Cristo – non era limitato nella sua azione alla singola personalità di Gesù di Nazaret

O.O. 139 – Il Vangelo di Marco – 23.09.1912


 

Vorrei richiamare l’attenzione ancora su un altro passo, verso la fine del vangelo di Marco: è un passo che resta facilmente inosservato e incompreso; se invece lo si comprende, commuove l’anima in modo sconvolgente. Si tratta del punto in cui è narrata la consegna del Cristo al potere civile per essere condannato e la ricerca dei pretesti per condannarlo. Prima era stata descritta la scena in cui il Cristo aveva scacciato i mercanti dal tempio e rovesciato le loro tavole; nel tempio egli aveva pronunciato parole dense di significato e ascoltate da tutti.

 

Nulla gli era accaduto, ed egli lo mette in rilievo: Tutto questo voi avete ascoltato, ed ora che mi trovo davanti a voi cercate delle false accuse contro di me; mi avete arrestato alla maniera dei malfattori, servendovi di un traditore, mentre quando stavo in mezzo a voi nel tempio non mi avete fatto nulla.

– È un episodio impressionante: ci vien fatto comprendere che il Cristo in fondo aveva sempre operato in modo che non si potesse agire contro di lui. Non è dunque lecito chiedersene la ragione?

 

Egli mette crudamente in luce il decisivo punto di svolta della evoluzione che era avvenuto, per esempio dicendo: «I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi» (9,35). Tenendo conto dell’insegnamento del Vecchio Testamento, le parole espresse con veemenza dal Cristo dovevano suonare terribili agli orecchi degli ascoltatori. Eppure non gli era accaduto nulla. Poi viene catturato nelle tenebre notturne, ad opera di un traditore, e si ha quasi l’impressione che la cattura sia stata accompagnata da una specie di rissa.

 

È veramente un passo impressionante:

«Il traditore aveva dato loro questo segnale: colui che bacerò è lui; pigliatelo e mettetelo al sicuro. Giunto dunque, si accostò subito a lui dicendo: salute, o maestro! E lo baciò. Quelli allora misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Uno però dei presenti, sfoderata la spada, ferì un servo del sommo sacerdote e gli portò via l’orecchio.

Gesù allora rivoltosi a loro disse: siete venuti a prendermi con spade e bastoni, quasi fossi un ladrone. Ogni giorno me ne stavo nel tempio a insegnare, e non mi avete preso; ma dovevano compiersi le Scritture» (14,44-49).

 

Che cosa era successo veramente? perché prima non lo avevano arrestato, e poi andavano alla ricerca di pretesti per arrestarlo come un malfattore? Per comprendere quel che avvenne in quel momento è necessario considerare le cose nei loro profondi aspetti occulti.

 

Ho già accennato al fatto che il vangelo di Marco ci mostra chiaramente come nella sua narrazione si intreccino ai fatti materiali i fatti spirituali, occulti. Ci viene chiaramente indicato che il Cristo non era limitato nella sua azione alla singola personalità di Gesù di Nazaret, ma agiva sui suoi discepoli al di fuori del suo corpo, come quando andò verso di loro sul mare. Così egli era in grado di operare sulle anime dei discepoli, irraggiando in esse il suo impulso, il suo spirito, anche stando al di fuori del suo corpo fisico, mentre quest’ultimo si trovava altrove.

 

Proprio il vangelo di Marco ci indica con particolare chiarezza che certe persone percepivano quello che egli insegnava o faceva, in uno stato di esteriorizzazione, cioè al di fuori del suo corpo fisico. Tutto questo viveva poi nelle anime altrui: esse non lo comprendevano, ma vi si immergevano. Era al tempo stesso qualcosa di terreno e di celeste, qualcosa che stava entro l’individualità del Cristo e anche nella gente.

 

Il Cristo era sempre congiunto con un’aura la cui azione si estendeva lontano.

Quest’aura poteva operare in quanto egli era costantemente congiunto con le anime di coloro che aveva eletti,

e poteva agire fintanto che egli era unito con loro.

• Ma il calice non era stato allontanato: gli eletti non avevano mostrato comprensione.

 

Allora a poco a poco l’aura si ritirò dall’uomo Gesù di Nazaret;

il Cristo e il figlio dell’uomo, Gesù di Nazaret, divennero sempre più estranei l’uno all’altro.

Gesù di Nazaret rimase sempre più solo, verso la fine della sua vita,

mentre il Cristo rimase sempre meno strettamente congiunto con lui.

 

Mentre l’elemento cosmico, cioè il Cristo, era presente e pienamente congiunto con Gesù

fino al momento che ci viene descritto come l’agonia di Getsemani,

da allora tale connessione si allenta, per effetto della incomprensione degli uomini.

 

E mentre prima il Cristo cosmico aveva esercitato la sua azione nel tempio,

scacciandone i mercanti, insegnando le cose più grandiose, e non gli era accaduto nulla,

adesso che Gesù di Nazaret non era più così strettamente congiunto col Cristo gli sbirri poterono avvicinarlo.

 

Certo, l’elemento cosmico era ancora presente,

ma sempre meno strettamente congiunto col figlio dell’uomo.