III° gruppo della meditazione (IIIa parte)

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

Nel III° gruppo della meditazione (la IIIª parte)

il Cristo ci si manifesta dalla sfera dello Spirito Santo,

che è nello stesso tempo la sfera dell’eternità

e che contiene tutti i frutti del futuro del mondo.

• Qui il Cristo appare oggi attraverso il suo ministro solare Michele, lo spirito dirigente del nostro tempo.

 

• L’elaborazione di questo capitolo della meditazione della pietra fondamentale ci conduce alla diretta «visione spirituale», alla visione dello spirito di Michele mentre combatte il drago arimanico negli strati inferiori del mondo astrale, ma che conduce anche alla partecipazione cosciente a questo combattimento, in nome delle «divine eterne mete». Perciò questo capitolo contiene i più profondi segreti della sfera di Michele, e introdursi in essi è il più importante compito del discepolo spirituale antroposofico.

 

Il capo in riposo, di cui si parla all’inizio di questa parte della meditazione, è, secondo le parole di Rudolf Steiner, nella costruzione del cervello umano, una copia del cielo delle stelle fisse che circonda il nostro sistema planetario, e che è nel suo insieme una sublime immaginazione dell’eternità. Quando il discepolo entra, con il suo esercizio spirituale, nella regione spirituale del capo, questa si mostra a lui come la portatrice dei «cosmici pensieri» che sono anche i pensieri universali di Michele.

Infatti, a partire dal 1879 siamo stati resi degni di guardare «in tregua di pensiero», elevandoci al «pensiero puro» nello spirito della «Filosofia della libertà», dove il pensiero comune terrestre si immerge in piena quiete nella meditazione, di guardare la corrente delle nuove rivelazioni del Cristo-Michele che si riversano nell’umanità:

 

«dove le divine eterne mete donano al singolo io

per il suo libero volere la luce dell’essere universale.»

 

Questa è la vera essenza della rivelazione, poiché,

per la prima volta durante l’intera evoluzione dell’umanità, nell’attuale epoca di Michele,

«le divine eterne mete» appaiono «nella luce dell’essere universale» all’uomo che spiritualizza il suo pensiero

e perciò può elevare se stesso coscientemente nel campo della libertà universale.

 

Significativi segreti della sfera di Michele stanno dietro a queste due frasi.

Per avvicinarci ad esse vogliamo considerarle ciascuna separatamente.

 

A che cosa mira la prima, dove si parla di «divine eterne mete»?

Che cosa si deve intendere per divine eterne mete?

 

Nella conferenza viennese del 10 aprile 1914, Rudolf Steiner ne traccia il carattere con le seguenti parole:

▸ «L’ideale umano stava nella mente degli dèi come scopo della loro creazione, e invero quell’umanità ideale che non vive come è l’uomo fisico attuale, bensì come la più elevata vita umana spirituale che potrebbe risultare dalle disposizioni pienamente sviluppate di questo uomo fisico.

Così aleggia davanti alla mente degli dèi una immagine dell’umanità, come massimo ideale, come religione degli dèi. E quasi sulla estrema sponda dell’esistenza divina, aleggia per gli dèi il tempio che, quale massima prestazione artistica degli dèi stessi, rappresenta l’imitazione, in figura umana, dell’esistenza divina24

 

Così l’uomo, nel tempo tra morte e nuova nascita, contempla dall’eternità le «divine eterne mete», per accogliere, mediante questa contemplazione del mondo spirituale, gli impulsi per una giusta formazione della sua vita terrena:

▸ «Quanto più ci familiarizziamo con la seconda parte del tempo tra morte e nuova nascita, tanto più chiaro ci sta davanti il sublime ideale umano, la mèta divina del mondo, così che non possiamo sfuggirle, ma essa sta costantemente davanti al nostro sguardo!… Lassù (nel paese dello spirito) è impossibile che l’uomo non scorga la mèta divina; poiché essa gli si pone con sicurezza davanti agli occhi.»

