Chi non esce dal tempo non può entrare nel mondo spirituale

O.O. 194 – La Missione di Michele – 14.12.1919


 

Le forze evolutive dell’umanità

che hanno guidato l’uomo inconsciamente in modo che potesse progredire,

sono esaurite e lo saranno del tutto all’incirca verso la metà del secolo.

Dalle profondità dell’anima devono venir attinte nuove forze,

e l’uomo deve convincersi che nelle profondità della sua anima

egli è unito con le radici della vita spirituale.

 

• Per ora non è consentito a tutti varcare la soglia, perché l’uomo si è abituato nel corso degli ultimi secoli

a considerare che tutto quanto gli si presenta si esplica nel tempo.

• Ma il primo fatto che si sperimenta al di là della soglia è che esiste un mondo

in cui il tempo, come lo concepiamo noi, non ha alcun significato; si deve perciò uscire dal pensare temporale.

 

Ecco perché è tanto utile che chi vuole prepararsi alla comprensione del mondo spirituale, cominci almeno a pensare andando a ritroso: per esempio pensare un dramma di cinque atti, cominciando dalla fine del quinto e retrocedendo fino al principio; pensare e percepire una melodia non nella sequenza in cui la si suona, ma percorrendo a ritroso le sue note; richiamare le esperienze quotidiane pensandole non dalla mattina alla sera, ma a ritroso dalla sera alla mattina.

Così abituiamo seriamente il nostro pensiero all’annullamento del tempo.

 

Siamo abituati a pensare i fatti della vita quotidiana in modo che il secondo segue il primo, il terzo viene dopo il secondo, il quarto dopo il terzo, e così di seguito (vedi disegno), pensando che il nostro pensiero sia sempre l’immagine del divenire esteriore.

Se invece cominciamo a pensare a ritroso, a sentire a ritroso, dobbiamo farci violenza interiore, e questa violenza è benefica perché ci costringe a uscire dal mondo abituale dei sensi. Il tempo scorre dall’uno al due, al tre, al quattro e così via verso destra (nel disegno). Se pensiamo in senso inverso, invece che da mattina a sera, da sera a mattina, pensiamo in senso contrario al tempo (freccia verso sinistra) e annulliamo il tempo.

 

 

Se possiamo proseguire in questo modo, ripensando la nostra vita a ritroso fino dove possiamo arrivare,

avremo guadagnato molto, perché

• chi non esce dal tempo non può entrare nel mondo spirituale.

 

Noi diciamo che l’uomo si articola in corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io;

solo il corpo fisico e quello eterico contano per il mondo fisico sensibile.

 

• Il corpo eterico ha ancora un divenire terreno nel tempo,

• il corpo astrale può venir trovato solo uscendo dal tempo.

• Il corpo fisico è nello spazio;

l’io, il vero io può venir trovato solo uscendo dallo spazio, perché il mondo in cui si trova il vero io è privo di spazio.

 

• Le prime esperienze sono quindi caratterizzate da due fatti: uscire dal tempo e uscire dallo spazio, quando si varca la soglia verso il mondo spirituale. In passato ho spesso indicato come si può giungere a rappresentazioni non spaziali, quando ho reso attenti sulle dimensioni, non alla maniera infantile degli spiritisti che parlano di spazio tetradimensionale o di cose simili, bensì in modo più serio. Pensiamo a quanta parte del contenuto della coscienza ordinaria va perduto se non si è più nello spazio e nel tempo.

• La nostra vita è tutta legata a spazio e tempo, e così anche la nostra vita animica.

 

Si giunge ora in un mondo con il quale non si è in accordo, e questo significa senso dì dolore, senso di pena. Sicché senza il superamento di pena e dolore non si penetra nel mondo spirituale. Gli uomini non lo portano a coscienza, oppure si ritraggono per paura dal mondo spirituale, perché non vogliono metter piede in un mondo abissale in cui non vi sono spazio e tempo.

Se richiamo davanti all’occhio spirituale questa prima esperienza al di là della soglia, è perché si sia coscienti in modo vivente che oggi in pochi uomini è presente il coraggio e la forza interiore per recarsi, anche solo sperimentalmente, dove non vi è né suolo né tempo.

 

Ma per destino certe persone sono obbligate a varcare la soglia,

e non si avanza senza la saggezza che si può trarre da oltre la soglia.

Si può quindi avere un sentimento di che cosa sia necessario:

è necessario in futuro aumentare quella che si può chiamare la fiducia di ogni uomo nell’altro.

 

Questa sarebbe una virtù sociale, una fondamentale virtù sociale.

Nel nostro tempo pieno di aspirazioni sociali, questa virtù è presente in misura minima,

perché la gente aspira a vivere per la comunità, ma nessuno ha fiducia nell’altro.

Nel nostro tempo pieno di aspirazioni sociali dominano invece gli istinti meno sociali.

 

• Affinché l’educazione generale dell’umanità progredisca, sarà però necessario che gli uomini si inseriscano nel mondo spirituale, e che venga accordata fiducia a quelli che a buon diritto possono parlare di scienza dell’iniziazione; ma non fiducia per cieca fede nell’autorità, bensì per sana ragionevolezza. Si può infatti sempre riconoscere se una comunicazione viene da oltre la soglia, solo che si voglia realmente applicare la sana ragione umana.