Conclusione. L’esperienza spirituale del corso dell’anno quale«inizio di un culto cosmico adatto all’umanità del presente»

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Il Cristo eterico


 

Considerando le varie ricerche cristologiche di Rudolf Steiner, troviamo due tipi di indicazione

in merito alla possibilità di un’esperienza personale e diretta del Cristo.

 

La prima trova la sua formulazione classica nel penultimo capitolo de La scienza occulta (1909)

dove, a proposito della via di iniziazione settemplice cristiano-rosicruciana,

egli tratta dell’incontro con il Cristo al quarto grado, quello dell’intuizione,

in virtù del quale diventa possibile avanzare correttamente ai gradi successivi.1

 

Tale incontro col Cristo risulta oggi possibile all’uomo solo attraverso un rigoroso discepolato, che conduca a una verace iniziazione, vale a dire: a una cosciente ascesa nei mondi superiori per sperimentare là l’entità del Cristo nel suo aspetto macrocosmico, quale Logos universale che si rivela solo entro il «vero io» dell’uomo.

 

La seconda modalità, indicata per la prima volta da Rudolf Steiner nel 1910, è quella immaginativa,

la contemplazione dell’entità del Cristo quale Cristo eterico.

 

Rudolf Steiner paragona più d’una volta quest’esperienza a quella di Paolo a Damasco. Essa, a partire da oggi e nei prossimi 2500-3000 anni diventerà accessibile a un numero sempre maggiore di persone anche al di fuori di un vero e proprio apprendistato spirituale.

Rudolf Steiner parla di questa facoltà ‘naturale’ di sperimentare il Cristo che appare oggi in seno all’umanità, nello scritto La direzione spirituale dell’uomo e dell’umanità:

 

▸ «Allorché a Damasco divenne chiaroveggente, Paolo potè riconoscere che qualcosa che prima si trovava nel cosmo, era ora penetrato nello spirito della Terra. Chi ha vissuto l’esperienza di Damasco può confermarlo. I primi uomini che sperimenteranno l’evento di Damasco appariranno nel XX secolo.

Sino ad oggi tale esperienza era riservata solo a coloro che con una rigorosa disciplina esoterica avevano acquistato la chiaroveggenza. Ma nel normale corso evolutivo dell’umanità, le anime progredite saranno in grado di contemplare il Cristo nella stessa sfera spirituale della Terra».2

 

Cosicché alla nostra epoca si aprono per l’umanità due sorgenti per una conoscenza

diretta dell’entità del Cristo: nelle sfere dell’immaginazione e dell’intuizione, vale a dire

nel mondo spirituale elementare confinante con la Terra,

• e nel mondo della più alta spiritualità, al di sopra delle gerarchie,

che trova il suo riflesso unicamente nel «vero io» di ciascun uomo.3

 

Entrambe le opportunità sono conseguenza del mistero del Golgota,

mistero centrale dell’evoluzione terrestre, e della sua ripetizione all’epoca nostra nella prossimità della Terra

quale condizione necessaria alla nuova apparizione del Cristo.

«Ecco sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi terrestri».4

 

Queste parole del Cristo risorto sono per tutti i tempi la testimonianza del fatto che il Cristo si è unito alla Terra divenendone il «nuovo spirito». Esse ci rivelano anche che il Cristo si è unito a tutta l’umanità così come a ciascun singolo uomo. Una descrizione della corrispondenza fra questi due processi scaturiti dal mistero del Golgota, la troviamo nella conferenza più volte ricordata, L’eterizzazione del sangue:

▸ «Così come nella regione del cuore si ha una continua metamorfosi del sangue in sostanza eterica, così un processo simile avviene nel macrocosmo. Questo ci appare comprensibile se guardiamo al mistero del Golgota e al momento in cui il sangue del Cristo Gesù sgorgò dalle ferite (…) Che cosa fu di quel sangue nei tempi che seguirono? Nulla più di quel che avviene ordinariamente nel cuore dell’uomo. Questo sangue, nel corso dell’evoluzione della Terra ha subito un processo di eterizzazione. E come il nostro sangue fluisce in forma eterica dal cuore verso l’alto così, dopo il mistero del Golgota, nell’etericità delle Terra vive il sangue eterizzato del Cristo Gesù. Il corpo eterico della Terra è intriso di quel che era il sangue colato sul Golgota (…) Per questo fatto nell’uomo, insieme con il sangue eterico che fluisce dal basso verso l’alto, dal cuore al cervello, fluisce anche il sangue eterico di Gesù di Nazareth, e nell’uomo si incontrano la corrente propriamente umana e quella del Cristo Gesù».5

