Azione di Cherubini e Serafini per la luce.

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 08.04.1912


 

………………… tutta la materia fisica ha origine dallo scontro di forze provenienti dagli Spiriti della forma.

 

Qui siamo di fronte allo scontro di forze degli Spiriti della forma normali con le forze degli Spiriti della forma abnormi:

esse cozzano le une contro le altre.

In realtà ha origine un infossamento, e al tempo stesso (e nello stesso luogo) uno spezzarsi della forma:

ma appunto soltanto della forma.

Si spezza la forma e ha origine questa perforazione:

la materia in realtà è forma spezzata, forma frammentata.

 

La materia esiste in senso fisico solo là dove vengono frantumate delle forme.

Così anche i pianeti, là fuori nello spazio, sono forme spezzate.

 

Dall’insieme delle nostre considerazioni risulta che nel nostro sistema planetario gli Spiriti della forma hanno degli ausiliari: sono quelli che determinano i limiti come li abbiamo appunto descritti.

 

Senonché al disopra degli Spiriti della forma stanno gli Spiriti del movimento;

sopra questi, gli Spiriti della saggezza;

poi gli Spiriti della volontà (Troni), i Cherubini, i Serafini.

 

Per tutte queste entità spirituali ne esistono anche di quelle che si possono paragonare con gli spiriti luciferici.

Sicché all’estremo bordo di ogni sfera, là dove si forma un pianeta, non troviamo solo gli Spiriti della forma collaboranti:

per ogni pianeta parte dal Sole l’azione delle gerarchie normali,

mentre da fuori si esplica verso l’interno l’azione delle gerarchie ribelli.

 

Sono i Cherubini e i Serafini le gerarchie che intervengono qui nel complesso giuoco di forze, come gli Spiriti della forma.

Essi hanno il compito di portare la forza della luce dal centro del sistema planetario, dal centro del Sole, verso l’esterno.

Diventando i portatori della luce, le entità delle gerarchie più alte, i Cherubini e i Serafini,

acquistano con la luce lo stesso rapporto che gli Spiriti della forma hanno con la sostanza eterica.

 

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Le forze degli Spiriti della forma normali vanno verso l’esterno

e a loro si contrappongono gli spiriti abnormi, provocando quella specie di perforazione;

similmente agiscono anche le forze che portano la luce, colmando tutto lo spazio eterico,

ma ecco che si contrappongono loro gli spiriti abnormi, in modo che il pianeta trattiene la luce.

 

Proprio come esso trattiene le forze degli Spiriti della forma, così trattiene la luce e la riflette:

esso appare come un riflettore della luce che dal Sole gli portano gli spiriti chiamati Cherubini e Serafini.

Ecco perché i pianeti non hanno luce propria:

perché si valgono ai propri fini della forza della luce che spetterebbe loro, in quanto entità,

se si aprissero verso i Cherubini e i Serafini normali, invece di separarsi dall’insieme.

 

Infatti ogni pianeta possiede anche una tale luce separata.

Non è esatto dire che i pianeti ricevono solamente luce dal Sole:

ogni pianeta ha una sua luce propria, ma l’ha separata dall’insieme,

la tiene nascosta in sé sviluppandola in una vita di luce interiore autonoma.

 

Avremo modo di vedere che

• i pianeti comunicano la loro luce esclusivamente alle entità dei loro regni di natura,

agli spiriti naturali che si trovano sui singoli pianeti.

• Invece essi respingono, riflettono la luce alla quale devono aprirsi, che dovrebbero accogliere da fuori:

la luce che proviene loro dal Sole, portata dai Cherubini e dai Serafini.

Perciò sono, per lo spazio cosmico, astri non dotati di luce propria.

Nella luce proveniente dal Sole si produce dunque una specie di infossamento,

e il pianeta si oppone alla luce che gli fluisce dal Sole, la trattiene, la riflette.

 

Quel che possiamo osservare nel mondo stellare si manifesta allo sguardo occulto come qualcosa di ben diverso da come appare all’astronomia fisica. Per quest’ultima non esiste proprio niente altro che la descrizione di una maya, e solo dietro a questa sta la verità: poiché la verità dietro al mondo materiale è il mondo spirituale. Nella realtà il mondo materiale non esiste neppure: ciò che viene chiamato mondo materiale è il risultato del giuoco delle contrapposte forze del mondo spirituale.

Abbiamo così cercato oggi di descrivere in che modo abbia origine un sistema planetario.

 

Si sa ben poco nel mondo esterno, nella scienza fisica, dell’origine di un sistema planetario: certo, anche per la scienza fisica un sistema planetario ha origine da una specie di ammasso eterico di sostanza; stranamente però ci si dimentica del primissimo principio fondamentale che dovrebbe valere in tutte le scienze naturali.

 

Quante volte nelle scuole è stato spiegato ai ragazzi che una materia primordiale si sarebbe trovata in rotazione, e da questa si sarebbero poi staccate le sfere dei diversi pianeti. Questo è lo schema della teoria cosiddetta di Kant-Laplace: oggi la si prospetta in modo un po’ diverso, ma questo non ha molta importanza per quanto riguarda la questione di principio.

 

Per rendere evidente e facilmente comprensibile questa teoria, si usa mostrare ai ragazzi un piccolo esperimento dal quale dovrebbe risultare quanto sia facile la formazione di un sistema planetario. Si mette a galleggiare sull’acqua, in un recipiente, una grossa goccia d’olio; poi si introduce all’equatore della goccia un dischetto circolare di cartoncino, al cui centro si infligge un ago dall’alto in basso, e infine si mette manualmente in rotazione tutto il sistema. Da quella goccia d’olio si vedrà allora formarsi artificialmente un grazioso piccolo sistema planetario di goccioline; Conforme alla teoria cosmogonica di Kant-Laplace si separano delle goccioline che continueranno a ruotare, mentre al centro rimane la grossa goccia che rappresenta il Sole.