 

E queste divine eterne mete, questo massimo ideale dell’uomo non è altri, nel senso delle comunicazioni di Rudolf Steiner, che l’immagine dell’uomo che sviluppa le sue parti costitutive spirituali: il sè spirituale, lo spirito vitale e l’uomo spirituale, dell’uomo che ha quindi completata l’evoluzione mondiale e si inserisce, come decima gerarchia, insieme alle altre nove gerarchie, nel maestoso suono cosmico della Parola universale.

 

Mentre in epoche passate soltanto il discepolo dei misteri – e solo in condizione di coscienza diurna attutita – oppure l’anima nel suo pellegrinaggio per il mondo spirituale dopo la morte, potevano contemplare questa immagine ideale dell’uomo come «mèta divina», così si è dato inizio oggi al fatto nuovo che, nella nuova epoca di Michele, la mèta divina si può palesare al libero volere ( III, 10) di ogni uomo nella chiara luce della coscienza di veglia del suo io (III,9).

 

Queste mete divine non sono intenzionalmente altro che il primo risveglio delle parti costitutive superiori, anzitutto del sè spirituale, prima parte spirituale dell’uomo che ha raggiunto la libertà nell’anima cosciente.

Ma questi primi raggi del sè spirituale o Io superiore, sorgenti nell’anima cosciente, sono l’inizio di quella che sarà al suo pieno sviluppo la mèta divina realizzata sulla Terra, dove «si potrà esplicare liberamente nelle disposizioni completamente formate del corpo fisico dell’uomo la più alta vita spirituale animica umana», in primo luogo la vita del manas o sè spirituale e più tardi quella delle parti costitutive superiori.

 

Primi indizi di questa nuova evoluzione che è soltanto agli inizi, i primi precursori del fatto che oggi gli uomini possono accogliere nella loro coscienza e nella loro libera volontà i primi raggi di quelle lucenti «divine eterne mete» che già scorrono in loro, questi primi precursori sono gli impulsi della fantasia morale nel senso della «Filosofia della libertà». Questi impulsi che nascono dalla libertà individuale sono il risultato del fatto che l’uomo di oggi può assumere nella sua coscienza, grazie alla nuova rivelazione di Michele:

 

«le divine eterne mete»,

e la «luce dell’essere universale».

 

Dopo aver considerato il primo dei due detti, ci possiamo rivolgere al secondo e domandare:

che cosa significa l’espressione «luce dell’essere universale»?

 

Nella già citata conferenza di Dornach del 13 gennaio 1924, sono stati addotti alcuni dati di fatto scientifico-spirituali, con l’ausilio dei quali si può trovare una risposta a quella domanda:

• la «luce dell’essere universale» di cui si parla nella III parte della meditazione,

è la luce astrale che pervade l’intero creato

e che contiene sostanzialmente la cosmica saggezza degli dèi, e con ciò anche le «divine eterne mete».

La luce astrale è la grande mediatrice tra la sfera degli dèi e la coscienza degli uomini.

 

Ma nella nuova epoca di Michele si è mutato anche il rapporto verso questa luce astrale,

poiché a partire dal nostro tempo, l’uomo dovrebbe imparare a leggere coscientemente nella luce astrale

e ad agire per suo libero volere nel senso delle «divine mete».

• Allora Michele comparirà davanti all’uomo per portare nel cosmo le sue azioni,

onde inserirle nella struttura gerarchica del mondo.

