La corrente del Buddha, proveniente dal fanciullo Gesù natanico e la corrente del Golgotha, proveniente dall’entità-Cristo

O.O. 130 – Cristianesimo esoterico e la guida spirituale dell’umanità – 19.09.1911


 

Sommario: Corrente del Buddha, proveniente dal fanciullo Gesù natanico e operante in modo più interiore nell’astrale, e la corrente del Golgotha, proveniente dall’entità-Cristo e operante in modo più esteriore-oggettivo nell’eterico. La connessione fra entrambe le correnti. Jeshu ben Pandira, nuovo bodhisattva per il futuro sviluppo morale dell’umanità. La dottrina del Maitreya Buddha

 

Sappiamo che dovrà passare molto tempo

prima che gli uomini possano acquisire la visione spirituale.

 

Ma nel XX secolo questo apprendimento inizierà, e nel corso di tremila anni aumenterà sempre più il numero di coloro che vi perverranno. L’umanità dedicherà i prossimi tremila anni al conseguimento di obiettivi come questi. Affinché queste cose accadano, le correnti principali dell’evoluzione fluiranno – anche in questo caso su disposizione della guida spirituale dell’umanità – secondo modalità che possano consentire sempre più agli uomini di comprendere la vita occulta come è stata descritta oggi.

 

Le correnti principali sono due.

• La prima è nota perché esiste una cosiddetta filosofia occidentale e perché i concetti più elementari relativi al mondo spirituale derivano dai sostrati più puri della filosofia stessa. Sono esiti singolari, quelli che risultano ad una visione d’insieme degli accadimenti intervenuti gradualmente nell’ambito della scienza della civiltà occidentale. Vediamo, infatti, talune persone divenire puramente intellettuali, ne vediamo altre mantenersi sul terreno della vita religiosa ma ricolme al tempo stesso di ciò che solo la visione del mondo spirituale, che è dietro ogni cosa, può dare. Vediamo sgorgare ovunque una vita spirituale dalla filosofia occidentale.

 

Mi limiterò ad addurre un solo esempio, quello del filosofo e pensatore russo Vladimir Soloviev, un vero chiaroveggente, anche se ebbe solo tre volte nella sua vita la possibilità di una visione del puro mondo spirituale. Ebbe la prima visione a nove anni, la seconda nel corso di una visita al Museo Britannico e la terza durante un viaggio nel deserto d’Egitto, ove ebbe modo di contemplare il cielo stellato, una visione che significò per lui l’irrompere di eventi che solo la chiaroveggenza può contemplare. Questa esperienza maturò in lui quella che si espresse come veggenza futura dell’evoluzione dell’umanità. In Soloviev scaturiscono quelli che in Schelling e Hegel sono gli esiti della pura applicazione dello spirito. Ci sia lecito porre anche noi queste due figure, che hanno dominato in solitudine le vette del pensiero, su quella cima che accoglierà in seguito tutti gli eruditi. Di tutto questo si è parlato nel corso degli ultimi secoli, e in particolare negli ultimi quattro.

 

Considerando questi nessi in una visione d’insieme, ed elaborandoli con le metodiche dell’occultismo pratico – e negli ultimi tempi quest’elaborazione è avvenuta – allo scopo di studiare le elucubrazioni escogitate da menti puramente intellettuali come quelle che si riscontrano nel periodo che va da Hegel a Haeckel, si può osservare come anche qui esercitino la loro azione le forze occulte. E il risultato che si ottiene è quanto mai singolare: l’ispirazione pura si manifesta proprio in coloro che meno degli altri ci appaiono ispirati. Chi ha ispirato questi spiriti, tutti collocati su un terreno puramente intellettuale? Chi ha stimolato questa vita spirituale che parla da ogni libro, che raggiunge anche le più misere case? Da dove viene in Europa tutta questa vita spirituale astratta che conduce a questo singolare risultato?

 

Conosciamo tutti dalla tradizione il grande evento che ebbe luogo quando una grande individualità dell’evoluzione umana, una delle individualità cui diamo il nome di bodhisattva, si incarnò nella reggia di Suddhodana.

Sappiamo tutti che questa individualità era destinata ad ascendere alla dignità di grado immediatamente superiore a quello di bodhisattva.

 

Chiunque salga di grado fino ad attingere la dignità di bodhisattva, diverrà Buddha nella sua ultima incarnazione. Che cosa significa questa dignità di Buddha? Che cosa significa, in particolare, per il bodhisattva che divenne il Gautama Buddha?

