Attività interiore dell’uomo necessaria all’acquisizione di capacità per innalzarsi alla conoscenza immaginativa, ispirativa e intuitiva.

O.O. 119 – Macrocosmo e microcosmo – 28.03.1910


 

Guardiamo la vita abituale dell’uomo, come egli passa i giorni della sua vita. Vi troviamo innanzitutto l’alternanza di giorno e notte, di veglia e sonno. Durante il giorno abbiamo una quantità di esperienze; dal mattino fino alla sera sperimentiamo tutto il possibile.

Chiediamoci che cosa avvenga di notte. Già sappiamo, anche da queste conferenze, che in quel tempo determinate forze vengono succhiate dal mondo spirituale senza la nostra coscienza.

 

Come di giorno abbiamo delle esperienze nella coscienza, così di notte le abbiamo nell’inconscio. C’è questa alternanza. Se talvolta, con lo scopo di una certa autoconoscenza, ci ritiriamo nella nostra interiorità e ci chiediamo: «Come va effettivamente il tuo progresso? Ogni esperienza del giorno ti ha portato realmente un corrispondente balzo in avanti?

L’uomo ha veramente motivo di essere soddisfatto di sé, se ogni giorno avanza solo di un piccolissimo tratto, per il fatto che il giorno gli porta delle esperienze e la notte gli procura delle forze?». Di giorno occorre che venga sperimentato, per così dire, moltissimo dall’essere umano, affinché egli, grazie a tali esperienze del giorno, diventi anche realmente un tantino più maturo.

 

Si provi a chiedersi di quanto si è acquisito in fatto di maturità, quando per una giornata si è fatto agire su di sé le esperienze di giorno e le forze della notte, e si troverà che il progredire della nostra reale entità, del nostro Io, avviene molto lentamente, mentre in proporzione ci passano davanti molte esperienze.

 

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Possiamo rappresentarci lo sperimentare del giorno e il progresso della nostra entità nell’evoluzione grossomodo così: forse, dopo un giorno, col nostro Io siamo avanzati di un piccolo trattino, il secondo giorno, di nuovo, un piccolo trattino e via di seguito; e questo è forse già molto eccessivo, poiché molte persone in genere avanzano molto poco da un giorno all’altro. Ma se solo guardiamo all’epoca più favorevole della nostra vita, l’infanzia, vedremo come l’essere umano, quale bambino, proceda in modo straordinariamente veloce rispetto alla vita successiva.

 

Non è infondata l’affermazione che un giramondo, con tutto ciò che impara nei suoi viaggi, non abbia fatto così tanti progressi quanto con quello che ha imparato dalla sua balia. Possiamo rappresentare il progredire dell’Io a tappe con un disegno.

La linea verticale è il progresso; la linea curva che si attorciglia intorno rappresenta le esperienze del giorno. Noi abbiamo molte esperienze durante il giorno; queste ci portano solo fin qui (punto d’intersezione).

 

Poi il giorno seguente abbiamo di nuovo molte esperienze che ci fanno progredire ancora di un tratto. Se prendiamo ora le forze che nella notte vengono esercitate su di noi, possiamo rappresentarle con la linea tratteggiata. Possiamo così rappresentare questo progredire dell’uomo rispetto alla sua esperienza, come un bastone su cui si attorcigliano due serpenti, uno chiaro e l’altro scuro. Quello chiaro designerebbe le esperienze diurne, quello scuro le forze notturne. In tal modo davanti a noi abbiamo qualcosa come un emblema della vita umana.

 

Possiamo formarci dei simboli complicati e dei simboli semplici. Sarebbe un simbolo del tutto semplice se ci dedichiamo all’osservazione di una pianta germogliante, come cresca in altezza fino alla fruttificazione, come successivamente, da un certo gradino in poi, vada incontro al disseccamento fino alla scomparsa, per ultimo, di tutti gli elementi esterni, all’infuori del seme. Potremmo così rappresentarci il simbolo molto semplice dello sviluppo crescente e rigoglioso della pianta e del suo declino fino a disseccarsi di nuovo. In questa linea avremmo un semplice emblema di ciò che avviene nella pianta che cresce e poi si dissecca.