 

Rudolf Steiner descrive questo processo con le seguenti parole:

▸ «Di fronte ad altre entità della gerarchia degli arcangeli, si ha il sentimento che da loro provengano gli impulsi a fare questo o quello; è da loro che, in grado maggiore o minore, provengono gli impulsi. Ma Michele invece è quello spirito dal quale non provengono impulsi, poiché il suo periodo realmente rappresentativo di signoria è quello che viene adesso, nel quale le cose nascono dalla libertà umana. Quando però l’uomo, per impulso della propria libertà, stimolato dalla lettura della luce astrale, coscientemente o incoscientemente, fa questo o quello, Michele trasferisce fuori nel cosmo quella che è un’azione umana, affinchè diventi un’azione cosmica. Egli si cura delle conseguenze, altri spiriti piuttosto delle cause.»26

 

L’attività che Michele si aspetta dall’umanità nella nostra epoca è quella che la porti a percepire le «divine eterne mete» che oggi vengono donate, nella corrente della luce astrale, dal mondo spirituale «al singolo io/ per il suo libero volere»:

▸ «Poiché questo è quanto si impara sempre di più ad aver di mira: in certo modo di meditare, per sfondare fino a giungere alla luce astrale e contemplare i segreti dell’esistenza, e poi presentarsi a Michele onde ricevere il suo sguardo di consenso, che dice: questo è bene, ed è giusto per la direzione del cosmo.»

E questa è la realizzazione della frase:

 

«e veramente tu penserai

nelle umane profondità dello spirito.»

 

Non sono inesauribili le prospettive che ci indicano queste poche parole della meditazione della pietra fondamentale, e tuttavia i versi seguenti ci portano ancor più lontano, cosicché ci possiamo a poco a poco avvicinare al centro del più importante mistero cosmico-terreno di Michele, quello che Rudolf Steiner ha presentato in numerose conferenze e scritti della sua ultima epoca di attività dopo il Convegno di Natale.

 

Secondo le sue dichiarazioni, l’essenza di questo mistero è la seguente:

Michele, quale più eminente arcangelo solare, coprì dai tempi più antichi

una speciale posizione nella serie ascendente delle gerarchie divino-spirituali

che parteciparono direttamente alla guida dell’umanità terrestre,

per il fatto che gli venne affidata la guida dell’intelligenza cosmica, della totalità dei pensieri cosmici delle gerarchie,

fin dove erano connessi con il divenire e con l’evolversi dell’umanità.

 

Dalle epoche più remote Michele fu, per così dire, il mediatore

tra le massime gerarchie spirituali e l’umanità in evoluzione,

in quanto egli faceva scendere i «cosmici pensieri degli dèi» (III, 14) nelle menti degli uomini.

 

Ma la sua posizione nel cosmo mutò radicalmente in conseguenza del Mistero del Golgota, infatti,

dopoché l’Entità-Cristo ebbe abbandonato il Sole per collegarsi con la sfera terrestre,

anche l’intelligenza cosmica, in altri termini, «i cosmici pensieri degli dèi», di cui Michele era il reggente nel cosmo,

dovettero seguire l’Entità-Cristo sul suo stesso itinerario.

 

Vediamo così come l’intelligenza cosmica, da quel momento in poi, discendesse per gradi verso la Terra

e infine venisse ridotta entro le menti degli uomini,

perchè gli uomini dovevano guadagnarsi la capacità di sviluppare pensieri indipendenti.

 

Questo processo ebbe inizio dopo il Mistero del Golgota e si estese fino al IX secolo,

quando comparvero in Terra i primi pensatori indipendenti.

• Da quel tempo anche l’intelligenza micheliana si trovò in Terra

e potè prepararsi, mediante il lavoro individuale di singole personalità

– massime tra esse Tomaso d’Aquino e Alberto Magno –

a formare le basi affinchè, con l’inizio dell’epoca dell’anima cosciente,

ogni uomo potesse acquisire la propria libertà individuale.

 

Ma come l’intelligenza cosmica, nelle menti dei singoli uomini, venne in contatto con il divenire terrestre,

per essere sfuggita a Michele ed essere discesa nella sfera terrestre, incorse in un grande pericolo.

Infatti le potenze arimaniche, il cui influsso si accrebbe

nella misura in cui l’umanità si avvicinava all’epoca dell’anima cosciente,

minacciavano di impadronirsi di quella intelligenza.

