Che cosa significa per il mondo la venuta del Cristo?

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 24.09.1909


 

Che cosa significa per il mondo la venuta del Cristo?

Significa che l’uomo, se la comprende nel giusto modo,

impara a servirsi totalmente della sua autocoscienza,

impara a sviluppare interamente la coscienza dell’io,

cosicché il suo io acquista pieno dominio sugli altri elementi della natura umana.

 

E sarà l’io, l’io cosciente di se stesso, a riconquistare

quello che nel corso dei tempi è andato perduto per l’umanità.

 

Come però l’ottuplice sentiero dovette essere presentato al mondo una prima volta per opera del Buddha,

così, prima che le antiche condizioni cessassero,

occorreva che fosse palesato al mondo il dominio dell’io su tutti i processi della corporeità esteriore.

 

Oggi non sarebbe più possibile che il principio del Cristo spargesse nell’ambiente circostante la poderosa azione risanatrice esercitata allora. Occorreva che quell’azione venisse esercitata in un’epoca in cui molti corpi eterici umani emergevano ancora dai rispettivi corpi fisici, in un’epoca in cui gli uomini, mediante semplici parole o semplici contatti, erano ancora in grado di ricevere i possenti effetti che ricevettero allora, e di cui oggi non potrebbe più esistere se non una debole eco.

 

L’umanità cominciò a sviluppare l’io per comprendere prima il Cristo;

poi, progredendo in questa direzione, comincerà a riconquistare quanto ha perduto.

• Mediante gli ultimi esemplari dell’umanità antica, dovette essere mostrata al mondo l’azione possente

che l’io, totalmente incarnato in un uomo, totalmente incarnato nel Cristo Gesù,

esercitava in ogni strato della corporeità sugli uomini di quell’epoca.

E alla fine dell’evoluzione della nostra Terra l’io sarà incarnato similmente in tutti gli uomini.

 

L’autore del vangelo di Luca ci mostra che il Cristo portò allora nel mondo un io che compenetrava il corpo fisico, il corpo eterico, e il corpo astrale umano, sì da potere esercitare un’azione risanatrice su tutta l’organizzazione del corpo. Occorreva che questo fosse mostrato agli uomini; occorreva mostrare che quando gli uomini in avvenire, nel futuro corso di migliaia di secoli, avranno conquistato tutta la forza che promana dall’io del Cristo, allora da questi io umani promanerà un’azione simile a quella che a suo tempo fu esercitata sull’umanità dal Cristo stesso. Quest’azione doveva essere mostrata nei vari strati della corporeità; poteva però essere mostrata solamente all’umanità di allora.

 

Fu mostrato che esistono malattie che hanno origine nel corpo astrale umano. Il loro modo di manifestarsi è collegato con l’entità intera dell’uomo.

Oggi, se l’uomo ha cattive qualità morali, il loro influsso si limita generalmente alla sfera dell’anima. L’anima infatti non ha più quel dominio sul corpo che aveva all’epoca del Cristo Gesù; e non è facile che ogni peccato si trasformi in una malattia.

 

A poco a poco, però, ci stiamo avvicinando a una condizione in cui il corpo eterico torna a liberarsi dal fisico; comincia perciò per l’umanità un’epoca in cui occorre star molto attenti a che le imperfezioni morali e intellettuali dell’anima non si manifestino fisicamente come malattie.

Quest’epoca ha già avuto inizio, e molte delle malattie semi-psichiche e semi-fisiche, note oggi come malattie nervose, caratterizzano appunto l’inizio di quest’epoca.

 

Negli uomini d’oggi infatti, i quali accolgono la disarmonia del mondo esterno nella sfera dei loro desideri e dei loro pensieri, è naturale che queste disarmonie si manifestino come fenomeni di isterismo e simili. Ciò è connesso col carattere particolare degli sviluppi spirituali ai quali andiamo incontro, ossia col liberarsi del corpo eterico dal fisico.

All’epoca in cui il Cristo apparve sulla Terra, vi erano intorno a lui numerosi uomini nei quali i peccati, specialmente i peccati del carattere, provenienti da cattive qualità precedenti, si estrinsecavano in malattie. Quello che nel corpo astrale viveva come peccato, si presentava come malattia; ciò è chiamato nel vangelo di Luca «possessione».

 

L’uomo è posseduto perché attira spiriti estranei entro il suo corpo astrale, perdendo in tal modo il dominio su tutta la sua umanità; l’uomo è posseduto perché non è più in grado di dominare la propria umanità con le sue qualità migliori. In passato ciò si manifestava in alto grado negli uomini che possedevano ancora un corpo eterico separato dal fisico; in tali uomini le qualità malvagie producevano, come ci descrive il vangelo di Luca, delle malattie che si manifestavano come possessioni.