 

In tal modo abbiamo una perfetta corrispondenza spirituale

• fra l’effusione del sangue del Cristo Gesù nel corpo della Terra,

quale simbolo fisico-eterico della sua unione con essa,

• e l’azione di quel sangue eterizzato nel cuore umano, dove fluisce verso l’alto,

alla testa, assieme con la corrente del sangue eterizzato umano.

 

Diremo di più:

in un certo senso i due misteri eterici non possono essere separati l’uno dall’altro;

è proprio nel loro collegarsi reciproco che si riconosce l’effettiva presenza dell’entità del Cristo nell’esistenza terrestre.

 

Questo significa che noi non possiamo comprendere in maniera corretta l’azione del Cristo entro l’entità umana

senza imparare a conoscere al contempo stesso la sua azione nell’organismo della Terra e viceversa.

La via di una tale comprensione, che dal sangue eterizzato del Cristo nella sfera eterica della Terra

e dal suo riflesso nel corso dell’anno, conduce alla percezione di questa azione

nell’interiorità dell’uomo nella corrente eterica che va dal cuore alla testa,

ebbene questa via è contenuta nel Calendario dell’anima di Rudolf Steiner.

 

I processi animico spirituali che qui sono stati descritti

non erano accessibili all’esperienza umana prima del Golgota,

quando il sangue del Cristo non aveva ancora impregnato

l’organismo eterico della Terra e al contempo il cuore umano.5a

 

Ecco perché, sebbene il nome del Cristo non appaia mai in esso,

il lavoro meditativo con il Calendario dell’anima è all’epoca nostra

un mezzo particolarmente efficace per conseguire l’esperienza personale

del mistero del Cristo eterico, come ci riferisce spesso Rudolf Steiner.

 

• Così come il cammino dell’anima umana verso il Cristo consiste di sette gradi iniziatici,

così le sette festività cristiane fondamentali, espressione della natura interiore del corso dell’anno,

sono in effetti i sette gradi d’iniziazione della Terra stessa.

Questa iniziazione ha avuto inizio dopo la svolta dei tempi e dovrà portare la Terra a divenire un nuovo sole.

 

Così per noi essi si uniscono nel senso più profondo l’uno all’altro:

• percorrendo la moderna via d’iniziazione, l’uomo trova in sé il sole spirituale.

Egli trova il Cristo nel proprio io e realizza le sublimi parole dei nuovi misteri:

«Non io, il Cristo in me». Diviene egli stesso sole.

 

• In modo simile anche la Terra come entità vivente

percorrendo sempre di nuovo nei dodici mesi dell’anno i sette gradini delle feste cristiane fondamentali,

diverrà un giorno l’espressione del nuovo spirito solare fin nelle sembianze fisiche.

 

In altre parole attraverso il mistero del Golgota,

la Terra accoglie il Cristo quale nuovo spirito nel proprio io

e acquista con ciò la possibilità di percorrere il settemplice cammino di iniziazione

espresso nelle sette feste principali entro il corso duodecenario dell’anno.

 

E l’uomo, che in virtù del mistero del Golgota può accogliere nel proprio io il Cristo,

acquista la possibilità di intraprendere il nuovo settemplice cammino di iniziazione

reso di pubblico dominio da Rudolf Steiner ne La scienza occulta,

e con ciò incontrare coscientemente il Cristo che gli appare come sole interiore dell’anima,

circondato dalla dimensione duodecemplice dell’io umano che abbraccia il mondo (vedi pag. 121).

 

E ancora: se cominciando da oggi l’uomo può in modo ‘naturale’ pervenire a una nuova esperienza del Cristo nell’eterico, attraverso la fusione in se stesso delle due correnti che vanno dal cuore al capo (la corrente del sangue eterizzato del Cristo e quella del proprio sangue eterico),6 possiamo trovare il processo corrispondente nel macrocosmo nella stessa vita della Terra.

