Cristo Gesù porta ogni discorso oltre la sfera del sensibile

O.O. 139 – Il Vangelo di Marco – 23.09.1912


 

I discepoli eletti erano in grado di sviluppare una comprensione maggiore di quella dei capi del popolo ebraico.

 

Ecco per esempio il colloquio fra il Cristo Gesù e i sadducei (12,18-27), nel quale si tratta soprattutto dell’immortalità dell’anima. Se si prende il Vangelo superficialmente, non è facile scoprire perché proprio in quel punto si trovi il colloquio sull’immortalità dell’anima.

 

I sadducei ragionano in modo strano, dicendo: potrebbe avvenire che uno di sette fratelli avesse preso moglie. Egli però muore, e la stessa donna sposa il secondo fratello; dopo la morte anche di questo, essa sposa il terzo, e poi via via anche gli altri, perché essa muore solo dopo la morte del settimo fratello. Ora i sadducei non riuscivano a capire, dato che esiste l’immortalità, come avrebbero dovuto comportarsi nella vita spirituale quei sette uomini, nei confronti di quell’unica donna.

 

Questa ben nota obiezione dei sadducei contro l’immortalità non è esclusiva di quell’epoca, e la si ritrova in realtà, anche in certi libri moderni, a dimostrazione del fatto che nell’ambiente di chi scrive libri del genere non si è ancora giunti a comprendere giustamente quel passo del Vangelo. Ma perché si è svolto quel colloquio?

 

Proprio dalla risposta data dal Cristo Gesù risulta che dopo la morte le anime divengono celesti, e che fra gli esseri del mondo ultraterreno non ci si sposa; quindi, anche se si verificasse il caso esposto dai sadducei, la cosa non presenterebbe nessun problema.

 

I sadducei infatti indicavano una condizione solo terrena che non ha alcun senso per il mondo immateriale. In altre parole: il Cristo Gesù parla di condizioni ultraterrene di cui si deve tener conto se si parla della vita dopo la morte.

 

Verso la fine del vangelo di Marco si trova poi un altro colloquio, durante il quale il Cristo Gesù viene interrogato sul matrimonio (10,1-12). I dottori della legge gli ricordano che secondo la legge di Mosè è possibile ripudiare la moglie con una lettera di ripudio.

 

Che cosa intende dire il Cristo Gesù quando risponde: «Mosè vi ha dato questo precetto a causa della durezza dei vostri cuori», ed è perciò che avete bisogno di una tale istituzione. Il fatto è che ora egli parla del tutto in modo completamente diverso. Egli menziona ora il rapporto fra uomo e donna, quale si presentava prima che l’evoluzione umana fosse stata segnata dalla tentazione da parte delle potenze luciferiche. Egli parla cioè di qualcosa di cosmico, portando il discorso sopra un piano ultraterreno.

 

L’aspetto che conta è che il Cristo Gesù porta ogni discorso oltre la sfera del sensibile, al di là delle condizioni esistenti nel sensibile, al di là dell’ordinaria evoluzione della Terra. L’essenziale che occorre rilevare è che in tal modo egli mostra di aver portato sulla Terra, con la sua presenza, condizioni cosmiche, ultraterrene, e di queste parla agli uomini.

 

Da chi si potrebbe dunque sperare, o addirittura esigere che le parole del Cristo Gesù sulle condizioni cosmiche vengano meglio comprese? Da coloro che per primi egli ha eletto suoi discepoli.

 

La prima forma di comprensione si potrebbe dunque caratterizzare così: i discepoli scelti dal Cristo Gesù avrebbero potuto comprendere il mistero del Golgota in quanto erano in grado di afferrare l’aspetto ultraterreno, l’aspetto cosmico di quell’evento storico. Questo si sarebbe potuto attendere dai discepoli da lui stesso eletti.