 

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Nella rosacroce abbiamo un simbolo dell’evoluzione umana dall’essere inferiore a quello superiore e, nel caduceo di Mercurio, un simbolo del progresso dell’Io attraverso le esperienze del giorno e della notte. Così potremmo sviluppare simboli dopo simboli. Tutti questi non raffigurano niente di esteriore, ma se ci abbandoniamo ad essi, se ci dedichiamo nella meditazione interiore al significato di questi simboli che non riflettono nulla di esterno, elaboriamo la nostra anima in modo che essa si abitui ad un’attività interiore che altrimenti non eserciterebbe. E la somma di questa intima attività forma alla fine una specie di forza interiore, grazie alla quale possiamo trattenere quello che chiamiamo “mondo degli archetipi”.

 

I simboli non devono essere solo quelli che si hanno davanti agli occhi come immagini, bensì possono anche essere delle parole in cui sono concentrate profonde verità universali.

• Quando emergono delle grandi e vaste verità universali in frasi emblematiche, allora abbiamo anche un materiale con cui possiamo formare la sostanza della nostra anima. Con tale lavoro su se stesso l’uomo forma coscientemente ciò che in genere il mondo esteriore gli ha prodotto senza il suo intervento, avendo formato il suo cervello dal mondo della ragione, il suo sistema nervoso dal mondo spirituale e i suoi organi di senso dal mondo elementare.

L’essere umano si forma egli stesso gli organi che stanno oltre il suo cervello e che però non sono visibili esternamente, poiché si trovano fuori del mondo dell’elemento fisico. Per l’ordinaria coscienza normale tali organi non possono essere percepibili.

 

• Come gli occhi vengono formati a partire dal mondo elementare,

il sistema nervoso dal mondo spirituale,

il cervello umano dal mondo della ragione,

• così dal mondo degli archetipi vengono formati

quelli che chiamiamo organi di senso superiori, quegli organi che a poco a poco

ci renderanno idonei a guardare entro i mondi spirituali.

 

Questi organi di senso, per il fatto di presentarsi come forme di fiori spirituali che spuntano a partire dall’uomo, sono chiamati “fiori di loto” o anche “ruote spirituali” o “chakra”. Così effettivamente, per la coscienza chiaroveggente, in quegli uomini che svolgono tali esercizi come sono stati descritti, può diventare visibile qualcosa, come dei nuovi organi che non vengono visti con la coscienza ordinaria.

 

Nel mezzo della fronte può venir formato qualcosa che si apre come una ruota o si schiude come un fiore e che chiamiamo fiore di loto a due petali. Questo fiore è qualcosa come un organo di senso spirituale. Come vi sono gli organi di senso fisici che ci rendono coscienti del mondo fisico che ci attornia, così vi sono questi organi di senso spirituali per renderci coscienti di quel mondo che non si può vedere con la coscienza normale ordinaria. In realtà sono forze e sistemi di forza che spuntano dall’anima dell’uomo che formano questi organi.

 

Un secondo fior di loto è da formare nella regione della laringe, un terzo in quella del cuore e così via. Tali organi di senso spirituali – nella parola vi sta naturalmente una contraddizione, ma nel linguaggio attuale, che è coniato per il mondo fisico-sensibile, non abbiamo nessun termine più adatto – si sviluppano mediante l’essere interiormente occupati, attraverso un occuparsi sempre di nuovo, in modo paziente ed energico, con tali simboliche rappresentazioni che non raffigurano nulla di esteriore, ma che operano nella nostra anima in modo diverso dalle esperienze ordinarie della coscienza e grazie alle quali richiamiamo delle forze dall’anima che si oppongono al mondo degli archetipi.

 

Ma non basta arrivare soltanto fin qui, poiché da vedere non c’è ancora niente. Chi ne è già capace può scorgere nell’uomo che si evolve spiritualmente questi organi di senso superiori; ma tali organi che a questo punto si formano devono prima continuare a svilupparsi fino alla vista chiaroveggente. Finora sono plasmati solo a partire da un mondo più elevato rispetto a quei mondi che in genere ci formano. Allora si svolge il secondo passo per mezzo del quale viene preparata la vera visione.

