Come interviene in sostanza l’opera delle gerarchie nella vita degli uomini?

O.O. 236 – Nessi karmici Vol. II – 27.06.1924


 

Solo lentamente e a gradi le nostre trattazioni sul karma condurranno alla comprensione delle fondamentali e complesse sue leggi universali. Oggi vorrei anzitutto porre in evidenza che alla formazione del karma nella vita fra morte e rinascita partecipano gli esseri umani stessi che durante tale periodo sono nella condizione che ho descritto. Essi vi partecipano soprattutto con coloro con i quali sono karmicamente congiunti.

Durante la vita fra morte e rinascita, vediamo collaborare alla formazione del karma gruppi di esseri umani karmicamente uniti fra di loro; si può dire che, pur in una forma d’esistenza puramente spirituale, quei gruppi si distinguono nettamente in gruppi fra loro connessi. Ciò non toglie che, anche nella vita fra morte e rinascita e soprattutto in questa, siamo partecipi di tutta l’umanità; pur facendo parte di un dato gruppo di anime non siamo esclusi dal partecipare alla vita di tutta l’umanità.

 

In tutti quei gruppi, fin sul destino individuale delle singole persone,

lavorano gli esseri delle gerarchie superiori.

 

• Le entità delle gerarchie superiori, che unitamente all’essere umano lavorano alla formazione del karma nel tempo fra morte e rinascita, esercitano anche la loro azione su di noi quando, nella vita fra nascita e morte, il karma si realizza moralmente, quando esso si realizza nella vita umana. Ora dobbiamo rispondere al quesito: come interviene in sostanza l’opera delle gerarchie nella vita degli uomini?

 

Chi oggi parla secondo la scienza iniziatica deve dire che si tratta in realtà di un problema sconvolgente. Da quanto fu esposto nelle ultime conferenze si può infatti già sentire che esiste un collegamento tra i fenomeni naturali esterni e le vicende karmiche dell’umanità.

Chi non rivolge lo sguardo solo sugli eventi naturali, ma lo dirige sull’insieme degli eventi cosmico-umani, vede una connessione fra quanto, in un qualsiasi periodo, succede in sostanza in gruppi e masse umane sulla Terra e i fatti naturali che si manifestano in un altro periodo. Possiamo talvolta vedere eventi naturali irrompere nella vita terrena. Vediamo eruzioni vulcaniche devastatrici, vediamo le conseguenze di fenomeni elementari naturali manifestarsi in inondazioni e in altre catastrofi.

Se consideriamo tali eventi solo sotto l’aspetto naturale ci troviamo davanti a qualcosa d’incomprensibile nel quadro d’insieme delle impressioni che riceviamo dal mondo. Si tratta infatti di eventi che irrompono nelle condizioni normali del mondo, e che l’uomo in genere rinuncia a capire. Egli semplicemente accetta la disgrazia, il colpo del destino. Già per se stessa l’indagine scientifico-spirituale conduce oltre, perché offre rimarchevoli prospettive proprio per tali elementari eventi di natura.

 

Percorriamo con lo sguardo la superficie della Terra: troviamo alcune contrade addirittura cosparse di vulcani; altre ne troviamo soggette a terremoti o ad altre calamità. Se rispetto a tali fatti cerchiamo delle concatenazioni karmiche, come ne abbiamo cercate nelle ultime conferenze per talune personalità storiche, ci appare qualcosa di molto caratteristico, e precisamente questo che lassù, nel mondo spirituale, le anime vivono tra morte e rinascita in gruppi determinati dal loro karma, elaborando le connessioni karmiche future sulla base di quelle passate.

Nella loro discesa dall’esistenza pre-terrena a quella terrena, vediamo certi gruppi di anime muovere direttamente in prossimità di vulcani o nei luoghi dove possono verificarsi catastrofi telluriche allo scopo di subire ad opera di fatti elementari naturali quel destino che proprio in quel posto li potrà colpire. Troviamo che nella vita fra morte e rinascita, durante la quale l’uomo ha tutt’altre visuali e tutt’altri sentimenti che non durante la vita fisica, certe anime fra di loro congiunte cercano talvolta espressamente quei luoghi, per sperimentare il destino appunto in quel modo.

 

Il proposito infatti che qui sulla Terra trova scarsa eco nelle anime come ad esempio la frase: ricercherò una gran disgrazia allo scopo di perfezionarmi, la ricercherò perché sono imperfetto rispetto a quanto il mio karma passato racchiude, questo proposito che trova scarsa risonanza nella vita terrena, noi lo facciamo realmente in modo del tutto valido nel tempo fra morte e rinascita. Accade allora che cerchiamo perfino un’eruzione vulcanica o un terremoto per poterci perfezionare attraverso tali calamità.

