Che cosa è in realtà la Terra nel macrocosmo

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 01.02.1925 – massime n° 153-155


 

Il divenire del cosmo e dell’umanità è stato esaminato in queste considerazioni dai punti di vista più diversi.

Ci si è mostrato come l’uomo riceva le forze del suo essere dal cosmo extraterreno,

tranne quelle che gli dànno la sua auto-coscienza.

Queste gli vengono dalla terra. Con ciò è stata esposta l’importanza dell’elemento terrestre per l’uomo.

 

Deve ora riallacciarvisi la domanda: « Quale importanza ha l’elemento terrestre per il macrocosmo? »

Per meglio rispondere a questa domanda dobbiamo riesaminare ciò che già abbiamo esposto.

 

La coscienza veggente trova il macrocosmo in uno stato di vitalità tanto maggiore,

quanto più lo sguardo risale verso il passato.

In un passato remotissimo, il macrocosmo viveva in modo che termina ogni possibilità di calcolare le sue manifestazioni vitali.

Da quello stato di vitalità viene separato l’uomo.

Il macrocosmo entra sempre più nella sfera del calcolabile.

Ma con ciò il macrocosmo muore a poco a poco.

 

Nella misura in cui l’uomo, il microcosmo, sorge come entità indipendente dal macrocosmo, quest’ultimo muore.

• Nel presente cosmico esiste un macrocosmo morto.

Ma nel suo divenire non si è generato soltanto l’uomo. Anche la terra fu generata dal macrocosmo.

 

L’uomo, che riceve dalla terra le forze per la sua auto-coscienza, è troppo intimamente legato ad essa per penetrare nell’essere della terra.

Nell’epoca dell’anima cosciente, in cui l’autocoscienza viene a completo sviluppo, ci siamo abituati a rivolgere lo sguardo alla grandezza spaziale dell’universo, ed a considerare la terra come un granello di polvere, insignificante di fronte all’universo spaziale fisico.

A tutta prima sembrerà quindi strana la rivelazione che la veggenza spirituale può darci intorno alla vera importanza cosmica di questo cosiddetto « granello di polvere ».

 

Nella base minerale della terra sono immersi gli altri regni: il vegetale e l’animale.

In tutto ciò vivono le forze che durante il corso dell’anno si mostrano nelle loro diverse forme di manifestazione.

Si guardi il mondo vegetale.

In autunno e in inverno esso mostra forze fisiche morenti.

La coscienza veggente percepisce in questa forma di manifestazione l’essere delle forze che hanno portato il macrocosmo a morire.

 

In primavera ed in estate, nella vita vegetale si mostrano forze di germinazione e di crescenza.

In questo germogliare e crescere, la coscienza veggente percepisce non soltanto la forza che produce la messe vegetale dell’annata, ma anche un’eccedenza. Ed è una eccedenza di forza germinativa.

Le piante contengono maggior forza germinativa di quanta non ne consumino per la crescita di foglie, fiori e frutti.

Per la coscienza veggente questa eccedenza di forza germinativa si espande fuori, nel macrocosmo extraterreno.

 

Ma anche dal regno minerale fluisce parimenti una forza eccedente nel cosmo extraterreno.

Questa forza ha il compito di portare ai giusti luoghi nel macrocosmo le forze provenienti dalle piante.

Dalle forze vegetali viene generata, sotto l’influsso delle forze minerali, una nuova immagine di un macrocosmo.

 

Allo stesso modo vi sono forze che emanano dall’elemento animale.

Queste non agiscono però nel senso delle forze minerali e vegetali, irradiando dalla terra, ma agiscono in modo che gli elementi vegetali i quali, conformati da forze minerali, vengono portati nell’universo, prendano forma sferica, e sorga così l’immagine di un macrocosmo chiuso da ogni lato.

 

• Così la coscienza che riconosce lo spirito vede l’essere della terra.

• Questo sta, dentro al macrocosmo morto, come elemento di nuova vivificazione.

Come dal seme, spazialmente così piccolo e insignificante, si forma nuovamente tutta la grande pianta, quando la vecchia morendo si disgrega,

così, dal « granello » terra, nasce un nuovo macrocosmo mentre si disgrega il vecchio che è morto.

 

 

Questa è una vera veggenza dell’essere della terra, una veggenza che in essa vede ovunque un mondo germinante.

Impariamo a conoscere i regni della natura soltanto se sentiamo in essi questo elemento germinante.

In mezzo a questa vita germinante l’uomo compie la sua esistenza terrena.

Egli partecipa tanto a questo elemento germinativo, quanto alla vita morente.

Da quest’ultima egli ha le forze del suo pensare.

 

Finché in passato le forze del pensare provenivano dal macrocosmo ancora vivente, non erano la base dell’uomo autocosciente; vivevano come forze di crescenza nell’uomo ancora privo di autocoscienza.

Le forze del pensare, per sé, non possono avere vita propria se debbono formare la base della libera autocoscienza umana.

Per sé esse debbono essere, col morto macrocosmo, le morte ombre di ciò che era vivente in epoche cosmiche passate.

 

Dall’altro lato l’uomo prende parte all’elemento germinante della terra.

Da questo provengono le sue forze volitive.

Esse sono vita, ma di contro l’uomo non prende parte all’essere loro con la sua autocoscienza.

Entro l’essere umano esse si irradiano nei pensieri-ombra.

Vengono compenetrate da quelle ombre, e in tale compenetrazione del libero pensiero, dispiegantesi nell’essere germinante della terra, la piena e libera autocoscienza umana, nell’epoca dell’anima cosciente, introduce la propria vita nell’uomo.

 

Il passato che getta ombre e il futuro che contiene germi di realtà si incontrano nell’entità umana.

Tale incontro è la vita umana del presente.

 

La coscienza veggente ravvisa chiaramente questi fatti, quando si trasporta nella regione dello spirito che confina immediatamente con quella fisica, e nella quale si trova anche l’attività di Michele.

La vita di tutto ciò che è terreno diventa trasparente se nelle sue profondità sentiamo il germe universale.

Ogni forma vegetale, ogni pietra appare in una nuova luce all’anima umana, se essa si accorge come ogni essere, con la sua vita e la sua forma, contribuisca a che la terra, come unità, sia il germe embrionale di un macrocosmo sorgente a nuova vita.

Proviamo a rendere pienamente vivo in noi il pensiero di questi fatti, e sentiremo quale importanza esso possa avere nell’anima umana.

 


 

153 — Al principio dell’epoca dell’anima cosciente ci si è abituati a rivolgere lo sguardo alla grandezza fisico-spaziale dell’universo, ed a sentire innanzi tutto tale grandezza.

Perciò chiamiamo la terra un granello di polvere in mezzo all’universo che appare fisicamente poderoso.

 

154 — Alla coscienza veggente questo « granello di polvere » si rivela come il germe di un nuovo macrocosmo che sta per sorgere,

mentre quello vecchio si dimostra morto.

Era necessario che morisse affinché l’uomo potesse separarsene con piena autocoscienza.

 

155 — Nel presente cosmico l’uomo partecipa,

con le sue forze di pensiero che lo affrancano, al macrocosmo morto,

• e con le sue forze di volontà, che per la loro essenza gli sono celate, alla vita di quello nuovo che germoglia quale entità terrestre.