Appendice – «Del rapporto con il Cristo oggi»

L’apparizione del Cristo eterico


 

Alle più importanti indagini scientifico-spirituali di Rudolf Steiner appartiene il fatto

che l’umanità in toto intorno alla metà del diciannovesimo secolo ha oltrepassato la Soglia del mondo spirituale

e con ciò – senza accorgersene minimamente – già da più di un secolo, vive al di là della Soglia.

 

Il processo vero e proprio del passaggio della Soglia si compie tuttavia su diversi piani, cosicché in alcuni passi Rudolf Steiner parla del fatto che l’umanità si trovava ancora al centro di questo processo all’inizio del XX secolo e continuerà a trovarsi in esso (vedi O.O. 192, 1.5.1919).

In altri passi tuttavia egli dà indicazioni del tutto precise riguardo il periodo.

 

Per esempio nelle seguenti parole:

▸ «Qui c’è veramente un abisso. Negli anni Quaranta del diciannovesimo secolo, queste cose andarono proprio perdute del tutto [il collegamento con gli antichi Misteri per mezzo della dottrina di Aristotele conservatasi]. Si aprì un baratro che si estese sino alla fine del diciannovesimo secolo, in cui con l’epoca di Michele le cose poterono essere riscoperte [mediante l’Antroposofia fu possibile riallacciarsi all’essere dei Misteri]. Nel passare sopra quel baratro, gli uomini attraversarono però realmente una Soglia. E su questa Soglia si trova un Guardiano. L’umanità non potè osservarlo in quel tempo stesso, mentre gli passava dinanzi, fra il 1842 e il 1879. Per la propria salvezza, l’umanità deve però ora guardare indietro e riconoscere il Guardiano. L’ignorarlo, continuando a vivere ciecamente, nei secoli seguenti condurrebbe infatti l’umanità all’estrema rovina» (O.O. 233a, 12.1.1924).

 

Perciò la qui menzionata necessità di elevare alla coscienza diurna dell’uomo il compiuto passaggio della Soglia, appartiene ai compiti più importanti del nostro tempo.

Quale chiave, la situazione così caratterizzata fa comprendere meglio i più diversi fenomeni del presente. Tra l’altro possiamo avere la risposta alla domanda del perché, soprattutto dopo le esperienze storiche del ventesimo secolo, si può avere sempre più la sensazione che le forze del male nel mondo superino sempre più quelle del bene.

In realtà non è assolutamente così, poiché sin dall’inizio le forze del bene sono straordinariamente più intense di quelle del male. La spiegazione di questo fenomeno sta nel fatto che, dopo aver oltrepassato la Soglia, le entità spirituali hanno ottenuto un accesso molto più diretto al subconscio degli uomini.

 

Qui tuttavia si manifesta una differenza fondamentale

nell’agire delle forze del bene e di quelle del male.

 

Le forze del bene sono caratterizzate dal fatto che oggi contano pienamente sulla libertà umana

e quindi dipendono dal primo passo di avvicinamento da parte degli uomini stessi,

ossia dal fatto che gli uomini creino dalla loro libertà le necessarie condizioni per una collaborazione

e così per l’aiuto da parte delle forze del bene di cui gli uomini hanno bisogno.

 

• Al contrario, le forze del male non considerano assolutamente la libertà dell’uomo.

Si insinuano nell’inconscio degli uomini e con tutta la forza cercano di afferrare l’opportunità, e cioè il fatto

che già da molti decenni l’umanità vive oltre la Soglia, e che senza la coscienza di ciò

non riesce a riconoscere e a respingere le forze di opposizione che agiscono in questa sfera.

 

Nel libro L’iniziazione, nel capitolo «La scissione della personalità durante la disciplina occulta»,

Rudolf Steiner mette in rilievo la caratteristica fondamentale del passaggio della Soglia,

dicendo che le tre forze dell’anima dell’uomo, pensare, sentire e volere,

si separano dalla loro connessione naturale, prodotta nel mondo sensibile dal corpo fisico, in modo violento.

 

Per superare questa prova alla Soglia, l’uomo ha bisogno dell’intensificata forza del suo Io,

per unire in modo nuovo le tre forze dell’anima al di là della Soglia.

Altrimenti l’uomo, senza accorgersi dell’origine dello smarrimento, è minacciato da un triplice pericolo.

Infatti, in lui, secondo la sua naturale disposizione, una delle tre forze prenderà totalmente il sopravvento.

Con ciò l’uomo può percorrere «tre strade sbagliate»:

 

• Egli può divenire una fredda natura, priva di amore, se in lui prevale il pensare.

• Oppure se in lui prevale il sentire può diventare un uomo

che vive soltanto guazzando e sognando nelle proprie sensazioni,

diventando così sempre più estraneo al mondo terrestre.

• E l’uomo in cui prevale la volontà diviene una natura dominante e violenta,

che senza scrupoli vorrebbe soltanto dominare altri esseri.

 

Nello stesso capitolo Rudolf Steiner mette in rilievo che questi tre smarrimenti possono intensificarsi.

▸E un tale uomo «per un metodo di osservazione esteriore, anche per quello materialistico della medicina ufficiale, differisce poco da un pazzo, o per lo meno da un uomo molto ‘malato di nervi’» (O.O. 10, pag. 153).

In merito l’Antroposofia dà molte indicazioni che conferiscono all’allievo dello Spirito il sicuro fondamento per evitare queste tre strade sbagliate al di là della Soglia.

 

In queste esposizioni, di seguito vogliamo illustrare una via speciale sulla quale le tre forze dell’anima possono essere purificate e tenute insieme alla Soglia, e cioè dall’elevata e spiritualizzata forza dell’Io individuale. Si tratta cioè della possibilità di compenetrare ciascuna delle tre forze dell’anima con l’Impulso-Cristo, per poi poterle dominare in modo nuovo in virtù dell’Io dedito al Cristo.

 

Se da questo punto di vista ci rivolgiamo ancora una volta al contenuto del libro L’iniziazione,

troviamo che le varie indicazioni date in esso per lo sviluppo della vita interiore

presentano sempre di nuovo due aspetti fondamentali.

• Da un lato molti esercizi concreti, che servono per sviluppare nell’uomo le nuove facoltà chiaroveggenti

• e dall’altro lato molte qualità morali che in parallelo a questi esercizi

devono essere promosse coscientemente in sé dall’allievo dello Spirito.

 

Il primo aspetto si rapporta con il secondosulla base dell’«aurea regola della vera scienza occulta»

(O.O. 10, pag. 56; corsivo di Rudolf Steiner) come uno a tre:

• «Per ogni passo che cerchi di fare nella conoscenza delle verità occulte,

devi al tempo stesso fare tre passi nel perfezionamento del tuo carattere verso il bene»

(ibidem; corsivo di Rudolf Steiner).

 

La particolare importanza di tali qualità morali risulta anche dal fatto che Rudolf Steiner già nel primo capitolo («Condizioni») dedica sei pagine complete all’importanza di una di esse, che nel contempo egli definisce quale «fondamentale stato d’animo»: venerazione, devozione, rispetto, che insieme costituiscono il cosiddetto «sentiero della venerazione» (pag. 17).

 

Nell’esempio del risveglio dei fiori di loto è possibile seguire esattamente l’effetto di entrambe le direzioni di sviluppo.

Gli esercizi di pensiero (meditazione e concentrazione) producono la loro crescita e mobilità;

l’educazione delle qualità morali invece conferisce loro la giusta forma e la necessaria maturità.

Nell’ulteriore evoluzione dell’allievo dello Spirito,

le due direzioni si presentano in modo decisivo nell’incontro con il Guardiano della Soglia:

• gli esercizi conducono alla facoltà di percepirlo,      • le qualità morali conquistatesi a sopportarlo.

 

In forma intensificata ciò si verifica pure nell’incontro con il Grande Guardiano della Soglia.

Guardiamo ora con più attenzione alle due direzioni di sviluppo.

• La prima consiste nell’attiva vita meditativa dell’allievo dello Spirito.

Si tratta della compenetrazione del pensare con l’impulso della volontà,

in cui l’uomo può vivere interiormente in misura più elevata anche la sua libertà.

Perciò Rudolf Steiner considera il meditare una delle più libere azioni dell’uomo.

In merito egli dice:

▸«Quando l’uomo inizia a fare meditazioni, egli compie l’unica azione veramente del tutto libera» (O.O. 214,20.8.1922).

 

Qui si tratta di trasformare completamente il pensare mediante lo sforzo della volontà

e di renderlo soprattutto completamente libero dal corpo.

In tale contesto Rudolf Steiner descrive due gradi di trasformazione del pensare,

che devono essere raggiunti dall’allievo dello Spirito.

• Dal pensare ordinario, che costituisce anzitutto il fondamento per lo studio della Scienza dello Spirito

e nella moderna iniziazione corrisponde al primo grado di essa,

l’allievo dello Spirito mediante i suoi esercizi meditativi procede verso, quello del «pensare che dà forma».

 

Questo Goethe lo possedeva già in una sorta di disposizione naturale. Per ciò nel famoso dialogo con Schiller, agli argomenti critici di questo potè replicare che allora «egli appunto vede le sue idee davanti a sé».192 Questo significa che in lui il pensare si era già innalzato dal grado intellettuale al grado veggente, senza smettere di essere un pensare. Appunto in questo consiste la più importante qualità del pensare che dà forma.193

Rudolf Steiner, del tutto nel senso Goethiano, lo definisce anche pensare «morfologico».194

 

Grazie a un tale pensare egli scrisse soprattutto la sua Filosofia della libertà, e appunto per questo essa venne compresa così poco dai suoi contemporanei (vedi O.O. 79, 26.11.1921 ). Infatti, con l’ordinario pensare intellettuale questo libro effettivamente non può essere compreso.195 E in un’altra occasione egli dice che molto di ciò che venne portato ad espressione dai contenuti del libro La scienza occulta, come pure l’intero principio di metamorfosi come espresso nelle colonne e architravi del primo Goetheanum, ha altrettanto la sua origine in questo pensare che dà forma (0.0. 187, 1.1.1919) e con ciò, come anche La filosofia della libertà, può servire allo sviluppo di questo pensare nell’uomo.

