Comprendere il post-mortem

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 2.09.1918


 

Noi viviamo nel quinto periodo postatlantico, che ha avuto inizio nel secolo decimoquinto dell’era cristiana. Esso ha chiuso, come sappiamo, il quarto periodo postatlantico, che ha avuto inizio nell’ottavo secolo avanti Cristo ed è giunto al termine nel secolo decimoquinto dopo Cristo. Di questi periodi di civiltà ne vanno registrati sette.

Ma ciò evidentemente vuol dire che abbiamo oltrepassato la metà dell’evoluzione della civiltà della Terra, che cadeva nel quarto periodo postatlantico, e che, semplicemente in virtù di questa circostanza, noi entriamo, infatti siamo anche nel quinto grande periodo della Terra, nell’epoca in cui la Terra si trova nella sua evoluzione discendente.

 

Già le considerazioni che abbiamo svolto in questi giorni possono richiamare la vostra attenzione sull’importanza di guardare all’evoluzione discendente, a ciò che è per così dire non in evoluzione, ma in involuzione, a ciò che è in regresso. Tutta la nostra evoluzione terrestre è in regresso.

Così, certe facoltà, certe forze, che erano presenti nel precedente periodo di evoluzione ascendente, si esauriscono, e a queste forze e facoltà che si esauriscono ne devono subentrare delle altre. E questo riguarda in particolare determinate facoltà animiche interiori dell’uomo.

 

Possiamo dire che fino al quarto periodo postatlantico, fin verso l’epoca del mistero del Golgota, negli uomini erano ancora presenti le facoltà che permettevano di avere un certo legame con il mondo soprasensibile.

Sappiamo che queste facoltà sono scomparse nei modi più svariati.

Non sono più presenti come facoltà elementari, si sono per così dire dileguate.

Non solo è mutata, per ciò che attiene a queste facoltà, la vita dell’uomo sulla Terra fra la nascita e la morte, ma è mutata in realtà, e ancor più radicalmente, la vita dell’uomo fra la morte e una nuova nascita.

 

E quindi bisogna dire che, per questo periodo che va dalla morte alla nuova nascita,

nell’attuale ciclo dell’umanità, che dunque rientra già nella fase discendente,

gli uomini, quando varcano la soglia della morte,

devono avere necessariamente dei ricordi di ciò che hanno acquisito qui nel corpo fisico,

se vogliono trovare la giusta collocazione e il giusto rapporto

rispetto agli eventi ai quali sono esposti fra la morte e una nuova nascita.

 

Che qui, prima della morte, gli uomini acquisiscano sempre più

certe rappresentazioni concernenti la vita dopo la morte,

è senz’altro uno dei presupposti necessari di una retta vita dopo la morte,

poiché solo ricordandosi di queste rappresentazioni, che hanno acquisito qui,

essi possono orientarsi nel tempo che intercorre fra la morte e una nuova nascita.

 

È oggettivamente sbagliato quando si afferma

che per tali rappresentazioni concernenti la vita fra la morte e una nuova nascita si può aspettare fino alla morte.

 

• Se gli uomini seguitassero a vivere in questi pregiudizi, se rifiutassero costantemente di voler acquisire già qui delle rappresentazioni relative alla vita fra la morte e una nuova nascita, allora questa vita, questa vita libera dal corpo, diventerebbe per loro una vita buia, priva di orientamento; essi non potrebbero inserirsi nel giusto modo – con tutto ciò che vi ho descritto ieri – nel loro ambiente spirituale.

 

Fino all’approssimarsi del mistero del Golgota, gli uomini hanno introdotto qui, nella vita fisica, delle facoltà che traevano origine dal mondo spirituale. Perciò avevano una chiaroveggenza atavica. Questa chiaroveggenza atavica veniva dal fatto che certe facoltà spirituali si prolungavano in questa vita dallo stato anteriore alla nascita. La cosa finì.

 

In questa vita fisica gli uomini non hanno più delle facoltà che vi si prolunghino dalla Vita anteriore alla nascita. Lo sapete bene. Ma bisogna che a questo subentri il suo opposto: gli uomini devono sempre più acquisire, su questa Terra, delle rappresentazioni relative alla vita post mortem, alla vita dopo la morte, affinché, dopo la morte, possano ricordarsene, affinché possano portare qualcosa oltre la soglia della morte.

Questo è quanto tengo particolarmente a rilevare in merito a tale questione preliminare.

 

Dunque, la comoda affermazione che per queste rappresentazioni si può aspettare fino alla morte è priva di valore, se si tiene presente, in concreto, qual è il periodo dell’evoluzione della Terra in cui di fatto ci troviamo.

E bisogna realmente tenerlo presente, sempre e in concreto.

Giacché di opinioni che valgano in assoluto, che valgano per tutti i tempi, non ne esistono, mentre invece esistono sempre e soltanto punti di vista che possono orientare l’uomo per un determinato periodo. Questo è ciò di cui è necessario impadronirsi, in tutta la sua importanza, proprio mediante la scienza dello spirito.