Amore e libertà

O.O. 202 – Il Ponte tra la spiritualità cosmica e l’elemento fisico umano – 19.12.1920


 

Sommario: Amore e libertà. Apparenza, potenza, saggezza

 

Ci approfondiamo sempre di più nella nostra interiorità

inserendo nel pensiero la forza della volontà che ci è propria,

in certo modo facendo del tutto compenetrare il pensiero dalla volontà.

 

Portiamo la volontà nel pensiero e così raggiungiamo la libertà.

Sviluppando sempre più il nostro agire, arriviamo a portare i pensieri nell’azione.

Compenetriamo con i nostri pensieri le azioni che provengono dalla nostra volontà.

 

• Da un lato, viviamo una vita di pensiero nell’interiorità:

la compenetriamo con la volontà e troviamo la libertà.

• Dall’altro lato, verso l’esterno, le nostre azioni prendono impulso dalla volontà:

noi le compenetriamo con i nostri pensieri.

 

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In che modo le nostre azioni si sviluppano sempre di più?

In che modo, volendo usare un’espressione di per sé opinabile, arriviamo ad azioni sempre più complete?

 

Arriviamo ad azioni sempre più complete sviluppando in noi quella forza che non si può chiamare altrimenti se non

dedizione al mondo esterno.

• Quanto più cresce la nostra devozione verso il mondo esterno, tanto più il mondo esterno ci spinge all’azione.

• Proprio trovando la strada per sviluppare la devozione verso il mondo esterno

arriviamo a compenetrare di pensiero le nostre azioni.

 

Che cosa vuol dire devozione verso il mondo esterno?

Devozione verso il mondo esterno,

devozione che ci compenetra, che compenetra di pensieri le nostre azioni non è che amore.

 

• Come arriviamo alla libertà compenetrando la vita di pensiero con la volontà,

• così arriviamo all’amore compenetrando la vita di volontà col pensiero.

 

• Sviluppiamo amore nelle nostre azioni facendo compenetrare di pensieri l’elemento di volontà;

• sviluppiamo libertà nel nostro pensiero facendo compenetrare di volontà i pensieri.

 

Essendo l’uomo una totalità,

• se arriviamo a trovare la libertà nella vita di pensiero e l’amore nella vita di volontà,

• allora la libertà agirà nelle nostre azioni e l’amore nel nostro pensiero.

 

Sono cose che si compenetrano:

• compiamo con amore delle azioni piene di pensieri

• e abbiamo un pensiero compenetrato di volontà da cui a sua volta possono sorgere delle azioni libere.

Vediamo così come crescono insieme nell’uomo i due maggiori ideali: libertà e amore.

 

L’uomo può realizzare in sé su questa Terra libertà e amore,

in modo che l’una si colleghi all’altro per il bene del mondo, attraverso se stesso.

 

Ci si dovrà domandare:

in che modo si può raggiungere l’ideale più alto nella vita di pensiero compenetrata di volontà?

 

Se la vita di pensiero fosse qualcosa che rappresentasse dei processi materiali,

non potrebbe mai succedere che per così dire la volontà s’inserisse del tutto nella sfera dei pensieri,

prendendo sempre più posto nella sfera del pensiero.

Immaginiamo che vi fossero dei processi materiali;

la volontà potrebbe irradiare in processi materiali tutt’al più organizzandoli.

 

La volontà può agire solo se la vita di pensiero come tale non ha alcuna realtà fisica esteriore.

Che cosa deve essere allora?

• Ci si renderà chiaramente conto di che cosa deve essere prendendo le mosse da un’immagine.

 

Immaginiamo uno specchio e un oggetto che si rispecchia nello specchio:

potendo andare dietro lo specchio, non si troverà nulla. Abbiamo appunto un’immagine.

I nostri pensieri hanno un’esistenza d’immagine di tal genere.

 

Perché hanno un’esistenza d’immagine di tal genere?

Basta solo ricordare quel che ho detto a proposito della vita di pensiero.

Come tale essa non ha veramente realtà nel momento attuale.

 

La vita di pensiero proviene dall’epoca prima della nostra nascita,

oppure, diciamo pure, dall’esistenza prima della concezione.

La vita di pensiero ha la sua realtà nel periodo fra la morte e una nuova nascita.

 

Proprio come qui l’oggetto è davanti allo specchio e dallo specchio provengono solo delle immagini,

così la vita di pensiero che sviluppiamo,

• in fondo è stata vissuta realmente nel periodo fra la morte e la nuova nascita,

• e si limita a irradiare nella vita che trascorriamo dal momento della nascita.

 

Come esseri pensanti abbiamo in noi stessi solo una realtà di immagine riflessa.

