando formano il nuovo corpo eterico, traendolo dalla loro sfera, considerano tutti i pianeti del sistema solare nel loro ordine di successione – che sorprendentemente è il medesimo della sequenza delle giornate del Convegno di Natale – e come essi traggono da questa contemplazione delle sfere planetarie le forze necessarie per incorporare nel nuovo corpo eterico in formazione dell’uomo, tra l’altro, le corrispondenti facoltà del parlare, del muoversi, della saggezza, dell’amore.87

 

Così l’anima, a questo grado della sua peregrinazione dopo morte, immersa nell’incoscienza,

forma il proprio nuovo corpo eterico,traendolo, sotto la guida dei saggi maestri lunari,

dalle forze di tutto il sistema planetario, ossia dal macrocosmo.

 

L’iniziato che ha raggiunto questo grado, sperimenta attraverso il ritmo di questa giornata

l’agire del Cristo nelle forze eteriche elementari della Terra.

 

Grazie a questa azione

le quattro categorie di spiriti elementari delle quattro direzioni spaziali,

che, secondo le indicazioni di Rudolf Steiner, sono rimaste indietro sulla antica Luna nella loro evoluzione,

e perciò incorporano nella Terra tutta la saggezza dell’antico tempo lunare,

vengono liberate dal Cristo e riportate sulla via evolutiva,

dalla quale erano state distolte dal loro esser rimaste indietro (O.O.102).

 

Con questo si aprirà per tutta la Terra la reale possibilità

di raggiungere una volta, anche nei riguardi della natura, la sua mèta definitiva:

da un pianeta della saggezza divenire un pianeta dell’amore.

 

Poiché per il fatto che il Cristo si è collegato con la sfera soprasensibile più vicina alla Terra,

egli coinvolge anche gli spiriti elementari

nel grande impulso di amore cosmico che ha portato nell’evoluzione della Terra,

ciò che viene a espressione nelle seguenti parole della meditazione della pietra fondamentale (I, II, III, 21-22):

 

«Questo odono gli spiriti elementari

a oriente, a occidente, a nord, a sud»

 

• essi odono il Cristo-Sole (IV,15) nei dintorni della Terra.

 

Si rivela qui all’iniziato il grande segreto,

di come la Terra, per l’unione del Cristo con essa diventi un po’ alla volta un sole.

 

A questo segreto allude parimenti anche per noi il ritmo di questo, giornata, in quanto porta in relazione l’azione degli spiriti della natura, che stanno sotto l’influsso della Luna, con le forze del Sole-Cristo, dimodoché già il collegamento dei due nomi, di quello del Cristo che dopo il Mistero del Golgota opera come Spirito della Terra, con quello del Sole, ci indica possentemente questo grande futuro cosmico del nostro pianeta.

 

Ma con il ritmo di questo giorno si collega ancora un altro mistero: il mistero della sfera lunare, del Logos lunare, dal quale come per un riflesso del grande Logos solare, fu ispirata la saggezza precristiana dell’umanità. Oggi è tuttavia necessario riprendere a trasformare la saggezza del logos lunare, che pure racchiude in sé tutta l’antica sapienza dell’umanità, con l’aiuto del Logos solare, dopoché questi con il Mistero del Golgota, è entrato nell’evoluzione della Terra.

 

La scienza dello spirito è designata a dare inizio a questo processo;

ne parla Rudolf Steiner nella conferenza del 29 agosto 1923 a Penmaenmawr:

▸ «Ma quel che c’era una volta, va avanti, cosicché l’antica sapienza della Luna, il Logos lunare, non può cessare di esistere, bensì deve proseguire; solamente deve venir afferrato dalla Parole solare, che anch’essa, dopo la perdita dell’antico retaggio della Gnosi, deve venire ora ritrovata.»88

 

Ma per ritrovare la Parola solare e svelare all’uomo i suoi segreti, è necessario raggiungere nell’iniziazione quel grado che veniva chiamato nell’antica iniziazione precristiana il grado del «Cristoforo».

