Arimane agisce dal passato

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 2.09.1918


 

Tutto ciò che chiamiamo natura ha un carattere completamente diverso

rispetto a tutto ciò in cui dobbiamo vedere una data parte dell’uomo stesso.

Nella natura là fuori agisce anche Arimane, per esempio, ovvero agiscono le potenze arimaniche;

tuttavia le potenze arimaniche non sono mai presenti mentre agiscono nella natura di fuori.

Se guardiamo alla natura nel suo insieme,

Arimane vi esercita bensì la propria azione, ma agisce a distanza da un tempo remoto.

Arimane agisce dal passato.

 

E se abbracciamo con lo sguardo il regno minerale, il regno vegetale e quello animale, non possiamo mai dire che vi sia qualcosa, fra tutto ciò che si dispiega al momento davanti ai nostri occhi, in cui sia attivo Arimane. Eppure là dentro Arimane agisce; ma agisce dal passato.

Dunque, se volessi disegnare la cosa dovrei dire: “Questa è la linea dell’evoluzione che muove dal passato in direzione del futuro, e questa è la natura che sta sotto i nostri occhi”.

Bene, ora dovete immaginare di guardare qua dentro. In tutto ciò che di presente riuscite a vedere non è racchiuso nulla che sia una potenza arimanica, ma Arimane arriva ad agire nella natura dal passato, da un preciso passato.

 

E nella natura, se mai vi riesca di scorgerlo, Arimane vi si presenta prospetticamente. Se diceste che Arimane agisce al presente, commettereste rispetto alla natura il medesimo errore che fareste dicendo che, in uno spazio sottoposto al vostro sguardo, gli alberi lontani sono affiancati come qui agli alberi vicini, visto che possono venire disposti prospetticamente sul piano.

 

 

Un’esigenza basilare per una visione reale nel mondo spirituale è questa,

che, rispetto al tempo, si impari a guardare prospetticamente,

che si impari a collocare ogni essere, sulla linea del tempo, al suo giusto momento.

 

Se quindi ieri ho detto che l’io, dopo la morte, viene per così dire convertito dallo stato fluido a una sorta di stato solido, questo non è ancora tutto, ma c’è anche l’altro aspetto.

Fate conto di essere vissuti su questa Terra con il vostro io dal 1850 al 1920, e di accorgervi del vostro io nel 1920. Voglio dire: certo ve ne siete accorti già prima, ma ora guardate indietro, guardate indietro al vostro io con il sé spirituale guidato dalle Gerarchie; lo vedete allora sempre fermo lì dal 1850 al 1920. L’io resta lì, resta fermo. Vale a dire: i vostri vissuti, subito dopo la morte, non vi accompagnano, ma voi guardate indietro ad essi, li riguardate ora da una distanza temporale prospettica, e guardate nella profondità del tempo così come, in questo mondo fisico, guardate nella profondità dello spazio.

 

Posso esprimerlo anche così: morendo, diciamo, nel 1920, voi continuate poi a vivere con tutte le componenti del vostro essere che ho descritto ieri; guardate però indietro al tratto di tempo in cui avete vissuto su questa Terra con il vostro io. E questo tratto di tempo rimane là, e voi lo vedete sempre, continuando a vivere prospetticamente, nello stesso punto del tempo in cui era prima. E dovete immaginare a questo modo che Arimane è attivo là fuori, nella natura, ma da un punto del tempo che è anteriore.

 

Questo è molto importante. È qualcosa di cui si tiene molto poco conto.

Se si vuole comprendere il mondo,

se si vuole parlare del tempo dal punto di vista della scienza dello spirito,

è assolutamente necessario rappresentare il tempo in analogia con lo spazio

e tener presente questo legame stabile della realtà con il tempo. È molto importante.

 

Ora, quello che vi ho detto a proposito delle potenze arimaniche,

ossia che agiscono dal passato, va bene per la natura.

Ma nell’uomo le cose cambiano decisamente.

Nell’uomo, finché vive qui fra nascita e morte, le cose cambiano

proprio in quanto, per lui, tutto ciò che si svolge nel tempo diventa maya, diventa illusione.

L’uomo, finché vive qui, vive immerso egli stesso nel corso del tempo,

e, nell’attraversare un certo numero di anni, attraversa con ciò il corso del tempo.

 

Con lo scorrere del tempo, scorre egli stesso assieme al tempo.

Con lo spazio invece il caso è diverso.

 

Se percorriamo un viale alberato, gli alberi rimangono indietro e noi andiamo avanti, e gli alberi che sono rimasti indietro, ossia le nostre impressioni, non li portiamo con noi nel senso che, facendo un passo avanti, pensiamo che l’immagine dell’albero proceda insieme con noi. Con l’immagine del tempo facciamo così.

 

Qui, nel corpo fisico, noi effettivamente riguardo al tempo

– in quanto noi stessi ci evolviamo nel tempo –

cediamo a un’illusione, che attiene alla sua prospettiva.