Dobbiamo assolutamente far nostri questi due diversi modi di giudicare la vita: dal mondo spirituale e dal mondo fisico.

 

Nel quadro di tali connessioni dobbiamo anche osservare: fuori si svolgono i fenomeni naturali giornalieri che seguono un corso relativamente normale in quanto esso è determinato dal mondo degli astri. Il mondo stellare segue infatti un corso regolare, soprattutto per quanto si riferisce al Sole, alla Luna e anche agli altri astri, fatta eccezione soltanto per le problematiche meteore e comete che irrompono per così dire in modo singolare nei regolari fatti ritmici del cosmo.

In fondo solo le intemperie e il vento, i temporali e le grandinate, tutti i fenomeni climatici e meteorologici interrompono le condizioni naturali dell’esistenza e scompigliano quotidianamente quel regolare andamento ritmico.

Noi lo vediamo. Anzitutto viviamo sotto l’impressione di questo andamento esterno dei fenomeni naturali. In seguito, se in noi vive un impulso verso lo spirito, prestiamo anche ascolto a quanto ci viene comunicato dall’iniziazione, ossia che non esiste solo il mondo esteriormente visibile, ma anche un mondo soprasensibile in cui vivono gli esseri delle gerarchie superiori. In quel mondo noi entriamo nella vita fra morte e rinascita, così come fra nascita e morte viviamo nel campo dei tre regni naturali: minerale, vegetale e animale.

 

Noi sentiamo tutto questo, cerchiamo di rappresentarci che quel secondo mondo esiste, ma ben spesso ci limitiamo poi a porre i due mondi uno a lato dell’altro, senza congiungerli nel nostro pensiero.

Otteniamo una reale visione di questi due mondi solo se possiamo vederli insieme, se con l’occhio dell’anima percepiamo la loro collaborazione. Bisogna infatti penetrare tale agire per poter comprendere la struttura del karma. Il karma viene preparato nella vita fra morte e rinascita, ma mediante l’opera delle gerarchie superiori esso viene anche sviluppato nella vita fra nascita e morte qui sulla Terra.

 

Dobbiamo dunque domandarci: come agiscono nella vita terrena le gerarchie superiori?

Nella vita terrena esse si valgono degli eventi terreni per inserirvi il loro agire.

 

Capiremo meglio tutto questo volgendo lo sguardo verso ciò che si presenta ai nostri sensi nel mondo stellare e in quello terreno. Durante la vita di veglia diurna vediamo sopra di noi il Sole; di notte vediamo il chiarore delle stelle, il chiarore della Luna. Pensiamo questo nostro guardare fuori nell’universo, questo lasciar agire sui nostri sensi quanto sta sopra di noi e quanto nei regni della natura si dispiega sulla Terra intorno a noi.

 

• Pensiamo che di per sé il mondo dei sensi

non ha maggior valore di quanto ne abbia la forma di un cadavere umano.

• Guardando alle forze esistenti nella Terra al di fuori dell’uomo,

troviamo sì tutte le forze che sono anche presenti nel cadavere,

ma non quelle dell’uomo vivente.

 

Il cadavere che giace davanti a noi è un’assurdità, ha unicamente senso come residuo dell’uomo vivente. Non riterremmo ragionevole chi credesse che il cadavere possa esistere di per sé, come una connessione di fatti che abbiano la loro ragione d’essere in se stessi. Può solo esistere come residuo, può unicamente palesare la forma di qualcosa che in esso non si vede più.

 

Come dal cadavere veniamo logicamente ricondotti all’uomo vivente,

così da tutto quanto si percepisce nell’esistenza fisico-sensibile

dobbiamo venir ricondotti al mondo spirituale.

In se stessa l’esistenza fisico-sensibile ha difatti altrettanto poco senso quanto il cadavere.

 

• Come dal cadavere veniamo ricondotti all’uomo vivente e diciamo: questo è il cadavere di un essere umano,

• così di fronte alla natura dobbiamo dire: la natura è la manifestazione di potenze divino-spirituali.

Nessun altro modo di pensare può essere ragionevole e neppure sano.

Pensare altrimenti è prova di un pensare malato.

 

Ma quale mondo spirituale dobbiamo noi pensare dietro quello fisico-sensibile?

