Come agisce il karma in rapporto alle azioni, alle parole e ai pensieri.

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 11.10.1905


 

Sommario: Come agisce il karma in rapporto alle azioni, alle parole e ai pensieri. Il contrario del karma: il creare dal nulla. Esperienza del nirvana.

 

Volendo capire tutta la maniera di agire del karma, che è quello che ora vogliamo fare,

dobbiamo riuscire a farci un concetto di quello che si chiama nirvana.

Per capire fino in fondo il concetto di nirvana servono molte cose,

ma vogliamo cercare di farcene una rappresentazione provvisoria.

 

Inizialmente, in realtà, quando l’uomo compie un’azione qualsiasi, in essa è presente molto poco di quella che si potrebbe chiamare “libertà”, perché in realtà l’uomo è il risultato delle azioni che ha compiuto in passato. È così nel senso più ampio.

Per diventare quello che è, dovettero prima essere creati tutti i regni naturali. Il regno minerale, quello vegetale e quello animale, che un tempo egli aveva in sé, a poco a poco li ha posti fuori di sé.

A ciò si è aggiunto anche quel che egli ha inserito nell’arco di tempo trascorso a partire dal primo terzo dell’epoca lemurica. Anche tutte le azioni da lui compiute, tutti i pensieri e i sentimenti che gli hanno attraversato l’anima fanno parte del suo passato e diventano suo karma. Guardiamo ad un passato i cui effetti, al tempo stesso, si dispongono intorno a noi.

 

Tutto il mondo attorno a noi non è altro che l’effetto di azioni passate.

Allo stesso modo, adesso l’uomo prepara quel che dovrà accadere in futuro.

 

Ciononostante, ci troviamo ora continuamente di fronte a cose che in realtà non sono del tutto effetti di azioni passate, ma introducono nel mondo qualcosa di nuovo. Una determinata persona – prendiamo come esempio il signor Kiem – è l’effetto di azioni passate. Anche la Società Teosofica è l’effetto di azioni passate, e il fatto che egli vi sia congiunto è anche questo un effetto di questo tipo. Ma, attraverso il rapporto del signor Kiem con la Società Teosofica, succede qualcosa di nuovo: questo è a sua volta la causa di azioni future. Proiettando una luce su un bastone, dietro di esso sorge un’ombra. Questa, in realtà, è una cosa nuova. Osservando questo effetto, ci si dice che è successo qualcosa di nuovo. Il rapporto reciproco fra le cose è qualcosa di nuovo: la formazione dell’ombra.

 

Tutto quel che l’uomo pensa abitualmente, lo pensa sulle cose, su ciò che è diventato. Però può anche pensare su rapporti del genere, su qualcosa che non è provocato dall’effetto fin da prima, ma che subentra solo nel presente. Però questo accade molto di rado, perché gli uomini si attengono a ciò che è vecchio, a ciò che si è ammonticchiato intorno a loro. Rapporti che appaiono come qualcosa di nuovo costituiranno molto poco il contenuto dei pensieri dell’uomo.

 

Chi voglia collaborare al futuro, però, deve avere pensieri tali da far risultare fra le cose rapporti diversi. Possono essere una cosa nuova solo i pensieri sui rapporti fra le cose. Lo si vede nel modo migliore nell’arte. Quel che fa l’artista, in realtà, non esiste affatto. La mera forma che lo scultore dà alla sua opera, in realtà, non esiste affatto; essa non è un prodotto della natura. In natura c’è solo la forma in cui pulsa la vita.

 

La mera forma contraddirebbe le leggi di natura. L’artista, partendo dai rapporti, costruisce qualcosa di nuovo. Il pittore dipinge ciò che subentra a causa dei rapporti: luce e ombra; egli non dipinge affatto ciò che esiste realmente. Non dipinge l’albero, ma un’impressione che viene suscitata dal fatto che egli rappresenta tutti i rapporti con l’albero.

 

Anche nell’agire pratico si nota che di solito l’uomo non crea nulla di nuovo.

La gran parte delle persone fa solo quel che è già successo.

 

Solo alcune persone creano a partire dall’intuizione morale, introducendo nel mondo nuovi doveri, nuove azioni.

Il nuovo si introduce nel mondo attraverso rapporti.

Perciò si è detto spesso che l’agire morale elementare si trova sostanzialmente nei rapporti.

Un tale agire morale consiste per esempio in azioni che vengono compiute attraverso un rapporto di benevolenza.

 

Nella gran parte delle azioni si trova che esse poggiano sul passato; perfino nelle azioni e negli avvenimenti in cui subentra qualcosa di nuovo, normalmente ci si poggia ancora sul passato. Esaminando le cose con precisione, nella gran parte dei casi è così.

Sono libere soltanto quelle azioni in cui l’uomo non lavora affatto sulla base del passato, ma si occupa solo di quel che può venire al mondo grazie all’attività combinatoria e produttiva della sua intelligenza.

