Antichi e nuovi metodi di iniziazione

O.O. 202 – Il Ponte tra la spiritualità cosmica – 14.12.1920


 

Nelle antiche correnti orientali di sapienza, quegli uomini che erano discepoli degli iniziati cercavano soprattutto di stabilire un rapporto tra la loro vita ritmica e la vita della testa. Per quell’epoca, per l’antica evoluzione di saggezza orientale, era una cosa naturale cercare una superiore evoluzione umana portando a coscienza il processo di respirazione (e con ciò anche il processo di circolazione), respirando in un modo guidato da leggi: in questo modo, dunque, respirazione e circolazione venivano elevate a coscienza.

Gli antichi orientali potevano far questo per la ragione che in loro l’elemento spirituale-animico non era ancora così intensamente legato al corpo, come si verifica invece nell’uomo odierno.

 

Se oggi, per una specie direi quasi di anacronismo pratico, si applicasse semplicemente questo antico metodo orientale per giungere alle conoscenze superiori, si rovinerebbe più o meno il corpo umano; perché in questo modo si agirebbe troppo profondamente sulla salute del corpo fisico, essendo l’uomo d’oggi legato al suo corpo più intensamente di quanto non fosse, per esempio, al tempo delle antiche scuole di saggezza indiane.

 

Ma che cosa conseguiva chi, nell’antica India, faceva tali esercizi?

Egli faceva del processo respiratorio qualcosa di cosciente; respirando dunque coscientemente, conseguiva la possibilità di seguire gradatamente il processo che si svolge quando l’aria inspirata esercita una pressione in modo che il liquido cefalo-rachidiano, lungo il canale della colonna vertebrale, fluisca verso l’alto, andando a premere sul cervello.

 

Ma in questo urto

• fra il liquido cefalo-rachidiano che si dirige verso l’alto nell’inspirazione,

per poi discendere nell’espirazione,

• e le parti solide del cervello, sorgono le rappresentazioni.

 

Questo sorgere della rappresentazione

è qualcosa di molto più complicato di quanto non si creda oggi,

quando tutto è pensato materialisticamente.

 

Oggi si pensa – o almeno si è pensato fino a poco fa, mentre oggi si desiste di nuovo da idee più precise – che certe circonvoluzioni cerebrali, certi nervi stiano alla base della rappresentazione. Questo è assurdo.

In realtà, invece, si verifica un continuo urto del liquido cerebrale contro il sistema nervoso, e allora si svolgono quei processi che stanno alla base delle forze del sistema nervoso.

 

Questo portava a coscienza in sé l’antico discepolo indiano delle scuole di saggezza.

Che cosa sperimentava egli, mentre seguiva coscientemente l’intero processo?

Sperimentava come ciò che ha formato il suo cervello risalga effettivamente a vite terrene precedenti. Sentiva in una certa misura col suo sistema ritmico attuale la sua precedente vita terrena: questa diveniva per lui una certezza. Così, era ovvio per quel discepolo il fatto che egli aveva avuto una precedente vita terrena.

Egli lo percepiva, mentre elevava a coscienza il processo respiratorio.

Oggi ciò dev’essere prodotto in un altro modo.

 

Come ho già spiegato nella conferenza pubblica, può essere raggiunto per mezzo di una meditazione che non prenda le mosse da una speciale azione sul processo respiratorio – che dall’uomo odierno non dev’essere più esercitata -, bensì da una tregua nell’attività di rappresentazione, che dunque muova dal lato, opposto, e quindi tenga conto del fatto che l’uomo è oggi legato più intensamente al suo corpo fisico.

 

Ma per il fatto che l’uomo pone una tregua all’attività di rappresentazione, egli impara a conoscere dall’altro lato, dal lato spirituale-animico, questa particolarità del sistema ritmico. Impara a conoscere il processo dall’altro lato, rendendosi libero dall’elemento corporeo, dunque seguendo nel campo animico-spirituale l’intero cosmo, che gli rivela come la vita terrena precedente sia collegata con l’attuale. Non deve, invece, immergersi di più nel proprio corpo, come accadeva presso l’antico indiano, poiché oggi vi è già abbastanza immerso.

 

Le cose che si espongono nell’antroposofia non sono dei dati astratti,

ma riposano su una penetrante conoscenza dell’organizzazione umana dal suo interno.

 

Non si fanno ricerche dall’esterno sull’organismo allo stato di cadavere, o anche allo stato vivente, ma comunque dall’esterno, bensì si impara a conoscerlo dall’interno, a conoscere realmente, dal contatto fra i due sistemi, da un lato la reciproca azione fra il sistema ritmico e il sistema nervoso, e dall’altro l’azione reciproca fra il sistema ritmico e il sistema del ricambio (poiché il sistema ritmico va ad urtare contro il sistema del ricambio).

 

E se si impara a conoscere questa coincidenza del sistema ritmico col sistema del ricambio, si diventa certi che in noi si pone già il seme per la prossima vita terrena, semplicemente perché il ricambio, dal suo lato spirituale, contiene i germi per la prossima vita terrena. Anche se per l’attuale vita terrena esso è la parte inferiore della complessione umana, dal lato spirituale il sistema del ricambio contiene invece i germi per la prossima vita terrena. Ci si innalza così a una considerazione dell’intero uomo.

 

Riguardo a ciò, gli uomini viventi nella civiltà occidentale stanno realmente come il cieco davanti al colore. Ad esempio, tutto quello che noi accogliamo per via matematica, dunque ciò che agisce attraverso forme di linee, forme di angoli, verticale, orizzontale, quello che possiamo anche misurare, tutto ciò noi lo sviluppiamo dal nostro interno: sta a base della nostra interiorità.

 

Dal momento in cui si imparerà a vedere che cosa sta alla base della nostra interiorità, non si indicherà più semplicemente, alla maniera di Kant, con una parola fraintesa, ciò che germoglia nell’interno dell’uomo, dicendo: la matematica è una conoscenza a priori. Sì, a priori è una locuzione che si trova in uso. Ma se si impara a guardare interiormente, si viene a sapere da dove proviene questo singolare fenomeno matematico: il corpo astrale è passato attraverso la matematica dell’intero universo, e tutto ciò si è poi condensato in esso.

 

Noi lasciamo semplicemente emergere dalla nostra anima ciò che abbiamo sperimentato in una precedente incarnazione, che poi è andato attraverso l’intero cosmo e quindi affiora di nuovo nelle linee matematico-geometriche.