 

• Il passaggio dal pensare ordinario al pensare che dà forma avviene sulla via della compenetrazione

e della cosciente guida del processo di pensiero mediante la volontà.

In questo l’uomo deve realizzare in sé ciò che Rudolf Steiner nel 3° capitolo de La filosofia della libertà definisce «condizione eccezionale».

• In questa particolare condizione, con il suo pensare rafforzato l’uomo cerca di osservare il pensare stesso.

(Qui non va fatto l’errore di cercare di far riemergere quanto pensato prima, invece che il pensare stesso, poiché allora sarebbe un comune ricordo.) In questo processo si tratta di afferrare quella forza più profonda nel pensare, la quale connette i singoli pensieri nella successione logica e li trasforma in un organismo di pensieri coerente in se stesso.

 

Contrariamente al pensare ordinario,

che nell’uomo viene determinato dalle percezioni dei sensi ed è quindi legato soltanto alle condizioni spaziali,

il secondo tipo di pensare vive del tutto nella corrente del tempo vivente.196

Per ciò è indipendente dal corpo e può essere definito pensare puro o libero dai sensi.

 

Intensificando questo processo, in questo cammino può essere raggiunto anche il terzo grado.

Si tratta qui di un ampliamento della condizione eccezionale.

Ora, tutto ciò che si è raggiunto come immagine nel pensare che dà forma,

mediante uno sforzo maggiore della volontà deve essere soppresso,

per giungere così a una forza ancor più profonda che vive dietro ai contenuti del secondo tipo di pensare

ed è di natura puramente spirituale, vale a dire che oltrepassa

non solo i limiti spaziali, ma anche quelli temporali (vedi O.O. 79, 26.11.1921).

 

• Unicamente questa più alta forza del pensare

può essere portata dall’allievo dello Spirito nel mondo soprasensibile al di là della Soglia,

e con essa anche la piena coscienza del suo Io.

 

Così possiamo immaginarci: Se Goethe dalla forza a lui propria del pensare che dà forma, con il quale egli contemplò anche chiaroveggentemente la protopianta, con il più grande sforzo della sua volontà avesse poi portato questa immaginazione nella sua coscienza alla completa cancellazione, che cosa allora avrebbe sperimentato? Sarebbero state le diverse anime di gruppo delle piante, che in seguito a ciò egli avrebbe potuto percepire con i suoi pensieri divenuti chiaroveggenti e chiaroudienti, quelle buone e anche quelle cattive.

 

Ma Goethe non arrivò a questo, perché nel suo periodo non era stato ancora possibile fondare il moderno cammino di iniziazione che conduce a questa meta e che oggi è dato nell’Antroposofia. Perciò egli si fermò a questa prima trasformazione del pensare.

 

E tuttavia in riguardo a Goethe ci si può soltanto meravigliare di quanto sia avanzato con i propri sforzi – senza l’aiuto della Scienza dello Spirito.

Il Goetheanismo sviluppato da Rudolf Steiner dall’opera di Goethe è quindi sino ad oggi un solido fondamento dell’Antroposofia e anche la migliore disciplina per conseguire il pensare che dà forma.

 

Possiamo trovare un riferimento a questi tre gradi del pensare

anche, nella Meditazione della Pietra di Fondazione di Rudolf Steiner.

Là tra l’altro si parla del «mondo dello spazio», del «ritmo del tempo» e delle «profondità dell’eterno».

• Queste ultime sono in collegamento con i «pensieri universali»

e mostrano come l’uomo con il suo pensare può riallacciarsi coscientemente

al dominare eterno dei pensieri universali dello Spirito,

oltre le limitazioni dello spazio e del tempo (O.O. 260, 25.12.1923).

 

• Questa via della trasformazione del pensare

conduce a ciò che Rudolf Steiner definisce la «chiaroveggenza intellettiva» dell’uomo.

Questa nuova chiaroveggenza nasce «sviluppando una superiore intellettualità non solo per se stessi,

ma questa [deve essere] anche portata su nel mondo spirituale» (0.0. 130, 18.11.1911).

E se ciò avviene, allora oggi nel mondo spirituale l’uomo può percepire coscientemente il Cristo eterico (ibidem).

 

• In tal modo questa via oggi conduce al cosciente incontro con il Cristo eterico,

che nel nostro tempo si rivolge soprattutto a quella facoltà nell’uomo,

che gli permette di stabilire un rapporto in piena coscienza con il Cristo nel mondo spirituale.

 

Per questo motivo Rudolf Steiner può affermare:

▸«Perciò dal punto di vista della nostra Scienza dello Spirito si mette così spesso in rilievo l’Impulso-Cristo,

perché l’Impulso-Cristo si trova sulla linea diritta del pensare che dà forma» (0.0. 187, 1.1.1919).

 

Quanto detto può trovare un’importante conferma ancora da un lato del tutto diverso.

Nella conferenza «L’eterizzazione del sangue e il Cristo eterico»

Rudolf Steiner parla di due correnti di sangue eterizzato che in ogni uomo fluiscono dal cuore alla testa,

• l’una dell’uomo,      • l’altra dell’entità del Cristo.

In modo chiaro Rudolf Steiner definisce la prima corrente, quella umana, corrente «intellettuale» (0.0. 130, 1.10.1911),

poiché con essa sono collegate le forze eteriche, le quali soltanto rendono possibile il pensare nella testa dell’uomo.

• Con questa corrente i pensieri ancora viventi del mondo spirituale salgono e muoiono nel capo umano,

affinché in questo pensare morto l’uomo possa afferrare interiormente la propria libertà e accorgersi di essa.

 

Inoltre Rudolf Steiner spiega che quando, soprattutto mediante lo studio della cristologia antroposofìca,

le due correnti vengono unite nell’uomo, egli giunge al vedere il Cristo nel corpo eterico.

• Infatti, afferrato dalla forza vivente del sangue del Cristo,

il morto pensare del capo può salire sino alla facoltà della percezione immaginativa,

per contemplare il Cristo eterico nel mondo spirituale adiacente alla Terra.

 

Così, anche da questo lato,

mediante lo studio dell’Antroposofia e la trasformazione del pensare disposta in esso,

il cammino dello sviluppo dell’intellettualità umana conduce al vedere il Cristo eterico.

 

Questa è anche la via sulla quale l’intelligenza cosmica un tempo sfuggita a Michele

può essergli ricondotta in una nuova forma spiritualizzata.

Infatti, la menzionata corrente intellettuale, mediante il suo collegamento con la corrente del Cristo,

salendo non si ferma nel capo dell’uomo, ma continua a fluire entro il mondo spirituale,

cosicché la sostanza dell’intelligenza umana trasformata collegata con essa

può essere accolta da Michele nel mondo spirituale adiacente alla Terra.

 

Che questo processo ha inizio già nel grado del pensare che dà forma (superando il suo legame con lo spazio),

è testimoniato dalla seguente descrizione di Rudolf Steiner:

▸ «La Scienza, che quale Scienza dello Spirito antroposofica spiritualizza nuovamente il giudizio dello spazio, lo rende nuovamente soprasensibile, opera dal basso all’alto, estende in certo qual modo le mani dal basso all’alto per afferrare le mani di Michele, che si estendono dall’alto al basso. Infatti, qui può essere creato il ponte tra gli uomini e gli Dei» (O.0.219,17.12.1922).

 

• In queste commoventi parole la spiritualizzazione del giudizio dello spazio corrisponde al passaggio dal pensare ordinario al pensare che dà forma, il quale, come abbiamo visto, vive nel puro elemento del tempo. E innalzando la sostanza spiritualizzata dei pensieri verso le mani di Michele, viene costituito il passaggio al terzo tipo di pensare, con il quale l’intelligenza umana ritorna definitivamente a Michele.

 

• Così possiamo dire che nella descritta duplice trasformazione del pensare, che possiamo seguire ulteriormente e dettagliatamente in molti passi dell’opera di Rudolf Steiner, abbiamo davanti a noi la via dello sviluppo interiore, che oggi conduce nel modo più sicuro all’esperienza del Cristo eterico. Per ciò anche il pensare umano al di là della Soglia viene compenetrato dalla forza del Cristo. Infatti, solo un pensare che porta in sé questa forza può percepire il Cristo anche nella Sua forma di apparizione eterica.

 

Nel polo della volontà si tratta soprattutto dello sviluppo delle qualità morali.

Per ciò la luce del pensare viene mandata nelle profondità in un primo momento oscure della volontà.

Possiamo dire che qui si tratta di portare ora con sé nell’ambito della volontà

l’ideale morale afferrato nel pensare per farlo diventare là il suo impulso interiore.

 

Se i fondamenti per la prima direzione già descritta si trovano nella prima parte de La filosofia della libertà,

dove si tratta dell’essere del pensare e del fatto che soltanto in esso può essere sperimentata dall’uomo la libertà,

allora le linee direttive dell’altra direzione sono descritte nella sua seconda parte.

Là si tratta di come l’uomo ora può agire in libertà nel mondo dalle intuizioni morali afferrate nel suo pensare.

 

Se consideriamo che Rudolf Steiner descrive la sorgente dell’amore nell’uomo

quale processo di compenetrazione della volontà con il pensare,197

allora possiamo afferrare i fondamenti esoterici e nel contempo antropologici

di ciò che Rudolf Steiner ne La filosofìa della libertà definisce azioni «per amore dell’oggetto» (O.O. 4, cap. IX),

le quali unicamente sono libere.

 

E come incontriamo Michele nella prima direzione nel mondo spirituale, ossia le sue mani tese nel processo del portare su l’intelligenza umana spiritualizzata, così l’uomo incontra Michele anche se guarda nell’altra direzione:

▸ «E per l’operare che scaturisce dall’impulso dell’amore, per esso Michele possiede una speciale affinità»

(0.0. 219, 17.12.1922).

 

Infatti, soltanto le azioni umane che hanno origine nell’intuizione morale

e vengono eseguite dal puro amore per l’oggetto sono veramente libere

e collegate con ciò che Michele stesso rappresenta nel cosmo con il suo essere.

 

▸ «Michele sarà il vero eroe spirituale della libertà.