Rudolf Steiner ne parla nella conferenza tenuta a Dornach il 21 aprile 1924, dove descrive i cosiddetti «misteri lunari-solari» dell’epoca precristiana, che poggiavano sul fatto che il discepolo penetrava nel segreto rapporto tra le forze solari e le forze lunari, e nello stesso tempo riconosceva come il corpo eterico umano si formasse dalle forze planetarie della sfera lunare.

▸ «Questo era il grado di iniziazione mercè il quale l’uomo diventava un portatore del Cristo, portatore cioè dell’essenza del Sole: non uno che riceve l’essenza del Sole, ma uno che ne è portatore Come la luna, quando è piena, è portatrice della luce del Sole, così l’iniziato diveniva un portatore del Cristo, un Cristoforo»89

 

Oggi però, dopo il Mistero del Golgota, l’iniziato può divenire

non solo un «portatore del Cristo» bensì un «accoglitore del Cristo»,

ciò che non era possibile al mista dell’antichità, poiché allora il Cristo non si era ancora collegato alla Terra.

• Ma oggi, poiché ciò è avvenuto, il Cristo non si avvicina più all’uomo dal di fuori, dalle altezze solari,

bensì dall’interiorità dell’anima, dal Santissimo Sacrario

che, dal Mistero del Golgota in poi, è presente nell’Io superiore di ogni uomo,

così che l’iniziato che si eleva alla conoscenza di esso diventa un reale «accoglitore del Cristo».89a

 

Considerando le ulteriori esperienze dell’iniziato in connessione con il ritmo di questa giornata, si dimostra che, data la sua capacità, a questo grado, di riconoscere l’influire del Cristo nella sfera terrestre, gli si rivela anche l’essenza della Trasfigurazione del Cristo sul monte Tabor, quando l’Entità-Cristo sacrificò le sue forze eteriche macrocosmiche, quelle che una volta Mosè aveva contemplato sula monte Sinai, per congiungersi definitivamente all’involucro eterico di Gesù di Nazaret.

 

Poiché l’iniziato a questo grado può fare,

• da un lato l’esperienza del sacrificio eterico del Cristo,

• e dall’altro lato può venir a sapere come l’anima, dopo la morte,

formi il suo nuovo corpo eterico sotto la guida dei maestri lunari,

• ciò gli conferisce la forza di iniziare la trasformazione essenziale del proprio corpo eterico in spirito vitale

(mentre al grado dell’ispirazione questo lavoro aveva un carattere più preparatorio).

 

 


 

Note:

70        – O.O. 240,19/7/1924.

71        – Qui si deve osservare che nel ritmo di questo giorno,

in cui si parla della discesa dello Spirito solare del Cristo dal Sole alla Terra

e della sua entrata nella «corrente del terreno esistere»,

abbiamo anche un accenno al calare dell’intelligenza cosmica di Michele nella sfera terrena,

in quanto la discesa del Cristo e quella della cosmica intelligenza  sono collegate fra loro.

 

Ne parla Rudolf Steiner con le seguenti parole:

▸ «Collegato con la discesa del Cristo sulla Terra vi era che ora

Michele con i suoi non solo vedeva la discesa del Cristo dal Sole,

ma vedeva soprattutto come a lui, Michele, a poco a poco

sfuggisse il dominio sull’intelligenza cosmica.» (O.O. 237, 28/7/1924, EAM 1988 pag.98).

 

In altra conferenza Rudolf Steiner parla così:

▸ «Nel nuovo tempo post-cristiano si verificò il fatto significativo che, dopo il Mistero del Golgota,

sfuggì a poco a poco a Michele l’amministrazione dell’intelligenza, che questa andò perduta per lui…

Se guardiamo entro il mondo spirituale vediamo questa caduta dell’intelligenza dal Sole in Terra,

processo che si completò circa nell’ottavo secolo dopo Cristo» (O.O. 240, 21/8/1924).