Per questo l’altra realtà, quella che come si sa, proviene dal nostro ricambio,

può compenetrare la pura realtà d’immagine riflessa della vita di pensiero.

 

Volendo sviluppare un pensare spregiudicato, cosa che in realtà oggi è molto rara,

si vede molto chiaramente che la vita di pensiero ha un’esistenza d’immagine riflessa

se si prende in considerazione la più pura vita di pensiero, quella matematica.

 

La vita di pensiero matematica sorge completamente dalla nostra interiorità.

Ma ha solo un’esistenza riflessa.

Con la matematica possiamo determinare tutti gli oggetti esteriori;

ma i pensieri matematici sono solo pensieri e hanno solo un’esistenza d’immagine.

Sono una cosa che non è ricavata da nessuna realtà esterna.

 

Spiriti astratti come Kant adoperano anche parole astratte.

Essi dicono: le rappresentazioni matematiche esistono « a priori ».

« A priori » vuol dire: prima che ci sia qualcosa d’altro.

 

Perché le rappresentazioni matematiche esistono a priori?

Perché irradiano partendo dall’esistenza prima della nascita

ovvero prima della concezione; in questo consiste il loro essere a priori.

Che esse appaiano reali alla nostra coscienza

dipende dal fatto che sono compenetrate dalla volontà.

Questa compenetrazione della volontà le rende reali.

 

Pensiamo come è diventato astratto il pensare moderno adoperando parole astratte per qualcosa di cui non si comprende la realtà. Uno come Kant sentì in certo modo che noi ci portiamo dietro la matematica fin dalla nostra esistenza prima della nascita e perciò chiamò i giudizi matematici « a priori ». Ma con « a priori » non si dice nulla, perché non si fa riferimento ad alcuna realtà, ma solo a un elemento formale.

A proposito della vita di pensiero che, data la sua esistenza d’immagine, è soggetta a venir compenetrata dalla volontà per diventare realtà, antiche tradizioni parlavano qui di « apparenza » (v. disegno che segue).

 

Osserviamo l’altro polo dell’uomo, là dove i pensieri irradiano verso la volontà, dove le cose vengono compiute con amore: allora in certo qual modo la nostra coscienza rimbalza contro la realtà. Non possiamo guardare nel regno dell’oscurità (per la coscienza è il regno dell’oscurità), là dove si sviluppa la volontà, nel momento i cui solleviamo anche solo il braccio o giriamo la testa, senza ricorrere a rappresentazioni soprasensibili.

Movendo il braccio i processi complicati che hanno luogo rimangono incoscienti per la coscienza ordinaria allo stesso modo dei processi del sonno profondo senza sogni. Guardiamo il nostro braccio, guardiamo in che modo la nostra mano può fare il movimento di afferrare qualcosa. Tutto ciò avviene perché compenetriamo la cosa con rappresentazioni, con pensieri.

 

Ma i pensieri stessi, vivendo nella nostra coscienza, anche in questo caso rimangono apparenza. Però esiste la realtà in cui viviamo e che non arriva a irradiare nella coscienza ordinaria. Tradizioni antiche a questo proposito parlavano di « potenza », perché la realtà in cui viviamo viene sì compenetrata dal pensiero, ma il pensiero in certo modo nella vita fra nascita e morte vi è rimbalzato contro (vedi disegno).

Fra i due vi è poi un momento di equilibrio che collega l’uno con l’altro la volontà che in certo modo irradia nel capo e i pensieri che, per così dire, vengono sentiti col cuore nelle azioni compiute con amore: è la vita di sentimento che può tendere sia verso la volontà sia verso il pensiero.

 

Nella coscienza ordinaria viviamo in un elemento con cui

• da un lato afferriamo quel che arriva ad esprimersi nel pensiero

che tende alla libertà, compenetrato di volontà,

• e dall’altro lato cerchiamo di compenetrare sempre più di pensieri le nostre azioni.

Il ponte di collegamento fra i due poli, fin dai tempi antichi si chiamava « saggezza » (vedi disegno).

 

Goethe faceva riferimento a quelle antiche tradizioni parlando, nella fiaba del serpente verde e della bella Lilia, dei tre re, del re d’oro, del re d’argento e del re di bronzo. Partendo da altri punti di vista, abbiamo già detto come debbano rivivere in tutt’altra forma questi tre elementi: elementi a cui faceva riferimento un’antica conoscenza istintiva e che possono rivivere a nuovo quando l’uomo accoglie le conoscenze dell’immaginazione, dell’ispirazione e dell’intuizione.

 

Che cosa capita veramente quando l’uomo sviluppa la sua vita di pensiero?

Una realtà diventa apparenza.

È molto importante avere le idee ben chiare su queste cose.

