Con la coscienza abituale non si va al di là del Dio padre.

O.O. 207 – Cosmosofia I – 24.09.21


 

Con la coscienza abituale non si va al di là del Dio padre.

Fino a Lui è possibile giungere con la coscienza abituale, ma non oltre.

 

Quando conosciamo il mondo con la coscienza abituale, che ci fornisce concetti intellettualistici,

in realtà conosciamo solo ciò che passa, il passato.

• A ben guardare quel che il nostro intelletto ci consegna è in fondo uno sguardo retrospettivo sul mondo passato,

tramite il quale tuttavia è possibile trovare il Dio padre.

 

Quale coscienza sviluppiamo allora nei confronti del Dio padre?

La consapevolezza che il Dio padre è a fondamento di un mondo il cui trascorrere si manifesta alla nostra intellettualità.

• Già, è così: dalla metà del secolo quindicesimo abbiamo sviluppato nella nostra intellettualità

la particolare capacità di osservare il declino del mondo.

• Analizziamo il cadavere del mondo e lo esaminiamo con la nostra intellettualistica conoscenza scientifica.

 

Ma in definitiva che cosa succede all’uomo

che vive così addentro nel moderno modo di pensare scientifico inculcatogli fin dall’infanzia?

Succede che impara:

• nel mondo i fenomeni esterni hanno un inizio e una fine, ma resta la materia indistruttibile,

e anche quando un giorno la terra finirà, la materia non sarà distrutta.

 

Certo, ci sarà un grande cimitero, ma questo grande cimitero conterrà gli stessi atomi e molecole,

o per lo meno gli stessi atomi, già presenti adesso.

È questo morire che vediamo, e in fondo anche in ciò che nasce,

analizziamo soltanto la trasformazione di ciò che è già morto.

 

Questo non potrebbe mai essere condiviso da un orientale.

uno spirito come Soloviev possiede ancora tanto di orientale

da vedere come ovunque il mondo sia in declino, si sgretoli, si dissolva, tenda al caos,

ma come d’altra parte vi sia anche ciò che sboccia, il futuro.

 

È vero che, se vogliamo vedere le cose in modo aderente alla realtà,

dobbiamo renderci conto che tutto quello che conosciamo con i nostri sensi,

tutta la conoscenza che abbiamo anche degli altri, tutto ciò un giorno finirà.

 

Quel che percepiamo con gli occhi, con le orecchie e così via, un giorno non ci sarà più.

Cielo e terra passeranno, in quanto anche le stelle che vediamo sono soggette alla caducità;

tuttavia la parola interiore che si forma nel caos interiore, nel focolaio di distruzione

continuerà a vivere dopo la fine di cielo e terra,

come il seme di quest’anno l’anno prossimo continuerà a vivere nella pianta.

 

Nell’interiorità umana vi sono i germi di mondi futuri.

• Se accogliamo il Cristo in questi germi, allora cielo e terra potranno passare, ma il Logos, il Cristo non passerà.

In un certo senso portiamo in noi quel che sopravviverà al mondo che ci circonda.