Al risveglio il pensare afferra sensi e nervi, il sentire il sistema ritmico. Volontà e sistema del ricambio. Il sogno e i suoi effetti.

O.O. 82 – Cultura e antroposofia – 11.04.1922


 

Durante il sonno nell’anima umana pulsano insieme sazietà del corpo fisico e brama verso lo stesso. Solo quando la sazietà è del tutto scomparsa, la brama vince sulla sazietà, e possiamo ritornare nel corpo fisico svegliandoci. Il tempo è ora troppo ristretto per descrivere ancora perché ci si desti quando suona una sveglia e in altri casi simili, o perché alcuni non riescano a dormire. Anche questi casi sono spiegabili, ma ora posso solo parlare in generale delle cose principali.

 

Quando osserviamo l’alternarsi degli stati di sonno e di veglia, abbiamo in effetti a che fare con un moto pendolare di un interiore tendere dell’anima umana ad essere nel corpo fisico, e a non esservi più; con la sazietà, e quindi con la tendenza a uscire dal corpo fisico, e il desiderio opposto di rientrarvi. Per la ricerca soprasensibile questa brama per il corpo fisico è molto interessante da studiare, perché si scopre la stessa brama per il corpo fisico in una intensissima misura nel tempo in cui l’anima, nella discesa dal mondo spirituale verso la terra, si avvicina di nuovo a un’incarnazione fisica.

 

Fra la morte e una nuova nascita, cioè sulla via verso una nuova nascita, l’anima si evolve in modo che, movendo da tutte le condizioni da lei attraversate, forma anzitutto in sé una specie di vuoto di fronte a quanto la circonda spiritualmente e di contro un forte e intenso elemento volitivo, vale a dire la brama verso la terra fisica. Così nel periodo fra l’addormentarsi e il risveglio possiamo in un certo senso studiare di nuovo l’ultima condizione che l’anima attraversa quando tende a una nuova vita terrena.

 

Abbiamo così una spiegazione che semplicemente risulta dall’indagine soprasensibile e che non si basa sull’alternarsi fisico fra sonno e veglia, ma che risale alla sfera animica, che soprattutto spiega il risveglio come il soddisfacimento della brama per il corpo fisico, e l’addormentarsi come una sazietà dell’anima per il corpo fisico. Arriviamo alle caratteristiche dell’anima e spieghiamo l’alternarsi fra sonno e veglia movendo dall’anima.

 

Osserviamo ora i sogni che abbiamo al risveglio, sia pure in modo unilaterale, perché come abbiamo detto non possiamo spiegare tutto oggi. Osserviamo l’essere umano animico dall’addormentarsi fino al risveglio con l’essere volitivo in lui vorticante: nella stessa misura in cui l’uomo ritorna nel suo corpo eterico e nel suo corpo spaziale, il corpo fisico, cominciano a balenare in lui i pensieri.

 

In un normale e abituale risveglio avviene che relativamente alla svelta scivoliamo nei due corpi: eterico e fisico. In essi abbiamo gli strumenti per il pensare, il sentire e il volere. Il pensare, smorzato durante il sonno, si serve soprattutto come strumenti esterni dei nervi e del sistema nervoso, quando rientriamo nel corpo fisico. Il sentire, anch’esso smorzato durante il sonno, al risveglio si immerge nell’organismo fisico in tutti i ritmi, ad esempio del respiro, della circolazione sanguigna e anche del ricambio, dove pure esiste un ritmo. In genere il ritmo del ricambio influenza la circolazione.

 

Si osserva cioè che la disposizione animica del pensare, la forza del pensare, si immerge nel sistema dei nervi, mentre ciò che è legato al sentire si immerge nel sistema ritmico. Invece per la natura volitiva, che soprattutto è attiva durante il sonno ed è legata con l’attività del ricambio, direi che non vi è confine fra dentro e fuori. Durante il sonno siamo certo fuori dal nostro corpo fisico; tutto quanto è fuori è volontà, ma essa attraversa i confini del corpo rispetto al ricambio, penetra nel corpo e anche durante il sonno si estende al sistema del ricambio. L’attività della volontà esula da quella dei sensi e del pensiero, e con la sua natura volitiva l’uomo si immerge completamente nel sistema del ricambio.

 

Si può qui osservare come per così dire l’uomo discenda col suo essere animico nel corpo eterico e in quello fisico. Quando tuttavia, a seguito di una qualsiasi anormalità (e può avvenire, anche se spazialmente coincidono) càpita che sia afferrato il corpo eterico prima di quello spaziale, non si entra subito nel proprio corpo fisico, ma solo appunto in quello eterico. Questo allora occupa le parti liquide del corpo, e quindi l’elemento animico rimane veramente fuori soltanto dalle parti solide.

 

• Quando non si è ancora afferrato appieno il corpo fisico, ma solo quello eterico,

è il momento in cui la parte animica che proviene dallo stato di sonno

riesce a servirsi solo in parte del corpo fisico e di quello eterico: si formano allora i sogni.

