La formazione del germe spirituale dell’organismo fisico umano nella vita tra morte e nuova nascita.

O.O. 219 – Il nesso dell’uomo stellare verso l’uomo – 26.11.1922


 

Sommario: La formazione del germe spirituale dell’organismo fisico umano nella vita tra morte e nuova nascita. Camminare, parlare e pensare come attività umane sulla Terra, e loro corrispondenze nella vita tra morte e nuova nascita: orientamento negli esseri delle Gerarchie superiori, risuonare interiore della Parola dei mondi e rilucere spirituale del Pensare universale. Saturno come liberatore dal terrestre, Luna come conduttrice là nel terrestre, Sole come forza per il ritorno dalla vita spirituale a quella terrestre. – Separazione del regolare ritmo del respiro umano dal ritmo spirituale cosmico compenetrato di moralità per mezzo dei fattori climatici; separazione della forza di gravità terrestre dalla forza di orientamento spirituale celeste per mezzo delle forze vulcaniche e telluriche.

 

In queste conferenze tratteremo del passaggio dell’uomo attraverso i due lati della sua esistenza,

• attraverso il mondo spirituale fra la morte e una nuova nascita

• e attraverso il mondo fisico-terrestre tra la nascita e la morte.

 

Vorrei oggi ricordare alcune cose cui ci siamo accostati nel corso delle ultime conferenze. In quell’occasione ho detto: nel periodo più importante che intercorre fra la morte e una nuova nascita, l’uomo si trova all’interno del mondo spirituale con una coscienza essenzialmente superiore a quella che ha durante l’esistenza fisica sulla Terra.

 

Quando qui sulla Terra siamo nel nostro corpo fisico, la coscienza dei nervi e dei sensi dipende dall’organizzazione generale dell’uomo. Ci sentiamo uomini perché, racchiusa dalla pelle, abbiamo l’organizzazione del cervello, quella del cuore e dei polmoni e così via. Tutto questo è nel nostro interno. A ciò che invece è intorno a noi ci sentiamo legati attraverso i nostri sensi, o attraverso il respiro, oppure attraverso l’assimilazione del cibo.

 

Quando viviamo nella condizione che si verifica tra morte e nuova nascita, non possiamo parlare allo stesso modo della nostra interiorità. Infatti nell’istante in cui passiamo attraverso la porta della morte, ma anche nel momento in cui ci abbandoniamo al sonno, quando comunque la coscienza è paralizzata – ho già descritto questi stati privi di coscienza – siamo in realtà nella condizione di indicare l’intero mondo, l’universo, come nostra interiorità.

 

Mentre sulla Terra abbiamo un’organizzazione che all’interno della pelle è formata dai nostri organi e dai loro scambi reciproci, nel sonno la nostra interiorità ci si manifesta come un’interiorità di stelle. Nel sonno lo è solo in modo inconscio, seppur pieno di vita, fra morte e nuova nascita invece lo è in modo pienamente cosciente. Quel che allora sentiamo nei confronti del mondo stellare ci porta a dire che le stelle sono il nostro interno, proprio come qui diciamo che i polmoni e il cuore appartengono alla nostra interiorità fisica.

 

• Fra il momento in cui ci addormentiamo e il risveglio abbiamo una vita cosmica.

• Dalla morte fino alla nuova nascita abbiamo una coscienza cosmica.

Ciò che qui sulla Terra è mondo esterno, soprattutto se volgiamo lo sguardo alle lontananze del cosmo, diventa nostra interiorità.

 

E che cosa ci si presenta come esterno nel mondo spirituale?

Esterno a noi diventa proprio ciò che ora è nostra interiorità, diventa l’uomo stesso, ma in un modo tutto particolare: è l’uomo che edifichiamo come germe spirituale dal quale scaturirà il nostro futuro corpo fisico terreno. Uniti alle entità delle gerarchie superiori noi elaboriamo questo germe spirituale.

Esso è presente in un momento ben preciso nel corso della vita fra morte e nuova nascita. È là quale entità spirituale, e in quanto tale porta in sé le forze organizzatrici del corpo fisico umano, così come il seme vegetale porta in sé le forze organizzatrici della futura pianta. Noi ci raffiguriamo piccolo il seme vegetale e come grande la pianta; il germe spirituale dell’organismo fisico umano è invece un universo di incalcolabile grandezza, benché in senso stretto non sia molto corretto parlare di “grande” in quello stadio di esistenza.