Il mondo spirituale che dobbiamo pensare dietro quello fisico-sensibile

è il mondo che abbiamo imparato a conoscere come quello della seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes.

 

Dietro tutto quanto viene illuminato dal Sole sta la seconda gerarchia. Ma che cosa non è illuminato e tenuto in vita dal Sole nella cerchia di quanto percepiamo con i sensi? Ogni cosa è illuminata e tenuta in vita dal Sole.

 

Gli esseri della seconda gerarchia hanno la loro principale dimora nel Sole.

Dal Sole essi governano il mondo visibile che è loro manifestazione.

Possiamo dire di conseguenza che se in basso vi è la Terra e, da qualche punto dello spazio la guarda il Sole,

dietro l’azione del Sole, mediante e nel suo agire abbiamo l’opera della seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes.

 

Sui raggi, che sono le azioni della seconda gerarchia, sono portate tutte le impressioni sensorie che possono venir esercitate sull’essere umano, tutte le impressioni che di giorno, durante la veglia, arrivano ai nostri sensi. Perciò affermiamo il vero dicendo: nell’azione solare, attraverso e dietro l’azione solare che si esplica nell’ambito della nostra esistenza fisico-sensibile, vi è il mondo soprasensibile della seconda gerarchia.

 

Nell’esistenza terrena vi è anche un’altra condizione; ne abbiamo già parlato la volta scorsa sotto un altro aspetto: la condizione che attraversiamo durante il sonno. Come si presenta la nostra condizione durante il sonno sotto l’aspetto cosmico, nella sua controparte cosmica? Osserviamola.

Se disegniamo il tratto della superficie terrestre su cui viviamo (nel disegno seguente la linea circolare in alto), quando lasciamo nel letto il corpo fisico e il corpo eterico (a sinistra), mentre il corpo astrale e l’io ne sono fuori (a destra), nel cosmo il Sole è dietro la Terra, la Terra deve lasciarsi attraversare dai raggi del Sole prima che essi arrivino a noi. La luminosità del Sole è coperta dalla Terra.

 

In tutti gli antichi misteri vi era un particolare insegnamento che, conosciuto nel suo contenuto, fa davvero un’impressione profonda. Chi era stato introdotto in un’antica scuola dei misteri, vi era stato accolto come discepolo ed era gradualmente asceso alla scienza iniziatica; a un certo gradino del proprio sviluppo interiore caratterizzava le impressioni ricevute in modo da poter dire (e faccio presente che io cerco ora di ridare più o meno il monologo di un simile antico iniziato, come egli avrebbe potuto dire dopo aver raggiunto un certo gradino di iniziazione): se di giorno io sono in aperta campagna e con sguardo presago guardo in alto abbandonandomi alle impressioni dei sensi, io vedo il Sole. Lo vedo nella sua forza abbagliante a mezzodì, e dietro la sua abbagliante forza meridiana ho il presentimento e contemplo l’opera che gli esseri spirituali della seconda gerarchia esplicano nell’elemento solare.

 

Prima della mia iniziazione, col tramonto serale scendeva ogni elemento solare. Col rosso del tramonto si spegneva il fulgore del Sole, e prima della mia iniziazione trascorrevo la notte avendo intorno a me la tenebra, e al mattino la ricordavo; poi dai vapori dell’alba compariva il Sole e percorreva il suo cammino fino all’accecante chiarità meridiana.

Ora però, conseguita l’iniziazione, quando viene l’alba, quando il Sole ripete il suo percorso diurno, in me si desta il ricordo della vita notturna. So quello che ho sperimentato durante la vita notturna.

 

Ricordo con precisione di avere visto che a poco a poco una smorzata luce azzurrognola dal crepuscolo muoveva da occidente a oriente e mi ricordo benissimo che a mezzanotte, dietro la Terra, io ho visto il Sole nel punto del cielo opposto a quello in cui si trovava nello splendore della sua forza meridiana, l’ho visto nel suo smorzato chiarore che dispiega una forte azione morale. Ho visto il Sole a mezzanotte.

Un monologo del genere, del tutto corrispondente a verità, veniva pronunciato da quegli iniziati nel corso delle loro meditazioni. Parlare così non significava altro che portarsi a coscienza una realtà. Leggendo il libro di Jakob Bòhme Il sorgere dell’aurora si ha veramente l’emozionante impressione che le sue parole siano il residuo di un meraviglioso antico insegnamento.