 

Se ora dirigiamo la nostra attenzione sulla IV parte della meditazione, letta per intero in questo giorno,

troviamo nelle prime cinque righe indicata la discesa dell’impulso-Cristo nella sfera terrestre,

e nelle due righe successive (6-7) indicata la calata susseguente dell’intelligenza di Michele nelle anime umane,

tanto più che, come osservò Zeylmans van Emmichoven,

le parole «chiara luce diurna» si riferiscono all’arcangelo Michele. (Vedi nota 92 di questo capitolo).

 

72        – O.0.120, 28/5/1910, EAM1974 pag. 237.

73        – O.O.123, 5/9/1910.

74        – Id. 4/9/1910

75        – Su questa grande «attesa» del Cristo, Rudolf Steiner parla, per es. il 9/1/1912 (O.O.130).

76        – O.O. 226,17/5/1923, RA 1958 pagg. 45 46.

 

76a – Che il concetto dell’ereditarietà sia applicabile non solo a qualità del corpo fisico,

ma sino a un certo grado anche a qualità del corpo eterico, vedi conferenza del 5/6/1909 (O.O. 112).

• Il concetto della ereditarietà non è poi assolutamente applicabile al corpo astrale.

 

77        – O.O. 231,17/11/1923, EAM 1975 pag. 121.

 

78        – Come Zoroastro percepisse il Cristo anzitutto attraverso la manifestazione delle forze del suo corpo astrale macrocosmico, nell’immagine della grande aura astrale del Sole, parlano le seguenti parole di Rudolf Steiner:

▸ «Si potrebbe formulare così l’insegnamento impartito da Zaratustra ai suoi discepoli:

dovete comprendere che dietro alla luce solare fisica vi è una luce spirituale.

Come dietro all’uomo fisico sta il suo corpo astrale, la sua aura, così dietro al Sole si trova la grande aura»

(O.O. 123, 12/9/1910, EAM 1979 pagg.227 228) «Essa (la leggenda) nomina Ahura Mazdao il corpo astrale del Sole».

 

79        – O.O. 227, 28/8/1923, EAM 1985 pag. 161.

80       – O.O.136,13/4/1912, ITE 1939 pag.260 e seg.

81        – O.O.103, 20/5/1908 Ed. Scientifica 1956 pag. 48.

82        – Vedi O.O. 26, articolo per l’anno nuovo 1925.

 

83        – In questo ritmo ci vien indicato come tornasse a rianimarsi nella scuola soprasensibile di Michele del XIV-XVI secolo, il rapporto con l’entità dei misteri solari, secondo le seguenti parole di Rudolf Steiner nella conferenza del 28/7/1924 (O.O. 237, EAM 1988 pag.101):

▸ «La saggezza di Michele, che un tempo era vissuta nei misteri solari,

rivisse nei mondi spirituali (nella scuola soprasensibile di Michele)».

Poi Rudolf Steiner prosegue così in questa conferenza:

▸ «Le anime che a quel tempo erano nella scuola soprasensibile di Michele

parteciparono agli insegnamenti che ho fuggevolmente abbozzato;

essi consistevano nella ripetizione degli insegnamenti impartiti in epoche passate nei misteri solari

 

Nella conferenza del 1/8/1924, Rudolf Steiner parla inoltre del fatto che la dottrina del peccato originale era nella scuola soprasensibile un insegnamento dal contenuto particolarmente intimo. E in relazione a ciò egli propose con la IV parte della meditazione, che venne letta per intero in quel giorno, una mirabile immagine, con il suo accenno nelle righe 6 e 7 alla discesa dell’intelligenza cosmica di Michele nelle anime degli uomini (vedi nota 82 di questo capitolo).

• Per la comprensione di questo aspetto della IV parte della meditazione, dobbiamo tuttavia rammentarci assolutamente che, secondo la testimonianza di Rudolf Steiner,

• a partire dall’inizio del XIV secolo, questa intelligenza che, sfuggita a Michele, era già venuta nelle anime degli uomini,

era stata afferrata in gran misura dalle forze arimaniche.