 

Ho però anche detto che il germe spirituale in un certo senso ci sfugge in un momento ben preciso, di cui noi ci accorgiamo: abbiamo elaborato il germe spirituale del nostro organismo fisico insieme ad altri esseri dell’universo, agli esseri delle gerarchie superiori; lo abbiamo portato fino a un certo punto. Poi ci sfugge e sprofonda nelle forze fisiche della Terra alle quali è affine e che provengono dal padre e dalla madre. Si unisce all’elemento umano della corrente ereditaria. Discende sulla Terra prima di noi, uomini animico-spirituali, che restiamo ancora qualche tempo, seppur breve, nel mondo spirituale, quando già l’insieme di forze del nostro organismo fisico è disceso sulla Terra e come tale vive nel germe umano dentro il corpo materno.

 

In questo tempo condensiamo dall’etere cosmico le forze e le sostanze dell’etere cosmico stesso e formiamo il nostro corpo eterico, in aggiunta a quello astrale e all’Io. E come esseri del genere nell’Io, nel corpo astrale e nel corpo eterico scendiamo noi stessi sulla Terra e ci uniamo a ciò che è derivato dal germe spirituale sceso prima di noi.

A chi consideri correttamente questo processo, diverrà ben chiaro in quale rapporto stia l’uomo con l’universo. Diverrà chiaro osservando prima di tutto tre manifestazioni dell’entità umana sulle quali, qui e in altre sedi antroposofiche, ho già richiamato l’attenzione, osservando le tre espressioni della natura umana grazie alle quali l’uomo diventa l’essere che è qui sulla Terra.

 

Appena nati siamo in realtà ben diversi da come diveniamo in seguito, imparando a muoverci sulla Terra, a parlare, a pensare. La volontà che, si può dire, rimane oscura fra la nascita e la morte, e il sentimento, che rimane oscuro a metà, sono presenti nel bambino piccolo, seppure in modo primitivo. La vita di sentimento, benché interamente volta alle funzioni interne, è presente in lui. Anche la vita di volontà è presente: ne sono una prova i movimenti, ancora caotici, che il bambino compie.

Nelle età successive, dalla vita di sentimento e da quella della volontà nasce qualcosa di diverso da come esse si presentano nel bambino, perché gradualmente viene a formarsi il pensiero che, compenetrando il sentimento e la volontà, li rende qualcosa di compiuto. Ma essi sono già presenti nel bambino. Per contro il pensiero è qualcosa che il bambino forma solo qui sulla Terra grazie al legame con altri uomini, grazie all’insegnamento di altri uomini. Questo vale anche per il camminare e il parlare, che egli conquista prima del pensiero.

 

A chi osservi, con sensibilità abbastanza profonda per l’autentico elemento umano, come il bambino si sviluppi attraverso il camminare, il parlare e il pensare, apparirà chiaro quale importantissimo ruolo abbiano queste tre attività nell’evoluzione umana sulla Terra. L’uomo però non è solo una creatura terrestre. È un essere che appartiene alla Terra, alle sue forze, alle sue sostanze, ma nello stesso tempo appartiene al mondo spirituale, alle entità delle gerarchie superiori, alle attività che si svolgono fra i singoli esseri di tali gerarchie. Solo con una parte del suo essere l’uomo appartiene all’esistenza terrena, con un’altra appartiene a un mondo che non si percepisce con i sensi.

 

In questo mondo non percepibile ai sensi, egli prepara il proprio germe spirituale, come ho già accennato. L’ho detto altre volte: non si creda che vi sia stato un periodo della cultura e della civiltà umana sulla Terra, per quanto complesso e grandioso, che possa eguagliare in grandiosità quel che si svolge fra l’uomo e le entità delle gerarchie superiori per edificare, in un primo tempo nel mondo spirituale, tutto il prodigio dell’organismo fisico umano. Ma quanto viene lì edificato, e poi mandato sulla Terra prima di noi, è organizzato in modo un po’ diverso dall’uomo che vive sulla Terra tra nascita e morte.

 

Ciò che l’uomo costruisce quale germe spirituale dell’organismo fisico ha in sé anche delle forze in sé. La costruzione complessiva che si conclude con il germe fisico dell’uomo, in quanto prende sostanze dai genitori, è dotata di tutte le possibili proprietà e forze. Solo per tre aspetti non riceve forza alcuna all’interno del mondo spirituale: pensare, parlare, camminare. Pensare, parlare, camminare sono perciò attività umane sulla Terra.