 

A questo processo abbiamo già fatto riferimento dicendo: oggi nella sfera eterica le forze del Cristo che partecipano al corso dell’anno si uniscono in modo completamente nuovo con le forze delle tre entità spirituali che portano agli uomini la luce, la vita e l’amore della sua nuova rivelazione, facendogli strada sulla via verso l’umanità. Così nel corso dell’anno troviamo riflesse entrambe le strade al Cristo accessibili agli uomini del presente; in virtù di questo il corso dell’anno diviene vero archetipo e fine del nostro più intimo anelito.

 

Non solo: se con tutta l’anima e l’intelligenza possibili compartecipiamo al corso dell’anno così come esposto in quest’opera, ci renderemo conto che attraverso un tale approfondimento è possibile compiere i primi passi verso un’autentica comunione di vita con il corso del mondo.

 

Sarà ciò che Rudolf Steiner chiama:

▸ «Un culto cosmico al quale egli potrà dedicarsi in ogni istante della vita.

Ogni culto terrestre è solo un’ombra di tale culto cosmico.

Questo culto cosmico si innalza al di sopra di qualsiasi altro culto terrestre».7

 

• Se attraverso l’originario mistero del Golgota il Cristo conferì all’umanità

le forze per una futura spiritualizzazione di tutta l’esistenza fisica terrestre,

introducendo il principio del sette in quello del dodici, il principio del tempo in quello dello spazio,

• così attraverso il secondo Golgota, patito nei mondi spirituali,

egli inserì il principio settenario del tempo (il corpo eterico) nel principio del dodici dello spazio spirituale8

e pose le fondamenta per una nuova chiaroveggenza immaginativa dell’umanità,

per l’ingresso cosciente nei mondi superiori.9

 

In questo senso la comunione interiore con la natura spirituale del corso dell’anno

diventa per noi l’inizio di un vero culto conforme all’uomo del nostro tempo.

 

Infatti la ritmica esperienza

delle leggi di spazio e di tempo, del dodici e del sette nel corso dell’anno,

che in ultima analisi trova il suo archetipo nell’armonia tra stelle fisse e stelle mobili (pianeti),

se basata su una vera conoscenza dell’uomo e del cosmo,

provoca un graduale irrobustimento della volontà e del sentimento.

 

L’uomo è allora in grado di intraprendere il sentiero della «imitatio Christi»,

che non è altro che la via dell’offerta sacrificale nel grande tempio del cosmo,

nel tempio divino del corso dell’anno: l’inizio di autentica liturgia umano-cosmica.

 

In questo ci faranno da guide le entità spirituali

che portano la luce, la vita e l’amore del Cristo eterico all’ara sacrificale dell’umanità.

Allora diverranno realtà le parole con cui Rudolf Steiner conclude

l’ultima conferenza tenuta nel primo Goetheanum, proprio la sera prima dell’incendio.10

 

La conferenza era stata dedicata all’esame dei nessi spirituali tra l’uomo e il corso dell’anno

nonché alla fondazione di un nuovo culto cosmico basato su questi nessi,

un culto in cui fossero contenute tutte le promesse della nostra Terra.

 

Quella sera Rudolf Steiner disse:

 

• «In tal modo l’uomo può sperimentarsi nella volontà e nel sentimento.

Nella propria dedizione alle leggi dell’esistenza cosmica che lo circonda,

può sperimentare quello che, tramite lui stesso, avviene

come una transustanziazione nel grande tempio del cosmo, nel quale egli si trova,

offrendo un sacrificio puramente spirituale.11

 

Ciò che altrimenti sarebbe solo una conoscenza astratta

diviene un rapporto di sentimento e di volontà con il mondo.

Il mondo diviene il tempio, il mondo diviene ‘la casa di Dio’.

 

L’uomo conoscente, raccogliendosi nel sentimento e nella volontà, diviene un essere sacrificante.

Il rapporto di fondo dell’uomo con il mondo, sale dalla conoscenza al culto, al culto cosmico.

 

Se l’antroposofia vuole attuare la propria missione nel mondo questo è quello che deve prima avvenire:

che tutto ciò che costituisce i nostri rapporti con il mondo

si riconosca dapprima come culto cosmico nell’uomo».12

 

Questa «liturgia nel tempio del cosmo», questo nuovo officio divino-umano

è essenzialmente già contenuto del corso dell’anno,

se questo viene compreso e sperimentato interiormente.