 

▸ «A Michele è sfuggita l’intelligenza cosmica, ed essa è ora qui in Terra;

vogliamo impedire a Michele di ritornare al comando dell’intelligenza!»27

 

Così fu considerata la situazione cosmica generale da parte della sfera arimanica sotterranea.

Perciò le potenze arimaniche condussero con violenza crescente questa lotta per la realizzazione delle loro intenzioni, a partire dal XIII secolo, l’epoca del nominalismo. Ma specialmente intensa diviene la lotta prima dell’inizio dell’epoca di Michele, durante il XIX secolo, e raggiunse il suo apice nel nostro tempo.

 

Visto così,

• l’evento soprasensibile del conflitto per l’intelligenza cosmica sulla Terra

sta al centro degli avvenimenti storici del tempo presente,

nel quale tale situazione condiziona pure il compito dell’antroposofia.

• Questa è chiamata a restituire a Michele, attraverso un processo di spiritualizzazione,

l’intelligenza cosmica che sta affondando sempre di più nella materialità arimanica e diviene intelligenza umana.

 

Infatti Michele, in quanto entità soprasensibile, non può intervenire direttamente nella sfera terrestre,

deve bensì attendere, durante la sua attuale epoca di signoria,

fin quando gli uomini spiritualizzeranno da sè in libertà la loro intelligenza

e la porteranno là dove egli possa assumerne di nuovo la guida.

 

Allora egli condurrà nella maniera giusta l’umanità alla realizzazione delle «divine eterne mete»,

le grandi mete delle gerarchie divino-spirituali.

Questo è nel tempo attuale il compito del movimento antroposofico,

compito che venne impresso nei versi seguenti della meditazione della pietra fondamentale:

 

«E veramente tu penserai

nelle umane profondità dello spirito».

 

Ma questo verace pensare nelle umane profondità dello spirito

è un’essenziale spiritualizzazione dell’intelligenza umana,

così che essa può venir ricongiunta con la sfera di Michele.

 

Dopo aver inizialmente considerato a questo modo il mistero di Michele, possiamo passare a quei versi della III parte della meditazione della pietra fondamentale che esprimono il punto centrale di quel mistero:

 

«Poiché i cosmici pensieri dello Spirito dominano

nell’essere cosmico, luce imploranti.»

 

Qui l’essenza propria del mistero di Michele si dispiega davanti a noi come una sublime immaginazione cosmica.

 

«I cosmici pensieri dello Spirito»

che una volta dominavano nelle alte sfere del Sole sotto la conduzione di Michele,

sono ora sprofondati nell’essere del mondo;

questo è in primo luogo il capo umano (III,2) che contiene quasi la quintessenza

di tutti i mondi precedenti di Saturno, Sole e Luna.

 

In esso però i «cosmici pensieri» degli dèi «implorano luce»,

separati come sono dalle loro fonti

e sempre più spinti, dal carattere materialistico della civiltà moderna, nell’abisso arimanico,28

implorano di essere riuniti alla sfera cosmica di luce, alla sfera solare di Michele.

• Ma ciò può essere apportato solo da uomini

che lavorino in libertà alla spiritualizzazione del mondo dei loro pensieri.

 

A questo grande impegno dell’umanità di oggi

partecipano anche gli spiriti della terza gerarchia, gli spiriti delle anime:

 

«Arcai, Arcangeli, Angeli,

fate che si invochi dalle profondità

ciò che sarà esaudito dalle sommità.»

 

Gli spiriti di questa gerarchia devono farsi mediatori del processo di spiritualizzazione,

affinchè i «cosmici pensieri» degli dèi, che salgono dalle umane profondità dei capi umani,

vengano di nuovo accolti nelle sommità e possano entrare nella maniera giusta

nella sfera spirituale, nella sfera solare di Michele.

 

Là dove ciò riesce,

l’anima umana può entrare, quasi sulle ali dei pensieri spiritualizzati,

in questa alta sfera, per assumervi una nuova coscienza cosmica, che dice:

 

«Nei cosmici pensieri dello Spirito l’anima si desta»

 

(per spiritum sanctum reviviscimus).

