Cristo è il vero portatore di luce

O.O. 104 – L’Apocalisse – 24.06.1908


 

Gli uomini separati furono portati ad unirsi, perché si amava il sangue comune che scorreva nelle vene.

Fu questa la prima scuola dell’amore, la grande scuola dell’amore.

E il grande impulso a spiritualizzare quell’amore,

a non lasciarlo agire soltanto dalla sua base fisica, ma a trasmetterlo alla parte animica,

fu l’impulso del Cristo nel mondo.

 

Durante tutta la preistoria sarebbe stato però strano per l’uomo se nel sangue avesse agito soltanto quell’unico impulso dell’amore per parentela di sangue. Le entità di guida degli antichi tempi e soprattutto Jahve, portarono gli uomini a riunirsi nell’amore accomunandoli nella parentela del sangue.

 

Se però, prima dell’apparizione del Cristo Gesù, gli uomini fossero stati uniti soltanto mediante la parentela del sangue, il singolo mai avrebbe potuto progredire fino all’individualità. Il singolo sarebbe stato sommerso nel popolo, e davvero il singolo uomo venne molto sommerso nel tutto.

 

In realtà la coscienza di essere un uomo singolo

è qualcosa che si è andato formando a poco a poco.

 

Nell’epoca atlantica non si poteva ancora dire che l’uomo si sentisse un individuo, ed anche più tardi ne abbiamo l’eco. Gli uomini purtroppo non capiscono le antiche denominazioni, altrimenti potrebbero arrivare ad afferrare come sentivano se stessi gli uomini di allora. Pensate ai seguaci dell’Antico Testamento: nell’epoca precristiana, se lo volevano sentire giustamente, essi non sentivano per nulla il loro io nella loro individualità singola.

 

Chiunque sentisse intero l’impulso che proveniva dall’Antico Testamento si diceva: « Io e il padre Abramo siamo uno ». Egli infatti si sentiva immerso nella comunità che risaliva fino ad Abramo, il cui sangue scorreva attraverso tutte le vene, fin giù al più giovane discendente. E questi diceva a se stesso: io sento di non essere un membro sperduto quando avverto che il mio sangue è lo stesso del padre Abramo.

 

Si cercò di risalire ancora più indietro nella comunità. Ci si sentiva protetti nell’anima di gruppo. Ci si riferiva a Noè, ad Adamo. Gli uomini più non sanno che cosa significhino questi nomi. Non sanno che in quegli antichi tempi la coscienza degli uomini era ancor sempre diversa da oggi. All’occorrenza l’uomo può oggi risalire col ricordo alla sua fanciullezza, e di sicuro si spezza ogni ricordo con la nascita. Allora, all’epoca dei patriarchi, non era così. Allora l’uomo ricordava non soltanto quanto egli stesso aveva sperimentato, ma pure quello che avevano sperimentato suo padre, suo nonno, il suo bisnonno. E ciò rimaneva nel ricordo come voi ricordate la vostra infanzia.

 

L’uomo non sapeva che la sua vita cominciava proprio con la sua nascita. La memoria risaliva a secoli addietro. Non si dava un nome a una coscienza distinta, non se ne sarebbe visto un senso. Poiché ci si ricordava del padre, del nonno, del bisnonno e così via, un nome complessivo comprendeva tutta la catena. « Adamo », « Noè » indicano il ricordo attraverso le generazioni. In quanto si risaliva col ricordo a Noè, si chiamava Noè quella catena. Era un uomo interiore, un essere spirituale, che viveva attraverso le generazioni. Si sarebbe trovato privo di senso dare un nome all’uomo esteriore. Il nome Adamo abbraccia così un essere spirituale.

 

Così l’uomo singolo non era ancora cosciente del suo io. Egli si sarebbe dissolto nella comunità se non fossero esistiti impulsi che contrastavano di continuo il disperdersi nella comunità, che lavoravano a strappare l’uomo dai legami di sangue, impulsi che dovevano invece portarlo all’indipendenza. Nel suo corpo astrale si inserirono delle entità spirituali che gli diedero gli impulsi a non lasciare offuscare la sua coscienza.

Sono queste le entità luciferiche. Furono esse che, nei tempi precristiani, contrastarono un vero e proprio unirsi in una comunità; ad esse l’uomo deve la sua autonomia, la sua individualità in divenire.

 

È in ogni caso importante riconoscere che

• si deve a Jahve quanto tendeva a riunire,  • e agli spiriti luciferici quanto tendeva a separare.

 

Nei primi tempi del cristianesimo una massima diceva: « Christus verus Lucifer »,

cioè: Cristo è il vero portatore di luce, poiché Lucifero significa « portatore di luce ».

 

Perché il Cristo viene denominato il vero portatore della luce?

Perché ora attraverso di lui è giustificato quello che prima non lo era.

Prima era uno strapparsi dagli altri; gli uomini non erano ancora maturi per l’indipendenza.

Ora, attraverso l’impulso dell’io che avevano ricevuto dal Cristo Gesù,

gli uomini erano giunti al punto di potersi evolvere, nonostante l’io, in amore reciproco.

 

Fu così portato all’umanità

attraverso il vero portatore di luce, attraverso il Cristo Gesù,

quello che Lucifero voleva dare all’umanità per così dire prematuramente, quando essa era ancora immatura.

 

Egli portò l’impulso all’indipendenza, ma anche l’amore spirituale,

quello che unisce quanto non è apparentato dal sangue.

 

Attraverso di lui giunse il tempo in cui l’umanità maturò per quello che Lucifero già prima voleva realizzare.

 

La massima « Christus verus Lucifer » più tardi non venne più compresa.

Soltanto chi l’afferra rettamente impara a comprendere i primi insegnamenti del cristianesimo.