 

• Perciò è compito precipuo della nuova signoria di Michele nel nostro tempo

(e ciò fu profeticamente annunciato da Michele stesso nella sua scuola soprasensibile)

la spiritualizzazione di questa intelligenza

e la sua redenzione dalla sfera del «peccato originale» (vedi anche O.O. 74)

nella quale essa era incappata nel discendere nelle anime degli uomini.

• Ma si può adempiere a questo compito

solo se la luce del Sole-Cristo penetra nei nostri cuori e nelle nostre menti (14-19).

 

• Solo questo può servire di base a quanto ci è dato direttamente nel ritmo di questo giorno: là si parla dei tre esercizi che conducono il discepolo, nella nuova iniziazione, alla reale liberazione dell’intelligenza micheliana divenuta terrena, in quanto la eleva dalla sfera del peccato originale all’ambito della vita spirituale. Ma con ciò può divenire nei cuori e nelle menti degli uomini quel vero bene che si riversa nel mondo:

▸ «perchè sia bene ciò che noi col cuore fondiamo, ciò che con la mente a piena mèta condurre vogliamo».

Nell’adempimento a queste parole ci si apre una strada, che suscita la volontà di un reale superamento delle conseguenze del peccato originale nell’umanità. Questa è la vera realizzazione delle intenzioni di Michele sulla Terra, che si rivolge ora non solo alla percezione dell’uomo, ma soprattutto alla sua volontà, e lo invita a quanto Rudolf Steiner dice con le seguenti parole:

▸ «Accogli in te i pensieri di Michele, che vincono le potenze arimaniche,

quei pensieri che ti danno la forza di acquistare qui in Terra la conoscenza dello spirito,

affinchè tu possa vincere le potenze di morte.» (O.O. 223,1/4/1923),

e poi Rudolf Steiner chiarisce ancora:

▸ «accogliere la forza di Michele, vale a dire accogliere le forze della conoscenza spirituale nelle forze della volontà»,

in quello che «a piena mèta condurre vogliamo».

 

• Infine dobbiamo qui accennare anche a quello che Rudolf Steiner dice nella conferenza del 28/7/1924 sul fatto che

al tempo della scuola di Michele nei mondi soprasensibili le anime che vi partecipavano, ▸ «parteciparono a un poderoso evento, che solo a distanza di lunghi periodi si mostra nell’evoluzione del nostro cosmo»

(O.O.237, EAM 1988 pag.103).

• Rudolf Steiner descrive questo «poderoso evento» con le seguenti parole:

▸ «In questa epoca (il primo terzo del XV secolo), la Terra si mostrava agli spiriti che si trovavano nei mondi soprasensibili, contornata da tempeste di inauditi lampi e tuoni.

Questo era prodotto dai Serafini, Cherubini e Troni che trasferivano l’intelligenza cosmica nell’organismo nervoso-sensorio umano, nell’organismo della testa.» (O.O. 237, EAM 1988 pag.104)

 

• A questo evento grandioso partecipò, secondo Rudolf Steiner, anche la seconda gerarchia, quella degli Exusiai, Dynamis, Kyriotetes.

E tutto fu visto dai membri della scuola soprasensibile, alla quale (O.O.240, 27/8/1924, Dornach 1977, pag. 304) partecipavano anche▸ «tutte quelle entità delle gerarchie degli Angeli, Arcangeli e Arcai, che appartenevano alla corrente di Michele.»

 

• Così le anime umane, collegate alla corrente di Michele, poterono vedere dalla sfera del Sole, nei lampi e nei tuoni l’azione di tutte le nove gerarchie in relazione con quel poderoso evento cosmico, che era la condizione necessaria perchè si formasse una antroposofia celeste, la quale era, in un certo senso, una premessa per il primo stadio della sua preparazione nella scuola soprasensibile.

