Corpo, anima e spirito

O.O. 9 – Teosofia (La natura dell’uomo)


 

L‘uomo può comprendere se stesso in modo giusto solo quando si chiarisca l’importanza che il pensare ha nel suo essere.

• Il cervello è lo strumento corporeo del pensare.

Come si possono vedere i colori solo con un occhio ben costituito, così il cervello, adeguatamente conformato, serve per pensare.

L’intero corpo dell’uomo è formato così da trovare nell’organo dello spirito, nel cervello, il proprio coronamento.

Si può capire la struttura del cervello umano solo considerandola in relazione col suo scopo, che è di esser la base corporea dello spirito pensante.

Uno sguardo comparativo sul mondo animale lo mostra.

Negli anfibi il cervello è ancora piccolo in confronto al midollo spinale; nei mammiferi è proporzionatamente maggiore.

Nell’uomo raggiunge la massima grandezza rispetto a tutto il resto del corpo.

 

Contro osservazioni come quelle qui esposte intorno al pensare, regnano vari pregiudizi. Alcuni tendono a sottovalutare il pensare e a porre più in alto “l’intima vita del sentimento”, la sensazione. Dicono che alle conoscenze superiori non ci si eleva per mezzo dell'”arido pensare”, bensì mediante il calore, la forza del sentimento, la forza diretta delle sensazioni.

Quelli che parlano così temono che un pensare chiaro smorzi i sentimenti.

Nel pensare quotidiano, rivolto solo alle cose utilitarie, è certo così. Ma per i pensieri che guidano alle regioni superiori dell’esistenza accade l’opposto.

Non esiste alcun sentimento o entusiasmo che, in fatto di calore, bellezza ed elevatezza, sia paragonabile ai sentimenti accesi dai puri e cristallini pensieri che si riferiscono ai mondi superiori.

I sentimenti più alti non sono quelli che si presentano “da sé”, ma quelli che si conquistano con un energico lavoro di pensiero.

 

Il corpo umano ha un’organizzazione rispondente al pensare.

Le medesime materie e forze che esistono anche nel regno minerale, nel corpo umano sono combinate in modo che, grazie a questa combinazione, il pensare può manifestarsi.

Questa struttura minerale conforme al suo compito verrà chiamata, nelle considerazioni seguenti, corpo fisico dell’uomo.

 

La struttura minerale costituita in modo da avere come suo centro il cervello nasce per riproduzione e consegue la sua piena figura mediante la crescita. L’uomo ha riproduzione e crescita in comune con le piante e gli animali.

Grazie a riproduzione e crescita il vivente si distingue dal minerale privo di vita. Il vivente nasce dal vivente attraverso il germe. Il discendente si riallaccia all’antenato nella serie dei viventi.

Le forze, mediante le quali un minerale si forma, sono dirette sulle materie stesse che lo compongono.

Un cristallo di rocca si forma con le forze, insite nel silicio e nell’ossigeno, che in esso si uniscono.

 

Dobbiamo invece cercare le forze che configurano una quercia, per via indiretta e attraverso il germe, nella pianta materna e paterna. La forma della quercia si conserva nella riproduzione dagli antenati ai discendenti. Nel vivente esistono condizioni interne, congenite.

 

Era una concezione della natura assai grossolana quella secondo cui gli animali inferiori e persino i pesci potessero formarsi dal fango. La forma dell’essere vivente si tramanda attraverso l’eredità.

Lo sviluppo di un essere vivente dipende dall’essere paterno e materno da cui è nato o, in altre parole, dalla specie alla quale appartiene. Le materie di cui si compone mutano di continuo; la specie permane per tutta la vita e si trasmette ai discendenti.

La specie è ciò che determina la combinazione delle materie.

A questa forza che configura la specie, daremo il nome di forza vitale.

Come le forze minerali si esprimono nei cristalli, così la forza vitale formatrice si esprime nelle specie o forme della vita vegetale e animale.

 

L’uomo percepisce le forze minerali attraverso i sensi corporei, e può percepire soltanto ciò per cui ha tali sensi. Senza l’occhio non c’è la percezione della luce, senza l’orecchio non c’è quella del suono. Dei sensi esistenti nell’uomo, gli organismi inferiori posseggono appena una specie di senso tattile.”

Analoghe alle percezioni umane per essi esistono soltanto le forze minerali che cadono sotto il senso tattile. Nella misura in cui presso gli animali superiori sono sviluppati gli altri sensi, il mondo circostante, percepito anche dall’uomo, diviene per essi più ricco, più vario.

Dipende dunque dagli organi di un essere che quel che esiste nel mondo esterno esista anche per lui come percezione, come sensazione.

Quel che nell’aria è un determinato movimento, nell’uomo diventa sensazione di suono.

 

Con i sensi ordinari l’uomo non percepisce le manifestazioni della forza vitale.

Vede i colori della pianta, odora il suo profumo: a questo modo di osservazione la forza vitale rimane nascosta.

Ma quanto poco il cieco nato è in diritto di negare i colori, altrettanto poco i sensi ordinari sono in diritto di negare la forza vitale.

I colori esistono per il cieco nato non appena egli sia stato operato: così, quando nell’uomo si è dischiuso l’organo corrispondente, esistono per lui come percezione le molte specie di piante e di animali create dalla forza vitale, e non già i soli individui.

 

Col dischiudersi di quest’organo, sorge per l’uomo un mondo tutto nuovo. Egli non si limita ormai a percepire i colori, gli odori e le altre manifestazioni degli esseri viventi, ma percepisce la loro stessa vita.