 

Prendiamo ad esempio il camminare, prendiamo in particolare tutto ciò che vi è collegato, l’orientarsi dell’essere umano nell’esistenza fisica terrena, ad esempio. Quando muovo un braccio, oppure la testa, compio qualcosa di analogo al meccanismo del camminare. Il tenersi ritto del bambino è un orientarsi. Tutto ciò è connesso con quella che viene definita forza di gravità, è connesso con il fatto che quanto vive fisicamente sulla Terra ha un peso. Non si può però parlare di peso, di pesantezza per il germe spirituale che viene plasmato fra morte e nuova nascita.

 

Ogni aspetto legato al camminare ha a che fare con la forza di gravità. È un superamento della forza di gravità. È un collocarsi nella forza di gravità. Sollevando la gamba per compiere un passo, ci collochiamo nell’ambito della forza di gravità. Questo collocarsi nella forza di gravità lo facciamo nostro solo sulla Terra: fra morte e nuova nascita non c’è, ma vi è il suo analogo. Anche là abbiamo un orientamento, ma non si trova nella forza di gravità: non vi è infatti forza di gravità nel mondo spirituale, non vi è peso. L’orientamento è unicamente spirituale: sollevare una gamba, collocarsi nella forza di gravità qui sulla Terra, corrisponde nel mondo spirituale all’affinità, ad esempio, con un essere delle gerarchie superiori che appartiene alla forma degli Angeli o degli Arcangeli. Sotto l’influsso di un essere della gerarchia degli Angeli oppure delle Exusiai, con le quali collaboro, nella mia anima mi sento vicino a lui; così ci orientiamo tra morte e nuova nascita. Come sulla Terra abbiamo a che fare con il peso, là abbiamo a che fare con le forze di simpatia verso la nostra particolare natura umana che emanano dai singoli esseri delle gerarchie superiori.

 

Non è come la forza di gravità, che ha una direzione: verso il basso, verso la Terra. Quel che nel mondo spirituale corrisponde alla forza di gravità ha tutte le direzioni, infatti gli esseri spirituali delle gerarchie superiori non sono ordinati secondo un centro, sono ovunque, e l’orientamento non è di tipo geometrico, potremmo dire, come quello del peso, diretto verso il centro della Terra, è un orientamento verso tutte le direzioni.

Dopo che l’uomo ha edificato i propri polmoni, oppure ha elaborato qualcos’altro insieme agli esseri delle gerarchie superiori, egli può dire: questo mi attira verso la terza gerarchia o mi attira verso la prima… Egli si sente collocato nell’intero mondo delle gerarchie. In un certo senso si sente tirato, oppure respinto, da tutti i lati (non fisicamente come dalla forza di gravità, ma spiritualmente). Nel mondo spirituale questo corrisponde all’orientamento fisico inerente al peso sulla Terra.

 

Qui sulla Terra l’uomo impara a parlare ed anche questo fa parte della sua natura terrena. Nel mondo spirituale fra morte e nuova nascita non possiamo parlare. Del linguaggio fanno parte gli organi fisici della parola. Là non ci sono; nel mondo spirituale fra morte e nuova nascita abbiamo questa forma di esperienza: in un ritmo alterno ci sentiamo concentrati nella nostra entità umana. Qui si concentra la nostra coscienza superiore.

Come sulla Terra abbiamo il sonno, durante il quale ci chiudiamo in noi stessi, così anche fra morte e nuova nascita ci chiudiamo in noi stessi. Poi ci riapriamo nuovamente.

Come sulla Terra fisica volgiamo i nostri occhi, gli altri nostri sensi verso l’universo, così è anche là: dirigiamo i nostri organi percettivi spirituali verso le entità delle gerarchie superiori, in un certo senso lasciamo che il nostro essere si dilati nelle lontananze infinite, poi di nuovo lo concentriamo.

 

È un processo respiratorio spirituale. Descrivendolo con parole terrene, con immagini attinte alla vita terrena, l’uomo si dice allora: “Come uomo ho da fare questo e quello nel mondo spirituale. Lo so attraverso facoltà di percezione che mi sono proprie all’interno di questo mondo fra morte e nuova nascita. Io mi sento quest’essere umano, questa individualità. Ma così come sulla Terra espiro, così mi lascio fluire animicamente nell’universo, divento uno con il cosmo. E come sulla Terra inspiro, così riprendo di nuovo in me come uomo ciò che ho sperimentato nel mio essere che fluiva.” Questo avviene continuamente fra morte e nuova nascita. Schematicamente lo posso disegnare così.