Questa preparazione si verifica per il fatto che chi ha conseguito la conoscenza immaginativa, dunque la formazione dei fiori di loto, ora passa a un gradino superiore del lavoro animico interiore. Questo è un po’ più difficile del primo.

 

Il primo passo consiste nel fatto che l’uomo formi in sé, il più possibile, molte rappresentazioni simboliche, le quali, in ogni scuola di ricerca spirituale, possono essere date in conformità all’individualità del discepolo, così che egli a poco a poco sviluppa, con pazienza e perseveranza, i suoi organi di senso spirituali.

Il gradino successivo è costituito dal fatto che l’essere umano, dopo aver sviluppato una certa abilità nella rappresentazione di tali immagini, è in grado di farle sparire, di eliminarle dalla coscienza e di tenere in considerazione, in lui stesso, solo ciò che ha creato quelle immagini.

Non è vero? – c’è stata una certa attività in noi, quando abbiamo formato la rappresentazione della rosacroce! Abbiamo guardato alla pianta e all’essere umano, ci siamo occupati di un futuro lontano e abbiamo costruito questo simbolo solo a partire dalla nostra capacità animica. Supponiamo che ora lo facciamo scomparire del tutto.

 

Portiamo via dalla nostra coscienza la rosacroce o anche il caduceo di Mercurio e ci chiediamo: «Come abbiam fatto a ricevere queste immagini?». Guardiamo alla nostra propria attività senza guardare al prodotto di questa attività! È più complicato. Dunque, prescindiamo dai simboli e ci occupiamo della nostra attività creatrice dei simboli. È un distogliere l’attenzione su se stessi. Dopo aver creato un simbolo si immagini: «Come l’hai fatto?».

Ci si rappresenta che cosa si è fatto per realizzarlo. La maggior parte degli uomini dovrà fare molti, molti tentativi per passare dal simbolo all’attività creatrice di esso. L’uomo deve prendere dimestichezza col fatto di dirsi: «Se io faccio sparire il simbolo, non è che non ho più niente». Questo lavoro durerà molto. Si dovrà creare di continuo i simboli per poterli poi lasciare andare e quindi esser in grado di sperimentare ciò che è l’attività creatrice del simbolo.

 

Se si son fatti questi esercizi per un tempo alquanto lungo così che li si sente interiormente, per così dire, ribollire e turbinare in sé, si è già fatto un passo avanti. Allora si è arrivati al punto che si può sperimentare, in effetti, il momento in cui non si ha soltanto degli organi superiori, dei fiori di loto, ma si vedono sorgere d’improvviso elementi nuovi di ogni genere di cui prima non si aveva alcun presentimento, e se ne ottiene la prima visione nel mondo spirituale.

Ora si è giunti al gradino dove si ha un nuovo campo visivo. L’esperienza è pressappoco la seguente: se ci si è lasciato tutto questo alle spalle, se si è già abbandonato l’ordinario mondo esteriore dei sensi, se nella meditazione si è vissuto in un mondo di simboli ed ora li si fa sparire, allora si ha della nera oscurità intorno a sé. Solo che la coscienza non cessa, ma adesso ribolle e turbina della propria attività. E per questo si è capaci di trattenere qualcosa di più.

 

Prima si è trattenuto il mondo degli archetipi; ora si trattiene qualcosa di più, si trattiene ciò che si può chiamare il mondo della ragione, e cioè in un modo diverso di prima, dal lato opposto. Si trattiene quanto di solito scorre dentro. Prima si vedevano soltanto le immagini ombra del mondo della ragione nella nostra attività intellettuale. Adesso si vede questo mondo della ragione dall’altro lato; ora si vedono quelle entità che abbiamo indicato come gerarchie, e tutto si anima a poco a poco.

Questo è il passo successivo che si deve compiere. Ma con ciò non si è ancora terminato. Un ulteriore progresso consiste nel fatto che si abbia rinunciato anche a questa propria attività. Dapprima si sono ricacciate le immagini e si è trattenuta la propria attività.