Egli lascia fare agli uomini, ma accoglie poi ciò che dalle loro azioni deriva,

per portarlo più oltre nel cosmo, per proseguire nel cosmo l’azione,

l’attività che gli uomini non sono ancora in grado di compiere» (O.O. 233a, 13.1.1924).

 

• Nella collaborazione con Michele, le libere azioni dell’uomo, come descritte ne La filosofia della libertà,

diventano azioni cosmiche che continuano ad agire nel regno di Michele per il futuro dell’umanità e del mondo.

 

Ora questo processo di elevazione della moralità umana mediante l’immergere il pensare nell’ambito della volontà,

ha ancora un’altra conseguenza.

La volontà umana viene così rafforzata moralmente in modo tale

da poter gradualmente spezzare la causalità del mondo esteriore in modo del tutto spirituale.

Per ciò viene posto l’inizio per la trasformazione della forza

che domina tutto il mondo fisico quale legge della ferrea necessità, delle cause e degli effetti.

 

▸ «Quel mondo, dunque, che noi riconosciamo di necessità causale, lo vediamo nella sua transitorietà,

e il mondo che noi costruiamo dai puri ideali morali,

lo riconosciamo come quello che ora nasce sul terreno dell’altro mondo morente.

… Con la pura volontà morale, nell’essere umano abbiamo qualcosa

che nell’uomo, e per ciò per tutto il mondo, vince la causalità stessa» (O.O. 78, 5.9.1921).

 

La causalità qui richiamata possiede tuttavia due lati.

• In una direzione essa compenetra tutti i processi naturali e si avvicina così all’uomo dall’esterno.

Qui essa sarebbe da paragonare alle forze della morte nella natura.

Infatti, soltanto nel mondo morto (nel regno minerale)

essa può sviluppare completamente il suo inalienabile, ferreo potere.

Il secondo lato tuttavia è la causalità spirituale,

la quale con non minore necessità si manifesta nella vita dell’uomo e viene definita l’universale legge del Karma.

 

Il Karma tuttavia agisce con la forza della ferrea necessità soltanto là dove viene determinato dal passato,

vale a dire dove è pienamente collocato nella corrente della causalità spirituale e con ciò della non-libertà interiore.

• Questo agire generale del Karma può essere rotto soltanto mediante le libere azioni dell’uomo

che non possiedono conseguenze karmiche del passato e per ciò non sono determinate da esso.

• Ne consegue che l’uomo, mediante la trasformazione morale della sua volontà dal suo pensare intuitivo,

può agire anche sulla causalità del suo Karma, nel senso del bene superiore del tutto.

• Per ciò l’uomo entra in modo sempre più cosciente

nell’ambito in cui oggi inizia ad agire il Cristo quale Signore del Karma.198

Così a poco a poco l’uomo diventa il Suo collaboratore sul campo della conformazione del Karma.

 

In che cosa consiste oggi il nuovo ufficio karmico del Cristo?

Rudolf Steiner ne dà la seguente caratterizzazione:

▸ «Che il nostro conto karmico sia così pareggiato in futuro, vale a dire se abbiamo trovato la via verso il Cristo, che esso si inquadri in un ordinamento universale affinché il modo del nostro pareggio karmico provochi la maggior salvezza possibile per gli uomini nel resto dell’evoluzione terrena, di tanto avrà cura chi, dai nostri giorni in poi, diviene Signore del Karma, cioè ne avrà cura il Cristo» (O.O. 130, 2.12.1911).

 

La preparazione a questo lavoro karmico con il Cristo è già disposta ne La filosofia della libertà, e cioè dove si tratta di quanto segue:

▸ «Non esamino razionalmente se la mia azione è buona o cattiva; la compio perché la amo. Essa diventa ‘buona’ se la mia intuizione immersa nell’amore è inserita giustamente nel contesto universale da sperimentare per intuizione; diventa ‘cattiva’ se non è così» (0.0. 4, cap. IX, pag. 119, ediz. 1992; corsivo di Rudolf Steiner).

 

• In queste due citazioni tra l’«ordinamento universale», in cui vengono poste le azioni dell’uomo dal Cristo quale Signore del Karma e il «contesto universale» in cui l’uomo libero pone azioni d’amore, affinché possano essere veramente «buone», esiste una profonda affinità interiore.

Un tale uomo che opera in libertà nel senso de La filosofia della libertà agisce già sulla Terra in armonia con il Signore del Karma. E se con l’aiuto dell’Antroposofia interiormente ha «trovato» «la via verso il Cristo», allora egli diviene in piena coscienza collaboratore del Cristo sul campo del Karma, allora può incontrare il Cristo stesso in questo Suo ufficio.

 

Nella conclusione della IV Parte della Meditazione della Pietra di Fondazione viene messo direttamente in rilievo questo collegamento con il Cristo e la possibilità per gli uomini di creare il bene nel mondo dalla loro libertà:

 

«Luce divina, Cristo-Sole,

Riscalda I nostri cuori;

Illumina I nostri capi;

Affinché diventi buono,

Ciò a cui noi

Con i nostri cuori vogliamo dare fondamento,

Ciò che con i nostri capi

Vogliamo condurre

Diretto alla meta»

(O.O. 260, 25.12.1923).

 

Infatti, qui operiamo noi stessi e in piena libertà.

Appunto da questa libertà ora vogliamo illuminare i nostri cuori e i nostri capi con la luce del Cristo-Sole,

affinché dal comune agire con il Cristo, quale Signore del Karma, possa nascere nel mondo il vero bene.

 

In queste parole finali della Meditazione della Pietra di Fondazione è accennato anche il Mistero che la volontà compenetrata dal Cristo nel modo descritto, riallacciandosi alle mete supreme dell’evoluzione, in riguardo al compimento del proprio Karma, a poco a poco diventa chiaroveggente. Per ciò in questa Meditazione il volere dell’uomo è messo in collegamento con il compimento dei suoi compiti «diretto alla meta».

Infatti, dall’intera composizione della Meditazione della Pietra di Fondazione risulta senza alcun dubbio che la parola «meta» nella IV Parte è in collegamento con le «eterne mete degli Dei» della III Parte.

Per le attuali questioni del suo Karma, nella propria volontà l’uomo deve divenire come chiaroveggente, per poter agire con gli Dei che conformano il Karma e soprattutto con il Signore del Karma che li precede «diretto alla meta», vale a dire riguardo le mete universali.

 

Tale lavoro nel senso delle mete universali consiste allora in quanto segue:

Nel linguaggio delle parole sopra citate da La filosofia della libertà,

la via al Signore del Karma è collegata con lo sviluppo di una nuova facoltà nell’anima,

della propria («la mia») «intuizione», che è del tutto «immersa nell’amore»

e per cui mezzo tende

al più grande «contesto universale» in assoluto raggiungibile per un uomo,

stabilito dal Cristo e dalla Sua azione più libera

per un puro sacrificio d’amore nel Mistero del Golgota.199

Quando nasce un tale rapporto con il Cristo e la Sua azione sul Golgota,

allora l’uomo può riconoscere la vera origine della propria libertà,

che ora egli ha spinto fino al più alto grado di essa nel pensare intuitivo;

allora egli sa che deve questa libertà unicamente al Cristo e alla Sua azione sul Golgota.

 

Così la via alla realizzazione della libertà, come disposta ne La filosofia della libertà,

conduce all’attuale esperienza del Cristo come vissuta da Rudolf Steiner stesso

e più tardi portata ad espressione nelle seguenti parole:

▸ «Possiamo diventare esseri liberi grazie a un atto di amore divino. Come uomini possiamo dunque sentire che siamo esseri liberi, ma non dobbiamo mai dimenticare che dobbiamo tale libertà all’atto di amore di Dio. … Se vogliamo essere liberi, dobbiamo fare il sacrificio di sentirci debitori del Cristo per la nostra libertà!» (O.O. 131, 14.10.1911).

 

E appunto Rudolf Steiner ha fatto questo sacrificio come nessun altro uomo nel XX secolo.

Soltanto quando l’uomo non ha sviluppato pienamente la propria libertà, egli può ancora opporsi a questa origine spirituale della propria libertà.

Rudolf Steiner mette in rilievo anche questo:

▸ «Chi crede che la sua dignità umana rimanga limitata per il fatto di essere debitori al Cristo, dovrebbe riconoscere che le opinioni degli uomini non hanno importanza alcuna di fronte ai fatti cosmici, e che arriverà il momento in cui riconoscerà ben volentieri che la sua libertà è stata conquistata dal Cristo» (ibidem).

 

• Ma se l’uomo nel senso della prima parte de La filosofia della libertà riconosce veramente il Cristo quale creatore di essa e poi, sviluppando la nuova chiaroveggenza intellettiva, giunge alla percezione del Cristo nella sua figura eterica, allora nel senso della seconda parte de La filosofia della libertà, in collaborazione con il Cristo quale Signore del Karma egli può creare il bene nel mondo.

 

Ritorniamo ora al nostro tema originario.

• Anche se nello sviluppo del pensare si tratta anzitutto di una via rigorosamente individuale, poiché soltanto come singolo uomo è possibile giungere all’esperienza della libertà nella propria anima, il Karma agisce comunque sempre tra singoli uomini. Per cui ogni vero lavoro in questo ambito conduce assolutamente nel sociale. Appunto per tale motivo una cosciente collaborazione con il Signore del Karma può iniziare soltanto in una piccola comunità di uomini, per afferrare a poco a poco sempre più estesi strati dell’umanità.200

 

• Come mediante la descritta trasformazione di se stesso

l’uomo è in grado di superare a poco a poco la causalità nella natura,

così mediante la sua collaborazione con il Signore del Karma può giungere a ciò anche in questo ambito.

• Per ciò il Karma, da una legge di ferrea necessità che provoca il giusto pareggio nel destino individuale dell’uomo,

diventa una nuova azione di grazia, alla quale ognuno può cooperare dalla propria libertà.

 

Infatti, che cosa è la vera grazia?

In una conferenza Rudolf Steiner ne dà la seguente definizione:

▸ «Nel senso cristiano, la grazia è la facoltà dell’anima

di compiere il bene per virtù della propria interiorità» (O.O. 103, 22.5.1908).201

 

Corrispondentemente la descritta collaborazione con il Signore del Karma, nella quale dalla libertà dell’uomo viene prodotto il maggior possibile bene per tutto il mondo, diventa la nuova grazia nell’ambito del Karma.