Significa che il Buddha – e questo si applica a tutti i Buddha – non ha più necessità di incarnarsi sulla Terra in un corpo fisico. E così, come ogni Buddha, anche il Gautama Buddha fu destinato da allora in poi ad esplicare la sua azione dall’alto, dal mondo spirituale. Egli non avrebbe mai più dovuto muovere i suoi passi sulla Terra in un corpo fisico, ma i conseguimenti cui era pervenuto d’incarnazione in incarnazione gli avevano conferito la facoltà di esercitare sempre, da allora in poi, la sua azione sulla nostra civiltà terrena esplicandola dall’alto.

 

La prima grande azione che il Buddha compì, quella che – come ho accennato a Basilea – egli doveva assolvere come essere puramente spirituale, si esplicò inviando nel corpo astrale del Bambino Gesù descritto dal Vangelo di Luca quelle forze che si esprimono nel senso della massima che noi recitiamo sempre in occasione del Natale: «Si manifestano gli esseri spirituali delle altezze, e pace sia agli uomini in Terra che hanno in sé una buona volontà».

 

Alle nostre anime, colte dalla commozione per le parole di questa massima, che ci indica come nell’aureola del Bambino angelico si librino Angeli, è dato sapere che nell’aura di Gesù operano le forze spirituali del nirmanakaya del Buddha. Da allora, le forze spirituali del Buddha sono state incorporate nelle individualità più elevate durante lo svolgersi dei fatti di cui parla il Mistero del Golgota. Per questo, le sue forze continuano a manifestare i loro effetti anche nella corrente che esprime la concezione del mondo dei filosofi occidentali.

 

È il Buddha stesso che dal mondo spirituale induce gli impulsi che stimolano la vita,

quella vita che giunta all’intelletto si è poi smarrita.

 

Se oggi leggendo Leibniz e Schelling e Soloviev ci chiediamo: chi li ispira?

– la risposta a questa domanda è:

l’entità che nacque nel palazzo reale di Suddhodana,

la quale da bodhisattva ascese alla dignità di Buddha

e che poi continuò a svolgere la sua opera in spirito di abnegazione.

 

L’azione che egli ha continuato a compiere in spirito di abnegazione è talmente grande che, se oggi noi risalissimo indietro nel tempo, potremmo constatare come in certe epoche, in Occidente, del Buddha non compaia nemmeno il nome. Il nome del bodhisattva divenuto Buddha non lo trovate, nemmeno in Goethe! Ma egli vive in tutto, lo sapete. È talmente grande la comprensione che gli è stata portata incontro, da continuare a vivere innominato nella letteratura occidentale.

Anche il medioevo ne era consapevole, solo che allora i modi della narrazione erano altri.

Allora la narrazione era diversa.

 

Giovanni Damasceno, vissuto nell’VIII secolo, scrisse un libro nel genere del romanzo. Su che cosa? Egli narra che una volta visse un grande maestro. Questo grande maestro ebbe come allievo Josafat, al quale insegnò la dottrina occulta, le grandiose verità cristiane. Andando a verificare il tutto, si constata come, riguardo a quei contenuti, la narrazione sia pienamente veritiera. Altri racconti si trovano anche nella letteratura buddista.

 

Seguendo anche noi la stessa traccia, arriviamo ad una leggenda che narra come la vita del Buddha fosse proseguita, però non in una forma terrena umana bensì animale, in forma di coniglio. E quando una volta un bramano incontrò un coniglio sul suo cammino – dietro la maschera del coniglio si celava il Buddha – gli parlò grandemente afflitto dell’infelicità degli uomini là fuori. Allora il Buddha accese un fuoco e si fece egli stesso arrostire per aiutare l’umanità. Il bramano lo prese e lo trasferì sulla Luna. Sapendo che la Luna è il simbolo dell’eterna sapienza insita nel petto dell’uomo, si comprende che le antiche leggende conoscevano e raccontavano lo spirito di sacrificio del Buddha.

 

Qual è la missione del Buddha là fuori nel mondo dello spirito? È quella di accendere ora e sempre nei nostri cuori le forze dalle quali può esser tratta sublime sapienza. Dobbiamo intendere in questo senso una delle correnti che fluiscono nel nostro mondo: la corrente buddista, che è rappresentata anche, nonostante la sua astrazione, dalla forma che scorre nel nostro secolo. Noi, però, dobbiamo sforzarci di riconoscere il significato occulto di ogni forma spirituale.

