Coscienza umana – la sede dove s’incontrano concetto e osservazione

O.O. 4 – La Filosofia della Libertà (IV – Il mondo come percezione)


 

Il concetto non può venir ricavato dall’osservazione.

 

Questo risulta già dalla circostanza che il bambino

forma lentamente e gradatamente i concetti degli oggetti che lo circondano.

I concetti vengono aggiunti all’osservazione.

 

………..

 

Non potrò mai arrivare ai concetti di causa ed effetto

attraverso la semplice osservazione, anche estesa a numerosissimi casi.

L’osservazione suscita il pensare, e soltanto questo

mi indica la via per collegare la singola esperienza con un’altra.

 

Quando si richiede da una «scienza rigorosamente oggettiva »

che essa derivi il suo contenuto solo dall’osservazione,

si deve in pari tempo richiedere che rinunzi a ogni pensare,

poiché questo per sua natura va oltre l’osservazione.

 

………

 

Ora è il momento di procedere dal pensare all’essere pensante,

perché attraverso di lui il pensare viene collegato con l’osservazione.

 

La coscienza umana

è la sede dove s’incontrano concetto e osservazione e dove essi vengono collegati fra loro.

 

In tal modo la coscienza umana è in pari tempo caratterizzata:

è l’intermediaria fra pensare e osservazione.

 

• In quanto l’uomo osserva un oggetto, questo gli appare come dato;

• in quanto pensa, egli appare attivo a se stesso.

Considera la cosa come oggetto e se stesso come soggetto pensante.

 

• Poiché indirizza il suo pensare all’osservazione, ha coscienza degli oggetti;

• poiché indirizza il suo pensare su se stesso, ha coscienza di sé o autocoscienza.

 

La coscienza umana deve di necessità essere anche autocoscienza, perché è coscienza pensante.

 

Se infatti il pensare indirizza lo sguardo sulla propria attività,

ha per oggetto la propria essenza originaria, vale a dire se stesso come soggetto.

 

Non si deve però dimenticare che solo con l’aiuto del pensare

noi possiamo designarci come soggetti e contrapporci agli oggetti.

 

Di conseguenza il pensare

non può mai venir considerato un’attività puramente soggettiva.

 

Il pensare è al di là di soggetto e oggetto.

Esso forma anche questi due concetti come tutti gli altri.

 

• Quando, come soggetti pensanti, colleghiamo il concetto con un oggetto,

non dobbiamo considerare quel nesso come qualcosa soltanto soggettivo.

Non è il soggetto che stabilisce il nesso, ma il pensare.

• Il soggetto non pensa perché è soggetto,

ma appare a se stesso come un soggetto, perché è capace di pensare.

 

• L’attività che l’uomo esercita in quanto essere pensante

non è quindi puramente soggettiva, ma non è né soggettiva né oggettiva;

è al di là di questi due concetti.

 

• Non posso mai dire che il mio soggetto individuale pensa; esso vive piuttosto grazie al pensare.

 

Il pensare è così un elemento

che mi porta oltre me stesso e mi collega con gli oggetti.

 

In pari tempo mi divide però da essi,

in quanto mi contrappone ad essi come soggetto.

 

Su questo riposa la doppia natura dell’uomo: egli pensa e abbraccia così se stesso e il resto del mondo;

ma per mezzo del pensare egli deve nello stesso tempo determinarsi come un individuo contrapposto alle cose.

 

Il prossimo passo è chiederci: come penetra nella coscienza l’altro elemento

che finora abbiamo solo indicato come oggetto di osservazione e che si incontra col pensare nella coscienza stessa?

 

Per rispondere a questa domanda

dobbiamo togliere dal nostro campo di osservazione

tutto ciò che già vi è stato portato dal pensare,

perché il contenuto della nostra coscienza è di volta in volta sempre pervaso di concetti nei modi più diversi.

 

Dobbiamo pensare a un essere con intelligenza umana pienamente sviluppata

che sorga dal nulla e si ponga di fronte al mondo.

 

Ciò di cui egli si accorgerebbe, prima di mettere in attività il suo pensare, è il puro contenuto dell’osservazione.

 

Il mondo gli mostrerebbe allora solo il semplice aggregato

sconnesso di oggetti di sensazione, colori, suoni, sensazioni di pressione,

di calore, di gusto, di olfatto; e poi sentimenti di piacere e di dispiacere.

 

Tale aggregato è il contenuto della pura osservazione, priva di pensiero.

 

Di fronte vi è il pensare che è pronto a sviluppare la sua attività, se trova un punto adatto di attacco.

L’esperienza insegna presto che esso lo trova.

Il pensare è in grado di tirare dei fili da un elemento di osservazione a un altro.

Esso collega con questi elementi determinati concetti e li mette così in relazione fra loro.

 

Qui sopra abbiamo appena visto come un fruscio venga collegato con un’altra osservazione

per il fatto che indichiamo il primo come effetto della seconda.

• Se ora ricordiamo che l’attività del pensare non ha assolutamente carattere soggettivo,

non saremo nemmeno tentati di credere che abbiano solo un valore soggettivo i rapporti stabiliti mediante il pensare.

 

Si tratterà ora, per mezzo della riflessione pensante, di cercare il rapporto esistente

fra il contenuto dell’osservazione prima indicato, datoci per via diretta, e il nostro soggetto cosciente.

 

Data l’incertezza del linguaggio corrente,

mi sembra necessario intendermi col lettore in merito all’uso di una parola che in seguito dovrò impiegare.

 

Chiamerò percezioni gli oggetti diretti della sensazione di cui prima ho parlato,

in quanto il soggetto cosciente ne prende conoscenza attraverso l’osservazione.

 

Con questo nome non indico quindi il processo dell’osservazione, ma l’oggetto dell’osservazione stessa.