 

Il superamento della legge202 disposto dal Cristo sulla collina del Golgota,

a partire dal nostro tempo si estende anche a tutti i rapporti sociali karmici tra gli uomini,

per creare un nuovo ordine karmico nel senso del Cristo con la loro libera cooperazione,

affinché esso possa diventare l’espressione della grazia e non della legge.203

 

• Sopra è già stato menzionato che il lavoro al superamento della causalità avviene non solo nell’uomo (Karma),

ma anche in «tutto il mondo», vale a dire sino entro la natura esteriore.

Nella natura tuttavia le forze della causalità agiscono come vere e proprie forze della morte.

Per ciò il loro superamento è nel contempo l’inizio del generale superamento della morte.

 

In questo processo si tratta in effetti della partecipazione dell’uomo alle forze di resurrezione del Cristo,

che donano la vita eterna.

Queste possono poi essere portate anche nella sfera del sociale,

nella quale si rivelano altresì quale corrente della vita che supera la morte.

 

Nella conferenza sull’eterizzazione del sangue

Rudolf Steiner non parla soltanto della già menzionata «corrente intellettuale» 

che sale dal cuore al capo dell’uomo,

ma anche della corrente opposta, che dai dintorni spirituali dell’uomo

penetra nella sua testa e può riversarsi nel suo cuore.

 

Rudolf Steiner definisce questa corrente, contrariamente alla prima, la corrente «morale-eterica».

Essa indica la direzione nella quale l’uomo riceve le intuizioni morali dal mondo spirituale.

Corrisponde anche alla via sulla quale oggi Michele vorrebbe entrare nei cuori degli uomini.

 

▸ «Michele, che dal Sole tendeva alla Terra per coloro che vedono lo Spirito nel cosmo,

vuole in futuro eleggere la sua sede nei cuori, nelle anime degli uomini» (0.0. 240, 21.8.1924).

 

Con le forze di questa corrente macrocosmica, scendendo in questo modo, Michele vuole estendere la sua potenza

dalla testa al cuore dell’uomo, dove egli vuole manifestarsi nell’uomo come Sole interiore.204

 

Prima di passare alla terza forza dell’anima dell’uomo, al sentire, dobbiamo confrontare brevemente le due direzioni descritte prima.

 

Come abbiamo visto,

• nel primo caso si tratta di portare la volontà nell’attività pensante.

La conseguenza di ciò è il raggiungimento del grado del pensare puro

nel senso della prima parte de La filosofia della libertà.

Soltanto in un tale pensare la vera libertà può diventare esperienza interiore dell’uomo.

 

• Nella seconda direzione si tratta di immergere il pensare nella sfera della volontà,

con cui viene generato nell’uomo l’amore puramente spirituale

quale fondamento dell’operare nel senso della seconda parte de La filosofia della libertà.

 

Entrambe insieme, quale libertà e amore, costituiscono il futuro essere dell’umanità quale decima gerarchia.

Per questo motivo il libro La filosofia della libertà è il grande Maestro del futuro dell’umanità.205

Queste due direzioni evolutive, da un altro punto di vista,

possono essere definite quale sviluppo della nuova chiaroveggenza e conseguimento della moderna iniziazione.

 

• Negli antichi Misteri esse erano separate l’una dall’altra

• e nei Nuovi Misteri devono essere collegate l’una con l’altra in un grado superiore.206

Esse comprendono anche le due vie attuali al Cristo,

• delle quali l’una conduce al vederLo nella figura eterica

• e l’altra al superamento delle forze della morte nella moderna iniziazione,

possibile soltanto mediante il cosciente collegamento con il Mistero del Golgota

e, quale conseguenza di esso, con il Cristo agente nell’aura spirituale della Terra.

 

Nel primo Goetheanum (e anche nel secondo)

queste due direzioni sono rappresentate nei motivi centrali della vetrata rosa Nord e Sud.

 

• Sulla prima vediamo il volto del Cristo eterico,

che dalla germogliante e germinante natura appare all’uomo nell’immaginazione,

che viene accompagnato a questo incontro dal suo Angelo Custode.

 

 

 

 

Dietro si vede la figura di un Doppio umano, appena percepibile,

il quale agisce nell’uomo soprattutto a causa dell’intelligenza morta,

ma che possiede anche la forte volontà (vedi O.O. 178,16.11.1917)

di distogliere l’uomo da tale apparizione superiore.

 

Nei motivi laterali è rappresentata la meta dell’epoca, che viene introdotta con il ritorno del Cristo eterico.

Le forze di opposizione, Lucifero e Arimane, devono non solo essere portate in equilibrio,

ma devono anche a poco a poco essere condotte alla redenzione.

• Questo tuttavia può avvenire soltanto mediante gli uomini che hanno accolto in sé l’Impulso-Cristo.207

Il Cristo tuttavia nel compimento di questo compito precede gli uomini, come illustrato nei menzionati motivi.

La forza che dal Mistero del Golgota è fluita in tutta l’evoluzione della Terra ne costituisce l’incrollabile fondamento.

 

• Sulla vetrata Sud è rappresentato il processo della moderna iniziazione.

 

 

 

 

L’uomo è seduto, immerso nella meditazione,

con la quale devono essere superate le forze della morte nel suo organismo.

Questo è indicato dal teschio al suo fianco, che si trova già al di fuori del suo corpo.

Per tale superamento, egli ha tuttavia bisogno del collegamento con l’entità del Cristo,

vale a dire con le forze di resurrezione, che sono fluite nell’evoluzione dell’umanità mediante il Mistero del Golgota.

Così davanti a lui appare il Cristo nell’intuizione,

che unisce nel Suo essere, nella Sua gloria cosmica, tutte le forze delle stelle, del Sole e della Luna.

 

Nei motivi laterali è rappresentato il segreto della trasformazione della materia.

• Ciò che una volta era portatore della morte, dopo il superamento della causalità che la domina,

mediante le forze di resurrezione diventa trasparente per lo Spirito.

• Dove prima salivano i teschi quale simbolo della morte, ora appaiono gli elevati esseri spirituali.

«E l’edificio diviene uomo» – così è chiamato il motivo di questa vetrata.

Indica il futuro in cui l’uomo, attraverso il potere del Logos in sé,

diverrà creativo nell’universo sino alla trasformazione della materia stessa.

 

Nello sfondo di queste rappresentazioni possiamo presagire la parola del Cristo:

«Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo riedificherò» (Gv 2,19).

Ciò che per il Cristo furono questi tre giorni tra il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua,

per l’umanità significa l’intera evoluzione del mondo attraverso i futuri eoni di Giove, Venere e Vulcano.208

In verità questi sono i tre giorni universali dell’umanità, per raggiungere la meta,

presentata ad essa mediante il Mistero del Golgota quale nuova religione degli Dei.209

 

• Come nell’intensificazione del pensare mediante la volontà si tratta soprattutto della via cosciente al mondo spirituale,

• così, portando il pensare nella sfera della volontà, si tratta di generare una nuova vita.

Questa nasce nell’uomo,

poiché egli ha compenetrato la sua volontà al di là della Soglia con la forza del Cristo nel modo descritto.

Così il pensare e il volere compenetrati dal Cristo

costituiscono il fondamento per la nuova coscienza dell’uomo alla Soglia del mondo spirituale.

 

Al centro, tra il pensare e il volere, si trova il sentire.

Anche questo deve essere cristificato alla Soglia o, in altre parole, diventare una forza che oggi conduce altresì al Cristo.

 

Rudolf Steiner descrive come ciò avviene nella conferenza del 16 ottobre 1918 dal titolo significativo «Come posso io trovare il Cristo?» (O.O. 182).

Qui Rudolf Steiner descrive come le anime che si incarnano oggi, già secoli prima nel mondo spirituale prima della loro nascita hanno accolto in sé ima sorta di immagine del Mistero del Golgota.

▸ «Gli uomini odierni, quando si incarnano nel mondo fisico, portano tutti con sé qualcosa che è un riverbero del Mistero del Golgota, un’immagine riflessa di quel che si sperimentava nel mondo spirituale secoli dopo il Mistero del Golgota» (ibidem).

 

Quale conseguenza di questa esperienza,

tali anime portano in sé la grande tendenza a giungere a un’esperienza spirituale,

tuttavia nel contempo vivono anche una profonda impotenza

di raggiungere veramente tale meta di elevarsi allo spirituale.

 

Ma questa sensazione di impotenza è un segno sicuro che tali anime

si trovano direttamente davanti all’esperienza della Soglia al mondo spirituale

e sono come predestinate a oltrepassarla un giorno in piena coscienza.

Infatti, questa sensazione di impotenza ha la sua origine nel fatto

che le forze della morte, che in verità sono collegate soltanto con il corpo fisico,

nel corso dell’ulteriore evoluzione dell’uomo afferrano anche sempre più l’anima.

 

Sperimentando ciò interiormente,

l’uomo che porta in sé la descritta esperienza prenatale, l’impulso del Mistero del Golgota,

riceve la forte tendenza a difendersi da questa morte dell’anima che lo minaccia

e di rivolgersi allo Spirito con tutta la propria forza animica.

E se in questo modo dal più profondo abisso dell’impotenza interiore riesce un nuovo collegamento con lo Spirito

– nel quale coopera intensamente il riverbero del Mistero del Golgota che agisce nell’anima -,

allora l’uomo accoglierà nel suo sentire l’Impulso-Cristo e sperimenterà

una sorta di resurrezione interiore dall’esperienza dell’impotenza descritta.

 

Rudolf Steiner ne dà la seguente descrizione:

▸ «Quando invece possiamo sentire l’impotenza e il riaverci da essa,

allora abbiamo la fortuna di avere un reale rapporto con il Cristo Gesù».

Con ciò avviene «la liberazione dall’impotenza stessa, la resurrezione dell’anima nello Spirito» (ibidem).

• E colui che in questo modo per propria esperienza «può parlare dei due eventi:

dell’impotenza e della resurrezione da questa impotenza, parla della vera esperienza cristica.

