Caratteristiche della prima e della seconda gerarchia

O.O. 110 – Gerarchie spirituali – 18.04.1909 sera


 

Qual è dunque la speciale caratteristica dei serafini, dei cherubini e dei troni,

ch’essi soli possiedono sopra le altre entità del mondo?

• Hanno ciò che si è chiamato « la visione immediata della Divinità ».

• Essi possiedono fin dal principio quello che l’uomo per mezzo della sua evoluzione deve conquistarsi a poco a poco.

 

Noi uomini diciamo che dobbiamo prendere le mosse dal nostro punto attuale, per raggiungere sempre più elevati poteri di conoscenza, di volontà ecc.; e in questo modo ci avvicineremo sempre più alla Divinità.

Essa ci sarà presente sempre più.

Noi ci evolviamo verso quel che per noi è ancora coperto da un velo, verso la Divinità.

 

La differenza tra i serafini, i cherubini e i troni, e l’uomo

è che dal primo inizio della nostra evoluzione queste supreme entità delle gerarchie spirituali

circondano immediatamente la Divinità, la Trinità Divina, e ne godono la visione sin dal principio.

 

Esse possiedono già quello a cui l’uomo deve pervenire,

è dunque d’immensa importanza sapere che quelle entità, quando cominciano a esistere, vedono Dio,

e mentre vivono continuamente contemplano la Divinità.

• Quanto esse operano, quanto fanno, è suscitato dalla loro visione di Dio;

Dio agisce attraverso ad esse.

 

Non sarebbe loro possibile fare diversamente, non sarebbe loro mai possibile agire diversamente da come agiscono,

perché la visione divina è una forza tanto possente, agisce su di loro in tal modo,

che esse con immediata sicurezza, con immediato impulso, eseguono ordini della Divinità.

 

Ponderare, giudicare, tutto ciò non esiste nelle schiere di quelle entità; non v’è che la visione degli ordini divini

e il conseguente immediato impulso a tradurre in atto quanto si è loro palesato.

• Vedono così la Divinità nella sua forma originaria e vera, la Divinità quale è.

• Esse si vedono solo come le esecutrici del volere e della saggezza divina.

Così è per la gerarchia suprema.

 

Se scendiamo alla successiva gerarchia,

a quelle entità che chiamiamo dominazioni, virtù e potestà,

o anche spiriti della saggezza, del movimento e della forma, dobbiamo dire:

• esse non hanno più così direttamente la visione della Divinità,

non vedono più Dio nella sua forma immediata quale Egli è,

ma nelle sue rivelazioni in cui Egli (se così si può dire)

si rivela per mezzo della sua faccia, della sua fisionomia.

 

Naturalmente è loro impossibile non riconoscere che quella è la Divinità;

hanno anche loro un impulso immediato di seguire le rivelazioni della Divinità,

come è per serafini, cherubini e troni.

• L’impulso non è più tanto possente, ma è ancora immediato.

 

Per serafini, cherubini e troni sarebbe impossibile dire

che essi potrebbero non eseguire ciò che vedono essere prescritto da Dio;

sarebbe impossibile a motivo della loro prossimità a Dio.

• Ma sarebbe pure assolutamente escluso che le dominazioni, le virtù e le potestà

intraprendessero qualcosa che non fosse voluto dalla Divinità stessa.