Non ci accorgiamo della prospettiva del tempo.

E in particolare non se ne accorge la subcoscienza dell’uomo.

 

Meno che mai la subcoscienza dell’uomo si accorge di questo convivere con il tempo,

e circa la prospettiva del tempo si abbandona a una totale illusione.

Ma questo ha una ben precisa conseguenza.

È la conseguenza per cui ora, in ciò che accade nell’uomo,

le potenze arimaniche possono agire come potenze attualmente presenti.

 

Le potenze arimaniche agiscono nella vita animica dell’uomo come potenze attualmente presenti.

L’uomo dunque, rispetto alla natura, si trova in questa situazione:

nella natura che vede fuori di sé, non v’è alcuna presenza arimanica attuale.

In lui, Arimane agisce come presenza attuale, e precisamente quale maya, quale illusione.

E l’uomo è assorbito in questa illusione circa le cose che vi ho spiegato,

di modo che, attraverso l’uomo, le potenze arimaniche

acquistano la possibilità di insinuarsi nel presente, di trasmigrarvi.

 

Possiamo dire così: le potenze arimaniche – e lo stesso vale anche per le potenze luciferiche,

quantunque da un diverso punto di vista, del quale parleremo fra breve –

agiscono nella natura senza propriamente aver nulla a che fare con il presente,

ma estendendovi i loro effetti da tempi remoti.

Nell’uomo invece queste potenze arimaniche agiscono al presente.

Qual è la conseguenza?

 

La conseguenza di ciò è che l’uomo, in relazione al punto or ora illustrato,

non può sentirsi affine alla natura nell’intimo del proprio essere animico.

Egli guarda al proprio essere, ovvero si avverte nel proprio essere, e percepisce l’essere della natura.

Giacché le potenze arimaniche in lui sono potenze del presente,

mentre nella natura sono potenze del passato,

tutto ciò che è natura gli appare diverso da ciò che si sviluppa in lui stesso.

 

Ma la differenza che nota fra sé e la natura l’uomo non se la spiega correttamente.

Se se la spiegasse correttamente, vi riconoscerebbe ciò che ho appena precisato.

Direbbe: “Nella natura là fuori Arimane agisce dal passato, in me agisce come una potenza presente”.

Così però avviene che, quantunque non se la spieghi, l’uomo si conformi in pratica a questa differenza, e percepisca una natura priva dello spirito.

 

Egli percepisce bensì che al presente le potenze arimaniche non sono direttamente attive nella natura, ma percepisce una natura priva dello spirito perché non dice a se stesso:

“Arimane agisce dal passato”, ma guarda solo al presente della natura.

Arimane, dall’interno di questo presente, non agisce.

Arimane nondimeno, per quanto strano possa sembrare,

è quella potenza della quale la creazione universale si serve per generare la natura.

 

Quando si parla dello spirito della natura, quando si parla dello spirito proprio della natura,

bisognerebbe parlare in realtà dello spirito arimanico.

Lo spirito arimanico qui ha pieni diritti.

Le entità delle gerarchie normali si servono dello spirito arimanico

per generare quel che si dispiega tutt’intorno a noi come natura.

 

Il fatto che percepiamo una natura impenetrata dallo spirito dipende appunto da ciò,

che lo spirito non è racchiuso nella vita presente della natura, ma vi agisce dal passato.

E qui sta il mistero, vorrei dire, delle potenze creatrici universali:

nel fatto che esse si servano di uno spirito che hanno lasciato a uno stadio precedente

per agire su uno stadio successivo, ma ve lo facciano agire dal passato.

 

Quando parliamo della natura, non dovremmo parlare di materia, e neppure di forze,

dovremmo parlare di entità arimaniche;

ma dovremmo anche dire che collochiamo queste entità arimaniche nel passato.

 

E qui emerge la singolarità della cosa: supponiamo che un filosofo della natura rifletta, rifletta su quel che sta dietro i fenomeni naturali. Ebbene, a questo punto si costruirà ogni sorta di teorie e di ipotesi relative a legami atomici e cose del genere. Ma la questione è un’altra.

 

Dietro ciò che si dispiega in forma sensibile tutt’intorno a noi

non c’è in realtà quello che di solito pensano i filosofi della natura;

dietro tutto questo c’è invece la somma delle potenze arimaniche,

non però in quanto potenze presenti.

 

Per quanto dunque il filosofo della natura possa essere obbligato, diciamo,

a ipotizzare delle strutture atomiche dietro gli elementi chimici,

questo è falso: dietro gli elementi chimici stanno le potenze arimaniche.

Se però noi potessimo togliere di mezzo quello che vediamo degli elementi chimici

e guardare che cosa c’è dietro, al presente lì dietro non vedremmo nulla:

lì, dove si cercano gli atomi, sarebbe vuoto, e ciò che agisce, in questo spazio vuoto agisce dal passato.