• Egli allora si trova sulla via soprasensibile verso il Mistero del Golgota;

trova lui stesso le forze che stimolano certe forze soprasensibili e lo guidano al Mistero del Golgota» (ibidem).

 

Quanto detto può essere compreso anche nel seguente modo:

• In questo caso l’immagine riflessa del Mistero del Golgota portata con sé

viene innalzata nella coscienza diurna e diviene così il filo conduttore che conduce alla partecipazione

all’esperienza della realtà spirituale della resurrezione.

• In questa breve descrizione è contenuto l’intero Mistero della Soglia,

nel quale il Cristo stesso aiuta l’uomo a superare questa prova

e a entrare nel mondo spirituale con il suo sentire divenuto chiaroveggente.210

 

Nell’ulteriore corso della conferenza Rudolf Steiner collega questa esperienza con l’esperienza dell’essere della verità. In un breve capoverso egli pronuncia la parola verità sette volte, raggiungendo così una straordinaria densità nella rappresentazione di questo tema.

 

• Qui si tratta della «grande esperienza dell’impotenza

e del risorgere dall’impotenza» in riguardo alla «verità divina» (ibidem),

che deve essere riconosciuta dagli uomini, e con ciò

della possibilità di esprimere le verità superiori dell’indagine spirituale.

In altre parole:

Qui si tratta di come l’uomo può conseguire in sé nel suo sentire purificato

il sentimento della verità come nuovo organo di percezione per l’entità del Cristo, quale vittoria sull’impotenza.

 

Nel cercare di avvicinarsi all’entità del Cristo con questo sentimento quale nuovo organo di conoscenza,

l’uomo viene a conoscenza di un segreto decisivo riguardo l’essere della verità.

Con l’apparizione del Cristo alla svolta dei tempi, da un «Cosa» questo diventa un «Chi»!

Infatti, il Cristo è il primo e unico essere sulla Terra che ha potuto dire di sé: «Io sono … la verità» (Gv 14,6).

 

A questo superiore, ossia essenziale rapporto con la verità non si giunge tuttavia con l’ordinario pensare della testa,

che rimane sempre fisso al «Cosa» della questione.

All’essere vivente della verità si può giungere soltanto con lo sviluppo conseguente

di ciò che Rudolf Steiner definisce il pensare del cuore.

E questo pensare con il cuore poi possiede una qualità particolare.

• Esso può afferrare direttamente il contenuto di verità di ogni situazione, senza riflessione dell’intelletto,

come non ne hanno bisogno gli organi di percezione nell’organismo umano.

 

▸ «Infatti, se qualcosa è vero o sbagliato, se si ha da dire questo o quello di una cosa,

oppure di un fatto dei mondi superiori, per questo non sono necessarie le riflessioni

come nel pensare ordinario, bensì esso si rivela direttamente.

• Appena si ha davanti a sé la cosa o il fatto,

si sa anche che cosa si ha da dire in merito a se stessi e agli altri.

Tale immediatezza è la caratteristica del pensare del cuore» (0.0. 119, 29.3.1910).

 

E poi Rudolf Steiner aggiunge che tutto ciò che in modo sicuro, vale a dire corrispondente alla verità, può essere indagato nel mondo spirituale, è appunto stato trovato in questo modo:

▸ «Le vere rappresentazioni dei mondi superiori emergono da un tale pensare del cuore, anche se esteriormente spesso appare come se fossero dibattiti logici.

… Così dobbiamo abituarci, anche se udiamo le più profonde verità del cuore nella forma di pensiero, a vedere appunto in questa soltanto la forma dietro alla quale guardiamo al contenuto» (ibidem).

 

Dopo le grandi antiche civiltà che mediante i Misteri vennero ancora guidate dal mondo spirituale, con il sorgere della filosofia nell’antica Grecia, per la prima volta la verità divenne «Cosa», oggetto dell’indagine intellettuale umana. Soprattutto Socrate e la sua Scuola cercavano di conoscere la verità su di una via di pensiero razionale e persino di darne una dimostrazione logica.

Con ciò avvenne la decisiva separazione tra il mondo fisico-sensibile e il mondo spirituale.

Infatti, in quest’ultimo la verità continuò a rimanere – come lo era dai primordi – il «Chi», rappresentata sempre da concrete entità spirituali che, quali intelligenze cosmiche, possiedono un ordine gerarchico e rappresentano con ciò i diversi gradi della verità.

 

• Con l’apparizione del Cristo questo principio archetipico del mondo spirituale venne realizzato direttamente sulla Terra. Come prima soltanto tra le entità spirituali, ora la verità stessa apparve in modo corporeo in figura umana quale Uomo tra gli uomini. Per vivere questo decisivo passaggio non in modo astratto-intellettuale ma come esperienza interiore, oggi l’uomo deve sviluppare nella propria anima un particolare sentimento di verità, poiché questo può dargli la possibilità di sperimentare la verità quale «Chi». Perciò anche in questo campo diventa necessario trovare il passaggio dall’impotenza al risorgere da essa.

 

Infatti, l’impotenza riguardo la verità viene vissuta come tale

finché l’uomo riconosce questa soltanto come «Cosa»

e deve fermarsi all’eterna tendenza ad essa, che non potrà mai essere portata a compimento.

• Invece nell’innalzarsi dal «Cosa» al «Chi» in riguardo alla verità, il risorgere dall’impotenza è possibile.

Questa è nel contempo la vera esperienza alla Soglia.

Infatti, in nessun altro luogo l’uomo vive l’impotenza interiore così come la vive avvicinandosi alla Soglia.

 

Se egli è in grado di collegare questa esperienza alla Soglia con l’esperienza del Cristo,

allora sperimenta la successiva entrata nel mondo spirituale come una vera resurrezione del suo essere superiore

dagli involucri della bassa natura che prima lo oscurava e lo rendeva impotente.

 

Solo nell’essere che come unico ha il diritto di pronunciare le parole «Io sono la verità»,

l’uomo può sperimentare la sorgente della verità assoluta e con ciò il compimento della sua tendenza alla verità.

 

Nella terminologia de La filosofìa della libertà ciò significa

giungere alla sorgente di tutte le pensabili intuizioni morali,

che ora non vanno più cercate nell’intera dimensione del mondo spirituale,

ma si erano una volta concentrate in un uomo concreto, nel Cristo Gesù,

e per cui possono essere trovate già sulla Terra da ogni uomo che mediante il suo sentimento di verità

trova l’accesso all’essere del Cristo nella propria anima.211

In questo modo il sentimento dell’uomo può essere compenetrato dall’Impulso-Cristo anche al di qua della Soglia.

 

Il fatto che Rudolf Steiner nella conferenza citata porti questa esperienza della verità in relazione con l’esposizione delle verità scientifico-spirituali ci rivela un’ulteriore prospettiva in riguardo alla qui descritta ricerca della verità. Allora, per l’uomo che ha sviluppato in sé questo sentimento della verità quale diretto effetto del suo pensare del cuore, l’intero contenuto della Scienza dello Spirito diventa un nuovo linguaggio di verità, con il quale l’uomo odierno si può rivolgere al Cristo eterico.

 

Alla fine della conferenza del 6 febbraio 1917 Rudolf Steiner descrive questa caratteristica dell’Antroposofia in parole particolarmente commoventi. Il punto qui inteso della conferenza culmina poi con l’appello di Rudolf Steiner agli antroposofi che lo ascoltavano:

▸ «Cerchiamo di impadronirci della Scienza dello Spirito come di un linguaggio,

e non solo come di una dottrina, e aspettiamo fino a che in quel linguaggio

troviamo le domande che possiamo rivolgere al Cristo.

Egli risponderà; si Egli risponderà!» (O.O. 175; corsivo di Rudolf Steiner).212

 

Da queste parole consegue che se l’uomo si accosta allo studio dell’Antroposofia non solo con le forze intellettuali della sua testa, bensì con tutto il calore del suo sentire, e del suo cuore, così che a poco a poco il suo cuore divenga in lui un organo di conoscenza della verità, allora questi contenuti si trasformano per lui in un nuovo linguaggio, vale a dire in una sorgente di ispirazioni che lo conduce a un profondo collegamento con l’essere del Cristo nel presente. Per ciò l’uomo sarà sempre più in grado di parlare non dell’Antroposofia, bensì dall’Antroposofia. Allora per lui i contenuti di essa sono diventati una incrollabile verità, anche se non riesce ancora a verificarli tutti dalla sua propria esperienza spirituale.

 

In alcune conferenze dell’anno 1923, quando Rudolf Steiner lavorava già alla preparazione del Convegno di Natale, egli parlò dell’essere Antroposofìa quale «essere vivente» del mondo spirituale, nei confronti del quale gli antroposofi devono avere «la più grande responsabilità pensabile» (O.O. 258, 16.6.1923).

E durante il Convegno di Natale stesso egli chiamò questo essere con il suo nome spirituale Anthroposophia, quale odierna inviata della cosmica Sofia.213 Così, nel nostro rapporto con lei può essere altresì esercitato il descritto passaggio da «Cosa» a «Chi».

 

Infatti, soltanto quando l’Antroposofia in noi

da un insegnamento diventa un reale essere spirituale che ▸ «bussa alla porta del nostro cuore … e dice:

Fammi entrare, poiché io sono te stesso; io sono la tua vera entità umana!»214,

unicamente allora l’abbiamo in verità afferrata anche in modo vivente.

 

E ispirata e compenetrata da Anthroposophia,

la Scienza dello Spirito può diventare per noi quel linguaggio nel quale oggi – come descritto sopra –

possiamo rivolgere le più importanti domande del presente direttamente al Cristo eterico.

 

Tutti i tre descritti avvicinamenti all’entità del Cristo

li troviamo realizzati nella composizione artistica del primo Goetheanum.

 

Come già presentato,

• nella vetrata rosa Nord troviamo l’incontro dell’uomo con il Cristo eterico;

• nella vetrata rosa Sud, appare l’esperienza del Cristo quale Signore del Karma sulle altezze della moderna iniziazione.

L’intero trittico è nel contempo la manifestazione artistica della parola: «Nel Cristo vivrà la morte».