C:\Users\FERRUC~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\02\clip_image001.jpg

Immaginiamo che l’uomo si senta nel proprio essere (rosso). Poi si sente dilatato nelle lontananze dell’universo. Egli effonde il proprio essere in ciò che è esterno (giallo). Ora è concentrato nel proprio essere (rosso), ora è effuso con il proprio essere nelle lontananze dell’universo. Questa concentrazione, che avviene dopo la dilatazione, vorrei descriverla ancora una volta in particolare: qui vi è dunque l’essere umano (rosso), qui attrae in sé ciò che è esterno (giallo), lo condensa nel proprio essere, così come dalle ampiezze dell’universo assumiamo in noi l’aria nell’inspirazione.

C:\Users\FERRUC~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\02\clip_image002.jpg

Quando però prima dilatiamo il nostro essere nel cosmo, poi di nuovo lo concentriamo in noi, allora, non posso esprimermi diversamente, ciò che abbiamo abbracciato mentre dilatavamo il nostro essere nelle ampiezze cosmiche, e che abbiamo tratto in noi, inizia a dire in noi ciò che è. Fra morte e nuova nascita diciamo allora: il Logos, nel quale prima ci siamo riversati, il Logos parla in noi.

 

• Sulla Terra abbiamo, rispetto al linguaggio fisico, la sensazione di pronunciare le parole espirando.

• Fra morte e nuova nascita abbiamo la percezione

che le parole effuse nell’universo e che ne esprimono la natura

nell’inspirazione del nostro essere entrino in noi e in noi manifestino se stesse come parola dei mondi.

 

• Qui sulla Terra parliamo espirando,  • nel mondo spirituale parliamo inspirando.

E in quanto ci uniamo con ciò che ci dice il Logos, la parola dei mondi, risplendono in noi i pensieri universali.

• Qui attraverso il sistema nervoso ci sforziamo di coltivare pensieri terreni,

• là assorbiamo in noi stessi i pensieri universali dalla voce del Logos

che si fa sentire dopo che abbiamo dilatato il nostro essere nell’universo.

 

Questa connessione va compresa in tutta la sua vivezza! Fra morte e nuova nascita ci diciamo: ho da fare questo – ed è l’esperienza interiore di quel che abbiamo vissuto fino a quel momento.

Con il proposito di fare questo o quello, dilatiamo il nostro essere nelle lontananze dell’universo, ma tale espansione avviene secondo un orientamento. Quando qui ci diciamo: devo comprare del burro, è un intento. Ci mettiamo in cammino, per esempio verso Basilea, per comprarvi il nostro burro e portarcelo a casa.

 

Anche fra morte e nuova nascita coltiviamo un intento verso determinate cose che vanno fatte proprio là, in quell’altro mondo, e allora dilatiamo il nostro essere. Quel che va fatto secondo l’intento è anche ciò che ci orienta: realizzare un certo intento ci indirizza a un angelo, realizzarne un altro ci indirizza a un essere della volontà e così via. Essi si uniscono al nostro essere dilatato. Noi inspiriamo: quell’essere dice qual è la sua partecipazione al Logos, dischiudendo in noi pensieri universali.

In effetti, quando l’essere umano scende sulla Terra come germe spirituale – noi stessi, come ho detto, rimaniamo ancora qualche tempo nel mondo spirituale – allora, uscendo da quel mondo, non è ancora adatto a pensare in senso terreno, a parlare in senso terreno, né a camminare nel senso terreno della forza di gravità, è in grado invece di muoversi, di orientarsi fra gli esseri delle gerarchie superiori. Non è capace di parlare, è capace di lasciar risuonare in sé il Logos. Non è adatto agli oscuri pensieri dell’esistenza terrena, è adatto ai pensieri che in lui diventano luminosi all’interno del cosmo.

 

Camminare, parlare, pensare qui sulla Terra hanno ognuno il proprio analogo nel mondo spirituale:

• il primo nell’orientamento entro le gerarchie,

• il secondo nel risuonare in sé vivente della parola dei mondi,

• il terzo nel divenire interiormente e spiritualmente luminosi dei pensieri universali.

 

C:\Users\FERRUC~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\02\clip_image003.jpg

 

Immaginiamo ora in modo vivente l’uomo che dopo la morte si allontana nelle vastità dell’universo. Egli attraversa la sfera planetaria che circonda la Terra. Ne ho già parlato nelle ultime conferenze. Attraversa la sfera della Luna, la sfera di Venere, di Mercurio, di Marte, di Giove, di Saturno. Immaginiamolo giunto nelle lontananze infinite. Egli vede le stelle dall’altra parte. Dalla Terra vediamo le stelle sopra di noi (freccia verso l’alto del disegno); quando ci troviamo lassù, le vediamo dalla periferia (freccia verso il basso).