 

•A questa corrente si aggiunge l’altra che ha avuto inizio nel Mistero del Golgota e che si è unita alla corrente buddista in una necessaria interezza. Noi dobbiamo accogliere anche questa nella nostra vita terrena. La corrente che procede dal Golgota, e alla quale devono partecipare tutti gli uomini, non si avvicina all’essere umano solo dall’interiorità, poiché compenetra tutta la nostra esistenza terrena.

 

Mentre la corrente buddista, al pari di ogni altra, riguarda tutti noi in quanto uomini,

nell’entità del Cristo abbiamo un influsso cosmico.

• I bodhisattva sono tutti individualità che vivono la loro vita qui sulla Terra, che appartengono alla Terra.

• L’individualità del Cristo proviene dal Sole.

Solo al momento del battesimo di Giovanni mise piede sulla Terra,

e rimase solo tre anni nel corpo fisico di Gesù di Nazareth.

L’individualità del Cristo si caratterizza

per la predisposizione ad operare nel mondo terreno solo nell’arco di tre anni.

 

È la stessa entità che Zarathustra indicava chiamandola Ahura Mazdao e che è dietro il Sole visibile, quella stessa entità annunziata dai santi risci e di cui i Greci parlavano come dell’entità che è alla base del pleroma. È l’entità che gradualmente è divenuta lo Spirito della nostra Terra, l’aura della nostra Terra da quando il Suo sangue fluì sul Golgota. Il primo al quale fu dato di contemplarla senza esservi stato sollecitato direttamente dall’evento fisico, fu Paolo.

 

Così, l’evento del Golgota ha introdotto nella nostra evoluzione terrena un corso di fatti nuovissimo. In precedenza, tutto era configurato in modo da accogliere dalla molteplicità delle religioni i concetti più vari. Gli effetti prodotti dalla religione buddista a seguito dell’irradiazione che l’entità del Buddha esplicò nell’aura astrale di Gesù, e quanto ho esposto riguardo alla facoltà che l’anima avrà di riconoscere e sentire il nuovo dalla natura, non significano altro che l’entità del Cristo, nello stesso modo in cui è discesa mediante il battesimo nel corpo fisico, in cui dimorò fino all’evento del Golgota, essendo perciò qui come evento fisico sul piano fisico, così inizierà a svolgere una nuova attività nel mondo eterico. Possiamo, dunque, parlare di un’incarnazione fisica dall’evento del Battesimo di Giovanni fino al Golgota e, ora, di una sua riapparizione eterica.

 

Sviluppando il corpo eterico,

anche per opera delle impressioni autunnali che l’uomo intesse in sé, si percepisce il Cristo eterico.

Perché il Cristo fu qui in un corpo fisico?

Perché l’uomo potesse ascendere ad un’evoluzione superiore,

al fine di acquisire la capacità di percepire sempre più il Cristo sul piano eterico.

 

Possiamo perciò dire: abbiamo iniziato questa conferenza prendendo le mosse dagli spiriti elementari che stanno affermando la loro presenza nella natura. Ci siamo poi elevati da quelle singolari visioni che ci inducono a interrompere il nostro operare per prestare ascolto alla parola interiore.

 

Considerando gli eventi esposti dinnanzi a noi che si raggruppano intorno ad un centro,

vediamo che gli uomini che pervengono per la giusta via al mondo spirituale

– non mi riferisco ora ai chiaroveggenti iniziati, che hanno sempre potuto trovare il Cristo,

ma agli uomini nella loro naturale evoluzione – vedranno il Cristo nella Sua manifestazione eterica,

vedranno Colui che solo dall’etere interverrà negli eventi del mondo.

• Vediamo tutti gli accadimenti raggrupparsi intorno al futuro evento del Cristo.

 

Osservando tutto il divenire spirituale nel suo progressivo sviluppo,

vediamo che il Buddha che si sacrifica compenetrato dal fuoco ardente dell’amore

è l’ispiratore della nostra scienza dello spirito.

 

Le persone che leggano con attenzione testi come La Prova dell’anima – che ho potuto far rappresentare a Monaco – e che percepiscono ove risiedono le forze misteriose che ci richiamano a ciò che nella natura è presente intorno a noi, che considerano attentamente la saggezza del futuro – anche se spesso la saggezza del futuro è la stoltezza del presente, come la saggezza del presente è spesso la stoltezza del futuro – presentiranno che vi sarà una chimica compenetrata dall’impulso cristico, una botanica compenetrata dall’impulso cristico, e così via, poiché non sono i nani molecole il loro fondamento.