• E al centro, nel lato Est della cupola piccola, (se il primo Goetheanum avesse potuto essere completato)

doveva esserci il gruppo ligneo nel quale, tra molto altro che porta ad espressione,

è rappresentato anche il descritto processo dell’esperienza di impotenza

quale conseguenza della morte dell’anima iniziale

e il ripristino dall’impotenza mediante l’incontro con l’entità del Cristo.

 

Quando ci si trova davanti a questa eccezionale scultura, è possibile sperimentarla consistente in due motivi:

• al centro si trova il Rappresentante dell’umanità con le forze di opposizione

che fuggono da Lui, che non riescono a sopportare la Sua vicinanza.

• A sinistra c’è un motivo laterale, in cui Lucifero dall’alto e Arimane dal basso si danno la mano,

causando con ciò la morte del centro del cuore nell’uomo e così la distruzione della sua anima.215

 

Questo motivo laterale ci mostra la vera e propria origine dell’impotenza,

che sperimentiamo in noi nei confronti dello Spirito, quale conseguenza del peccato originale,

che si trova nel nostro corpo fisico e continua ad agire.

 

• Nel motivo centrale invece abbiamo esattamente

ciò che Rudolf Steiner descrive come «il risorgere dall’impotenza»

e definisce «la fortuna» di poter incontrare il Cristo quale donatore della resurrezione interiore dell’anima.216

• In questo modo troviamo inserite misteriosamente nel pensiero artistico architettonico del primo edificio

tutte tre le vie attuali al Cristo, mediante il pensare, il sentire e il volere.217

 

Riassumendo possiamo dire:

• cristificando il pensare raggiungiamo la percezione immaginativa del Cristo eterico.

• Cristificando il sentire, l’Antroposofìa diviene un dialogo ispirativo con l’entità del Cristo.

• E cristificando la volontà, mediante le intuizioni del Signore del Karma

l’uomo può diventare il suo collaboratore nella futura creazione sociale dell’umanità.

 

Così, il moderno cammino al Cristo qui descritto

conduce dalla contemplazione della Sua figura eterica a un dialogo interiore con Lui,

e poi alla cosciente cooperazione all’adempimento delle mete

che Egli ha in riguardo all’ulteriore evoluzione della Terra e dell’umanità.

 

Questi tre gradi di avvicinamento al Cristo oggi sono collegati anche con le tre facoltà dell’uomo,

delle quali egli si appropria ancora da piccolissimo bambino – prima del risveglio del suo Io individuale –

e nelle quali coopera la forza del Cristo, trasmessa

• dalle Arcai nell’ergersi e imparare a camminare,

• dagli Arcangeli nell’imparare a parlare

• e dagli Angeli nell’imparare a pensare.218

 

• Ne consegue tuttavia che nella contemplazione del Cristo eterico sono attivi soprattutto gli Angeli,

e questo viene confermato dal fatto che il Cristo stesso oggi si manifesta dalla loro sfera.

Infatti, la nuova coscienza chiaroveggente, necessaria per l’esperienza del ritorno del Cristo,

ha quale sua sorgente il secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile,

che ha avuto luogo «nella sfera degli Angeli» (vedi O.O. 152, 2.5.1913).219

 

• In modo simile un dialogo con il Cristo è possibile soltanto con la mediazione degli Arcangeli,

poiché questi – come oggi avviene già nella Scienza dello Spirito – vivificano il linguaggio degli uomini

in modo che possa aver luogo un reale dialogo con il Cristo nel mondo spirituale.220

 

•  E se nel terzo grado vogliamo divenire collaboratori del Cristo quale Signore del Karma,

allora abbiamo bisogno della forza di ergersi delle Arcai

e soprattutto dell’aiuto dell’Arché guida del nostro tempo, Michele,

che oggi attraverso l’Antroposofia ha dato agli uomini una nuova manifestazione del Karma,

affinché possano agire in modo cosciente con il Cristo sul campo del Karma.221

 

Nel libro La guida spirituale dell’uomo e dell’umanità, nel quale Rudolf Steiner si esprime in forma scritta sul ritorno eterico del Cristo, egli parla anche di come, dopo il Mistero del Golgota, le tre categorie di Spiriti della terza gerarchia – Arcai, Arcangeli e Angeli – giunsero sotto la guida del Cristo per continuare a guidare l’umanità sulla Terra nel senso di Esso (vedi O.O. 15, capitolo III).

Sono specialmente queste entità gerarchiche, che nella Meditazione della Pietra di Fondazione vengono definite «Spiriti delle anime», perché sono soltanto loro a poter influenzare direttamente l’interiorità dell’uomo, e per ciò sono anche partecipi al ritorno eterico del Cristo (le gerarchie superiori sono troppo possenti per l’anima dell’uomo).

Corrispondentemente, esse rappresentano l’aspetto immaginativo, ispirativo e intuitivo dell’apparizione del Cristo e portano nell’umanità gli impulsi derivanti da essa.

 

Mediante questi Spiriti l’uomo nella sua vita futura può sperimentare coscientemente anche la forza del Cristo che agisce dietro il suo pensare, parlare e camminare eretto e corrisponde esattamente ai tre aspetti del ritorno eterico del Cristo.

• Negli Atti degli apostoli, nella descrizione dell’incontro del Cristo di Paolo davanti alle porte di Damasco, è altresì possibile distinguere con chiarezza questi tre principali elementi: La figura del Cristo, le Sue parole e l’aura di luce che Lo avvolge.222

• Troviamo gli stessi tre elementi anche nella descrizione del ritorno eterico del Cristo mediante la veggente Teodora nel Quadro primo del Mistero Drammatico «La porta dell’iniziazione» (0.0. 14). Anche là si tratta di un’apparizione consistente in un’immagine, in parole e nello splendore di luce223 derivanti dalla forza del Cristo e che agiscono nel profondo inconscio del bambino piccolo mentre impara a ergersi, a parlare e a pensare (vedi 0.0. 15, capitolo I).

 

Con ciò è richiamato ancora un lato del tutto diverso della cristificazione del pensare, sentire e volere sul sentiero dell’iniziazione, che consiste nel divenire a poco a poco coscienti delle tre forze che agiscono nel bambino piccolo in modo inconscio, e per ciò anche della triplice attività del Cristo nel nostro tempo.

 

Nel senso di quanto detto prima in questo capitolo, qui possiamo riconoscere tre mete

che devono essere raggiunte corrispondentemente nel pensare, sentire e volere

sulla via verso la Soglia del mondo spirituale,

se il passaggio di essa deve condurre all’incontro con il Cristo.

 

• Alla prima meta ci conduce la via della trasformazione del pensare,

come già caratterizzato ne La filosofia della libertà.

• Alla seconda meta ci avviciniamo con lo sviluppo del sentimento della verità,

che viene raggiunto mediante lo studio della Scienza dello Spirito

e soprattutto nel suo compendio, nel libro La scienza occulta.224

• La terza meta è collegata con la metamorfosi delle forze della volontà.

Qui si tratta del fatto che attraverso il lavoro degli uomini al loro comune Karma

nel senso del Cristo quale Signore del Karma,

possa essere portata una nuova vita superiore nella comunità sociale.

 

Il fondamento per raggiungere questa meta venne posto da Rudolf Steiner

già durante il Convegno di Natale e nelle successive conferenze sul Karma.225

Per ciò le tre parole chiave di tutta la rappresentazione si congiungono: la via, la verità e la vita,

che nel contempo rappresentano tre diversi accessi all’essere del Cristo

e danno la possibilità all’Io umano di tenere il pensare, sentire e volere

al di là della Soglia mediante la forza del Cristo e di poterli congiungere in modo nuovo.

 

• Ancor più, quando nel modo descritto la via, la verità e la vita risplendono veramente nell’anima dell’uomo,

allora non sono altro che il nuovo pensare, sentire e volere dell’uomo, nei quali ora vive e agisce il Cristo stesso.

• E se in questo modo si rende possibile la cristificazione del pensare, sentire e volere,

allora l’Io dell’uomo ad essi collegato può innalzarsi ad un grado superiore di evoluzione spirituale.

 

Nella parola del Cristo che riassume tutti questi processi,

il messaggio della via, della verità e della vita è preceduto dal divino «Io-Sono» o l’Io Universale del Cristo:

«Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6).

Questo significa che colui il quale nel senso di questa esposizione realizza

la via nel proprio pensare, la verità nel proprio sentire e la vita che supera la morte nel proprio volere,226

con ciò è pronto ad accogliere nel proprio Io il divino «Io Sono» del Cristo.

 

Vale a dire, oggi si tratta di rivolgerci coscientemente

a ciò che Rudolf Steiner definisce la meta di tutta la sua Scienza dello Spirito per il presente e il futuro:

▸ «Se le nostre anime lasceranno che la Scienza dello Spirito

le sproni a comprendere simili segreti, se approfondiranno questa comprensione,

allora diverranno mature a sufficienza per conoscere, guardando al Santo Calice,

il Mistero dell’Io-Cristo, di quell’io eterno nel quale ogni Io umano può trasformarsi.

 

È qui, questo Mistero – purché gli uomini si lascino chiamare dalla Scienza dello Spirito

a intenderlo come fatto reale, per accogliere, guardando al Santo Gral, l’Io-Cristo.

Perché ciò avvenga, è necessario che quanto si è compiuto in questo Mistero

sia inteso, sia riconosciuto, come fatto reale.

 

Ma, quando gli uomini saranno sempre più preparati ad accogliere l’Io-Cristo

[e una forma di tale preparazione venne rappresentata qui dall’essere della disciplina occulta antroposofica],

l’Io-Cristo si riverserà sempre più nelle loro anime,

che evolveranno allora in direzione del loro grande modello, del Cristo Gesù.

Soltanto così gli uomini impareranno a capire in che senso il Cristo Gesù sia il grande modello dell’umanità»

(O.O. 109, 11.4.1909; corsivo di Rudolf Steiner).

 

Già ne La filosofia della libertà è riconoscibile il primissimo orientamento a questa meta.227

La sua piena configurazione tuttavia giunge soltanto nel libro La scienza occulta, che venne scritto nello stesso anno in cui Rudolf Steiner iniziò a parlare del Mistero di come queste immagini riflesse dell’Io del Cristo sono conservate per gli uomini nella Coppa del Gral e attendono di essere distribuite oggi tra gli uomini.