 

Ora si deve poter desistere anche da questa propria attività, si deve poter ricacciare anche questa. A questo punto ci si renderà di nuovo conto di quanto sia difficile quando si metterà davvero in pratica il tentativo. Ciò richiederà ancora più tempo, finché comunque si avrà ancora qualcosa. Poiché la regola sarà questa, che l’uomo, sebbene desista anche dalla sua attività, si addormenta veramente o giunge a una condizione che rassomiglia all’addormentarsi.

Se però trattiene ancora una coscienza, se è al punto di ricacciare coscientemente la propria attività, allora è arrivato fino al punto in cui non solo respinge il mondo della ragione, ma anche quello spirituale. Dall’altro lato, perciò, egli vede il mondo spirituale.

Ora vede in quel mondo le realtà e le entità spirituali.

 

• Mentre quella conoscenza che si raggiunge togliendo di mezzo le immagini e trattenendo l’attività si chiama conoscenza ispirativa, quella che si ottiene spegnendo la propria attività si chiama conoscenza intuitiva. Grazie ad essa si ottiene una visione della vera forma del mondo spirituale, che altrimenti si vede solo, con le sue immagini ombra, nelle leggi di natura. Ora si ricevono, entro il proprio campo di coscienza, le entità, le attività che si vivono appieno nelle leggi e nei fatti della natura.

 

Con ciò abbiamo descritto un percorso di conoscenza che procede un po’ diversamente rispetto a quello in cui si rende semplicemente cosciente l’uomo della discesa interiore o dell’uscita nel mondo spirituale.

Qui avviene qualcosa grazie al metodo dello sviluppo spirituale che porta l’essere umano nel mondo spirituale in modo completamente diverso. Tale metodo gli crea dapprima gli organi, mentre il mondo degli archetipi viene trattenuto e utilizzato per la loro creazione. Allora l’uomo, grazie al mondo immaginativo e ispirativo, viene ricondotto fino al mondo spirituale entro il quale ora può guardare.

 

Quando è progredito fino alla conoscenza intuitiva, se questa si sviluppa ulteriormente, egli può allora penetrare del tutto da solo quanto si può indicare come capacità di respingere il mondo elementare. Egli vi familiarizza quindi, e precisamente in una maniera tale che non entra impreparato, ma con piena preparazione, poiché vede davanti a sé questo mondo elementare come un ultimo traguardo.

 

Certamente questa via per molte persone è difficile, poiché richiede una grande abnegazione. Infatti l’uomo deve innanzitutto esercitarsi per molto tempo nei simboli e attendere finché si formano i propri organi. Inoltre con questi all’inizio non può ancora vedere.

Ma a tal riguardo gli uomini odierni molto di frequente arrivano a dire: «Quello che mi importa è di vedere qualcosa!». Essi non vogliono seguire una via sicura, bensì vedere un risultato. Questo arriva certamente, ma va conseguito attraverso una certa abnegazione.

Occorre dapprima lavorare a se stessi per penetrare a poco a poco, con tale lavoro continuo e graduale su di sé, nel modo descritto, entro i mondi superiori.

 

E quanto in un primo momento si impara a conoscere del mondo della ragione e del mondo spirituale è veramente qualcosa di molto sbiadito. Solo quando dal mondo della ragione si ritorna nel mondo elementare, avendo progredito ampiamente nella conoscenza intuitiva, allora tutto ciò acquista colore e splendore, poiché si impregna con gli effetti del mondo elementare. Inoltre si può solo descrivere in modo suggestivo; la descrizione è possibile solo dal punto di vista della conoscenza intuitiva.

 

• È necessaria dunque una certa abnegazione. Solo se si prova diletto per i simboli, se si lavora con pazienza e perseveranza alla formazione degli organi spirituali, si può sentire un progresso quando, all’inizio, si vede solo poco del mondo spirituale. Ma se si prova gioia per quel lavoro interiore, si compensa in tal modo il sentimento di abnegazione. Dobbiamo trovare soddisfazione nella sottile comprensione di una simile attività.

 

Con questa via si viene ricompensati relativamente tardi. Ma perciò è anche una via più sicura, una via che preserva da ogni fantasticheria, da ogni illusione. Ci troviamo già in quel mondo che è immediatamente al di sopra del nostro quando ci siamo innalzati alla conoscenza immaginativa, ma lo prendiamo al massimo per vero, tanto che sentiamo che abbiamo inserito in noi qualcosa da un mondo superiore.