 

Come i precedenti due gruppi della meditazione anche il III gruppo (la terza parte) testé considerato, sta in speciale rapporto con l’organismo sociale triarticolato, e invero gli corrisponde il settore economico, basato sulla fraternità. Questo però è l’ambito di attività umana nel quale, a seguito delle teorie economiche del XIX secolo e dei loro effetti sociali, possono intervenire con particolare vigore le potenze arimaniche. L’impulso cristiano-micheliano deve oggi intervenire proprio in questa sfera massimamente arimanizzata, fin dentro alle sue ultime diramazioni, come per es. nel ramo bancario.

Anche in senso spirituale puro, l’elaborazione di questa parte della meditazione della pietra fondamentale può promuovere nella Società Antroposofica l’unione fraterna degli uomini desiderosi di spiritualità, anche se i suoi soci appartenevano una volta alle più diverse correnti misteriche, magari in lotta tra di loro.

Perchè la vera conoscenza del mistero di Michele, di cui si parla in questa parte, può condurre al superamento di impulsi devianti del passato non ancora esauriti. La sicura conoscenza di una patria comune a tutti gli antroposofi, per l’appartenenza di essi alla sfera soprasensibile di Michele, cioè alla sua scuola soprasensibile, la cui copia terrena è la prima classe della Libera Università per la scienza dello spirito, così come la consapevolezza di aver partecipato insieme al grande culto immaginativo svoltosi a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, – tutto questo può formare la base per la fraternità di tutti i veri antroposofi che stanno sulla Terra, e può suscitare in loro il sentimento seguente:

▸ «Certo, ci conosciamo, eravamo insieme nel mondo spirituale, nel quale,

in un culto soprasensibile, abbiamo avuto in comune delle possenti immaginazioni!»30

• Sono quelle immaginazioni che hanno poi preso corpo sulla Terra come Antroposofia.

 

E così come abbiamo partecipato alla loro preparazione in un’alleanza fraterna, così ci incombe oggi di continuare quell’azione soprasensibile nell’alleanza fraterna di tutti gli antroposofi in Terra, per concorrere alla realizzazione delle grandi mete che ci sono state proposte.

 

A conclusione di questa descrizione dei tre gruppi della meditazione della pietra fondamentale, c’è ancora da accennare al triplice appello degli spiriti elementari. Qui viene a espressione che queste chiamate sono già state udite dagli spiriti ad est, ovest, nord, sud. Ora però devono udirle gli uomini:31

 

«possano uomini udirlo!»

 

 


 

Note:

24 – O.O.153,10/4/1914, EAM1975 pag. 82.

25 L’ideale per l’uomo, come quell’essere che ha sviluppato il sè spirituale, lo spirito vitale e l’uomo spirituale, è oggi donato specialmente dalla sfera cosmica di Michele, perchè Michele stesso, come spirito conduttore del nostro tempo, e come Archè, che ha cioè sviluppato compiutamente queste parti costitutive superiori, ha nello stesso tempo a che fare direttamente, secondo le parole di Rudolf Steiner, con la libertà umana (O.O. 233a, 13/1/1924).

26 – O.O. 233a, 13/1/1924 EAM 1984 pag. 9L

27 – O.O. 240,19/7/1924.

28 – Quando si parla di «pensieri universali» oppure di «intelligenza cosmica» non si deve pensare a qualcosa di astratto, bensì all’azione comune di esseri spirituali reali (vedi in proposito la conferenza del 8/8/1924, O.O. 237).

29 – Con riferimento ai motti rosicruciani contenuti nelle prime tre parti della meditazione della pietra fondamentale, possiamo anche addurre i tre grandi appelli delle rivelazioni, dei quali parla Rudolf Steiner il 30/11/1911 (O.O.127) e il 2/12/1911 (O.O. 130).