 

Il pieno stato di veglia si ha quando il corpo fisico viene del tutto afferrato,

quando cioè vengono afferrati tutti gli organi della volontà e in particolare gli organi dei sensi.

• Il presentarsi del sogno dipende quindi da una parziale presa del corpo fisico.

 

Si possono osservare molto bene i sogni con la conoscenza immaginativa; essa stessa non è un sogno, ma una forma di conoscenza più cosciente della normale e usuale coscienza di veglia; grazie alla conoscenza immaginativa è possibile osservare in modo speciale che cosa in effetti avvenga oggettivamente nel sogno.

 

Nell’indagine soprasensibile si può dunque osservare il passaggio attraverso i sogni e il modo in cui l’anima afferri l’apparato fisico, perché nella vita attuale, quando essa ne è lontana, non è abbastanza forte per esercitare l’attività del pensare. Le occorre per così dire il sostegno dello strumento fisico per esercitare l’attività pensante. Così nel momento in cui si entra nello strumento fisico, il pensare può veramente essere esercitato grazie appunto allo strumento fisico.

 

Quando con la conoscenza ispirativa si osserva anche il sentire, sia il sentire smorzato durante lo stato di sonno, sia anche il sentire dello stato di veglia che è come intessuto nel sogno, perché i sentimenti non sono altrettanto coscienti dei pensieri, si arriva a importanti differenze fra pensare e sentire. Solo ora le notiamo. Nel pensare avviene in effetti che, osservando con la conoscenza immaginativa un uomo mentre pensa allo stato di veglia, si vede che nel pensare è di continuo attivo il sistema dei nervi. Esso è in una mobile plasticità, e quindi in sostanza quasi tutta l’anima si immerge nel sistema dei nervi.

 

Passando dallo stato di sonno a quello di veglia

scompare la parte dell’anima che ci rende capaci di pensare, scompare nel sistema dei sensi e dei nervi.

Non è così nell’essere umano che sente.

 

La parte dell’anima che ci rende capaci di sentire si immerge nel nostro organismo ritmico, non però completamente.

Sia pure in modo approssimativo,

si può dire che la parte dell’anima che rimane fuori equivale a quella che si immerge nel corpo fisico e in quello eterico.

 

Nell’attività del sentire si ha un continuo ondeggiare fra la parte animica e quella corporea.

Tale continuo ondeggiare si manifesta appunto nel sistema ritmico.

 

Anche la parte volitiva della natura dell’anima durante la veglia si immerge nel corpo fisico,

non lo fa tuttavia nella misura in cui il pensare si immerge nel sistema dei nervi.

Si immerge sì nell’organismo fisico e nel corpo delle forze formative, ma non si lega con essi.

Sebbene per così dire si unisca col corpo fisico, rimane a sé, rimane un essere separato.

 

• Si può quindi dire che nello stato di veglia abbiamo in noi una strana polarità: se guardiamo soprattutto all’organismo dei nervi e dei sensi lo troviamo fatto in modo che quando siamo svegli l’anima vi si è immersa del tutto; in quanto anima pensante è quasi del tutto scomparsa nell’organismo. Se invece osserviamo il comportamento della volontà durante la veglia, la vediamo in effetti accanto ai processi fisici nell’organismo fisico. Essi svolgono la loro attività nello stesso spazio, ma sono due attività ben separate l’una dall’altra. Grazie a questi metodi di indagine si comprende come, in quanto esseri della volontà, siamo animicamente inseriti nel corpo in modo diverso da come lo siamo in quanto esseri pensanti.

 

• Il fenomeno diviene molto evidente quando si osservi l’essere umano sveglio con una conoscenza immaginativa sviluppata e con la conoscenza intuitiva Quando si siano fatti gli esercizi dei quali abbiamo parlato ieri, si è senz’altro in grado di osservarsi da fuori.

Il pensiero è rafforzato e di conseguenza diviene indipendente dal corpo fisico.

 

Nel normale stato di coscienza ci immergiamo del tutto nel corpo fisico, vale a dire nell’apparato dei nervi e dei sensi. Il raggiungimento della conoscenza soprasensibile comporta appunto che ora si impara a pensare senza l’apparato fisico, ed è questo l’essenziale. Mentre dormiamo, con la coscienza normale siamo troppo deboli perché nel sonno si possa raccogliere quanto di animico nell’attività pensante possa svilupparsi senza il sostegno del corpo. Il successo degli esercizi indicati ieri è appunto che l’anima diviene tanto forte da arrivare a pensare senza il corpo.

 

In questo stato l’anima può vedere il corpo. Come si vede ogni cosa che ci è esterna, come si sa che si vede una tavola con i propri occhi, così con le conoscenze superiori si vedono il corpo fisico e quello eterico.