 

Tutto ciò che è esteso fuori in natura procede dallo spirito.

Così, il fiore è sì un’entità eterica, ma d’altro canto

per mezzo del fiore lo spirito è penetrato dall’esterno nella Terra.

Nelle forme che scaturiscono dalla Terra si manifesta a noi una suprema significazione.

La conoscenza non si acquisirà più solo con la fede, poiché si diventerà sapienti.

 

Abbiamo così richiamato all’attenzione della nostra anima la seconda corrente destinata ad unirsi alla prima. Molti sono gli eventi sorprendenti che i prossimi anni recheranno alla Terra. In tutte le cose che si manifesteranno in questo modo potremo percepire il principio del Cristo, mentre percepiremo maggiormente nell’interiorità l’impulso del Buddha.

 

Ecco perché sarà solo con la comprensione dei sublimi provvedimenti

che la guida spirituale del mondo adotta

che riusciremo a capire come seguire l’impulso cristico,

ad intendere che è Lui a condurre, nel corso del divenire storico, un’individualità nell’altra.

 

Che cosa presenta all’anelito verso la conoscenza dell’uomo pensante

il fenomeno, come esso si palesa in Occidente,

per cui tutto il pensiero tende ad esprimersi per lo più nei modi – diciamo, per fare un esempio – galileiani,

o, per altro verso, in Oriente, alla maniera di Vladimir Soloviev?

Se ce ne rendiamo conto, ci avvediamo del modo oggettivo in cui opera l’impulso del Cristo.

Siamo così in grado di vedere l’impulso del Cristo in tutti gli eventi che hanno luogo fuori nel mondo.

 

Nei prossimi periodi di civiltà si verificheranno eventi di somma importanza. Ciò che nel quarto periodo di civiltà Socrate, il grande martire, vagheggiava solo come un sogno, diverrà realtà. Ma in che cosa consisteva questo grandioso impulso socratico? Esso era volto a far sì che l’essere umano giunto alla piena esperienza e conoscenza di una legge morale, ne fosse talmente compenetrato da dover assumere, da uomo morale, comportamenti conseguenti.

 

Consideriamo quanto lontana è ancora questa meta, quanto numerose sono le persone capaci di dire: è così che bisogna agire, ma quanto poche sono poi quelle che hanno la forza interiore, la potenza morale per comportarsi di conseguenza! Che le dottrine morali vengano intese pienamente e i sentimenti morali si sviluppino con tale sicurezza che non vi possa essere alcuna conoscenza da noi acquisita che non sia associata all’impulso di eseguirla con ardore; che questo possa realmente maturare – e non solo essere capito – nelle anime umane, che non possa essere in alcun modo possibile che un impulso morale non divenga anche azione, tutto ciò dipende dall’intima fusione degli uomini con le due correnti spirituali descritte.

 

Allora, sotto l’influsso delle due correnti, aumenterà sempre più il numero degli uomini

che matureranno la facoltà di passare dal sentimento, dalla conoscenza morale, dall’impulso morale, all’azione.

 

Come si effettua nell’umanità la fusione di queste due correnti, intesa a rendere possibile la congiunzione con il Cristo dall’interiorità per opera del Buddha? Si effettua perché la carica del bodhisattva non è mai rimasta vacante. Nel momento in cui il bodhisattva divenne Buddha, un’altra individualità fu elevata alla dignità di bodhisattva. L’individualità che vi ascese è quella di cui sappiamo che visse circa cento anni prima di Gesù di Nazareth e che era essena.

 

Questa personalità fu sciaguratamente calunniata e misconosciuta, ad esempio dallo scrittore Celso e, in particolare, da Haeckel nel suo Gli enigmi del mondo. Questa personalità è dunque vissuta un secolo prima del Mistero del Golgota, è nota con il nome di Jeshu ben Pandira, che è una delle incarnazioni di questo bodhisattva succeduto al Gautama che da bodhisattva divenne Buddha. Egli continuerà ad operare come bodhisattva per tremila anni ancora. Allora, quando saranno trascorsi cinquemila anni dal momento in cui il Buddha ricevette l’illuminazione sotto l’albero del bodhi, diverrà anch’egli Buddha.

