3 stadi dell’evoluzione terrestre dell’uomo

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 11.01.1925 – massime n° 144-146


 

Quando la conoscenza spirituale può riguardare indietro alle passate vite terrene di un uomo,

scopre l’esistenza di una serie di tali vite terrene nelle quali l’uomo già era persona.

Il suo aspetto esteriore somigliava all’aspetto presente,

ed egli aveva una vita interiore che portava un’impronta individuale.

 

Appaiono vite terrene che già rivelano la presenza dell’anima razionale o affettiva,

ma non ancora dell’anima cosciente, altre in cui era sviluppata soltanto l’anima senziente, e così via.

È così nelle epoche appartenenti alla storia terrestre; ed era già stato così molto tempo prima.

 

• Ma la veggenza risale ad epoche in cui non era ancora così.

• In esse, sia riguardo alla vita interiore, sia nella formazione esteriore,

l’uomo era ancora intessuto nel mondo degli esseri divino-spirituali.

• L’uomo esisteva come uomo terreno,

ma non era ancora separato dall’essere, dal pensare e dal volere divino-spirituali.

• In epoche ancora più antiche l’uomo sparisce del tutto come essere distaccato;

non vi sono che esseri divino-spirituali che portano l’uomo nel loro grembo.

 

L’uomo ha attraversato questi tre stadi della sua evoluzione durante la sua vita terrestre.

Il trapasso dal primo stadio al secondo avviene nell’ultimo periodo dell’epoca lemurica,

quello dal secondo al terzo nell’epoca atlantica.

 

• Come dunque l’uomo, nell’attuale vita terrena, porta in sé le sue esperienze quali ricordi,

• così egli porta in sé, quale ricordo cosmico, tutto ciò che ha attraversato nel modo sopradescritto.

Che cosa è la vita animica terrena?

È il mondo dei ricordi, pronto ogni momento ad accogliere nuove percezioni.

In questa reciproca azione tra ricordo e nuova esperienza l’uomo vive la sua vita terrena interiore.

 

Ma tale vita terrena interiore non potrebbe svilupparsi se non esistesse ancora attualmente nell’uomo, quale ricordo cosmico, ciò che si vede guardando spiritualmente al primo stadio del suo divenire di uomo terrestre; stadio in cui l’uomo non era ancora sciolto dall’essere divino-spirituale.

 

Di ciò che accadeva allora nel mondo, oggi sulla terra esiste di vivo ancora

soltanto quello che si svolge nell’organismo nervo-sensorio umano.

Nella natura esteriore tutte le forze che allora erano attive sono morte, e si possono osservare solo in forme morte.

 

Nel mondo del pensiero umano vive quindi, come manifestazione presente,

ciò che, per avere esistenza terrena, deve avere come base quello che già era sviluppato nell’uomo

prima che egli conseguisse un’esistenza terrestre individuale.

 

Nella vita fra morte e nuova nascita l’uomo sperimenta ogni volta di nuovo quello stadio.

Solamente egli porta la pienezza della sua esistenza individuale, formatasi nella vita terrena,

nel mondo degli esseri divino-spirituali che lo riaccoglie, come un tempo già lo ebbe in sé.

Fra morte e nuova nascita egli è nel presente, ma al tempo stesso è in tutta la estensione di tempo

che ha attraversato nelle consecutive vite sulla terra e nelle consecutive vite fra morte e nuova nascita.

 

Diversamente stanno le cose per ciò che vive nel mondo del sentimento umano.

• Tale mondo è in relazione con le esperienze che seguirono immediatamente lo stadio

in cui l’uomo non si manifestava ancora come tale;

con le esperienze che l’uomo attraversò già come uomo,

ma non ancora separato dall’essere, dal pensare e dal volere divino-spirituali.

 

L’uomo non potrebbe attualmente sviluppare un mondo del sentimento,

se questo non sorgesse sulle basi del suo organismo ritmico.

• In questo è presente il ricordo cosmico del già descritto secondo stadio dell’evoluzione umana.

Nel mondo del sentimento agiscono così insieme

il presente animico umano e ciò che in esso sopravvive da un’epoca remota.

 

• Nella vita fra morte e nuova nascita l’uomo sperimenta

il contenuto dell’epoca di cui abbiamo ora parlato, come il confine del suo cosmo.

• Ciò che nella vita terrestre fisica è per l’uomo il firmamento,

nella vita fra morte e nuova nascita è spiritualmente la sua esistenza

che sta fra la sua unione completa col mondo divino-spirituale e la separazione dal medesimo.

• Ivi, al confine del mondo, non appaiono i corpi celesti fisici,

ma, al posto di ogni stella, la somma degli esseri divino-spirituali che in realtà formano la stella.