 

Abbiamo il nostro capo, che nella sua ossificazione e nella sua tendenza alla ossificazione

è già esteriormente l’immagine di qualcosa di morto

nei confronti del resto dell’organizzazione corporea, per così dire più fresca.

 

Nel periodo fra nascita e morte portiamo nel nostro capo qualcosa

che nel passato era realtà e che nel capo è ora apparenza;

partendo dal resto del nostro organismo

compenetriamo l’apparenza con un elemento reale che viene dal ricambio, con l’elemento reale della volontà.

• Abbiamo come la formazione di un germe

che a tutta prima è proprio della nostra umanità e che ha poi un’importanza cosmica.

 

Si pensi: un uomo era prima nel mondo spirituale e poi nasce in un certo anno;

mentre si stacca dal mondo spirituale, quel che prima era realtà di pensiero diventa apparenza.

L’uomo trasporta poi in quest’apparenza l’attività della volontà,

attività che proviene da tutt’altra direzione, che sorge da tutto il resto del suo organismo e non dal capo.

• In questo modo il passato morto nell’apparenza viene nuovamente attivato dagli impulsi della volontà;

diventa la realtà del futuro.

 

Intendiamoci bene:

che cosa accade quando l’uomo si eleva al pensiero puro,

cioè al pensiero compenetrato di volontà?

Sulla base di quel che l’apparenza ha dissolto (il passato),

grazie alla fecondazione con la volontà proveniente dal suo io,

nell’uomo si sviluppa una nuova realtà proiettata nel futuro.

L’uomo è il portatore del germe del futuro.

 

La terra madre è in un certo senso costituita dai pensieri reali del passato:

nella terra madre viene seminato quel che proviene dall’individualità,

e ne nasce un germe che viene mandato nel futuro per la vita futura.

 

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Dall’altro lato, compenetrando le sue azioni, i suoi impulsi volitivi con pensieri,

l’uomo sviluppa quel che compie con amore.

È qualcosa che si stacca da lui. Le nostre azioni non rimangono in noi.

Diventano avvenimenti universalise sono compenetrate d’amore, l’amore le accompagna.

 

Un’azione egoistica dal punto di vista cosmico è qualcosa di diverso da una azione compenetrata d’amore.

• Mentre con la fecondazione della volontà,

a partire dall’apparenza sviluppiamo il frutto della nostra interiorità,

• quel che dal nostro capo fluisce per così dire nel cosmo

va ad incontrare le nostre azioni compenetrate di pensieri.

 

• Come nel ciclo di sviluppo di una pianta

il seme contenuto nel fiore deve venir colpito dalla luce del Sole, dall’aria esterna e così via,

deve cioè esserci una qualità cosmica che gli viene incontro in modo che possa crescere,

• così quel che viene sviluppato dalla libertà

deve trovare un elemento di crescita nell’incontro con l’amore che vive nelle azioni

(v. disegno precedente).

 

L’uomo si trova così inserito nel divenire universale:

ciò che accade entro la sua pelle e ciò che nell’azione esce dalla sua pelle

non ha importanza solo per lui, ma è un avvenimento universale.

L’uomo è inserito nel corso degli avvenimenti cosmici.

 

• Quando quel che era reale nel passato diventa in lui apparenza, una realtà si dissolve di continuo:

• quando l’apparenza viene a sua volta fecondata dalla volontà, sorge una nuova realtà.

 

Possiamo così afferrare spiritualmente, vorrei dire, quel che abbiamo detto anche in altre prospettive.

 

• Non vi è nessuna costanza della materia.

La materia si trasforma in apparenza,

e l’apparenza viene a sua volta elevata a realtà dalla volontà dell’uomo.

 

La legge della costanza della materia e dell’energia

che vige nell’ambito di una concezione fisica del mondo è un’immagine illusoria,

considera solo l’immagine naturale del mondo.

• In verità della materia si dissolve di continuo trasformandosi in apparenza: sorge poi qualcosa di nuovo

quando l’apparenza viene di nuovo trasformata in essenza dalla creatura più elevata del cosmo, dall’uomo.

 

Lo possiamo vedere anche all’altro polo, solo in un modo più difficile: infatti i processi che portano alla libertà sono in fondo veramente comprensibili per un pensare spregiudicato; per vedere qui in modo giusto, è invece necessaria una certa evoluzione scientifico-spirituale.

Infatti a tutta prima la coscienza ordinaria rimbalza contro la potenza.

Compenetra sì di pensieri tutte le manifestazioni della potenza, ma la coscienza ordinaria non è in grado di vedere che, allo stesso modo in cui da questa parte sempre più volontà e capacità di giudizio arrivano nel mondo dei pensieri, quando mandiamo i pensieri nella volontà, quando appunto estirpiamo la potenza, in realtà compenetriamo con la luce del pensiero quel che è pura potenza.