Esseri elementari.

O.O. 178 – Il mistero del doppio – 19.11.1917


 

Sommario: Fondamento unitario dell’universo e azione delle singole individualità spirituali. La realtà della vita e l’astrattezza di chi non vuol vedere le contraddizioni. Esseri elementari. Pensare – sentire – volere e l’azione di entità diverse.

 

Se si parla di teorie, allora il principio della non-contraddizione non deve essere violato.

Ma se si tratta di fatti, allora proprio perché sono reali apparirà spesso evidente

che i fatti nel mondo spirituale concordano fra loro tanto poco quanto le azioni degli uomini qui sul piano fisico.

 

È quindi sempre necessaria la massima attenzione. In queste cose non si può parlare di realtà se non ci si riferisce a fatti individuali. Si tratta proprio di questo. Le singole correnti vanno separate, distinte le une dalle altre.

Vi è qui un nesso con qualcosa di molto significativo che va portato a coscienza, se si vuole arrivare a una concezione del mondo in qualche misura soddisfacente. Quel che ora dirò è di primaria importanza: benché sia astratto, è però necessario porlo di fronte alla nostra anima.

 

• Quando vuole formarsi una concezione del mondo, l’uomo tenta a ragione di accordarne fra loro le singole parti. Lo fa per consuetudine, una consuetudine del tutto fondata; è infatti legata a quello che nel corso di molti secoli è stato il bene più prezioso per lo spirito e l’anima degli uomini: il monoteismo. Si vuole ricondurre a un fondamento unitario dell’universo ciò che nel mondo ci viene incontro come esperienza. Tutto questo ha una sua validità, non però per il motivo secondo il quale gli uomini lo ritengono abitualmente giustificato, ma per un aspetto del tutto diverso di cui parleremo la prossima volta.

Oggi vorrei portare solo gli elementi veramente essenziali.

 

• Chi si accosta al mondo con il presupposto che tutto debba essere spiegabile senza contraddizioni, come se derivasse da un fondamento unitario dell’universo, andrà davvero incontro a molte delusioni, ponendosi con imparzialità di fronte al mondo e all’esperienza che ne ha. Per passato retaggio, l’uomo considera quel che percepisce nel mondo secondo la concezione religiosa che tutto riconduce all’unitaria origine divina; tutto discende da Dio, quindi deve essere spiegabile in senso unitario.

 

Ma non è così.

Non lo è perché quel che ci attornia nell’esperienza del mondo non proviene da una causa unitaria,

ma da individualità spirituali diverse una dall’altra e che operano insieme su ciò che ci circonda.

Così è ad un primo sguardo.

Continueremo peraltro a parlare la prossima volta di quel che rende legittimo il monoteismo.

Ma ad un primo sguardo è così.

 

Oltrepassando la soglia del mondo spirituale, dobbiamo pensare queste individualità fino ad un certo grado, un grado elevato, come indipendenti l’una dall’altra. E allora non si può pretendere che quanto ci si presenta sia spiegabile secondo un principio unitario. Immaginiamo, riprodotto schematicamente, che questo sia ciò che abbiamo vissuto per esempio dal 1913 al 1918. Le esperienze degli uomini procedono naturalmente secondo due direzioni. Lo storico tenterà sempre di presupporre un principio unitario in ogni processo del divenire.

Però non è così; al contrario, non appena si varca la soglia del mondo spirituale, sia verso l’alto sia verso il basso (rosso nel disegno) è la stessa cosa, si vede cioè che in questi avvenimenti agiscono insieme individualità diverse, relativamente indipendenti l’una dall’altra (le frecce nel disegno).

 

Se non se ne tiene conto, se si presuppone che vi sia ovunque un fondamento unitario dell’universo,

non si comprenderà mai quel che accade.

Ma se dietro l’onda degli avvenimenti consideriamo le diverse individualità

che vi operano in accordo o in opposizione fra loro, allora comprenderemo tutto nel modo corretto.

 

Testo alternativo generato dal computer: 4948 osso

 

Tutto questo è connesso con i più profondi misteri del divenire umano. L’atteggiamento monoteistico ha però nascosto per secoli o per millenni i fatti che invece dobbiamo prendere in considerazione.

Per procedere oltre nelle questioni riguardanti la concezione del mondo, anzitutto non si deve scambiare la logica con un’astratta consequenzialità che non può sussistere in un mondo dove operano individualità indipendenti fra loro: cercarla a tutti i costi conduce sempre ad un impoverimento dei concetti, che non riescono più ad abbracciare la realtà intera. Lo possono fare solo quando sono in grado di accogliere in sé le contraddizioni del mondo che costituiscono la vera realtà.

