Accogliere come una reale rivelazione del Cristo quel che Egli manifesta quale antroposofia 

O.O. 169 – Essere cosmico e io – 13.06.1916


 

Sommario: L’antroposofia viene compresa in modo corretto quando in ogni sua espressione ci dà entusiasmo. Accogliere come una reale rivelazione del Cristo quel che Egli manifesta quale antroposofia

 

Vi sono molti fra noi che, ascoltando gli insegnamenti dell’antroposofia,

la considerano alla stregua della scienza esteriore, e così nella loro mente non vi è una netta distinzione fra di esse.

 

L’antroposofia viene compresa in modo corretto

non quando la si intende solo con la mente, ma quando in ogni sua espressione ci dà entusiasmo,

quando vive a tal punto in noi da trovare il passaggio dal sistema dei nervi a quello del sangue.

• Quando riusciamo a entusiasmarci per le verità contenute nell’antroposofia, allora soltanto la comprendiamo.

 

Fino a che la prendiamo solo in modo astratto, studiandola come un abbecedario, un libro di matematica,

un regolamento di servizio o un libro di cucina: non la capiremo.

Continueremo a non capirla, studiandola come la chimica o la botanica.

La comprendiamo soltanto quando ci dà calore, quando ci ricolma della vita che in essa regna.

 

• Cristo una volta disse: «Sono con voi tutti i giorni fino alla fine della terra».

Ed è in mezzo a noi non come un morto, ma come un vivo e si rivela di continuo.

 

Solo coloro che sono tanto miopi da temere tali rivelazioni,

dicono che ci si dovrebbe attenere a ciò cui si è sempre creduto.

Chi non è pusillanime, sa invece che il Cristo si rivela sempre.

 

Dobbiamo quindi accogliere come una reale rivelazione del Cristo

quel che Egli manifesta quale antroposofia.

 

Spesso mi è stato chiesto da antroposofi: “Come mi pongo in collegamento con il Cristo?”

È una domanda davvero ingenua!

Infatti ogni nostro sforzo, ogni riga che leggiamo della nostra scienza antroposofica

è un collegarsi con il Cristo.

 

In un certo senso non facciamo altro.

Chi in sovrappiù cerca un modo particolare per collegarsi con il Cristo,

esprime solo con ingenuità il proprio desiderio di evitare la via scomoda dello studio o della lettura.

 

Da tutto questo possiamo trarre anche dell’altro. Abbiamo cominciato, potremmo dire, con un metodo scientifico ufficiale, da un punto di vista anatomico e fisiologico. Siamo partiti da una trattazione fisica dell’uomo, e abbiamo trovato il passaggio alla conoscenza più alta che ci si può offrire sulla terra: alla cristologia. Questo passaggio non lo può offrire nessun’altra scienza.

 

La scienza dello spirito ci indica come la nostra sostanza nervosa

abbia perso qualcosa divenendo sostanza terrena.

Dov’è dunque ciò che la nostra sostanza nervosa ha perso?

 

Quando Gesù di Nazareth compì trent’anni, Cristo entrò nel suo corpo e attraversò il mistero del Golgota!

Cerchiamo di riscaldarci con questo pensiero.

Quel che manca al nostro sistema nervoso

che, poiché siamo uomini terreni, è colmato solo da elementi arimanici, ci viene incontro nel mistero del Golgota;

il nostro compito come uomini

• è accoglierlo nel sangue per compenetrare con il Cristo l’elemento luciferico nel sangue,

• è dar forma al nostro entusiasmo in modo che viva in noi.

 

• Tutto ciò che possiamo pensare in pensieri astratti è infatti legato alla sostanza dei nervi,

• tutto ciò che vive in noi come sentimento, animo, entusiasmo, umore è legato al sangue.

 

Analoga alla relazione fra i nervi e il sangue nell’organismo, è nell’anima la relazione fra il pensare in astrazioni, in freddi pensieri, e l’entusiasmo che ci trascinerebbe, nel momento in cui le cose non rimanessero per noi freddi pensieri, in cui fossimo riscaldati dallo spirito al quale però dobbiamo educarci nella vita.

Ora possiamo guardare in modo spirituale-fisiologico a ciò che si è compiuto nel mistero del Golgota.

 

È stato restituito all’uomo ciò che aveva lasciato indietro, e che di nuovo deve compenetrargli l’anima, poiché all’inizio degli eventi terreni non poteva inserirlo nel proprio corpo. Non poteva farlo all’inizio degli eventi terreni, non poteva incorporarlo, altrimenti sarebbe divenuto un automa dello spirito. Così potè compiere la propria evoluzione per un certo periodo nella storia terrena: solo dopo doveva compenetrare la sua anima ciò che all’inizio non doveva compenetrare il corpo.

 

Questa è una grande, mirabile connessione che ci mostra fin giù nella materia la potenza dello spirito, non di un generico elemento spirituale di cui parla tanto volentieri un nebuloso panteismo, ma dello spirito concreto che vediamo discendere nel mistero del Golgota.

 

Questo intendevo, dicendo che non si afferma ancora nulla di preciso con la generica verità:

“tutta la materia è una manifestazione dello spirito”.

Arriviamo alla conoscenza solo quando sappiamo in concreto

come lo spirito si manifesti nella singola esistenza materiale.

 

Prendendo oggi quel che offre la scienza ufficiale, si ha tutto un complesso di cose, come materiale che attende di essere pervaso da una comprensione spirituale. La comprensione spirituale può compenetrarlo con tale forza da collegare la scienza più materialistica con la cristologia.

Viviamo però appunto in un tempo in cui per noi è sempre più difficile trovare la via che in un certo senso colleghi sistema nervoso e sistema sanguigno.

Per questo mostrai attraverso una serie di considerazioni quanto sia lontano il nostro tempo da una concezione del mondo che tenga conto dello spirito.