Chi è un iniziato?

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 30(p.m.).05.1908


 

In ogni tempo dell’età postatlantica, un iniziato è stato colui che fosse in grado, innalzandosi sopra il mondo fisico-sensibile, di avere proprie esperienze nei mondi spirituali; che fosse cioè capace di sperimentare il mondo spirituale, come l’uomo in genere è capace di sperimentare quello fisico per mezzo dei propri sensi. Un iniziato siffatto è quindi un testimone dei mondi spirituali.

 

Ma c’è anche un altro aspetto, essenzialmente diverso: il fatto cioè che ogni iniziato impara, appunto durante l’iniziazione, ad elevarsi al disopra dei sentimenti che nell’ambito del mondo fisico sono non soltanto giustificati, ma anche profondamente necessari e che invece non possono sussistere allo stesso modo nel mondo spirituale.

Non bisogna fraintendere: l’iniziato non deve affatto staccarsi da tutti i sentimenti che hanno valore qui nel mondo fisico, per sostituirli con altri sentimenti adatti ai mondi superiori! Le cose non stanno così.

 

Non si tratta di sostituire, ma di aggiungere un tipo di sentimenti all’altro.

Se da una parte occorre spiritualizzare i propri sentimenti,

dall’altra è necessario rafforzare anche maggiormente quelli che rendono atti a lavorare qui, nel mondo fisico.

 

In questo senso va intesa, ad esempio, la parola che l’iniziato dev’essere, sotto certi riguardi, un uomo senza patria. Non ch’egli si debba minimamente estraniare dalla patria e dalla famiglia, fintanto che vive nel mondo fisico; si tratterà tutt’al più di affinare e abbellire i sentimenti validi nel mondo fisico, mediante l’acquisizione dei sentimenti adatti ai mondi spirituali.

 

Che cosa dobbiamo intendere per « uomo senza patria »?

Senza meritare questo predicato, nessuno può conseguire l’iniziazione nel vero senso della parola. Essere un « senza patria » significa che nel mondo spirituale un uomo non deve sviluppare delle simpatie particolari, affini a quelle che normalmente l’uomo prova qui nel mondo fisico per particolari raggruppamenti umani o regioni del mondo.

Il singolo individuo, nel mondo fisico, appartiene a un popolo, a una famiglia, a una comunità statale; tutto ciò sta bene. Non occorre che tutto questo vada perduto, e per quaggiù va benissimo.

 

Ma se qualcuno volesse applicare questi sentimenti nel mondo spirituale, porterebbe con sé una dote veramente pessima, per quella sfera. Ivi, infatti, non si tratta di sviluppare una simpatia per un oggetto qualsiasi, bensì di lasciar che ogni cosa agisca obiettivamente su di noi, secondo il suo proprio valore. Si potrebbe anche dire, salvo venire fraintesi:

• un iniziato deve diventare un uomo oggettivo, nel pieno senso della parola.

 

Ora, l’umanità è proceduta, proprio per la sua evoluzione sulla nostra Terra, da una precedente condizione di « senza patria », condizione connessa con l’antico stato di chiaroveggenza crepuscolare. Abbiamo già detto come l’umanità sia discesa nel mondo fisico dalle sfere spirituali: in queste, naturalmente, non c’era nulla di simile al patriottismo.

 

Quando gli uomini discesero dalle sfere spirituali, alcuni popolarono una regione della Terra, altri un’altra; e allora i singoli gruppi di uomini ricevettero, per così dire, l’impronta di quelle diverse regioni. Non bisogna credere che il negro divenne nero solo per ragioni interne; lo divenne anche per adattamento alla sua dimora; e lo stesso vale per gli uomini di pelle bianca.

 

Come per le grandi differenze di razza e di colore, così anche per le differenze minori fra i diversi popoli, l’uomo ha subito in parte l’influenza del suo ambiente. Ma tutto ciò a sua volta è in rapporto con la specializzazione dell’amore sulla Terra. Per il fatto che gli uomini divennero dissimili fra loro, l’amore nacque dapprima entro comunità limitate. Solo a poco per volta gli uomini possono evolversi verso una comunità d’amore vasta, quale andrà sviluppandosi concretamente per effetto del sé spirituale.

 

L’iniziato ha dovuto, per così dire, anticipare ciò verso cui a sua volta tende l’evoluzione umana: superare tutte le barriere per creare la grande pace, la grande armonia e fraternità. L’iniziato, nella sua condizione di « senza patria », deve senz’altro accogliere in sé tutti i germi di quel grande amore fraterno. Nei tempi antichi questo veniva simbolizzato nei numerosi e lunghi viaggi compiuti dagli iniziati, ad esempio da Pitagora.

Perché si narravano quei viaggi?

Per mostrare come l’iniziato, ricco dei sentimenti coltivati entro la comunità segreta, diventasse oggettivo nei confronti di tutti.

 

Ora, compito del cristianesimo è quello d’insegnare a tutta l’umanità l’impulso verso la fraternità

che l’iniziato aveva sempre conosciuto come impulso individuale.

Teniamo ben presente quella profondissima idea cristiana:

il Cristo è lo spirito della Terra, e la Terra il corpo, o la veste, del Cristo.

 

E prendiamolo alla lettera, poiché abbiamo ricordato già più volte che, in un documento come questo vangelo, ogni parola va pesata sulla bilancia di precisione.

Che cosa c’insegna lo studio dell’evoluzione, riguardo alla « veste » della Terra? C’insegna che dapprincipio la veste della Terra, cioè le parti solide della Terra, vennero spartite: alcuni se ne appropriarono una parte, altri un’altra.

Il possesso, l’ampliamento dell’individuo mediante l’appropriazione di beni propri: ecco in qual modo venne suddivisa in certo senso, nel corso dei tempi, la veste portata dal Cristo, dallo spirito della Terra. Una sola cosa non potè venir suddivisa, ma appartenne sempre a tutti: l’atmosfera che la circonda.

 

E da quell’atmosfera il mito delle origini paradisiache ci narra che venne insufflato nell’uomo il soffio vitale: con che fu posta nel corpo fisico la prima disposizione dell’io. L’aria non si può suddividere.

 

Cerchiamo ora se colui che, nel vangelo di Giovanni, dà del cristianesimo la versione più profonda, accenna in qualche modo a questi fatti: «E divisero fra loro le sue vesti, ma la tunica non la divisero » (Giov. 19, 23-24). Ecco il passo che ci mostra come la Terra nel suo complesso, insieme all’atmosfera, sia il corpo, ovvero la veste e la tunica del Cristo.

 

La « veste » del Cristo fu suddivisa in continenti e territori, ma non la tunica.

L’aria non fu suddivisa e appartiene a tutti in comune.

Essa è il simbolo esteriore materiale per l’amore che avvolge tutta la sfera terrestre,

per quell’amore che si realizzerà più tardi.