Dalla natura alla subnatura

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 12.04.1925 – massime n° 183-185


 

Si suol dire che, superata l’èra filosofica, a metà del secolo diciannovesimo è sorta l’epoca delle scienze. E si dice anche che l’èra scientifica continua ancora oggi; in pari tempo molti affermano che si sia ritrovata la via verso dati intenti filosofici.

Tutto ciò corrisponde alle vie della conoscenza che i tempi moderni hanno battuto, ma non corrisponde alle vie della vita.

 

Con le sue rappresentazioni l’uomo vive ancora nella natura,

anche se egli trasporta il suo pensare meccanico nella concezione della natura.

Ma con la sua vita volitiva egli vive nella meccanica del procedere tecnico,

e su così vasta scala, che da un pezzo l’epoca scientifica ne ha ricevuto un colore del tutto nuovo.

Se si vuol comprendere la vita umana, occorre anzitutto considerarla da due lati.

 

Dalle precedenti vite terrene l’uomo porta seco la facoltà di farsi delle rappresentazioni

• del cosmico che agisce dalla periferia della terra

• e di quello che agisce nella sfera terrestre.

Percepisce con i sensi il cosmico attivo sulla terra,

e per mezzo della sua organizzazione del pensiero pensa il cosmico che dalla periferia della terra agisce su di essa.

 

• Mediante il suo corpo fisico l’uomo vive così nel percepire;

• mediante il suo corpo eterico, nel pensare.

 

Ciò che avviene nel suo corpo astrale e nel suo io agisce nelle regioni più recondite dell’anima.

È attivo per esempio nel destino.

Ma all’inizio non va ricercato nelle vicende complicate del destino, ma nei processi semplici ed elementari della vita.

 

L’uomo si collega con certe forze terrestri, orientando il proprio organismo entro di esse. Egli impara a stare eretto ed a camminare; con le braccia e con le mani impara a collocarsi nell’equilibrio delle forze terrestri.

Queste forze non agiscono però dal cosmo; sono meramente terrestri.

 

• In realtà nulla di quanto l’uomo sperimenta è astrazione. Ma poiché non ravvisa da dove l’esperienza gli provenga, egli costruisce delle astrazioni da idee attinenti a realtà. L’uomo parla di leggi meccaniche. Crede di averle estratte dai fenomeni naturali. Non è però così; tutto quello che l’uomo sperimenta nella sua anima in fatto di leggi puramente meccaniche è vissuto invece interiormente nel rapporto di orientamento che egli ha col mondo terrestre (nel suo stare eretto, nel camminare, e così via).

 

Ma con questo l’elemento meccanico si palesa come elemento meramente terrestre, poiché ciò che è legge naturale nei colori, nei suoni e così via, è fluito nell’elemento terrestre dal cosmo. Solo nella sfera terrestre il carattere meccanico viene immesso anche nelle leggi naturali, così come l’uomo sta di fronte ad esso con la propria esperienza solo nella sfera terrestre.

 

La massima parte di ciò che oggi opera nella civiltà attraverso la tecnica,

e in cui l’uomo con la sua vita è irretito in sommo grado, non è natura, ma subnatura.

È un mondo che si emancipa dalla natura, verso il basso.

 

Si osservi come l’orientale, quando tende verso lo spirito, cerchi di uscire dalle condizioni di equilibrio che provengono solo dalla sfera terrestre. Quando medita, egli prende una posizione che lo colloca nell’equilibrio puramente cosmico. La terra non agisce allora più sull’orientamento del suo organismo (questo non è detto a scopo di imitazione, ma soltanto a chiarimento delle cose qui esposte; chi conosce i miei scritti, sa come in questa direzione si differenzi la vita spirituale orientale da quella occidentale).

 

Occorreva all’uomo il rapporto con l’elemento puramente terrestre per lo sviluppo della sua anima cosciente.

Nell’epoca moderna si formò poi la tendenza a realizzare ovunque,

anche nell’azione, ciò che deve diventare esperienza umana.

• Abbandonandosi a ciò che è meramente terrestre, l’uomo si imbatte nell’elemento arimanico.

E deve, col suo proprio essere, mettersi nel giusto rapporto con tale elemento arimanico.

 

Ma nel corso fin qui svoltosi dell’epoca tecnica,

sfugge per ora all’uomo la possibilità di trovare il giusto rapporto anche di fronte alla civiltà arimanica.

Egli deve trovare l’energia, la forza conoscitiva interiore, per non essere sopraffatto da Arimane nella civiltà tecnica.

La subnatura deve venir capita come tale.

• Potrà venir capita solo se l’uomo, nella conoscenza spirituale,

salirà alla natura superiore extraterrena per lo meno altrettanto, quanto con la tecnica è disceso nella subnatura.

 

La nostra epoca abbisogna di una conoscenza che vada al di sopra della natura, perché interiormente deve venire a capo di un contenuto di vita, pericoloso nella sua azione, che si è sommerso al di sotto della natura. Beninteso, questo non vuol dire che si debba ritornare a stati di civiltà precedenti, ma che l’uomo trovi la via per mettere le nuove condizioni della civiltà in un rapporto giusto con se stesso e col cosmo.

 

Oggi, soltanto una piccola minoranza sente i gravi compiti spirituali che ne risultano per l’uomo.

L’elettricità, che dopo scoperta è stata esaltata come l’anima dell’esistenza naturale,

deve essere riconosciuta nella sua forza che sta nel condurre dalla natura alla subnatura.

E l’uomo non vi deve scivolare assieme!

 

Nell’epoca in cui ancora non esisteva una vera e propria tecnica indipendente dalla natura, l’uomo trovava lo spirito nella contemplazione della natura. La tecnica che si andava emancipando fece sì che lo sguardo dell’uomo si irrigidisse sull’elemento meccanicistico-materiale, quello che per lui diventava ora scientifico. In esso è però assente tutta la spiritualità divina collegata con l’origine dell’evoluzione dell’umanità. L’elemento puramente arimanico domina quella sfera.

 

Nella scienza dello spirito viene ora creata l’altra sfera in cui non esiste nulla di arimanico. E appunto accogliendo con la conoscenza quella spiritualità, alla quale le potenze arimaniche non hanno accesso, l’uomo si rafforza, per affrontare Arimane nel mondo.

 


 

183Nell’epoca delle scienze

che si inizia intorno alla metà del secolo diciannovesimo,

l’attività culturale degli uomini scivola a poco a poco

non soltanto nei domini più bassi della natura, ma sotto la natura.

La tecnica diventa subnatura.

 

184Ciò richiede che l’uomo trovi, sperimentandola, una conoscenza dello spirito

per cui si innalzi di altrettanto nella natura superiore,

di quanto affonda sotto la natura con l’attività tecnica subnaturale.

Così si crea nell’interiorità la forza per non affondare.

 

185Una concezione naturale anteriore conteneva ancora in sé lo spirito

col quale è collegata l’origine dell’evoluzione umana;

a poco a poco questo spirito è scomparso dalla concezione naturale,

e vi si è infiltrato quello puramente arimanico, riversandosi da lì nella civiltà tecnica.