 

Questo genere di azioni nell’occultismo vengono dette: “creare dal nulla”.

Tutte le altre azioni vengono create a partire dal karma.

Queste sono due polarità: karma e il contrario del karma, il nulla – un’attività che non poggia sul karma.

 

• E ora immaginatevi un uomo che in un primo momento sia determinato dal karma: da azioni, pensieri, sentimenti del passato. Lo si immagini poi talmente progredito da aver cancellato il karma, e da trovarsi quindi di fronte al nulla. Se a quel punto egli agisce ancora, in occultismo si dice che “agisce dal nirvana”. Dal nirvana sono risultate, per esempio, le azioni di un Buddha, di un Cristo, almeno in parte. L’uomo ordinario vi si avvicina soltanto quando viene ispirato in senso artistico, religioso o storico.

 

• Il creare intuitivo viene dal “nulla”.

Chi vuole pervenirvi deve liberarsi totalmente dal karma.

• Allora potrà smettere di andare a pescare i propri impulsi là dove l’uomo li va a pescare di solito.

Lo stato d’animo che allora lo pervade è quello della devozione,

che come condizione viene anche chiamata “nirvana”.

 

Come ascende l’uomo al nirvana? Volgiamoci all’antica epoca lemurica.

Lì abbiamo l’uomo, così com’è sulla Terra, inizialmente su quattro zampe. Questi esseri, nei quali a quei tempi l’uomo si incorporava come “puro uomo” (come monade), camminavano su tutte e quattro le zampe.

Per il fatto che le monadi si incorporavano in essi, a poco a poco questi esseri si eressero e sollevarono gli arti anteriori. Solo a quel punto iniziò il karma.

 

Il karma in quanto karma umano divenne possibile solo nel momento

in cui gli uomini iniziarono ad usare le proprie mani per lavorare.

 

Prima non si creava alcun karma individuale.

• Questo fu uno stadio molto importante dell’evoluzione umana,

quando l’uomo, da essere orizzontale, divenne un essere verticale e quindi ebbe le mani libere.

Così egli si evolvette passando all’epoca atlantica.

 

• Al livello successivo l’uomo imparò ad avvalersi del linguaggio.

Prima imparò ad usare le mani, poi imparò l’uso del linguaggio.

• Con le mani l’uomo riempie il mondo circostante di azioni,

• col linguaggio lo riempie di parole.

 

Quando l’uomo muore, rimane vivo quel che egli ha compiuto nel mondo in azioni e parole.

Tutto quel che l’uomo ha compiuto in azioni permane come karma dell’uomo.

Ma quel che ha pronunciato in parole non permane solo come karma suo proprio,

ma come qualcosa di sostanzialmente diverso.

 

Si guardi a quel lontano passato in cui l’uomo ancora non parlava, ma agiva soltanto. Allora le azioni erano qualcosa che proveniva esclusivamente dalla singola personalità. Questo cessò immediatamente di essere esclusivamente personale quando ebbe inizio il linguaggio. Infatti ora gli uomini si capivano l’un l’altro. Questo è un momento estremamente importante nell’evoluzione atlantica.

 

Nel momento in cui fu emesso il primo suono, nel mondo iniziò a rimanere karma dell’umanità. Non appena gli uomini parlano gli uni con gli altri, dall’intera umanità scorre qualcosa di comunitario. Allora il karma singolo puramente personale passa al karma generale dell’umanità. Con le parole dette che noi diffondiamo intorno a noi, diffondiamo, di fatto, più che noi stessi. In ciò che diciamo vive l’intera umanità.

 

Soltanto quando le azioni delle mani diventeranno altruiste, lo saranno anche per l’intera umanità. Invece, parlando, l’uomo non può compiere azioni totalmente egoistiche, altrimenti il linguaggio dovrebbe appartenere soltanto a lui.

Una lingua non può mai essere totalmente egoistica, mentre le azioni delle mani in gran parte lo sono. L’occultista dice: “Quel che faccio con le mie mani può essere un’azione soltanto mia; quel che dico, lo dico come facente parte di un popolo o di una stirpe”.

 

Così, la nostra vita crea intorno a noi dei resti,

• dei residui personali, attraverso le azioni delle nostre mani,

• e dei residui dell’umanità attraverso quel che sopravvive delle parole.

Queste cose vanno separate con assoluta precisione.

 

Tutto quel che si trova intorno a noi nella natura, il regno minerale, quello vegetale e quello animale,

esiste come conseguenza di azioni precedenti.

Quello che, intorno a noi, è il prodotto delle nostre azioni, di fatto è qualcosa che entra nel mondo ex novo.

Con ogni uomo entra nel mondo qualcosa, un impulso nuovo, e impulsi nuovi provengono anche da tutta l’umanità.

