Cristo, Jehova e Michele

O.O. 152 – Verso il mistero del Golgota – 02.05.1913


 

Se si vuol prendere in considerazione il nome di Jahve o Jehova e si vuol metterlo in rapporto col nome di Cristo, innanzitutto non si può non tener conto dell’evoluzione.

Come ho spesso indicato nei miei libri, perfino nel Nuovo Testamento è detto che, per quel tanto che gli era possibile prima del mistero del Golgota, il Cristo si manifestava attraverso Jehova.

 

E se si vuol fare un confronto fra Jehova e Cristo,

è bene usare l’immagine della luce solare e della luce lunare.

• Che cos’è la luce solare? E che cos’è la luce lunare?

 

Esse sono la medesima cosa, eppure sono anche due cose ben diverse.

La luce solare irraggia dal Sole, mentre nella luce lunare la luce del Sole viene riflessa dalla Luna.

Similmente sono una medesima cosa Cristo e Jehova.

 

Cristo è come la luce del Sole;

mentre Jehova, per quel tanto che egli potè manifestarsi sulla Terra sotto quel nome

prima che si fosse verificato il mistero del Golgota,

Jehova è come la luce riflessa del Cristo.

 

Quando però è questione di un’entità così sublime come Jehova-Cristo, si deve ricercarne il significato vero nelle somme altezze dei mondi soprasensibili. In realtà, è cosa temeraria accostarsi ad una entità come Jehova-Cristo con concetti presi dalla vita quotidiana.

 

Ora, gli antichi Ebrei si sforzavano di trovare una via d’uscita da questa difficoltà.

Sebbene la forza del pensiero umano sia debole, tuttavia essa cerca di farsi un’idea di quella somma entità.

Gli Ebrei non rivolgevano la loro attenzione direttamente su Jehova

(un nome questo che di per sé era considerato impronunciabile),

bensì sull’entità che nella nostra letteratura occidentale troviamo menzionata come Michele.

 

Questa affermazione può creare dei malintesi; ma non lo si può evitare. Qualcuno potrebbe forse dire che qui si risvegliano i pregiudizi dei cristiani, qualcun altro potrebbe non volersene occupare. Tale entità dunque appartiene alla gerarchia degli Arcangeli, ed esiste indipendentemente dal nome che le viene dato. Allo stesso ordine arcangelico appartengono molte altre entità.

 

Ma l’entità particolare nota esotericamente col nome di Michele, è superiore ai suoi compagni,

quanto il Sole è superiore ai pianeti Venere, Mercurio, Giove, Saturno e così via.

Michele è l’entità principale, è l’entità più significativa della gerarchia degli Arcangeli.

Gli antichi lo chiamavano “il volto di Dio”.

 

Come un uomo si manifesta attraverso i gesti, attraverso l’espressione del volto, così nella mitologia degli antichi Ebrei a Jehova si accedeva attraverso Michele. Jehova si rendeva riconoscibile in questo modo all’iniziato; e questi afferrava qualcosa che con la sua comprensione ordinaria non avrebbe mai potuto afferrare, ossia che il volto di Jehova era Michele. Di Jehova-Michele gli antichi Ebrei dicevano: Jehova è l’inaccessibile, è colui a cui non ci si può accostare, così come non ci si può accostare ai pensieri di un uomo, alle sofferenze e preoccupazioni manifestate dalla sua espressione esteriore.

 

Michele è la manifestazione esteriore di Jahve o Jehova,

così come la fronte e il volto di un uomo sono la manifestazione del suo io.

 

Possiamo dunque dire che Jehova si manifestava attraverso uno degli Arcangeli, attraverso Michele.