• Le forze che qui ci permettono di vedere le stelle ce ne danno l’immagine fisica.

• Le forze che ci permettono di vedere le stelle dall’altra parte non ce le fanno apparire come ci appaiono qui,

dall’altra parte vediamo le stelle come entità spirituali.

 

E quando poi, devo naturalmente servirmi di espressioni terrene, usciamo dall’ambito della nostra sfera planetaria, quale è adesso nell’evoluzione universale (un “adesso” cosmico che dura quindi a lungo nel tempo), grazie alla comprensione raggiunta con la coscienza superiore che abbiamo fra morte e nuova nascita ci diciamo allora: quale grande benedizione è per noi che le forze di Saturno non solo piovano nella sfera planetaria della Terra, ma si diffondano anche nelle lontananze cosmiche, dove sono ben altra cosa da quei piccoli, insignificanti raggi azzurrognoli visibili dalla nostra Terra.

 

Qui ci appaiono i raggi spirituali che risplendono nell’universo e che cessano perfino di essere spaziali, che si diffondono nel non-spazio tanto che noi fra morte e nuova nascita possiamo dire: con riconoscenza da qui guardiamo indietro al pianeta più esterno del nostro sistema planetario terrestre, a Saturno – infatti Urano e Nettuno non sono in realtà pianeti del sistema terrestre, sono ancora più lontani – ci rendiamo conto che non appare solo giù sulla Terra, ma è visibile anche nelle vastità cosmiche.

 

A ciò che esso effonde in raggi spirituali dobbiamo il fatto di essere spogliati del peso terrestre, di essere spogliati delle forze fisiche del linguaggio, di essere spogliati delle forze fisiche del pensiero. Saturno è in realtà il nostro più grande benefattore fra morte e nuova nascita nel suo irraggiare nelle vastità cosmiche; sotto questo aspetto è dal punto di vista spirituale l’esatto contrario delle forze lunari.

 

• Le forze spirituali della Luna ci confinano sulla Terra,

• le forze spirituali di Saturno ci consentono di vivere nelle vastità dell’universo.

Qui sulla Terra le forze lunari sono per noi uomini di particolare importanza;

ho altre volte descritto quale sia il loro ruolo nel nostro quotidiano risveglio.

 

Ciò che le forze lunari sono per noi sulla Terra, sono per noi le forze di Saturno che irraggiano nell’universo dalla sfera più esterna del nostro sistema planetario. Ma questo irraggiare non lo dobbiamo raffigurare così: “Saturno ha una faccia anteriore da cui irraggia sulla Terra e una posteriore da cui irraggia nell’universo”. Non è così. Saturno (raffigurandocelo come nel disegno) non si muove nella sua orbita, irraggiando spiritualmente in tutte le direzioni (rosso). Al contrario: il Saturno fisico appare, potremmo dire, come un buco nella sfera del Saturno cosmico, che riluce spiritualmente nello spazio. Per questo ciò che qui irraggia, da un certo momento dopo la morte in poi, ci nasconde ogni elemento terrestre, ma ce lo nasconde con la luce.

Ora, cosmicamente è osservabile così:

• sulla Terra l’uomo è sotto l’influsso delle forze spirituali della Luna,

• fra morte e nuova nascita è sotto l’influsso delle forze di Saturno.

 

Scendendo nuovamente sulla Terra, si sottrae alle forze di Saturno e raggiunge a poco a poco la sfera delle forze lunari. Che cosa avviene lì? Finché l’uomo è congiunto alla sfera delle forze di Saturno – e in questo Saturno è aiutato, se posso esprimermi così, da Giove e da Marte che hanno un compito particolare, di cui parlerò qui in una prossima occasione – finché dunque l’uomo è sotto l’influsso di Saturno, di Giove e di Marte, egli vuole diventare un essere che non cammina e non parla e non pensa in senso terreno, vuole orientarsi fra esseri spirituali, vuole sperimentare il Logos che risuona in lui, vuole avere i pensieri universali che rilucono in lui. E con questo intento interiore viene mandato sulla Terra il germe spirituale dell’organismo fisico.