Questo è quanto si propone questo libro:

essere uno stimolo verso una tale comunione con il corso dell’anno

e con ciò contribuire alla fondazione del nuovo culto in seno all’umanità.

 

 


 

Note:

1 – Cf. Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 5

2 – O.O. 15, cap. 3

3 – Cf. Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, capitoli 3 e 6

4 – Mt. 28,20

5 – O.O. 130, 1.10.1911

6 – O.O. 130, 1.1.0.1911

7 – O.O. 219, 29.12.1922

8 – Con «spazio spirituale» è qui da intendersi il principio archetipico del dodici, che si manifesta nella sfera del Buddi (il mondo della Provvidenza) e nel macrocosmo costituisce «il corpo dello Spirito Santo» (vedi cap. ‘L’idea dell’umanità divina…’) e le conferenze del 31.8.1909, O.O. 113 e 25.10.1909,

O.O.116; inoltre Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri cap. 6). Bisogna anche considerare che l’uomo contempla dapprima il panorama della sua vita passata in cui la corrente del tempo fino a un certo punto viene vissuta come spazio (vedi conferenza del 29.5.1924, O.O.236)

9 – Questo non contraddice l’indicazione alla nota 46, parte X, che il passaggio dal 12 al 7 consiste più nel superamento di Arimane mentre il passaggio dal 7 al 12 corrisponde più al superamento di Lucifero. Infatti secondo la conferenza del 28.3.1913 (O.O.145) uno degli aspetti del mistero del Golgota e della sua ripetizione soprasensibile oggi, è che l’umanità attraverso il primo mistero del Golgota ottenne la possibilità di vincere gradatamente le forze arimaniche nell’esistenza terrestre e con la sua ripetizione la possibilità di vincere le forze luciferiche nella risalita ai mondi superiori.

10 – Il tutto è connesso con gli impulsi spirituali che si esprimono dei pensieri plastico-architettonici del primo Goetheanum, che venne eretto dalla comunione tra i principi del 7 e del 12 (vedi in dettaglio Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 4).

11 – Nella stessa conferenza Rudolf Steiner dà due testi mantrici che possono condurre a una comunione puramente interiore con il corpo spiritualizzato e solare del Cristo e con il suo sangue eterizzato. Il cammino in essi indicato ha connessione diretta con il corso dell’anno. Infatti ciò che l’uomo accoglie in sé in forma di materia fisica quale immagine delle stelle fisse e poi nella sua volontà riscaldata di conoscenza spirituale di nuovo trasformata in spirito, attraverso il passaggio dal 12 al 7 durante il corso dell’anno: tutto questo conduce all’esperienza del corpo spiritualizzato e solare del Cristo.

Ma ciò che egli accoglie in sé in forma di sostanza liquida quale riflesso delle azioni dei pianeti e poi trasforma di nuovo in spirito, nel suo sentire illuminato di conoscenza spirituale nel passaggio dal 7 al 12 entro il corso dell’anno, tutto questo lo porta all’esperienza in sé stesso del sangue eterizzato del Cristo. Nel ciclo La comunione spirituale dell’umanità (O.O.219) abbiamo la descrizione di ambedue i passaggi: dallo spazio al tempo e dal tempo allo spazio, che in entrambi i casi derivano dall’osservazione del corso dell’anno e dei suoi rapporti con l’attività interiore dell’uomo (vedi conferenza del 17.2 e 29.12.1922). Possiamo anche aggiungere che l’uomo nel passaggio dal 12 al 7 si avvicina di più ai misteri dell’esistenza post-mortem, vale a dire percorre la via che porta all’esperienza della natura dell’immortalità; nel passaggio dal 7 al 12 invece si avvicina di più ai misteri del proprio essere prenatale e quindi percorre la via che porta all’esperienza dello stato di innatalità. Nella fusione tra i due princìpi ci si apre il mistero superiore dell’eternità (vedi conferenza del 18.5.1924, O.O.236). Così la vera comunione deve necessariamente derivare da due parti: l’esperienza dell’immortalità attraverso la comunione interiore con il corpo solare e spiritualizzato del Cristo, e l’esperienza dell’innatalità attraverso la comunione con il suo sangue eterizzato. 12 O.O. 219, 31.12.1922