• La prima rivelazione o il primo appello, fu la voce che risuonò sul Sinai a Mosè, quando gli vennero rivelati i grandi segreti della sfera del Padre, in particolare la storia della Creazione, cioè l’origine dell’uomo dal grembo di Dio, quella rivelazione che poi Mosè portò a espressione nel Genesi, e della quale parla il motto rosicruciano: ex deo nascimur.

• La seconda rivelazione fu quella di Giovanni Battista, che annunciava il Cristo futuro, quello che avrebbe vinto la morte, portando così la luce della vita verace nelle tenebre dell’esistenza terrena, ne parla il secondo motto rosicruciano: in Cristo morimur.

• Infine il terzo appello, che è la rivelazione per tutta l’umanità della moderna scienza dello spirito, nuovo annuncio dello Spirito, che porta oggi la vera conoscenza dell’Essere Cristo, essenzialmente necessaria per il progresso dell’evoluzione terrena.

Ma questa nuova conoscenza del Cristo

è congiunta, nella nostra epoca, anzitutto con l’attività di Michele, lo spirito conduttore del nostro tempo,

poiché è da lui, che è il «volto del Cristo», che discende oggi nell’umanità

questa nuova comprensione del Mistero del Golgota,

e conduce l’umanità stessa direttamente al mistero solare del Cristo vivente.

Rudolf Steiner ne parla con le seguenti parole:

• «Michele è soprattutto uno spirito solare, perciò egli è anche lo spirito che, nel nostro tempo, ha specialmente il compito di approfondire essenzialmente il cristianesimo nella sua verità. Si può addirittura dire che Cristo provenga dal Sole. L’ essere solare del Cristo, l’ho spesso detto, è vissuto sulla Terra nel corpo di Gesù di Nazaret, e da allora convive con il mondo umano in maniera soprasensibile. Ma l’umanità deve maturarsi soltanto a poco a poco ad accogliere nell’anima l’intero mistero che si collega con il Cristo. Una parte essenziale di questo approfondimento dovrà avvenire nella nostra epoca di Michele». (21/8/1924, O.O. 240).

Ciò è possibile solo mediante la spiritualizzazione della vita di pensiero dell’uomo attuale,

che si raggiungerà con l’antroposofia, e che conduce al graduale risveglio dell’uomo nel mondo spirituale,

cioè nei «cosmici pensieri dello Spirito» che contengono le «divine eterne mete».

A questo ci indirizza il terzo motto rosicruciano: per spiritum sanctum reviviscimus.

Quanto alla IV parte, in essa il discorso verte direttamente sul Cristo-Sole stesso, che opera con forza propria in tutti e tre gli appelli o rivelazioni.

Così il Cristo, in tempi antichi, inviò dalle altezze della sfera solare a Mosè la prima rivelazione mediante il suo servo Jahvè. Poi il grande spirito solare stesso si avvicina alla Terra e realizza nella vittoria sulla morte la seconda rivelazione, preannunciata da Giovanni Battista.

E infine, nella nostra epoca di signoria di Michele, e dopo la fine dell’epoca buia del Kali Yuga, il Cristo invia sulla Terra mediante la scienza dello spirito, il nuovo annuncio dello Spirito, che ci porta, come vera luce del sole spirituale, la reale conoscenza del Cristo e del Mistero del Golgota.

30 – O.O. 240,18/7/1924.

31 – In relazione alla considerazione sulla meditazione della pietra fondamentale riportata sopra, si deve osservare che

• i tre suddescritti gruppi, consistenti di quattro parti,

hanno anche una correlazione con le tre festività cristiane di Natale, Pasqua e Pentecoste.

Basta ricordare alcune dichiarazioni di Rudolf Steiner su queste festività per rintracciare questa correlazione. Così

• nella conferenza del 15/5/1910 (O.O. 118) caratterizza il Natale come la festività della rimembranza del passato,

dalla quale nascerà la speranza per il presente e il futuro; indica la Pasqua come la festività che ci dà nel presente,

mediante il Mistero del Golgota, la possibilità di un risveglio spirituale interiore.