 

Ogni serio occultista sa che cinquemila anni dopo l’illuminazione del Gautama Buddha sotto l’albero del bodhi, l’individualità che continua a vivere come bodhisattva diverrà il Maitreya Buddha. Prima di quella data egli si incarnerà ancora spesse volte. Quando i cinquemila anni saranno trascorsi, si manifesterà una nuova dottrina: la dottrina del Maitreya Buddha, il Buddha del bene, che nel momento in cui verrà espressa esplicherà in pari tempo un’azione morale.

 

Oggi mancano ancora le parole capaci di esprimere quest’effetto con la giusta forza, si può contemplarlo solo nel mondo spirituale, e per poterlo ricevere l’uomo dovrà prima pervenire alla necessaria maturazione. Il Maitreya Buddha si connota in particolare per il fatto che dovrà in certo modo compiere l’imitazione di quanto è avvenuto nell’evento del Golgota.

 

Noi sappiamo che l’individualità del Buddha è entrata in Gesù di Nazareth e che da allora in poi esplica la sua azione sull’evoluzione della Terra solo dall’esterno. Tutti i bodhisattva che diverranno Buddha hanno in Terra un destino che ogni serio occultista conosce, quello di vivere, sotto un certo aspetto, sconosciuti negli anni della loro gioventù. Coloro che li conosceranno un poco, potranno forse ravvisare in loro delle persone dotate, ma non sapranno vedere che sono compenetrati dall’entità del bodhisattva.

 

È sempre stato così, e così sarà anche nel XX secolo. Egli sarà riconoscibile solo fra il trentesimo e il trentatreesimo anno – lo stesso arco di tempo che trascorse tra il battesimo nel Giordano e il Golgota. In quel periodo si compirà in lui una trasformazione, ed egli poi sacrificherà, fino ad un certo grado, la sua individualità che diverrà dimora di un’altra individualità, come avvenne per Gesù di Nazareth che lasciò entrare il Cristo.

 

Le incarnazioni del bodhisattva che è il futuro Maitreya Buddha, si compiono in persone sconosciute che operano come singole individualità e valendosi della propria forza. Anche il Maitreya Buddha agirà con la propria forza e in opposizione all’opinione dei potenti. Da giovane vivrà nell’anonimato. E quando, nel trentesimo anno, sacrificherà la sua individualità, si manifesterà in un linguaggio le cui parole eserciteranno un effetto morale.

 

Cinquemila anni dopo l’illuminazione del Buddha sotto l’albero del bodhi, anche il suo successore ascenderà alla dignità di Buddha e sarà il portatore della parola che suscita effetti morali. Noi diciamo oggi: “In principio era la Parola”, in futuro ci sarà lecito dire: nel Maitreya Buddha ci è dato il maestro più grande che sia mai apparso allo scopo di spiegare agli uomini l’evento del Cristo in tutta la sua interezza. La sua peculiarità sarà quella di essere, come sommo maestro, il portatore della più eccelsa parola, della parola sublime.

 

Dato che così spesso la grandiosità, che dovrebbe essere recata in modo giusto nel mondo, viene tanto fraintesa, è nostro dovere tentare di prepararci agli eventi che devono avvenire. E se siamo animati dalla volontà di accostarci allo spirito, là dove lo spirito della natura ci parla anche moralmente, possiamo dire a noi stessi: sotto un certo aspetto, tutta la scienza dello spirito è preparazione alla comprensione delle parole pronunciate rispetto a quell’evento trascorso che abbiamo rilevato parlando del mutamento dei tempi.

 

Vennero tempi nuovi quando Giovanni annunziò il Cristo.

Anche a noi è dato oggi, in certo modo, di parlare di tempi nuovi

che richiedono il cambiamento della nostra mentalità.

 

Impregiudicati i grandi strumenti che la civiltà apporterà nel mondo esterno,

è necessario che la mente dell’uomo muti

in modo che la sua anima possa sentirsi anche incline alla visione del mondo spirituale,

quel mondo spirituale che si annuncerà in maniera nuova proprio nel tempo in cui noi viviamo.

 

Che si manifesti in qualche modo qui in questa vita,

o che ciò avvenga sulla soglia della morte o alla nuova nascita,

noi questo nuovo mondo non solo lo vedremo, ma agiremo in esso.

 

E spesso quel che di meglio è in noi perviene ad effetto

perché dalle porte della morte, dall’altro mondo, delle entità inviano queste forze nel nostro essere.

E anche a noi sarà dato di inviare queste forze, se varcheremo la soglia della morte

avendo acquisito qui quello che avremo riconosciuto come il mutamento necessario per il nostro tempo.