 

Che cos’è per l’iniziato Il sorgere dell’aurora? È un invito al ricordo cosmico della visione del Sole a mezzanotte, dietro la Terra, coperto dalla Terra, del Sole che effonde il suo smorzato chiarore attraverso la Terra. Mentre nella solita visione vediamo il giallo-bianco disco solare splendere chiaro a mezzogiorno, attraverso la percezione iniziatica lo vediamo di colore azzurro-violetto nel punto opposto del cielo, e la Terra si presenta come un corpo trasparente attraverso il quale il giallo-bianco disco solare del mezzodì appare dall’altro lato con uno smorzato chiarore azzurrognolo-rossastro. Ma quella pallida apparizione azzurrognolo-rossastra non è tale in realtà, e devo valermi di questa paradossale espressione.

 

 

Quando contempliamo il Sole a mezzanotte è davvero come se vedessimo in lontananza qualcosa d’indistinto, e man mano che con l’iniziazione ci si abitua a discernere più distintamente quanto prima appare indistinto e lontano, quel chiarore rosso-bluastro assume sempre più forma e figura, si espande su tutta l’altra parte del cielo che è coperta dalla Terra e si popola. Come quando in una chiara notte stellata usciamo dalla nostra casa e vediamo il maestoso spettacolo del cielo stellato cosparso di miriadi di singoli scintillanti splendenti puntini, e in mezzo a loro appare forse la Luna, così sull’altra faccia della Terra, divenuta trasparente, allo sguardo dell’iniziato si rivela tutto un mondo emergente come da uno sfondo di nuvole che assumono l’aspetto di figure vive, appaiono cioè gli esseri della seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes, e tutto quanto vive nel loro mondo.

 

Se osserviamo con sempre maggior esattezza, se possiamo conquistarci la tranquillità animica a ciò necessaria (tutto il processo si svolge dopo preparazione, dopo meditazioni dirette a prepararci, perché di tutto quanto si è svolto diveniamo coscienti all’alba, nel ricordo, e tutto il quadro sta davanti a noi in maniera che sappiamo di averlo visto durante la notte), sappiamo che si era svolto ancora dell’altro.

 

Quel che appare sull’altra faccia della Terra, che nel disegno è come una specie di nuvola (lilla, rosso e blu), è tutto un tessere delle entità della seconda gerarchia. È come se da quell’operante e vivente mondo della seconda gerarchia si sprigionasse e irradiasse in certo senso un mondo di altri esseri. Nel disegno vi accenno mediante raggi che attraversano la Terra (giallo). È davvero un mondo di esseri che nella costellazione notturna agisce attraverso la Terra, si avvicina all’uomo, se ne scosta, torna a lui. Vediamo gli esseri della seconda gerarchia, viventi e operanti in questa linea, liberare, di continuo liberare un’altra gerarchia che si libra su e giù intorno all’uomo, avvicinarsi, scostarsi. A poco a poco impariamo a conoscere che cosa è.

 

Per tutto il corso della giornata abbiamo vissuto in modo cosciente, ora dormiamo, e durante il sonno il nostro corpo fisico e quello eterico vivono abbandonati a loro stessi come esseri del mondo minerale e di quello vegetale. Durante tutta la giornata però abbiamo pensato, per tutto il corso del giorno siamo stati attraversati da rappresentazioni che hanno lasciato tracce nel corpo fisico e nell’eterico. Al mattino non ci ricorderemmo di quelle che furono le esperienze della nostra vita terrena se non rimanessero le tracce delle impressioni accolte che poi richiamiamo alla memoria. Quelle tracce sono presenti in quanto di noi rimane giacente nel letto durante le ore notturne e da cui ci siamo allontanati. Soprattutto nel corpo eterico si svolge allora qualcosa di singolare: tutto ciò che abbiamo pensato durante la veglia, dal mattino alla sera, torna allora a echeggiare, a vibrare, a ondeggiare.

 

In tutto ciò che tesse e vive nei corpi eterici (e per ora parliamo solo dei corpi eterici) sulla parte della Terra ove gli uomini dormono, abbiamo reminiscenze dei pensieri diurni di chi dorme, abbiamo immagini di quanto di giorno si svolse sulla Terra.