 

L’essere umano che scende sulla Terra dai mondi spirituali non ha in realtà la minima inclinazione ad adattarsi al peso terrestre e non ha propensione alcuna a camminare, né a porre in vibrazione l’organo del linguaggio in modo che risuoni la sua voce fisica, né a riflettere con un cervello fisico sulle cose fisiche. Non ha tutto questo.

Lo consegue grazie al fatto che egli, inviato sulla Terra quale germe spirituale-fisico dalla sfera delle forze saturnie, passa attraverso il Sole e arriva poi nell’altra sfera planetaria, quella di Mercurio, di Venere, della Luna. La sfera di Mercurio, di Venere, della Luna tramuta la disposizione cosmica verso l’orientamento spirituale, l’esperienza del Logos, la luce dei pensieri universali nell’interiorità, nella disposizione a parlare, a pensare, a camminare. Quest’inversione è provocata dal Sole, vale a dire, dal Sole spirituale.

 

Quando l’uomo arriva nella sfera lunare – e le forze lunari sono coadiuvate da quelle di Venere e di Mercurio – le disposizioni celesti, se posso esprimermi così, all’orientamento, al Logos e ai pensieri, vengono trasformate in terrestri.

In realtà dovremmo rivolgerci al bambino, che inizia ad alzarsi in piedi dalla posizione carponi, dicendo: “Prima che tu fossi afferrato dalla forza di Mercurio, di Venere, della Luna, lassù nelle sfere celesti eri predisposto a orientarti spiritualmente entro le gerarchie, a sperimentare interiormente il Logos risuonante, a essere interiormente illuminato dai pensieri universali. Hai completato la metamorfosi di quelle facoltà celesti in facoltà terrene e hai lavorato a questo compimento attraversando tutta la sfera planetaria. E proprio il Sole ha provocato l’inversione del celeste in terrestre”.

 

In questo si compie ancora qualcosa di molto importante: entrando dalla sfera celeste in quella terrestre, l’uomo sperimenta solo una parte dell’eterico.

L’eterico si diffonde in tutta la sfera dei pianeti e delle stelle. Ma nel momento in cui le facoltà celesti si tramutano in terrestri, l’uomo perde l’esperienza della moralità cosmica.

Quando si sperimenta l’orientamento fra gli esseri delle gerarchie superiori, non lo si vive semplicemente come regolato da leggi di natura, ma come orientamento morale. Tutto è al tempo stesso morale, là.

 

Proprio in questo modo il Logos parla nell’uomo, non in modo amorale come i fenomeni naturali (i fenomeni naturali si esprimono in senso amorale, anche se non anti-morale), il Logos parla con moralità. E così i pensieri universali illuminano nel senso della moralità.

Saturno, Giove, Marte racchiudono oltre ad altre forze, anche se questo farà inorridire i fisici, forze che sono orientate in senso morale.

Solo quando l’uomo trasforma in camminare, parlare, pensare le facoltà che abbiamo caratterizzato, perde gli elementi morali.

 

Questo è straordinariamente importante.

Quando parliamo dell’etere nel quale viviamo dal momento in cui ci avviciniamo alla Terra per nascervi, gli attribuiamo caratteristiche di ogni genere. Ma sono soltanto un lato dell’etere. L’altro è che si tratta di una sostanza che agisce in senso morale, che è ovunque attraversata da impulsi morali. Come è attraversata dalla luce, lo è anche dagli impulsi morali, che non sono presenti nell’etere terrestre.

 

Ora l’essere umano terreno però non è del tutto abbandonato dalle forze in cui vive fra morte e nuova nascita. Poteva anche essere – se fosse stato stabilito da una disposizione divina nell’ordine universale che l’uomo qui sulla Terra non dovesse aver sentore di essere non solo una creatura fisica, ma anche morale – che il suo camminare, parlare, pensare qui sulla Terra equivalesse a un orientamento celeste, a un Logos celeste, a un celeste rilucere insieme ai pensieri universali. L’uomo sulla Terra non sa molto, se in lui non avviene un risveglio, di queste celesti immagini speculari dei suoi aspetti terreni, ma ne ha qualche sentore. Tutto ciò che lega l’uomo al mondo spirituale, sulla Terra sarebbe dimenticato senza lasciare una traccia, mai giungerebbe alla coscienza, se qui non proseguissero gli effetti delle forze celesti.