E finalmente la Pentecoste ci parla del futuro in cui, attraverso la nostra unificazione all’impulso-Cristo,

ci possiamo elevare a una contemplazione interiore dello Spirito:

la Pentecoste, quale «Spirito Santo individualizzato» (15/5/1910, O.O. 118)

ci può non solo rivelare la nuova conoscenza del Cristo,

bensì può fare del Cristo stesso la forza veramente operante della nostra anima.

• In questo senso, spiega Rudolf Steiner nel caratterizzare queste tre festività, l’anno, nel suo corso, ci manifesta quello che come uomini eravamo, siamo e possiamo diventare.

Rudolf Steiner collega

Natale con la Terra,

Pasqua con il mondo delle stelle mobili, con Sole e Luna,

Pentecoste con il mondo delle stelle fisse e con quello che c’è al di là di esse, con la sfera dell’Io libero.

Poi, nella conferenza del 4/6/1924 (O.O. 236) egli collega

Natale con il mondo spaziale, che è nato dalle forze del Padre;

Pasqua – con la sfera temporale, la sfera cosmica del Figlio, dalla quale Cristo scende sulla Terra;

Pentecoste – con la sfera dell’eternità, dalla quale operano le forze dello Spirito.

Infine, nella medesima conferenza, Rudolf Steiner indica direttamente al fatto che l’essenza più profonda di queste festività cristiane è stata posta dentro ai tre motti rosicruciani, nei quali si parla della nascita dal Padre, della vittoria sulla morte in Cristo e del futuro risveglio nello Spirito.

Se ora mettiamo in rapporto tutti i fatti addotti con le tre prime parti della meditazione della pietra fondamentale, otteniamo la figura seguente:

• Nella I parte «di Natale» ci si occupa della sfera terrena.

Nell’organismo umano le corrisponde il sistema delle membra (2), che si forma per primo in ogni nuova incarnazione.

Inoltre si parla nella I parte dello spazio terreno (3) che vien generato dal Padre (14-15).

In essa entra in direzione da sopra a sotto il Rappresentante dell’umanità (20), l’anima natanica.

Là essa troverà anche, attraverso la sua unificazione con l’Essere Cristo, la vera vita (12).

E al fatto della mobilità del giorno festivo corrispondente a questa parte

allude specialmente la parola «si sustanzia» dell’undecimo verso.

Nella II parte «pasquale» ci si occupa del mondo delle stelle, mobili, che si rispecchia nel nostro sistema ritmico (2)

e soprattutto della sfera solare (17-18), quale grande sfera cosmica del tempo (3);

infatti la Pasqua, festività mobile, è collegata con la posizione degli astri.

In questo giorno festivo, della discesa dell’amore cosmico (12) attraverso il sacrificio sul Golgota,

che operò la nuova unificazione tra uomo e cosmo (9-11) mediante la vittoria sulla morte (20),

è anche contenuto il compimento di tutti i misteri solari dell’antichità.

Finalmente nella III parte «pentecostale» ci si occupa dell’eterna sfera dello Spirito (3)

che si rispecchia nel nostro capo (2); così come dell’ascensione in quella sfera (17-18)

attraverso lo sviluppo del vero pensare (12), attraverso il quale l’anima può destarsi nei «cosmici pensieri» (4),

nei quali può sperimentare le «divine eterne mete» (7) inviate giù all’umanità

– e questa è la vera esperienza pentecostale, la festività della «libera individualità» (9-10).

Tuttavia l’indicazione, in questa III parte, a due direzioni cosmiche:

dal basso in alto (17-18) nel capoverso macrocosmico e dall’alto in basso (7-11) nel capoverso microcosmico,

allude anche al particolare rapporto sussistente tra le due festività della Pentecoste e dell’Ascensione.