Gli esseri che salgono e scendono librandosi intorno a noi, si occupano durante le nostre ore di sonno delle tracce rimaste nei corpi eterici. Quelle tracce divengono il loro mondo, il mondo delle loro esperienze, ciò che li occupa. Ci si rivela così un fatto di fronte al quale rimaniamo pieni di timorosa riverenza: hai lasciato nel letto il tuo corpo, esso è lì, porta in sé le tracce della tua vita diurna, è il campo che contiene i frutti dei tuoi pensieri diurni. In quel campo entrano gli esseri della terza gerarchia, Angeli, Arcangeli, Archai, e mentre tu stesso sei fuori del corpo fisico e del corpo eterico, quegli esseri vi sperimentano i pensieri che durante le ore della veglia diurna gli uomini stessi sperimentarono.

 

Con timorosa riverenza vediamo Angeli, Arcangeli e Archai avvicinarsi alla zona della Terra ove sono rimasti i corpi umani dormenti per cercarvi le reminiscenze della vita diurna. Davanti a noi vediamo svilupparsi una meravigliosa vita fra gli esseri della terza gerarchia e le tracce lasciate dai nostri pensieri.

Vediamo quel campo e percepiamo come gli uomini siano inseriti nel cosmo spirituale: durante la veglia noi prepariamo agli Angeli il lavoro che essi compiranno durante il nostro sonno. Sì, mentre siamo desti prepariamo agli Angeli il lavoro che essi compiranno durante il nostro sonno.

Ci si rivela allora qualcosa del mondo dei nostri pensieri, e cioè: sì, i pensieri che attraversano la tua mente contengono i frutti che tu immergi nel tuo corpo eterico e in quello fisico e che nelle ore notturne gli Angeli raccoglieranno per portarli fuori nel cosmo, per incorporarli nelle attività del cosmo.

 

Altro ancora ci appare. Mentre vediamo gli esseri della terza gerarchia, Angeli, Arcangeli e Archai librarsi, liberarsi dagli esseri e dalle azioni della seconda gerarchia, dietro quel tramare (lilla in basso nel disegno precedente) scorgiamo entità di particolare maestà e grandezza prendere parte all’azione della seconda gerarchia. Guardiamo nell’azzurrognolo-rossiccio il formarsi degli esseri della seconda gerarchia e, in quella trama vivente vediamo, come nello sfondo, balenare alcunché di diverso: presto ci accorgiamo che quello che cade come lampo (rosso) fra il movimentato tessere e operare della seconda gerarchia, ma folgora fino all’altra faccia della Terra, non è più in relazione con quanto rimane a giacere nel letto, ma con l’organizzazione dell’io e con il corpo astrale che sono usciti.

 

• Come nelle parti del nostro essere che sono rimaste a giacere nel letto scorgiamo il campo

ove i frutti di pensiero dell’attività umana diurna sono raccolti da Angeli, Arcangeli e Archai

per venire inseriti nell’attività cosmica,

• così possiamo anche vedere l’attività degli esseri della seconda gerarchia:

Exusiai, Dynamis, Kyriotetes, che si unisce con quella della prima,

Serafini, Cherubini e Troni, per occuparsi del nostro corpo astrale e dell’io.

 

Allora l’iniziato si dice nel ricordo mattutino: da quando mi sono addormentato fino al risveglio ho vissuto col mio corpo astrale e col mio io. Mi sentivo allora come intessuto, come incorporato nelle azioni che Serafini, Cherubini e Troni compivano con Kyriotetes, Dynamis, Exusiai. Io stesso ero inserito nella trama del loro operare e, guardando giù al corpo fisico e al corpo eterico, in un tramare giallognolo-biancastro vedevo gli esseri della terza gerarchia: Angeli, Arcangeli, Archai curare i frutti dei miei pensieri. Mi sapevo congiunto con gli esseri della prima e della seconda gerarchia. Dall’alto di possenti nubi spirituali, librato sopra il mio corpo che sapevo di aver abbandonato, vedevo il tessere e l’essere della terza gerarchia.

 

Così ci possiamo fare una rappresentazione concreta di come, quando il mondo fisico è fasciato di tenebra, alla percezione iniziatica gli esseri delle tre gerarchie appaiano in forma immaginativa sull’altra faccia della Terra. Possiamo pensare che la conoscenza, la percezione di questi altissimi fatti penetravano sempre più addentro nei cuori e nelle anime degli uomini partecipi dell’antica iniziazione.

Quel sapere, quella percezione possono di nuovo penetrare nei cuori e nelle anime di coloro che vengono introdotti nella moderna scienza dell’iniziazione.