Intendo partire da qualcosa di ben preciso. Potrà all’inizio sembrare paradossale quel che ora dirò, esprime però fatti spiritualmente verificabili. Immaginiamo che qui vi sia la Terra (rosso nel disegno) e tratteggiata in chiaro l’aria che la circonda. Naturalmente il disegno non rispetta le proporzioni reali, ma non importa. Poi, ancora più esterno, troviamo ciò che gradualmente passa nel mondo spirituale: è l’etere cosmico, che gradualmente passa nel mondo spirituale, dove poi ha termine. Disegnandolo, lo devo ancora tracciare in senso spaziale, ma in effetti all’esterno diventa non-spaziale (giallo nel disegno).

 

C:\Users\FERRUC~1\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\02\clip_image004.jpg

 

Qui sulla Terra noi respiriamo, inspiriamo ed espiriamo l’aria, e questo è il ritmo del respiro. Ma là dilatiamo il nostro essere nel cosmo, accogliendo così dentro di noi il Logos, i pensieri universali. Là lasciamo che il mondo parli in noi. Avviene ugualmente nel ritmo, un ritmo che si regola secondo le entità delle stelle. Anche lassù vi è ritmo.

 

• Sulla Terra vi è in noi il ritmo del respiro, che sta con il ritmo circolatorio in un preciso rapporto

di uno a quattro, un atto respiratorio ogni quattro pulsazioni.

• Lassù vi è ciò che noi spiritualmente espiriamo e di nuovo inspiriamo, un ritmo cosmico.

• Qui viviamo perché abbiamo un determinato numero di respiri e di battiti del sangue al minuto.

• Come uomini viviamo sulla Terra del nostro ritmo respiratorio, del nostro ritmo circolatorio.

 

• Entriamo nell’universo: là viviamo in un ritmo cosmico, perché in un certo senso inspiriamo il mondo morale-eterico, mentre siamo in noi stessi; e perché lo espiriamo nuovamente, mentre siamo con gli esseri delle gerarchie superiori.

Come nel corpo fisico sotto l’epidermide abbiamo movimenti regolari stimolati ritmicamente, lassù abbiamo dal passaggio e dalla posizione delle stelle la stimolazione nel ritmo cosmico entro cui viviamo immersi fra morte e nuova nascita.

 

Qui (vedi disegno) vi è dunque la Terra con la sua atmosfera.

Noi viviamo nell’aria, formiamo nell’aria il nostro ritmo respiratorio che è straordinariamente regolare.

La sua irregolarità significa malattia per l’uomo.

Lassù – dobbiamo però attraversare, diciamo così, uno spazio cosmico intermedio – sperimentiamo il ritmo, in quanto viviamo nell’etere cosmico compenetrato di moralità. Sono due ritmi diversi: ritmo umano e ritmo cosmico; entrambi sono ritmi dell’uomo, infatti quello cosmico è il ritmo umano fra morte e nuova nascita.

 

• Il mondo ha sulla Terra il ritmo regolare dell’umanità,

• lassù il ritmo al quale noi stessi partecipiamo fra morte e nuova nascita.

Che cosa vi è fra i due?

• Il ritmo dell’umanità ci rende capaci fra nascita e morte di pronunciare parole umane,

le parole dell’uomo, di appropriarci del linguaggio umano.

• Il ritmo cosmico ci rende capaci fra morte e nuova nascita

di lasciar risuonare in noi la parola dei mondi.

• La Terra ci dà il linguaggio; – l’universo, l’universo spirituale ci dà il Logos.

 

Là dove tesse il ritmo che ci dà il Logos

appare del tutto diverso dall’aria terrestre dove noi formiamo la parola umana.

Da che cosa sono delimitate queste due sfere?

Noi guardiamo nel mondo fisico e non vi scorgiamo il ritmo cosmico.

Entrambe sono sfere armonicamente regolate da leggi. Che cosa vi è fra le due?

 

Fra le due vi è ciò in cui il ritmo cosmico si dissolve, arrivando troppo vicino alla Terra e che in certe circostanze porta disordine nel ritmo del respiro umano; fra le due vi sono quei fenomeni che si manifestano nell’aria, in tutto ciò che fa parte della meteorologia.

Se sulla nostra Terra non avvenissero nevicate, temporali, formazioni di nubi, vento, se, accanto all’ossigeno e all’anidride carbonica indispensabili per il nostro respiro, l’aria non contenesse anche questi fattori climatici – ed è sempre così anche quando appare pura – ci si aprirebbe lo sguardo sull’universo: lassù scorgeremmo un ritmo diversamente regolato, la vera immagine speculare del nostro ritmo respiratorio, tradotto però in forme grandiose.

 

I caotici fenomeni del clima stanno fra le due regolarità del mondo. I caotici fenomeni del clima separano l’uno dall’altro il ritmo cosmico da quello umano del respiro.