 

Il vangelo di Luca ci mostra pure come quegli uomini venissero risanati dalla vicinanza e dalle parole dell’individualità che dimorava nel Cristo Gesù; ci mostra che veniva cacciato fuori quello che agiva come male. Tali fatti ci vengono presentati come esempi di quell’azione risanatrice che, alla fine dell’evoluzione della nostra Terra, le qualità buone eserciteranno su tutte le altre qualità umane.

 

Generalmente non si osservano certe finezze nascoste dietro alle cose; per esempio, non si osserva che nel capitolo del vangelo di Luca intitolato «Guarigione di un paralitico» (Luca 5, 17-26) si allude a tutt’altra forma di malattie, a tutt’altra forma di infermità. A quei tempi si sapeva che quest’altro genere di infermità proveniva da caratteristiche del corpo eterico.

 

Narrandoci che il Cristo Gesù guarisce anche i paralizzati, il Vangelo ci fa intendere che, mercé le forze della sua individualità, il Cristo otteneva effetti non solo sui corpi astrali, ma anche sui corpi eterici; cosicché anche uomini offesi nel corpo eterico potevano subire un’azione risanatrice.

Appunto là dove il Cristo ci parla del peccato più profondo, del peccato che si addentra fin nel corpo eterico, viene usata un’espressione speciale che ci mostra con grande evidenza la necessità che innanzi tutto ha da esser rimosso l’elemento spirituale che produce l’infermità.

 

Il Cristo infatti non dice subito al paralitico: «Alzati e cammina», ma prende di mira la causa che agisce come malattia fin dentro il corpo eterico, e dice: «I tuoi peccati ti sono rimessi». Vale a dire che, innanzi tutto, deve essere allontanato il peccato che si è introdotto nel corpo eterico e lo ha corroso.

Normalmente però l’esegesi biblica non fa queste distinzioni sottili; non riconosce che in questo passo viene mostrato come l’individualità del Cristo esercitasse un influsso non solo sui misteri del corpo astrale, ma anche su quelli del corpo eterico.

E perfino entro i segreti del corpo fisico il Cristo operò.

 

Perché a questo proposito parliamo dei segreti del corpo fisico, come di misteri per così dire superiori? Perfino a uno sguardo esterno, l’azione tra un corpo astrale e un altro corpo astrale appare a tutta prima la più manifesta. Si può per esempio far del male a un uomo con una parola piena di odio. Ciò attua un processo nel suo astrale; egli ascolta la parola offensiva e la sente come una sofferenza nel suo corpo astrale. Abbiamo in tal caso un’interferenza fra due corpi astrali. Già molto più recondita è invece l’interferenza fra due corpi eterici: intercorrono in tal caso influssi, fra uomo e uomo, assai più sottili, i quali oggi normalmente non vengono osservati.

 

Ma gli influssi più occulti sono quelli esercitati sul corpo fisico;

la densa materialità del corpo fisico, infatti, nasconde al massimo l’azione dello spirito.

 

Ma deve esserci proprio mostrato che il Cristo Gesù ha dominio anche sopra il corpo fisico. Come ci viene mostrato?

Sfioriamo qui un argomento che riuscirebbe del tutto incomprensibile al pensiero materialistico attuale. (È un bene, in questo senso, che queste conferenze vengano ascoltate da studiosi di antroposofia, già preparati. Un estraneo, infatti, potrebbe giudicare follia totale quello che diremo oggi, potrebbe considerare le nostre affermazioni come una vera follia).

 

Il Cristo Gesù mostra di saper penetrare con lo sguardo attraverso la corporeità fisica, per esercitarvi la sua azione. Ciò risulta dal fatto che egli risana con la sua forza anche malattie che hanno la loro radice nel corpo fisico. Occorre perciò conoscere i misteriosi effetti che, dal corpo fisico di un uomo, operano su quello di un altro; occorre conoscere questi effetti misteriosi quando si vogliano rimuovere le malattie del corpo fisico. Chi voglia agire spiritualmente, non potrà considerare un uomo come un essere isolato nella sua propria pelle.

 

Abbiamo ripetuto spesso che il nostro dito è ben più saggio di noi. Il nostro dito sa che il nostro sangue può scorrere in esso, solo se scorre convenientemente per tutto il resto del corpo; e sa pure che si disseccherebbe se venisse separato dal resto dell’organismo.

