Cristo attende che maturi l’uomo pronto a riceverlo

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 27.06.1909


 

Ritorniamo ora al periodo indiano.

 Vi erano allora uomini ad un alto gradino di evoluzione.

 

Come le anime che scendevano da Marte, Saturno e Giove cercavano i loro corpi,

così entità superiori cercavano dei corpi più evoluti, per poter influire sull’interiorità dell’uomo.

 

Per esempio i grandi e santi maestri degli antichi indiani, i risci:

essi misero a disposizione una parte del loro essere; determinate entità superiori presero dimora in loro.

 

Ma altre entità superiori stabilirono di aspettare finché sulla terra non vi fossero stati altri esseri che avessero attraversato essi stessi un’evoluzione superiore; non volevano ancora discendere, ma volevano restare su, finché gli uomini non avessero meglio maturato la loro interiorità; allora sarebbero scesi, mentre adesso l’interiorità dell’uomo non era ancora preparata per loro.

 

Durante la civiltà persiana alcune entità superiori si dissero che ora potevano discendere nell’interiorità umana, grazie all’evoluzione da essa conseguita.

Così accadde pure durante il periodo egizio.

Ma la suprema entità solare continuava ad aspettare.

 

Dal di fuori irradiava in giù le sue forze sui santi risci. I santi risci alzavano lo sguardo verso Colui che chiamavano Vishva Karman, e del quale dicevano: « Vishva Karman è al di fuori dalla nostra sfera ».

Egli aspettava, dicendosi che l’interiorità umana non era ancora abbastanza progredita per potervi trovar posto.

 

Venne poi la civiltà persiana: Zarathustra alzava lo sguardo al Sole e vi scorgeva Altura Mazda.

Ma quell’entità elevata ancora non scendeva sulla sfera terrestre.

 

Quindi venne la civiltà egizia e la civiltà del popolo che aveva atteso più lungamente.

E venne l’uomo che aveva atteso più a lungo di tutti,

e che aveva preparato la sua interiorità attraverso molte incarnazioni.

• Allora l’Essere solare guardò in basso,

vide l’interiorità dell’uomo che viveva nel corpo di Gesù di Nazareth e che aveva preparato la propria interiorità.

• Il supremo Essere solare guardò in giù e si disse

che come nel passato le entità inferiori erano discese per costruire dei corpi,

così ora Egli sarebbe disceso per occupare l’interiorità dell’uomo che aveva atteso più a lungo.

 

Certamente anche nel passato entità superiori si erano unite agli uomini; ma chi aveva atteso più a lungo accolse il Cristo in sé; al momento del battesimo nel Giordano egli era tanto progredito che lo Spirito, che fino allora si era trattenuto nelle sfere dello spazio cosmico, potè discendere e unirsi alla sua interiorità. Dal battesimo di Giovanni in poi, il Cristo fu nel corpo di Gesù di Nazareth perché l’individualità di questi, attraverso molte incarnazioni, aveva ottenuto la maturità di accogliere quello Spirito altissimo nel suo corpo spiritualizzato.

 

Lo Spirito-Cristo è sempre esistito,

ma dopo la scissione della Luna era necessario che tutte le entità maturassero.

• Per primi riapparvero a poco a poco gli esseri inferiori la cui parte spirituale aveva potuto aspettare meno a lungo;

e poi entità sempre più elevate.

• Quando l’uomo potè sviluppare sempre maggiormente la propria interiorità,

e quando giunse il tempo in cui Gesù di Nazareth fu abbastanza progredito da accogliere in sé il Cristo,

allora chi aveva la capacità della veggenza superiore potè dire:

« Io ho veduto come lo Spirito è disceso su di Lui! ».

 

E che poteva dire colui sul quale lo spirito era disceso, lasciando parlare ciò che era adesso nella sua interiorità?

Era il medesimo essere che i risci conoscevano sotto il nome di Vishva Karman.

 

•  Cosa avrebbe detto Vishva Karman di sé, non se avessero parlato i risci, ma se lui stesso avesse parlato?

Poiché egli è l’alto spirito solare che opera come spirito nella luce,

egli avrebbe dovuto dire: «Io sono la luce del mondo!».

 

• Che cosa avrebbe dovuto dire Ahura Mazda, volendo parlare di sé?

«Io sono la luce del mondo!».

 

• E che cosa disse quel medesimo spirito, quando un uomo fu maturo per accoglierlo?

Come si è espresso attraverso un uomo, quello che prima era nello spazio cosmico, sul Sole?

«Io sono la luce del mondo»!

 

Ciò che dalle altezze cosmiche è risuonato sulla terra,

quale intima autocaratterizzazione dello Spirito cosmico dirigente,

noi udiamo nuovamente risuonare da un’interiorità umana,

poiché l’Essere sublime stesso ha eletto la sua dimora in una interiorità umana.

 

E con diritto, poiché il Cristo è in lui, da Gesù di Nazareth risuonano le parole: «Io sono la luce del mondo!».