In modo analogo l’uomo sulla Terra è assoggettato al peso.

Ogni nostro passo, ogni movimento delle mani è inserito nelle forze del peso. Lassù sono completamente diverse, sono orientate verso tutte le direzioni. Là sono tracciate le linee da entità a entità delle gerarchie superiori. Che cosa vi è fra le due?

Se il clima sta fra ritmo celeste e ritmo umano-terrestre,

che cosa vi è fra le polarità antitetiche del peso cosmico e di quello terrestre?

 

Proprio come il clima sta fra i due ritmi, così fra le forze contrapposte l’una all’altra, la forza del peso e quella dell’orientamento spirituale del cielo, vi sono le energie vulcaniche e telluriche che si manifestano sulla Terra, senza nessuna regola.

Con quale interesse sono state ad esempio descritte le mirabili figure dell’isola di Pasqua immersa nel silenzio dell’oceano, quei resti incredibili di antiche statue. Voi tutti ricorderete tali descrizioni che continuano a susseguirsi sulla stampa dall’inizio di novembre. Un tremendo terremoto con maremoto ha sommerso l’isola di Pasqua.

• Ciò che avviene nel vento e nelle intemperie ha un nesso interiore con i nostri processi respiratori, nel modo che ho descritto partendo dal cosmo.

• Quel che avviene nelle forze vulcaniche è connesso alla forza del peso: se si osserva tale nesso, ci appare in effetti come se di tempo in tempo le potenze soprasensibili si appropriassero di un frammento di Terra, interferendo nella legge di gravità, fondendo nel caos ciò che le forze del peso hanno costruito, per appropriarsene.

 

Attraverso tali fenomeni terrestri, ogni formazione del suolo agisce così come è nata grazie alla forza del peso. Mentre nel clima si muovono elementi aeriformi, il calore e l’umidità, qui abbiamo a che fare con l’elemento solido della Terra e con quello acqueo tramite il quale la Terra si solleva. Ci troviamo di fronte a ciò che va oltre i normali rapporti di peso e che a poco a poco eroderà la Terra quale si è formata attraverso la forza del peso. Vedremo insieme la prossima volta quale terzo elemento si aggiunga alla meteorologia e al vulcanismo.

 

Una scienza tradizionale non sa da che parte cominciare con i fenomeni vulcanici e spesso li spiega come nell’articolo che ho letto di recente proprio in relazione a questo terribile terremoto. Un geologo, cioè un esperto in questo campo, ha descritto l’avvenimento, dicendo: “Sì, però se riflettiamo sulle cause di questi fenomeni che di quando in quando ricompaiono, provocando tanta distruzione, dovremmo allora classificare quest’ultimo terremoto nella categoria delle scosse tettoniche”. Che cosa significa: se riflettiamo sulle cause, lo dobbiamo classificare come scossa tettonica? Quando si parla di scosse tettoniche, si intendono scosse telluriche in cui le diverse parti della Terra si rovesciano una sull’altra. Quando dunque intendiamo esaminare le cause di questo rovesciamento, parliamo di rovesciamento! La miseria causata dalla povertà!

 

È proprio così: quando vogliamo analizzare i nessi di questi fenomeni, dobbiamo addentrarci nello spirituale. Infatti quando vogliamo passare dalle abituali leggi di natura in determinati ambiti, ad esempio della forza di gravità o dei fenomeni ritmici nell’etere, a ciò che dal cosmo conduce in un caos apparente – per condurre però attraverso il caos alle regioni superiori del cosmo – quando noi in altre parole intendiamo penetrare nel vulcanismo e nella meteorologia, dobbiamo allora volgerci allo spirituale.

 

Quel che si inserisce nella totalità del mondo come elemento casuale – così lo si definisce – si svela all’interno dello spirituale nelle sue connessioni, in cui valgono leggi ben precise.

Possiamo così scoprire che attraverso la meteorologia

siamo sottratti fra la nascita e la morte a ciò in cui si è fra la morte e una nuova nascita.

Si può parlare in concreto, di fronte alle molte astrazioni di oggi, dicendo:

nelle regioni celesti l’uomo è immerso in un sistema di leggi che qui sulla Terra gli viene celato grazie al fatto che egli è inserito nei fenomeni meteorologici delle correnti aeree.

 

La meteorologia è la parete divisoria

• fra ciò che l’uomo sperimenta sulla Terra    • e ciò che egli sperimenta fra la morte e una nuova nascita.