In quanto anima ora si è in sé, si è coscienti di quanto non lo si è altrimenti nel sonno.

 

Ora avviene però qualcosa di molto particolare, e cioè che del corpo fisico non si vede tutto, ma diventa in effetti oggettivamente visibile, visibile per l’anima, solo il sistema dei nervi. Visto del tutto da fuori, l’uomo si presenta come un tutto dei nervi e dei sensi. Il suo sistema dei nervi, unito ai sensi, diviene visibile da fuori.

 

Non per la conferenza di questa sera, ma spesso per le conferenze tenute nel corso della giornata, va tenuto presente, e lo sottolineo perché la cosa ha una sua funzione, che ora non diventano visibili solo i nervi chiamati sensitivi, ma anche i cosiddetti nervi motori, e che proprio a questo livello della conoscenza si arriva per visione diretta a osservare che non vi è alcuna differenza sostanziale fra i nervi chiamati sensitivi e i cosiddetti nervi motori.

 

Attraverso i sensi, i nervi sensitivi trasmettono le percezioni del mondo esterno; quelli motori, che sono anch’essi nervi sensitivi, hanno la funzione di farci percepire nella nostra interiorità la posizione e l’esistenza dei nostri arti. I nervi motori ci trasmettono una percezione di noi stessi, e in questo senso sono anch’essi sensitivi. Sono risultati che si presentano lungo il cammino della ricerca animica.

 

Ora si è così conseguito di avere davanti a sé, come una cosa oggettiva, ciò che in senso lato fa parte dell’apparato nervoso umano. Non si ha invece oggettivamente davanti a sé tutto quanto fa parte del sistema del ricambio. Lo si ha davanti a sé con l’intuizione come puro essere spirituale. Scompare ora la materia e si conosce il particolare processo di quando siamo svegli, un processo totale che ora si svolge. Si vede cioè: quando a poco a poco ci si orienta con la conoscenza immaginativa, si nota come si esca dal corpo fisico, ora però non privi di coscienza come all’addormentarsi, ma coscienti di come per così dire si avverta il nostro sollevarci dal cervello.

 

Passando poi alla conoscenza ispirativa, si arriva a notare che, al di là del sollevarsi dal cervello, il cervello stesso diventa qualcosa al di fuori di noi. Si perviene poi all’intuizione e ad avere oggettivamente davanti a sé l’apparato dei sensi e dei nervi. Ora si vede appunto anche tutto il processo del pensare abituale.

 

Ieri ho detto che ha molta importanza che, mentre con la ricerca antroposofica si sviluppa la seconda personalità, quella veggente, permanga il sano intelletto umano. La prima, quella abituale, rimane intatta; in caso diverso non si acquisterebbe una conoscenza soprasensibile, ma si sarebbe soggetti ad allucinazioni.

 

Mentre si osserva come si esce da se stessi, rimane nel cervello il pensiero logico che di solito si attiene al mondo sensibile. Ci si eleva al di sopra del cervello soltanto con la parte superiore del proprio essere animico. Per questo non si vede nell’apparato dei nervi e dei sensi una specie di ceppo, ma un processo che si svolge di continuo, che è continuamente in divenire. Lo si vede guardando indietro. Si presenta così qualcosa di molto notevole che getta una luce fondamentale su tutta la nostra conoscenza del mondo.

 

Prego subito di scusarmi se ora dirò qualcosa di molto eretico; lo è però solo in apparenza, perché in effetti risulta come una diretta e conseguente continuazione del pensiero scientifico nel mondo spirituale. Risulta cioè che nel sistema dei nervi e dei sensi, anche al risveglio, quando alla mattina l’anima rientra nel corpo fisico, vengono di continuo prodotte dallo spirito, fra quelle che si riferiscono solo alla materia anche delle parti materiali che direttamente derivano dallo spirito stesso. Si è testimoni del formarsi della materia, persino della formazione plastica della materia nell’apparato dei sensi. Sostanza si forma dallo spirito.

 

• Col nostro elemento spirituale-animico non siamo solo titolari di un apparato dei nervi e dei sensi,

ma diventiamo creatori di sostanza in quanto accumuliamo sostanza che si forma direttamente dallo spirito.

 

Quanto ho detto non è solo eretico perché cozza contro un principio che la scienza di oggi non porta fino alle sue ultime conseguenze che si estendono a tutti gli esseri, perché il mondo è formato da tutti gli esseri e non solo da fatti e da esseri inanimati.

 

La scienza ha ricavato la cosiddetta legge della conservazione dell’energia e della sostanza dai processi del mondo inorganico e al massimo da quelli del mondo vegetale. Come se la sostanza fosse formata in una sola e unica volta e poi distribuita.

 

In un certo senso è così per tutti gli altri regni della natura,

ma nell’uomo vi è in effetti una vera creazione di sostanza attraverso l’apparato dei nervi e dei sensi.