Questa poderosa immaginazione si pone davanti all’anima umana in modo tale che per descriverla dobbiamo dire: si immagini l’anima umana fuori del corpo, liberata del corpo fisico e dell’eterico, vivente nelle radiazioni di Serafini, Cherubini e Troni, di Kyriotetes, Dynamis ed Exusiai (v. disegno seguente).

 

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Pensiamo che alle persone non iniziate, in un’antica sede dei misteri, quell’immagine venisse presentata in un modello plastico colorato, che si tentasse di presentare in una raffigurazione plastica ciò che l’iniziato percepiva con tanta maestosa grandezza dell’altra faccia della Terra. E per mostrare che si trattava del mondo in cui il karma viene elaborato con gli esseri delle due somme gerarchie, alla presentazione di quel plastico partecipavano i più alti iniziati, quelli che già durante la vita terrena possedevano la visione a cui in condizione ordinaria l’uomo ascende solo nel tempo fra morte e rinascita (nel disegno la parte in alto).

Si costruiva poi un altro modello plastico con intorno immagini umane. Si ponevano iniziati di grado meno elevato (i circoli sottostanti), quelli che avevano ancora a che fare col corpo fisico e col corpo eterico umani.

 

Avendo introdotto in quella raffigurazione esseri umani, si aveva un’immagine di ciò che l’iniziato vedeva nei misteri. Questo fu il principio dell’altare che sul davanti è incorniciato e presso il quale i sacerdoti, i più elevati di grado e quelli meno elevati, celebrano il culto come un’immagine di ciò che si può vedere con la scienza dell’iniziazione.

Oggi ancora, entrando in una chiesa cattolica, quando dalla navata si guarda verso l’altare, abbiamo davanti a noi una debole riproduzione di quello che un tempo iniziò mediante la scienza dell’iniziazione. Riceviamo l’impressione di come sorge un culto. Un culto non sorge perché qualcuno se lo inventa; in tale caso non sarebbe un culto. Un culto sorge come riproduzione di quanto ha luogo nel mondo spirituale.

 

Se posso fare un esempio, se a lato del culto che abbraccia il contenuto più ampio di un’azione sacramentale, del quale ora non voglio parlare, se prendo solo una piccola parte del culto che è già penetrata nella Comunità che mira a un rinnovamento cristiano, e che la maggior parte di noi già conosce (intendo il culto per i morti sia nel caso di una cremazione sia di una sepoltura), che cos’è quel culto celebrato secondo gli intendimenti della nostra « Comunità dei cristiani »?

Vediamone lo svolgimento: davanti vediamo la bara che racchiude i resti terreni della persona morta, intorno si svolge un certo culto, e udiamo il sacerdote pronunciare certe formule in forma di preghiera. Tutto l’insieme potrebbe essere più complesso, ma anche come è oggi nella sua semplicità può essere raggiunto ciò che per suo mezzo si vuol conseguire per l’umanità. Di che cosa si tratta?

 

Se abbiamo uno specchio e un oggetto oppure un essere, nello specchio ne vediamo l’immagine; abbiamo due cose: l’oggetto e la sua immagine riflessa. Così abbiamo due cose per il culto dei morti: il culto svolto dal sacerdote davanti alla bara è semplicemente un’immagine, è realmente un’immagine riflessa; se così non fosse, non sarebbe una realtà. Che cosa rispecchia quell’immagine? Quel che il sacerdote esegue mentre sta davanti alla bara e celebra il culto, ha la sua origine nel confinante mondo soprasensibile ove, mentre qui celebriamo il culto terreno davanti al corpo fisico e all’ancor sempre presente corpo eterico, dall’altra parte, dagli esseri dell’altra parte dell’esistenza, viene celebrato il culto celeste, e l’entità animico-spirituale dell’uomo viene accolta con il culto dell’accoglimento, come qui, davanti alla salma, si celebra il culto del congedo. Il culto è una realtà solo quando procede da una tale origine spirituale.

 

Si vede così come la vita soprasensibile penetri in quella terrena e come sia ovunque presente. Se celebriamo un vero culto dei morti, ad esso corrisponde un’azione cultica soprasensibile. I due culti operano insieme. Se nella preghiera per i morti vi è devozione, verità, dignità, nella sua intonazione echeggiano e vibrano le preghiere degli esseri superiori dei mondi spirituali. Mondo spirituale e mondo fisico operano insieme.

Il mondo spirituale coopera nel senso più vero con quello fisico quando nel dominio terreno si presenta l’immagine di ciò che, fra morte e rinascita, nella sfera soprasensibile viene intessuto con gli esseri delle gerarchie superiori: il karma.