 

Così l’uomo dovrebbe pur sapere, se conoscesse il suo corpo,

che per quanto riguarda il suo organismo fisico egli appartiene a tutta l’umanità;

dovrebbe pur sapere che vi è reciprocità d’azione fra gli uomini,

e che non è possibile separare la salute di un singolo individuo da quella di tutta quanta l’umanità.

 

Per quanto riguarda gli effetti più grossolani, saranno d’accordo su ciò anche gli uomini attuali;

ma riguardo agli effetti più sottili, non potranno esserlo, non potendo conoscere quei fatti.

Ora, nel vangelo di Luca, viene accennato appunto agli effetti più sottili.

Leggiamo l’ottavo capitolo:

• «Gesù, al ritorno, fu accolto dalla folla, tutta là ad aspettarlo. Ed ecco un uomo chiamato Giairo, capo della sinagoga, venire a gettarsi ai piedi di Gesù, per supplicarlo di andare a casa sua perché aveva una figliola unica, di circa dodici anni, moribonda. Mentre vi si era incamminato, tra la folla che lo pigiava, una donna, che da dodici anni pativa perdite di sangue, e aveva perso in medici tutta la sua sostanza, senza riuscire mai a guarire, gli si accostò di dietro e ne toccò il lembo del vestito. Subito il flusso si stagnò» (Luca 8, 40-44).

 

Il Cristo Gesù dunque ha da guarire la figliola dodicenne di Giairo. Ma come potrà guarirla, se è già presso a morire?

Un tal fatto si potrà comprendere solamente se si terrà conto che la malattia fisica della fanciulla era collegata col disturbo di un’altra persona; e che non la si poteva guarire se non volgendo lo sguardo a quest’altra infermità. Quando nacque la fanciulla ora dodicenne, doveva esserci un certo rapporto fra lei e un’altra persona, un rapporto profondamente radicato nel suo karma.

 

Perciò ci viene detto che una donna, da dodici anni afflitta da una certa infermità, si accostò al Cristo per di dietro e gli toccò il lembo della veste. Perché questa donna viene menzionata proprio in quello stesso passo? Perché il suo karma era collegato con quello della figlia di Giairo. La fanciulla dodicenne e la donna malata da dodici anni avevano fra loro un legame karmico.

 

Non per nulla ci viene presentato qui, quasi come un mistero numerico, il fatto che quella donna inferma già da dodici anni si accosta a Gesù, e guarisce; e che, soltanto in seguito a ciò, Gesù entrò nella casa di Giairo e la fanciulla dodicenne, che già si dava per morta, potè essere risanata.

 

Così profondi sono i nodi che legano uomo a uomo nel loro karma! In tal modo può essere indicato il terzo influsso esercitato dal Cristo Gesù sull’organismo umano, ossia l’influsso sul corpo fisico. Specialmente riguardo a questo influsso va considerata l’attività superiore del Cristo, come ce la mostra il vangelo di Luca.

 

Ci è stato additato con grande evidenza come l’io del Cristo abbia operato su tutti gli altri elementi dell’uomo. Questo è ciò che importa. E l’evangelista Luca, specialmente nei passi che narrano delle guarigioni, vuol mostrarci come l’azione risanatrice dell’io sia connessa coll’alto grado di sviluppo raggiunto appunto dall’io; e ci mostra infatti che il Cristo agì sul corpo astrale, sul corpo eterico e sul corpo fìsico degli uomini.

 

Luca ci addita il grande ideale dell’evoluzione umana: guardate al vostro avvenire – dice -: oggi il vostro io è così come si è sviluppato finora, è ancora debole; ha ancora scarso dominio sugli elementi della corporeità. Ma a poco a poco esso acquisterà signoria sul corpo astrale, sul corpo eterico e sul corpo fisico: a poco a poco li trasformerà. Davanti a voi sta il grande ideale del Cristo che addita all’umanità quale potrà essere il dominio dell’io sul corpo astrale, sul corpo eterico e sul corpo fìsico.

 

Queste sono le verità che stanno a base dei Vangeli; e potevano trascriverle soltanto coloro che non si appoggiavano a documenti esteriori, ma si appoggiavano alla testimonianza di quelli che vedevano per forza propria, che erano «ministri della parola».

 

Solo a poco a poco l’umanità comprenderà ciò che sta dietro ai Vangeli. Ma quando l’avrà compreso, con tal forza e con tale intensità afferrerà ciò che sta a base dei testi religiosi, da irradiarne veramente un’azione su tutti gli elementi dell’organismo umano.