 

Unito solo alla volontà, non al sentimento e al pensare,

vive nell’uomo il contenuto delle vite terrene che all’osservazione già si manifestano personalmente individuali.

• Ciò che dal cosmo dà all’uomo la sua figura esteriore, si conserva in essa come ricordo cosmico.

Questo vive, come forza, nella figura umana; e tale forza non è immediatamente forza volitiva,

bensì ciò che nell’organizzazione umana è la base delle forze volitive.

 

Nella vita fra morte e nuova nascita

questa regione dell’essere umano giace al di là del « confine del mondo ».

Ivi l’uomo se la rappresenta come ciò che sarà nuovamente suo nella sua nuova vita terrena.

 

Nell’organizzazione neurosensoriale

l’uomo è ancor oggi collegato col cosmo, come lo era quando,

ancora in seno all’elemento divino-spirituale, egli si manifestava solo in germe.

 

Nella sua organizzazione ritmica

l’uomo vive ancora oggi nel cosmo, come viveva quando già esisteva come uomo,

ma non era ancora separato dall’elemento divino-spirituale.

 

Nella sua organizzazione delle membra e del ricambio,

quale base dell’attività volitiva, l’uomo vive in modo che questa organizzazione riecheggia

tutto quanto egli ha sperimentato dall’inizio delle sue vite terrene personali-individuali in poi,

sia nel corso di esse, sia nella vita fra morte e nuova nascita.

 

• Dalle forze della terra l’uomo trae soltanto ciò che gli conferisce l’autocoscienza.

• Anche la base fisica corporea dell’autocoscienza proviene dall’azione della terra.

• Tutto il resto, nell’essere umano, è di origine extraterrena, cosmica.

 

Il corpo astrale, portatore del sentimento e del pensiero,

• e la sua base eterico-fisica,

• tutta l’attività vitale nel corpo eterico, persino ciò che ha azione fisico-chimica nel corpo fisico,

è di origine extraterrena.

 

• Per strano che ciò possa apparire,

gli elementi fisico-chimici attivi nell’uomo non hanno origine dalla terra.

• Che l’uomo sviluppi in sé questo elemento cosmico extraterreno, è dovuto all’azione dei pianeti e delle altre stelle.

• Ciò che egli così sviluppa viene recato dal sole, con le sue forze, alla terra.

 

L’elemento cosmico umano viene trasferito attraverso il sole nella sfera terrestre.

Grazie al sole l’uomo vive sulla terra quale essere celeste.

È invece dono della luna soltanto ciò mediante il quale l’uomo va al di là della sua propria formazione umana,

cioè la facoltà di generare il suo simile.

 

Naturalmente questi non sono gli unici effetti del sole e della luna.

Da essi partono anche influssi altamente spirituali.

Quando il sole, intorno all’epoca di Natale, acquista sempre maggiori forze per la terra,

si ha l’azione annuale che ritmicamente si manifesta nel campo fisico-terrestre,

quale espressione dello spirito nella natura.

 

L’evoluzione umana è un unico elemento, per così dire, di un gigantesco anno cosmico.

Ciò riesce evidente da quanto abbiamo detto in precedenza.

In quest’anno cosmico è Natale cosmico quando il sole

non soltanto agisce sulla terra movendo dallo spirito della natura,

ma quando l’anima del sole, lo spirito del Cristo, discende sulla terra.

 

Come nel singolo uomo le esperienze individuali sono collegate con la memoria cosmica,

così il Natale di ogni anno viene sentito dall’anima umana nel giusto modo

se l’evento celeste-cosmico del Cristo viene pensato come continuativo nella sua azione,

e compreso come un ricordo non soltanto umano, ma cosmico.

 

Non solo l’uomo rammemora solennemente a Natale la discesa del Cristo, ma anche il cosmo.

 


 

144Guardando alle ripetute vite terrene di un uomo, vi si distinguono tre stadi:

il più antico è quello in cui l’uomo non esiste ancora come entità individuale,

ma come germe nell’entità divino-spirituale.

Qui, guardando indietro, non troviamo ancora l’uomo,

bensì soltanto esseri divino-spirituali (principati, archai).

 

145Segue a questo uno stadio di mezzo

nel quale l’uomo esiste già come entità individuale,

ma non è ancora sciolto dal pensare, volere ed essere del mondo divino-spirituale.

Qui egli non ha ancora la sua personalità attuale che è dovuta al fatto

che egli è un essere del tutto indipendente nella sua apparizione terrena,

sciolto dal mondo divino-spirituale.

 

146Lo stadio attuale appare soltanto come terzo.

Qui l’uomo sperimenta se stesso nella sua forma umana,

sciolto dal mondo divino-spirituale;

e al mondo circostante si contrappone come personalità individuale.

Questo stadio comincia nell’epoca atlantica.