 

Dunque, se dobbiamo dire che l’uomo compare sulla Terra a metà dell’epoca lemurica e soltanto da quel momento in poi comincia a creare il proprio karma (prima non aveva creato karma individuale), allora dobbiamo chiederci: da dove può provenire questo karma, dato che è sopraggiunto come qualcosa di nuovo?

 

Esso non può che provenire dal nirvana.

• A quei tempi dovette agire nel mondo qualcosa che veniva dal nirvanaove si crea dal “nulla”.

Gli esseri che a quei tempi fecondavano la Terra dovevano giungere fino al nirvana.

Quelli che fecondarono gli esseri che camminavano su quattro zampe, in modo da farli diventare uomini,

erano esseri che discendevano dal piano del nirvana. Vengono chiamati “monadi”.

 

Questo è il motivo per cui a quei tempi esseri di questo tipo dovettero discendere dal piano del nirvana.

• Viene dal nirvana l’essere che è in noi, nell’uomo: la monade.

Qui giunge nel mondo qualcosa di totalmente nuovo che va ad incorporarsi in quel che già c’è

e che, dal suo canto, è interamente effetto di azioni precedenti.

 

Distinguiamo dunque tre livelli.

• Il primo è quello delle azioni esteriori compiute con le mani;

• il secondo è quello che viene provocato dalle parole che vengono dette

• e il terzo è quello che viene suscitato per mezzo dei pensieri.

 

• E il pensiero è qualcosa di ancora più vasto di quel che viene provocato dalle parole che vengono dette.

Il pensiero non è più, come il linguaggio, diverso a seconda dei diversi popoli, ma appartiene a tutta l’umanità.

• Così l’uomo ascende dalle azioni alle parole ai pensieri, diventando così un essere sempre più universale.

• Non c’è alcuna norma generale dell’agire, alcuna logica delle azioni. Ognuno deve agire per sé.

 

Ma non c’è una lingua puramente personale. La lingua appartiene ad un gruppo.

Invece il pensiero appartiene a tutta l’umanità.

 

Così, abbiamo nell’uomo tre livelli

che vanno progressivamente dal particolare all’universale: azioni, parole, pensieri.

 

Esprimendosi nel mondo circostante,

• l’uomo lascia dietro di sé le tracce dell’intero spirito umano sotto forma di pensieri;

• le tracce di un’anima di gruppo umana sotto forma di parole;

• le tracce del proprio essere particolare sotto forma di azioni.

 

Lo si esprime nel modo più chiaro proprio indicando gli effetti di quel che viene provocato da questi singoli livelli.

Un’individualità è come un filo

che passa attraverso tutte le forme fenomeniche personali nelle diverse incarnazioni.

 

Un’individualità crea per ulteriori incarnazioni.

Un popolo, in quanto comunità linguistica, crea per nuovi popoli.

L’umanità crea per una nuova umanità, per un nuovo pianeta.

 

• Ciò che l’uomo fa per se stesso, personalmente, ha importanza per la prossima incarnazione;

• ciò che un popolo dice ha importanza per il prossimo periodo di civiltà, per la prossima incarnazione di popolo.

• E quando ci sarà un mondo in cui tutto il nostro pensare non vivrà più come pensare,

ma si manifesterà negli effetti di questo pensare, esso sarà una nuova umanità, cioè un nuovo pianeta.

 

Senza questi grandi punti di vista non possiamo capire il karma.

Ciò che pensiamo ha importanza per i prossimi cicli planetari.

 

Ora si rifletta su questa domanda:

il genere umano che rimarrà di noi e che abiterà un pianeta futuro,

continuerà ancora a pensare?

Tanto poco la lingua di una nuova epoca è uguale a quella dell’epoca precedente,

altrettanto poco l’umanità futura continuerà a pensare.

È ridicolo chiedere nei nostri pensieri che cosa sia la divinità.

 

Sul prossimo pianeta l’uomo non penserà, ma capirà il mondo circostante con un’attività diversa,

in una forma del tutto diversa da quella in cui adesso capisce questo attuale pianeta.

Il pensare è una cosa nostra.

 

Quando spieghiamo il mondo con i pensieri, questa spiegazione del mondo è soltanto per noi. Questo fatto è di enorme portata, perché l’uomo si accorge di essere, anche in quanto umanità, intessuto nei fili karmici e di vivere e di tessere nell’intero tessuto.

Quando l’occultista orientale riflette su queste cose, si dice: “Tutta la nostra vita avviene come se fossimo circondati da tutte le parti da confini costituiti dall’agire, dal parlare, dal pensare. Se immaginiamo di eliminare tutto questo, all’uomo ordinario non rimane proprio più nulla. Se gli rimane ancora qualcosa, questo è il risultato dell’esoterismo qualora egli sia andato oltre tutto questo. Quel che rimane ancora è la sperimentazione del nirvana”.

 

Lo spirito planetario che rappresenta l’essere del mondo, adesso è incarnato nel pensare,

ma in futuro sarà incarnato come qualcosa di completamente diverso.