In questo senso, le parole che in certo qual modo contrassegnano la culminazione di tutto il libro, ottengono il loro pieno significato:

▸ «Chi impara a penetrare la profonda essenza di questo simbolo [del Gral],

quale viene narrato nel racconto e nella leggenda, si accorge che esso

rappresenta in modo significativo la natura di ciò che abbiamo chiamato

la conoscenza della nuova iniziazione con il Mistero del Cristo al centro.

Gli iniziati moderni possono essere perciò chiamati ‘iniziati del Gral’.

La via verso i mondi soprasensibili, di cui abbiamo descritto in questo libro i primi gradini,

conduce alla ‘Scienza del Gral’» (0.0. 13, pag. 330).

 

Per ciò l’intero contenuto di questo libro, che ha in sé le linee generali dell’Antroposofia nel suo complesso,228 e nel cui centro, come un filo rosso, si trova la rappresentazione dello sviluppo dell’Io umano, è orientato a questo moderno Mistero del Gral.

E colui che percorre conseguentemente questo cammino occulto della «Scienza del Gral», giungerà all’esperienza riassunta da Rudolf Steiner nel seguente modo:

▸ «In tal modo il discepolo viene iniziato in quel sublime Mistero che è connesso al nome del Cristo.

Il Cristo gli si rivela come il ‘grande esempio che l’uomo deve seguire sulla Terra» (0.0. 13, pag. 320).

 

Questa percezione del Cristo quale grande esempio da seguire sulla Terra,

è esattamente il grado che corrisponde nelle parole sopra citate

all’accogliere l’immagine riflessa dell’Io del Cristo dalla Coppa del Gral.

Infatti, così l’allievo dello Spirito potrà riconoscere per propria esperienza

«in che modo il Cristo Gesù sia il grande esempio per l’umanità» (0.0. 109,11.4.1909).

 

In entrambi i casi, dietro l’indicazione rivolta al Cristo quale più grande esempio per l’umanità

sta la stessa realtà che consiste nella congiunzione dell’Io del Cristo con l’Io dell’uomo

nel senso della parola «Non io, ma il Cristo in me».229

 

Chi ha percorso nel modo qui descritto la preparazione a questa congiunzione essenziale dell’Io con il Cristo

nel proprio pensare, sentire e volere, ossia i gradi della via, della verità e della vita,

è prescelto a presentarsi dinanzi al Cristo risorto.

Per ciò egli può sperimentarLo, come descritto da Rudolf Steiner nelle seguenti parole:

 

▸ «Coloro che saranno ispirati dall’Io-Cristo,

coloro che ne saranno compenetrati, i cristiani del futuro, capiranno anche dell’altro.

Comprenderanno ciò che finora è stato compreso solo dagli illuminati.

Comprenderanno non solo il Cristo che è passato attraverso la morte,

ma anche il Cristo dell’Apocalisse, il Cristo trionfante, che risorge nel fuoco spirituale,

il Cristo che è stato preannunciato …,

quel Cristo che innalza con sé tutti gli uomini alla destra del Padre» (0.0. 109, 11.4.1909).

 

Agli «illuminati» ai quali fino allora era concesso accogliere l’immagine riflessa dell’Io del Cristo soltanto nei gradi superiori dell’iniziazione, appartenevano come primi Christian Rosenkreutz nel XVI secolo (vedi 0.0. 109, 28.3.1909) e nella nostra epoca di Michele Rudolf Steiner mediante la sua iniziazione alla fine del XIX secolo.230

 

Così, a partire dal nostro tempo, con la fondazione dell’Antroposofia quale Scienza del Gral,

questa triplice via al Cristo nel senso della Parola «Io Sono la via, la verità e la vita»

diventa accessibile a tutti coloro che cercano lo Spirito.

 

Per darne la possibilità,

• dal suo pensare cristificato Rudolf Steiner ha scritto La scienza occulta,

• e dal suo sentire cristificato rese poi visibile tutto il suo contenuto

nel pensiero architettonico e nelle forme artistiche del primo Goetheanum, quale moderno tempio del Gral.

• Alla fine, durante il Convegno di Natale, dalla sua volontà cristificata,

nel Mistero della Posa della Pietra di Fondazione della Società Antroposofica Universale,

egli dispose una nuova formazione di comunità tra gli uomini,

per portare loro incontro l’essere dell’odierno Gral micheliano.231

 

• Quale moderno iniziato cristiano Rudolf Steiner

potè raggiungere questa essenziale congiunzione con il Cristo da Io a Io,

ed essere di esempio agli uomini nel derivante agire del Cristo

nel suo proprio pensare, sentire e volere, quale via, verità e vita.

Con ciò egli rese possibile questo triplice rapporto con il Cristo nel presente,

quale moderna via al Cristo per ogni uomo di buona volontà.

 

Ma il fondamento di conoscenza per questo è costituito dall’intera Antroposofia.

Quando accogliamo l’Antroposofia nel nostro Io quale via, verità e vita,

allora il Cristo inizia ad agire in noi.

Allora prepariamo il nostro Io ad accogliere l’impronta del Suo Io.

• Ciò divenne possibile nel nostro tempo perché il cristianesimo stesso ha raggiunto il grado dell’Io.

 

▸ «L’evoluzione del cristianesimo è passata attraverso le fasi evolutive

del corpo fisico esteriore prima, poi del corpo eterico, poi ancora del corpo astrale, ed è arrivata fino all’Io.

Adesso occorre che, in questo Io, essa raccolga i Misteri e i segreti del cristianesimo stesso.

Adesso si deve poter fare dell’Io l’organo di ricezione del Cristo» (O.O. 109, 15.2.1909).

 

E per questo grado dell’Io del cristianesimo è appunto caratteristico

che a poco a poco gli uomini diventino capaci di accogliere l’immagine riflessa dell’Io del Cristo.

Affinché ciò riesca veramente, è necessaria la Scienza dello Spirito, che indica una via interiore a questa meta.

Con ciò l’Antroposofia è il fondamento del cristianesimo del futuro.

 

 


 

Note:

191 – Il seguente testo è una relazione dell’autore della conferenza dal titolo «Le esperienze dell’agire del Cristo oggi», da lui tenuta per la prima volta a Colmar e in seguito in diversi altri luoghi. Per le numerose richieste degli ascoltatori e il rapporto tematico con il contenuto di questo libro, la conferenza appare qui nell’elaborazione scritta.

192 – Cit. in O.O. 28, cap. V.

193 – Nell’ulteriore caratterizzazione del pensare che dà forma, Rudolf Steiner dice ancora che esso si rafforza mediante i relativi esercizi scientifico-spirituali, sino alla percezione del panorama eterico di tutta la vita terrena trascorsa, che può ricondurre sino alla nascita (vedi O.O. 79, 26.11.1921).

194 Vedi dettagli nel capitolo 2.

195 – In Eduard von Hartmann abbiamo un esempio classico. Vedi il suo commento marginale su La filosofia della libertà, pubblicato nell’O.O. 4a.

196 – Da quanto detto risulta che Goethe, senza accorgersene esattamente, mediante la sua eccezionale disposizione animica si trovava in una particolare condizione eccezionale, per cui giunse all’idea della protopianta.

197 – Vedi O.O. 202, 19.12.1920. In riguardo a ciò bisogna distinguere con chiarezza l’amore puramente spirituale quale suprema forza creatrice dell’uomo, da ciò che in generale si collega con il sentimento. Possiamo riferirlo anche all’intera evoluzione del mondo. Così, ciò che l’uomo oggi porta in sé, quale volontà, secondo la sua origine spirituale venne già predisposto sull’antico Saturno. Nello stesso senso l’origine del sentire umano deriva dall’antico Sole, l’origine del pensare dall’antica Luna e il vero amore nasce quale dono degli Spiriti della forma soltanto sulla Terra (vedi O.O. 121, 11.6.1910).

198 – Nella conferenza del 7 ottobre 1911 (O.O. 131) Rudolf Steiner indica che la vera e propria attività del Cristo quale Signore del Karma avrà inizio alla fine del XX secolo. Letteralmente egli dice: «Nel corso del ventesimo secolo, verso la fine del ventesimo secolo, … si presenta il fatto importante che il Cristo diventa il Signore del Karma per l’evoluzione dell’umanità.» – Ma ciò non esclude assolutamente che la preparazione spirituale a questo nuovo compito del Cristo sia già iniziata con la Sua apparizione nel corpo eterico (a partire dagli anni Trenta del XX secolo).

199 – Il «contesto universale» in cui si trova il Mistero del Golgota comprende l’intera evoluzione dall’antico Saturno a Vulcano e va persino oltre. Vedi in merito S. O. Prokofieff, Il Mistero della resurrezione alla luce dell’Antroposofia, cap. II, «La Pasqua, l’Ascensione e la Pentecoste alla luce dell’Antroposofia», Widar Edizioni 2010.

200 – In ciò si trova l’essenziale motivo esoterico e nel contempo il compito della Società Antroposofica Universale fondata durante il Convegno di Natale 1923/24, alla quale appunto per questo vennero affidati da Rudolf Steiner i contenuti delle conferenze sul Karma.

201 – Vedi anche O.O. 342, 15.6.1921.

202 – In merito Rudolf Steiner dice: «Nell’antichità vigeva la legge. Mediante il Cristo la legge è diventata grazia, mentre la legge viene innalzata dal proprio petto» (O.O. 97,30.3.1906). Anche in un’altra occasione Rudolf Steiner dice che, «il Cristo è il Dio che [dopo il Mistero del Golgota] può dominare anche nell’uomo e rendere possibile all’uomo di divenire il proprio legislatore nella grazia» (O.O. 54, 22.2.1906). Già ne La filosofìa della libertà Rudolf Steiner indica nella stessa direzione, p. es. quando scrive: «Non sento alcuna costrizione,… non quella dei comandamenti morali; voglio semplicemente realizzare quel che vive in me» (O.O. 4, cap. IX), ossia «ciò che il mio amore morale stesso riconoscerà come legge» (ibidem). – E in un’altra occasione Rudolf Steiner mette persino in rilievo che un giorno su questa via verrà persino superato il Karma stesso. Di un vero Maestro egli dice: «Egli sta oltre il Karma» (O.O. 93a, 24.10.1905), anche se queste parole vanno prese soltanto come una direzione evolutiva e non in senso assoluto. Potremmo anche dire: Il Maestro supera le forze della causalità nel suo destino. Ma per questo egli ha bisogno del descritto rapporto con il Cristo.