Questa è la realtà.

 

Di qui il fallimento delle numerose teorie sulla “cosa in sé”; poiché al presente questa “cosa in sé” non esiste affatto. Lì, dove si cerca la “cosa in sé”, non c’è nulla; mentre l’azione vi proviene dal passato. Potremmo dire quindi che Kant, nel cercare la sua “cosa in sé”, avrebbe dovuto dire: “Lì, dove voglio arrivare alla cosa in sé, non ci posso arrivare”. E in effetti l’ha anche detto. Ma non è giunto a pensare che solo al presente lì non avrebbe trovato nulla, e che, se fosse andato oltre il velo delle cose, avrebbe dovuto farsi molto indietro; avrebbe infatti trovato le potenze arimaniche.

 

Nell’uomo è diverso.

Proprio in virtù del fatto che l’uomo è inserito con la sua vita nel tempo,

alle potenze arimaniche è stato possibile penetrare nel nostro mondo

per la porta dell’umanità e agire all’interno dell’uomo in quanto tale.

E la conseguenza del fatto che le potenze arimaniche agiscono nell’uomo

è che l’uomo scinde dallo spirito ciò che vede nel presente,

scinde dallo spirito la sua esistenza presente.

 

Questa è la conseguenza del fatto che portiamo in noi le potenze arimaniche avvolti nella maya.

Possiamo dunque dire così:

posto che il mondo per noi è materiale, scisso dallo spirito, puro ordine naturale

che sembra culminare nella legge della conservazione dell’energia e della materia – il che è un’illusione -,

ciò che vediamo nel mondo come un ordine naturale

è dovuto unicamente al fatto che portiamo in noi le potenze arimaniche

e che, nella natura là fuori, esse non esistono come potenze presenti.

 

Perciò, quello che pensiamo della natura, concependola in termini puramente materiali,

non corrisponde alla natura, ma corrisponde soltanto alla natura presente.

Questa natura presente è però un’astrazione, proprio in quanto Arimane vi agisce senza sosta dal passato.

 

Ora, negli uomini non agisce soltanto l’elemento arimanico, ma anche quello luciferico.

Tuttavia, nell’universo l’elemento luciferico ha per così dire una tendenza diversa rispetto all’elemento arimanico.

 

Definiamo adesso la tendenza dell’elemento arimanico stando a quanto abbiamo or ora detto.

La tendenza dell’elemento arimanico, in noi, consiste nel rappresentare materialisticamente il mondo.

Il fatto che rappresentiamo il mondo materialisticamente, che ci raffiguriamo un ordine puramente naturale,

è la conseguenza di ciò, che portiamo in noi il fattore arimanico.

 

Il fatto che serbiamo degli ideali, i quali si distaccano dall’insieme della natura,

ai quali vogliamo orientarci nel nostro comportamento reciproco,

ma che pure all’interno dell’attuale visione del mondo

sono destinati ad apparirci solo come sogni, che svaniranno

quando la Terra, secondo l’ordine naturale, sarà giunta al suo stato finale, questo fatto è la conseguenza di ciò:

che le potenze luciferiche, le quali vivono in noi al pari di quelle arimaniche,

tendono senza sosta a strappare completamente all’ordine naturale

quella parte di noi ch’è loro accessibile e a spiritualizzarla del tutto.

 

Le potenze luciferiche hanno infatti quale propria fondamentale tendenza,

in quanto dimorino in noi, quella di renderci per quanto possibile spirituali,

di strapparci fin dove è possibile a ogni genere di vita materiale.

Per questo ci illudono con ideali che non sono potenze naturali,

ma che sono impotenti nell’ambito dell’ordine naturale presente.

 

E se l’uomo, nel corso dei periodi avvenire della Terra, cedesse completamente alla suggestione luciferica, così da credere che gli ideali siano appunto solo cose immaginarie, cui l’animo può rivolgersi, si consegnerebbe alle potenze luciferiche.

La Terra materiale alla quale apparteniamo finirebbe in rovina, si disperderebbe nell’universo, non adempirebbe il suo scopo, e le potenze luciferiche condurrebbero l’uomo in un altro mondo spirituale, al quale non appartiene. A tal fine esse devono ricorrere allo stratagemma di illuderci con ideali che in realtà sono puri sogni.

 

Come Arimane, da un lato, ci prospetta un mondo che è puro ordine naturale,

così Lucifero ci prospetta d’altro lato un mondo che consiste unicamente in ideali immaginari.

 

Questo è qualcosa di molto importante. E attualmente un equilibrio, diciamo così, viene raggiunto solo nelle zone che si trovano ancora nella sfera incosciente dell’uomo. Ma di questo fatto gli uomini devono divenire sempre più consapevoli, altrimenti non escono da questo dilemma, non arrivano a gettare un ponte fra l’idealismo e il realismo, un ponte che tuttavia è necessario.