 

È naturalissimo che si presenti ai giovani questo esperimento come la prova evidente che fatti simili possano essersi un tempo svolti anche nell’universo. Procedendo in tal modo si commette però un grosso errore che nella scienza non si dovrebbe commettere mai. In nessun esperimento intrapreso è lecito dimenticare certe premesse; non procede in modo scientificamente corretto chi dimentica certe premesse, senza le quali un esperimento non può riuscire.

 

Omettendo una premessa essenziale, la descrizione scientifica non risulta corretta. Ora, la condizione essenziale per la nascita di quel sistema planetario artificiale è che ci sia il professore e che metta in moto il tutto: altrimenti l’esperimento non riesce. Cosicché la teoria di Kant-Laplace potrebbe avere validità solo se i suoi sostenitori spedissero nello spazio cosmico un gigantesco professore che mettesse in moto rotatorio tutta la massa eterica!

 

Non sempre la gente si avvede di piccoli errori di logica: ma è raro che noti certi errori logici capitali i cui effetti si estendono all’intera concezione del mondo. Ora, certo, quel gigantesco professore che faccia ruotare l’asse del sistema cosmico non esiste.

 

Esistono invece le singole entità spirituali delle diverse gerarchie che, col concorso delle loro forze, determinano la distribuzione e la disposizione dei moti dei singoli corpi celesti. Ecco quanto si dovrebbe replicare a chi credesse la teoria materialistica corrente (sia nella forma dell’ipotesi di Kant-Laplace, sia di altre ipotesi più recenti) capace di spiegare il sistema cosmico, senza ricorrere ad altre considerazioni, come fanno gli occultisti.

 

A chi si opponesse, dal punto di vista materialistico, al pensiero di questa viva cooperazione delle gerarchie si dovrà replicare: tutte le ipotesi cosmogoniche materialistiche sono destinate a fallire, a causa dell’errore logico di fondo: non c’è infatti alcuna possibilità di spiegare l’origine di un sistema planetario, senza servirsi di ciò che effettivamente risulta allo sguardo occulto.

 

Certo, lo sguardo occulto deve poi spesso constatare che ciò che si percepisce con i sensi fisici risulta in verità qualcosa di molto diverso. Così l’occhio fisico percepisce solo la luce respinta dal pianeta; luce che viene respinta perché ai Serafini e ai Cherubini (che portano la luce del Sole nel cosmo) si contrappongono dei Cherubini e Serafini per così dire luciferici, i quali imprimono tenebra nella sostanza della luce solare, poiché separano la luce all’interno, avanzando per il pianeta la pretesa di una luce propria.

 

Questi pensieri, esposti ora sulla base di osservazioni e indagini occulte, furono espressi per la prima volta, nell’epoca post-atlantica, in modo grandioso, dal grande Zarathustra ai suoi discepoli.

 

Zarathustra attribuiva allo spirito da lui chiamato Ahura Mazdao o Ormazd

tutto ciò che dal Sole si irradia nello spazio cosmico,

in modo simile a come oggi abbiamo descritto l’azione delle gerarchie superiori centrate nel Sole.

 

A qualsiasi spirito che dal centro del Sole espanda verso la periferia le forze della propria natura

si oppongono da ogni parte gli spiriti abnormi delle diverse gerarchie,

i quali formano nel loro insieme il regno di Arimane.

 

Si vedrà più avanti che il regno di Arimane va poi distinto da quello di Lucifero, anche nei riguardi del sistema planetario; ne parleremo ancora in modo più preciso. Qui, alla fine di questa conferenza, volevo solo mettere in evidenza che Zarathustra aveva indicato simbolicamente ai suoi discepoli questa connessione: la luce di Ahura Mazdao, o Ormazd, che si irradia dal Sole, nella quale si adagia per così dire il regno di Arimane.

 

Diceva Zarathustra: ci raffiguriamo simbolicamente quello che promana dal Sole nell’immagine dei Cherubini e dei Serafini che nella luce portano fuori le forze solari. Invece possiamo raffigurarci quello che si oppone, ad opera degli spiriti abnormi delle gerarchie superiori, sotto forma di tutto quanto si carica di tenebra, cioè di luce propria imprigionata all’interno e che fuori si manifesta come tenebra. Questo veniva descritto da Zarathustra come il regno di Angramainyu, di Arimane.

 

Vediamo dunque che ci si presenta per la prima volta nell’Asia occidentale, ad opera di Zarathustra, questa dottrina che oggi viene in certo modo nuovamente proposta. E ci ispira sempre sentimenti di ammirata meraviglia il constatare come l’indagine occulta moderna permetta di scoprire fatti e connessioni che poi ritroviamo presso i grandi maestri del passato, anche se non esistesse alcuna tradizione, né alcun fatto registrato nella cronaca dell’akasha. Sono le esperienze di questo genere a consentirci di fare veramente la conoscenza dei grandi maestri del passato.

 

Compenetrandoci delle verità che possono venire scoperte con l’indagine occulta moderna, e riscoprendole poi nelle dottrine degli antichi maestri e guide dell’umanità, acquistiamo con questi un giusto rapporto. L’evoluzione dell’umanità diventa così un grandioso colloquio fra gli spiriti: non un colloquio udibile nello spazio, bensì un discorso che si svolge fra le diverse epoche storiche, un discorso che porta reciproca chiarezza e reciproca integrazione e fa procedere il flusso della civiltà.