 

 


 

Note:

1   – Cf. Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 5

2   – O.O. 15, cap. 3

3   – Cf. Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, capitoli 3 e 6

4   – Mt. 28,20

5   – O.O. 130, 1.10.1911

6   – O.O. 130, 1.1.0.1911

7   – O.O. 219, 29.12.1922

8   – Con «spazio spirituale» è qui da intendersi il principio archetipico del dodici, che si manifesta nella sfera del Buddhi (il mondo della Provvidenza) e nel macrocosmo costituisce «il corpo dello Spirito Santo» (vedi cap. ‘L’idea dell’umanità divina…’) e le conferenze del 31.8.1909, O.O. 113 e 25.10.1909, O.O.116; inoltre Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri cap. 6). Bisogna anche considerare che l’uomo contempla dapprima il panorama della sua vita passata in cui la corrente del tempo fino a un certo punto viene vissuta come spazio (vedi conferenza del 29.5.1924, O.O.236)

9   – Questo non contraddice l’indicazione alla nota 46, parte X, che il passaggio dal 12 al 7 consiste più nel superamento di Arimane mentre il passaggio dal 7 al 12 corrisponde più al superamento di Lucifero. Infatti secondo la conferenza del 28.3.1913 (O.O.145) uno degli aspetti del mistero del Golgota e della sua ripetizione soprasensibile oggi, è che l’umanità attraverso il primo mistero del Golgota ottenne la possibilità di vincere gradatamente le forze arimaniche nell’esistenza terrestre e con la sua ripetizione la possibilità di vincere le forze luciferiche nella risalita ai mondi superiori.

10  – Il tutto è connesso con gli impulsi spirituali che si esprimono dei pensieri plastico-architettonici del primo Goetheanum, che venne eretto dalla comunione tra i principi del 7 e del 12 (vedi in dettaglio Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 4).

11  – Nella stessa conferenza Rudolf Steiner dà due testi mantrici che possono condurre a una comunione puramente interiore con il corpo spiritualizzato e solare del Cristo e con il suo sangue eterizzato. Il cammino in essi indicato ha connessione diretta con il corso dell’anno. Infatti ciò che l’uomo accoglie in sé in forma di materia fisica quale immagine delle stelle fisse e poi nella sua volontà riscaldata di conoscenza spirituale di nuovo trasformata in spirito, attraverso il passaggio dal 12 al 7 durante il corso dell’anno: tutto questo conduce all’esperienza del corpo spiritualizzato e solare del Cristo.

Ma ciò che egli accoglie in sé in forma di sostanza liquida quale riflesso delle azioni dei pianeti e poi trasforma di nuovo in spirito, nel suo sentire illuminato di conoscenza spirituale nel passaggio dal 7 al 12 entro il corso dell’anno, tutto questo lo porta all’esperienza in sé stesso del sangue eterizzato del Cristo. Nel ciclo La comunione spirituale dell’umanità (O.O.219) abbiamo la descrizione di ambedue i passaggi: dallo spazio al tempo e dal tempo allo spazio, che in entrambi i casi derivano dall’osservazione del corso dell’anno e dei suoi rapporti con l’attività interiore dell’uomo (vedi conferenza del 17.2 e 29.12.1922). Possiamo anche aggiungere che l’uomo nel passaggio dal 12 al 7 si avvicina di più ai misteri dell’esistenza post-mortem, vale a dire percorre la via che porta all’esperienza della natura dell’immortalità; nel passaggio dal 7 al 12 invece si avvicina di più ai misteri del proprio essere prenatale e quindi percorre la via che porta all’esperienza dello stato di innatalità. Nella fusione tra i due princìpi ci si apre il mistero superiore dell’eternità (vedi conferenza del 18.5.1924, O.O.236). Così la vera comunione deve necessariamente derivare da due parti: l’esperienza dell’immortalità attraverso la comunione interiore con il corpo solare e spiritualizzato del Cristo, e l’esperienza dell’innatalità attraverso la comunione con il suo sangue eterizzato.

12 – O.O. 219, 31.12.1922