Abbiamo così in queste tre parti della meditazione della pietra fondamentale, le tre principali festività cristiane, attraverso l’esperienza nel corso dell’anno delle quali, è stata preparata tutta l’umanità che percorre la via evolutiva verso l’iniziazione umana generale, alla graduale penetrazione nel mondo spirituale mediante l’esperienza ritmica dei misteri di nascita, morte e risurrezione. Tuttavia la ragione di tutto ciò, che qui siano indicate soprattutto le festività del semestre ascendente dell’anno, cioè nel periodo «quando il Sole si muove verso nord», la spiega Rudolf Steiner nella conferenza del 4/6/1924 (O.O. 236, EAM 1987, pag. 217) con le seguenti parole:

▸ «Se si comprende la relazione tra il fisico e l’animico dell’uomo, e poi anche per il soprafisico che racchiude in sè la libertà di cui l’uomo è partecipe sulla Terra, nei nessi fra Natale, Pasqua e Pentecoste si comprende l’uomo libero sulla Terra».

Per quanto concerne l’altra metà dell’anno che, secondo la definizione di Rudolf Steiner in questa stessa conferenza, è collegata al karma umano, alla cui formazione prendono parte tutte le gerarchie spirituali divine (vedi in proposito la nota 54 del V capitolo), anch’esso è contenuto in modo celato nella meditazione della pietra fondamentale, e invero nell’indicazione dei secondi Capoversi delle sue tre prime parti, all’azione comune di tutte le nove gerarchie nel nostro cosmo.-

Un carattere un po’ diverso in questo contesto è quello della IV parte («Alla svolta dei tempi…»); infatti in essa, dal punto di vista che le attribuiamo adesso, non è parola della via di iniziazione generale, bensì di quella individuale, che non è collegata direttamente nè con il ritmo dell’anno, nè con il processo generale evolutivo, al quale possiamo ora accennare solo brevemente.

Così come l’ingresso della «luce universale dello spirito» nella «corrente del terreno esistere», unione dell’essere solare del Cristo con l’oscura sfera della Terra, appare come il punto di partenza dei tempi nuovi, così anche la nuova iniziazione cristiana è alla base di questo grande avvenimento di tutta l’evoluzione della Terra, di cui parlano i primi sette versi della IV parte.

Essi appartengono alla più profonda conoscenza dell’essenza del mistero del Cristo- Sole: il mistero di Natale (1-3), il mistero di Pasqua (4-5) e il mistero di Pentecoste (6-7).

Così che noi, in base a questa conoscenza universale dell’impulso-Cristo nel suo operare nel cosmo, cominciamo a lavorare in direzione della riunione delle due correnti principali dei misteri: la corrente dei pastori (nell’interiorità) e la corrente dei re (nell’esteriorità).

Ne parlano i sei versi seguenti (8-13). Infatti una stessa e sola Luce-Cristo, che alla svolta dei tempi «irraggiò nelle anime umane», penetrò tanto nei cuori dei pastori, che nelle menti dei re (magi).

Questo lavoro interiore per l’unificazione delle due correnti in una unica via di iniziazione, quale sintesi superiore, ci forma e prepara a poco a poco, e ci dà la speranza in un incontro personale diretto con il Cristo nel mondo spirituale.

Di tale incontro come punto culminante interiore della intera via spirituale, parlano i sei versi seguenti della IV parte (14-19). E quando ciò sarà avvenuto, allora i risultati di una tale esperienza individuale del Cristo, potranno venir portati fuori nel mondo, per diventare forze agenti socialmente nel senso del progresso di tutta l’umanità, poiché sarà allora compenetrata dall’impulso-Cristo. Alla possibilità di una simile azione salutare dell’impulso-Cristo sull’umanità, alludono gli ultimi versi della IV parte:

«Perchè sia bene –

ciò che noi

col cuore fondiamo

ciò che con la mente

a piena mèta condurre vogliamo.»

Oltre a ciò la realizzazione di queste parole opera addentro al karma di ogni singolo uomo come anche in quello di tutta l’umanità.