In ogni pianta, in ogni animale, oltre alla figura fisica avverte la figura spirituale piena di vita.

Per avere un vocabolo che indichi questa figura spirituale, possiamo chiamarla corpo eterico o vitale.

 

Per l’investigatore della vita spirituale la cosa si presenta nel modo seguente.

Per lui il corpo eterico non è soltanto un prodotto delle materie e delle forze del corpo fisico, ma è un’entità autonoma, reale, che risveglia alla vita tali materie e forze.

Si parla nel senso della scienza dello spirito dicendo: “Un corpo puramente fisico, ad esempio un cristallo, trae la sua figura dalle forze formatrici fisiche insite in ciò che non ha vita; un corpo vivente non deriva la sua forma da queste forze, poiché si disgrega nell’istante in cui la vita si è ritirata ed è abbandonato alle sole forze fisiche. Il corpo vitale è un’entità mercé la quale, in ogni istante della vita, il corpo fisico viene preservato dalla distruzione.

 

Per vedere il corpo vitale, per poterlo percepire in un altro essere, è necessario aver desto l’occhio spirituale. In mancanza si potrà ammetterne l’esistenza per ragioni logiche; con l’occhio spirituale lo si può invece vedere come con l’occhio fisico si vede il colore.”

 

Bisognerebbe non lasciarsi urtare dal vocabolo “corpo eterico”. Qui “etere” significa qualcos’altro che non l’ipotetico etere della fisica. Si accetti questo termine semplicemente come una denominazione per quanto descriviamo.

Come il corpo fisico umano nella sua struttura è un’immagine del suo compito, così pure lo è il corpo eterico. Anch’esso viene compreso soltanto se lo si considera in relazione con lo spirito pensante.

Per la sua organizzazione rispetto allo spirito pensante, il corpo eterico dell’uomo differisce da quello delle piante e degli animali.

 

Come per il suo corpo fisico l’uomo è parte del mondo minerale, così per il suo corpo eterico è parte del mondo della vita.

Dopo la morte il corpo fisico si dissolve nel mondo minerale; il corpo eterico nel mondo vitale.

 

Con l’espressione “corpo” indichiamo quello che dà “forma”, “figura” a un essere di qualsivoglia natura.

Il termine “corpo” non dovrebbe venir confuso con forma corporea fisica.

Nel senso di questo libro il vocabolo “corpo” può essere usato anche per quel che di animico o spirituale prende forma.

 

Il corpo vitale è ancora qualcosa di esterno all’uomo. Col primo moto della sensazione l’interiorità stessa risponde agli stimoli del mondo esterno. Per quanto lontano si arrivi a seguire quel che si ha diritto di chiamare mondo esterno, non si potrà trovare la sensazione.

 

I raggi luminosi penetrano nell’occhio; si propagano fino alla retina. Là (nel cosiddetto pigmento visivo) provocano processi chimici: l’effetto di tali stimoli si propaga attraverso il nervo ottico fino al cervello, dove sorgono ulteriori processi fisici.

Se li potessimo osservare, vedremmo semplicemente processi fisici, come altrove nel mondo esterno.

Se fossi in grado di osservare il corpo vitale, vedrei che il processo cerebrale fisico è insieme un processo vitale.

Ma non posso trovare per questa via in alcun luogo la sensazione del colore azzurro che ha chi percepisce i raggi luminosi. Essa sorge soltanto nell’anima di chi percepisce.

 

Se dunque l’essere di chi riceve i raggi fosse esaurito col corpo fisico e col corpo eterico, la sensazione non potrebbe aver luogo.

L’attività per cui si concreta la sensazione si distingue sostanzialmente dall’attività della forza vitale.

Da quest’ultima attività l’altra suscita un’esperienza interiore.

Se non la suscitasse, si avrebbe un semplice processo vitale che si osserva anche nella pianta.

 

Ci si rappresenti l’uomo che riceve impressioni da ogni parte. In tutte le direzioni da cui riceve le impressioni bisogna anche pensarlo come fonte dell’attività che risponde alle impressioni con le sensazioni. Questa fonte d’attività può essere chiamata anima senziente.

L’anima senziente non è meno reale del corpo fisico.

Se un uomo mi sta dinanzi, e prescindo dalla sua anima senziente, rappresentandomelo soltanto come corpo fisico è proprio come se di un quadro io considerassi la sola tela.

 

Anche riguardo alla percezione dell’anima senziente va detto qualcosa di simile a quel che è stato detto del corpo eterico. Gli organi corporei sono “ciechi” per essa. Così lo è pure l’organo capace di percepire direttamente la vita. Ma come quest’organo percepisce il corpo eterico, così, attraverso un organo ancora superiore, il mondo interiore delle sensazioni può rivelarsi a una particolare percezione soprasensibile. L’uomo allora non riceve soltanto le impressioni del mondo fisico e di quello vitale, ma vede le sensazioni.

 

Davanti a un uomo dotato di quest’organo il mondo delle sensazioni di un altro essere si presenta come una realtà esterna.

Occorre distinguere tra lo sperimentare il mondo delle proprie sensazioni e l’osservare il mondo delle sensazioni di un altro essere.

Nel mondo delle proprie sensazioni ognuno può naturalmente guardare: vedere il mondo delle sensazioni di un altro essere può solo il veggente dall'”occhio spirituale” aperto.

Senz’essere veggente, l’uomo conosce il mondo delle sensazioni solo come mondo interiore, come esperienze proprie nascoste nella sua anima; quando l’occhio spirituale è aperto, s’illumina per la vista spirituale esteriore quel che altrimenti vive solo nell’interiorità dell’altro essere.