Solo a poco a poco si giunge a una reale comprensione dei mondi superiori. Riguardo al percorso dell’evoluzione in quei mondi, troverete una traccia sia nel mio scritto L’iniziazione – Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?, sia anche nella seconda parte del mio libro La scienza occulta. Lì sono descritte le stesse cose, ma per un grande pubblico, perciò talvolta più brevemente.

 

Oggi ho voluto ancora far notare alcuni più intimi particolari, e se aggiungiamo quanto oggi è stato esposto a ciò che è stato descritto in quei testi, potremo trovare una comprensione ancora più profonda. Nella via appena descritta ho cercato di far capire che le basi dell’ordinaria osservazione umana, della percezione sensoriale nel microcosmo, sistema nervoso e cervello, sono immagini riflesse delle azioni e delle entità del macrocosmo.

È stato mostrato come già prima che noi stessi iniziassimo a lavorare su di noi, per formare un uomo superiore in noi, si sia operato e tessuto su di noi per formare l’uomo ordinario. Abbiamo visto che continuiamo quell’attività che è già stata conclusa su di noi.

 

• Come è stato edificato il nostro uomo fisico a partire dai mondi superiori,

così noi edifichiamo il nostro uomo spirituale a partire da noi stessi.

Noi ci generiamo da noi stessi, progredendo così nell’evoluzione.

 

A nessuno che prenda in modo serio e onesto il concetto di evoluzione può non sembrare meraviglioso che sia possibile un tale procedere nell’evoluzione. Chi crede che ciò che oggi esiste abbia lottato da gradini precedenti dell’esistenza a quelli attuali, deve ammettere che l’evoluzione può anche essere portata avanti. Poiché l’uomo odierno è divenuto un essere cosciente, deve anche prendere in mano coscientemente la sua evoluzione.

 

Abbiamo visto che l’essere umano può eseguire in piena coscienza gli esercizi descritti come via di sviluppo. Quando egli ha bisogno di una guida, non ne ha più bisogno come succedeva negli antichi metodi, in cui il maestro o la guida prendeva o faceva affluire qualcosa a colui che guidava, e quindi il guidato diventava dipendente.

 

Oggi abbiamo imparato a conoscere una via che è davvero conforme alla coscienza moderna dell’umanità, poiché chi oggi la segue si affida a un maestro dello spirito non in modo diverso da come ci si affiderebbe, diciamo, ad un matematico.

Si suppone che il maestro ne sappia più di lui. Se non lo si supponesse, sarebbe totalmente inutile andare da lui. Nello stesso senso ci si affida ad una guida che non dà altro che delle istruzioni, un simbolo; allora ci si rende già conto dall’effetto a che cosa porti questo simbolo.

 

Passo dopo passo si rimane, per così dire, i padroni di sé. Si seguono le istruzioni del maestro dello spirito come si seguono quelle dell’insegnante di matematica che dà un compito, solo che si seguono con tutta la propria anima, mentre basta il proprio intelletto a risolvere un problema matematico. Questa è l’essenza del nuovo metodo d’iniziazione, che tiene conto in massimo grado dell’indipendenza dell’uomo e la guida non è più un “guru” nell’antico senso, ma solo nel senso di dare dei consigli quali: si deve fare così per andare avanti in modo adeguato.

 

Le epoche successive mutano in modo tale che l’uomo deve sempre attraversare dei nuovi stadi. Perciò si devono modificare anche i metodi di iniziazione. Per i tempi antichi ne erano necessari altri rispetto a quelli necessari per il periodo attuale. Il metodo che ho descritto è adeguato all’uomo del presente. Vien chiamato, per il simbolo più importante, scuola rosacroce.

 

Vi sono molti simboli, ma la rosacroce è il più importante, poiché è un simbolo per l’evoluzione umana stessa. Questo metodo rosicruciano è il vero metodo moderno di iniziazione che è in grado di condurre l’uomo odierno in modo adeguato e corretto nei mondi superiori.