203 – Quando Rudolf Steiner ne La filosofia della libertà scrive che l’uomo è libero soltanto quando compie le sue azioni per amore («Sono però io che agisco, solo se seguo il mio amore per l’oggetto.

… Non riconosco alcun principio esterno al mio agire, perché ho trovato in me la ragione dell’azione: l’amore per l’azione stessa», cap. IX), allora questa è già una chiara indicazione nella direzione di cui qui si tratta.

204 – In un’altra occasione Rudolf Steiner scrive: «Michele, che parlò ‘dall’alto’, può venir udito ‘dall’intima interiorità [dell’uomo]’, dove prenderà la sua nuova dimora» (Articolo «L’atteggiamento dell’anima umana prima dell’inizio dell’epoca di Michele», O.O. 26). – Siccome in seguito Rudolf Steiner parla di Michele come «di un Sole interiore» nell’uomo, ne consegue che egli prenderà la sua nuova dimora nel cuore dell’uomo. Infatti, il Sole interiore può risplendere soltanto nel cuore dell’uomo.

205 – In questo senso possiamo comprendere la risposta di Rudolf Steiner alla domanda di Walter Johannes Stein: «Fra millenni che cosa rimarrà della sua opera?»: «Nulla eccetto La filosofia della libertà.» (Dal «dialogo a L’Aia», pubblicato in W. J. Stein / Rudolf Steiner, Dokumentation eines wegweisenden Zusammenwirkens / Documentazione di un agire comune quale guida, Dornach 1985.)

206 – Rudolf Steiner scrive in merito: «Il compito particolare di creare un equilibrio fra i due princìpi della chiaroveggenza e dell’iniziazione si è imposto nei tempi più recenti alle potenze che dirigono l’umanità» (O.O. 15, cap. II).

207 – Nel nostro tempo già a molti uomini è possibile collaborare alla redenzione di Lucifero (vedi O.O. 110, 18.4.1909-11). La futura redenzione di Arimane invece oggi è possibile soltanto agli iniziati. Rudolf Steiner lo mette in rilievo nel monologo conclusivo di Benedetto alla fine del quarto Mistero Drammatico, Il risveglio delle anime, (O.O. 14).

208 – Vedi S. O. Prokofieff, Il Mistero della resurrezione alla luce dell’Antroposofia, cap. II, «La Pasqua, l’Ascensione e la Pentecoste alla luce dell’Antroposofia», Widar Edizioni 2010.

209 – Nella conferenza del 10 aprile 1914 (O.O.153) Rudolf Steiner parla della meta dell’evoluzione dell’umanità, quale religione degli Dei (gerarchie) nel mondo spirituale.

210 – Nel libro I gradi della conoscenza superiore, cap. «L’ispirazione» (0.0. 12), Rudolf Steiner descrive in modo dettagliato come il sentire può essere trasformato in un organo di percezione spirituale, che accoglie vere ispirazioni.

211 – Nelle seguenti parole Rudolf Steiner mette in rilievo il Mistero del passaggio dalla sorgente delle intuizioni morali provenienti dal cosmo (dal Sole) alla Terra con l’apparizione del Cristo su di essa: «Essi [gli antichi iniziati] si rappresentavano il Sole come un’entità spirituale. Gli iniziati pensavano a quest’entità spirituale [il Cristo prima della Sua discesa sulla Terra] come alla sorgente di tutta la moralità. Quella sorgente dunque di cui ho parlato nella mia Filosofìa della libertà, quella sorgente da cui vengono prese le intuizioni morali, che vengono prese entro la Terra [perché la loro sorgente cosmica – il Cristo – mediante il Mistero del Golgota si è congiunta con gli uomini]; le intuizioni che brillano ad opera degli uomini, che brillano grazie all’entusiasmo morale che può vivere negli uomini» (0.0. 202, 18.12.1920).

212 – Nel secondo capitolo questa citazione è riportata dettagliatamente.

213 – Vedi S. O. Prokofieff, La Celeste Sofia e l’essere Antroposofia, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE) 1997.

214 – O.O.231, 18.11.1923, pag. 142.

215 – In tale contesto è significativo che nel dipinto della cupola piccola – direttamente sopra la posizione del gruppo scultoreo – è rappresentato soltanto il motivo centrale (Cristo tra Lucifero e Arimane), senza il motivo laterale. Infatti, ciò che sulla Terra spetta ancora alla libera decisione dell’uomo (decidere tra la direzione dei due motivi), il Cristo stesso l’ha già deciso per il mondo mediante la Sua azione sul Golgota (tre croci nel dipinto).

216 – In più conferenze Rudolf Steiner definisce la possibilità perduta di entrare in rapporto con il Cristo sulla Terra come una grande sciagura nel destino umano (vedi p. es. 0.0. 182, 16.10.1918).

217 – Nel cammino di iniziazione, avvicinandosi alla Soglia, è possibile sperimentare la descritta impotenza e il ristabilimento da essa in tutti e tre gli ambiti: quale impotenza nel pensare, di riconoscere il mondo spirituale; quale impotenza nel sentire, di trovare la verità divina; e quale impotenza nel volere, di poter fare il bene nella vita. Ma nel modo qui descritto tutte le tre forme di impotenza possono essere superate nella propria anima dalla forza del Cristo.

218 – Vedi anche nel capitolo 3.

219 – Anche nella vetrata rosa Nord nel Goetheanum, dove è rappresentato rincontro con il Cristo eterico, l’uomo viene condotto a tale esperienza da un Angelo. (Vedi in questo capitolo.)

220 – Sul rapporto degli Arcangeli con il linguaggio umano, che oggi può essere vivificato dal Cristo, vedi O.O. 224, 13.4.1923.

221 – In questo capitolo viene inoltre caratterizzato il quarto grado della via descritta che conduce al Cristo, ed è collegato con l’Io dell’uomo. Esso ha anche un rapporto con l’ordine gerarchico del cosmo. Qui è intesa una particolare categoria delle Arcai o Spiriti della personalità, che all’inizio dell’evoluzione della Terra donarono agli uomini la sostanza dell’Io e oggi si trovano nel processo di divenire i «nuovi creatori», vale a dire di ascendere al grado degli Spiriti della forma (Elohim) {vedi 0.0. 187, 31.12.1918). Infatti, soltanto con l’aiuto di questi sublimi Spiriti, nei cui dintorni il Cristo stesso dimorava un tempo sul Sole, diverrà possibile ciò che a partire dal nostro tempo nasce tra l’Io dell’uomo e l’Io del Cristo, quale unione completamente nuova (vedi ancora in questo capitolo).

222 – Vedi At. 9,3-7. In essi si tratta della luce (verso 3), della voce (verso 4) e alla fine unicamente della figura del Cristo (versi 5-6).

223 – Perciò nelle sue conferenze Rudolf Steiner paragona sempre di nuovo il ritorno eterico con l’apparizione del Cristo, sperimentata da Paolo a Damasco (vedi p. es. O.O. 125, 23.1.1910).

224 – Sull’aspetto eccezionale della rappresentazione dei principali contenuti dell’Antroposofia nel libro La scienza occulta, vedi S. O. Prokofieff, «‘Die Geheimwissenschaft in Umriss’ und das Mysterium von Golgatha» («‘La scienza occulta nelle sue linee generali’ e il Mistero del Golgota»), pubblicato nella raccolta: S. O. Prokofieff / P. Selg, Die Christologie des Buches «Die Geheimwissenschaft im Umriss» (La cristologia del libro «La scienza occulta»), Arlesheim 2010.

225 – La descritta cristificazione del pensare, sentire e volere è già disposta nelle tre strofe microcosmiche delle prime tre parti della Meditazione della Pietra di Fondazione. In esse si tratta di «veramente tu penserai / nelle profondità dello Spirito umano», di «veramente tu sentirai / nell’attività dell’anima umana» e di «veramente tu vivrai / nell’essere universale dell’uomo» (O.O. 260,25.12.1923). Queste tre forze dell’anima, dopo aver varcato la Soglia, vengono tenute insieme dal «Cristo-Sole» della quarta parte.

226 – Nella prima parte della Meditazione della Pietra di Fondazione invece della parola «vorrai» sta la parola «vivrai», perché nel mondo spirituale la volontà diventa per noi un elemento di vita.

227 – In riguardo al fatto che tutto il contenuto del libro La filosofia della libertà è rivolto al raggiungimento dell’Io superiore mediante l’uomo del presente, vedi S. O. Prokofieff, Antroposofia e «La filosofia della libertà». Antroposofia e il suo metodo di conoscenza. La dimensione cristologica e cosmico-umanitaria della «Filosofia della libertà», cap. 14, «La filosofia della libertà» e la moderna scienza del Gral», Widar Edizioni 2007. — L’ascesa a questo grado è necessaria per divenire portatori della copia dell’Io del Cristo nel senso dei moderni Misteri del Gral.

228 – Nell’ultima Prefazione al libro, scritta da Rudolf Steiner soltanto alcune settimane prima della sua morte, questo dato di fatto viene formulato nel seguente modo: «Il libro contiene le linee generali dell’Antroposofia nel suo complesso» (O.O. 13, pag. 12).

229 – Ga. 2,20, nella libera traduzione di Rudolf Steiner.

230 – Vedi dettagli in S. O. Prokofieff, Possano udirlo gli uomini. Il Mistero del Convegno di Natale, vol. I, cap. 1, «La vita di Rudolf Steiner alla luce del Convegno di Natale», Widar Edizioni 2003.

231 – Vedi S. O. Prokofieff, Rudolf Steiner e la fondazione dei Nuovi Misteri, cap. 7, «L’epoca di Michele e il nuovo evento del Gral», Ed. Arcobaleno, Oriago (VE) 1991.