 

La sfera della natura, quale ci appare, si è andata configurando in modo assai singolare.

Anche nella natura, in tutto ciò che l’uomo definisce come tale

e che cerca di comprendere da una parte con la scienza,

dall’altra con il culto e l’estetica della natura, interagiscono individualità diverse.

• Ma nell’attuale ciclo evolutivo dell’umanità è stata scelta dalla saggia conduzione dell’universo

una benefica direzione per gli uomini.

• Infatti è possibile comprendere la natura con concetti che si riferiscono a un unico principio-guida

perché da essa, attraverso le percezioni dei sensi, arriva all’uomo come esperienza

solo ciò che discende da una conduzione unitaria.

 

Dietro il velo della natura vi è qualcos’altro che riceve influssi da una ben diversa sfera

e che viene rimosso nel momento percettivo.

• Quanto l’uomo definisce natura è un sistema unitario, ma solo perché è stato filtrato.

• Nel momento stesso in cui percepiamo attraverso i sensi, la natura ci viene filtrata.

Tutto ciò che in essa è pieno di contraddizioni viene scartato e la natura ci viene consegnata come un sistema unitario.

 

Nel momento però in cui si oltrepassa la soglia e ci si fa incontro ciò che appartiene alla realtà,

e quindi anche alla comprensione della natura (spiriti elementari

oppure influssi di anime umane ancora capaci di rivolgersi ad essa),

allora non si e più nella condizione di parlare di un sistema unitario neppure in questo caso;

diviene chiaro invece che si ha a che fare con individualità

che agiscono dentro la realtà combattendosi oppure sostenendosi, rafforzandosi le une con le altre.

 

Nel mondo elementare troviamo spiriti della terra, come gli gnomi, spiriti delle acque, come le ondine, spiriti dell’aria, come le silfidi, spiriti del fuoco, come le salamandre. Vi incontriamo tutti questi esseri che non formano certo un unico, compatto esercito.

I diversi regni degli gnomi, delle ondine, delle silfidi, delle salamandre sono in un certo senso autonomi; non lavorano tutti in riga secondo un unico sistema, anzi combattono talvolta fra loro. Le loro intenzioni non hanno a priori nulla a che spartire con quelle degli altri: ciò che nasce risulta dalla più eterogenea combinazione di intenti.

 

Conoscendo tali intenti, si riesce a vedere in ciò che ci appare davanti come vi abbiano agito insieme, ad esempio, ondine e spiriti del fuoco. Ma non bisogna credere che dietro di loro vi sia qualcuno che impartisce comandi. Non è così.

 

È una mentalità molto diffusa oggi, ed alcuni filosofi, come ad esempio Wundt

(di cui Fritz Mauthner disse, non senza ragione:

«Autorità per grazia del suo editore», ma che fu comunque un’autorità quasi ovunque prima della guerra),

cercano di comprendere in un’unità tutto ciò che vive nell’anima umana,

la vita delle rappresentazioni, del sentimento, della volontà; essi affermano:

“L’anima è un’unità, dunque tutto questo deve far parte di un’unità, di un sistema comune”.

 

Non è affatto così, e non emergerebbero nella vita dell’uomo

quelle discrepanze così profonde e significative che anche la psicologia analitica ha scoperto,

se la nostra vita di rappresentazioni non venisse riportata al di là della soglia in regioni completamente differenti,

dove alcune entità agiscono sulla nostra vita di rappresentazione,

altre su quella del sentimento, altre ancora sulla vita della volontà.

 

È davvero strano! Se questa è l’entità umana (l’ovale nel disegno seguente)

in cui abbiamo la vita di rappresentazioni, sentimenti, volontà (i cerchi nel disegno),

allora un sistematizzatore come Wundt non potrà raffigurarsi null’altro se non il tutto come un unico sistema.

 

• Invece la vita di rappresentazioni rimanda ad una diversa sfera (M1),

quella di sentimento a un’altra (M2),

quella della volontà a un’altra ancora (M3).

 

L’anima dell’uomo è qui proprio per formare un’unità

da ciò che nel mondo preumano, immediatamente preumano, costituisce una triade.

 

 

Quando si prendono in considerazione gli impulsi che di volta in volta si inseriscono nell’evoluzione storica,

bisogna tener conto di tutte queste cose.