• Di quel poderoso evento soprasensibile parla il precedente IV ritmo del Convegno di Natale, nel quale compaiono dinnanzi a noi tutte le nove gerarchie. Così che ogni antroposofo che si immedesimi nell’essenza di questo ritmo, può ricordarsi di quell’immagine possente che sperimentò allora nei lampi e nei tuoni; Rudolf Steiner parla della necessità di suscitare questo ricordo negli antroposofi:

▸ «Questo dovrebbe esser compreso, perchè quei lampi e tuoni

dovrebbero trasformarsi in entusiasmo

nei cuori e nelle anime degli antroposofi.» (O.O. 237, 28/7/1924, EAM 1988 pag. 105)

 

84       – Su questa nascita di nuovi spiriti elementari nell’ambiente della Terra

dopo il 1899, alla soglia tra il XIX e il XX secolo, parla Rudolf Steiner nella conferenza del 19/9/1911 (O.O. 130),

e dice inoltre che tutti questi eventi (la nascita di nuovi spiriti elementari),

tanto quelli naturalistici come quelli morali (che cominciarono nel XX secolo

affinchè l’uomo veda le conseguenze karmiche delle sue azioni) –

«che tutti questi avvenimenti si raggruppino intorno al futuro evento del Cristo.»

• Queste parole accennano al rapporto diretto che c’è tra la nascita di questi nuovi spiriti elementari della natura

e l’apparizione del Cristo nell’eterico.

 

85        – Vedi O.O. 96,1/4/1907, RA1957/97.

86       – Vedi nota 103 di questo capitolo.

87        – Nella conferenza del 21/4/1924 (O.O. 233a) EAM 1984 pag.135

Rudolf Steiner adduce il seguente rapporto

• tra i giorni della settimana (cioè le sfere planetarie)

• e le facoltà che vengono inculcate nel nuovo corpo eterico che si vien formando:

 

 

(i nomi dei pianeti corrispondenti ai giorni della settimana sono stati aggiunti dall’autore).

 

• Se ora si prende in considerazione il fatto che in questo schema le facoltà del corpo eterico corrispondono ai pianeti, si può allora, cominciando da Marte, che è particolarmente attivo di martedì, cioè in quel giorno della settimana in cui iniziò la parte misterica propriamente detta del Convegno di Natale, e procedendo fino al Sole (domenica) si vede anche la corrispondenza di queste facoltà del corpo eterico con i sette primi giorni del Convegno di Natale.

Possiamo qui solo accennare del tutto superficialmente a questi rapporti, perchè una ricerca di collegamenti più profondi ci porterebbe troppo lontano dagli scopi che ci sono posti in questo capitolo.

Da questo punto di vista

• si può considerare il CONVEGNO DI NATALE come  U N A   V I A  verso una graduale trasformazione,

per opera delle forze di tutto il cosmo planetario, del corpo eterico dell’uomo,

cosicché in esso possa entrare il Cristo!

 

88       – O.O. 227, 29/8/1923.

89       – O.O. 233a, 21/4/1924, EAM 1984 pag. 137.

 

89a – Sulla differenza tra il grado di «portatore del Cristo» (Cristoforo) degli antichi misteri e l’«accoglitore del Cristo» dei nuovi misteri parla Rudolf Steiner – tuttavia senza menzionare il secondo concetto – nella conferenza del 27/12/1918 (O.O.187) nella quale il discorso verte sul fatto di come l’uomo, già nell’antica iniziazione sperimentasse, seppure abbastanza indistintamente, di essere illuminato «dall’alto» dal suo Io superiore.

Questa esperienza poteva poi prendersela con sè nell’ascendere al macrocosmo per divenirvi un Cristoforo, ossia un portatore del Cristo cosmico. Al tempo degli eventi di Palestina però anche quella esperienza indistinta dell’Io superiore era andata definitivamente perduta. L’uomo si dimostrava interiormente vuoto, ciò che era assolutamente necessario per una coscienza della libertà individuale.

Un impulso completamente nuovo per tutta l’evoluzione successiva

venne poi data dal Mistero del Golgota, attraverso il quale

venne nel mondo la possibilità di unirsi all’Io superiore sulla Terra stessa;

ciò può avvenire mediante l’accoglimento cosciente dell’impulso-Cristo

che in quanto riempie il «vuoto dell’io, dà all’uomo la possibilità

di raggiungere a poco a poco la mèta dei nuovi misteri: di divenire un «accoglitore del Cristo».