Dedalo e Icaro

O.O. 92 – Leggende e misteri antichi – 01.07.1904


 

Oggi vorrei parlare, riallacciandomi alle concezioni degli antichi Greci, dell’origine dell’attuale umanità postatlantica, la nostra, in rapporto con l’umanità che l’ha preceduta, quella atlantica, allargando poi il discorso ad alcune considerazioni sul significato del sacramentalismo.

 

Tutti conosciamo la leggenda di Dedalo e Icaro, così come quella di Teseo.

Vorrei dunque accennare brevemente al profondissimo significato che vi è racchiuso.

 

La leggenda narra che viveva un tempo un uomo di nome Dedalo, capace di creare opere d’arte che prendevano vita, statue che potevano vedere e udire, macchine che si movevano da sole. Sapeva fare tutto questo. Dedalo era stimato in tutto il paese, ma era anche straordinariamente ambizioso. Aveva un nipote, Talo, che fu istruito da lui, e che per certi aspetti giunse presto a superarlo. Ci viene narrato che era capace di adoperare torni da vasaio e che padroneggiava delle arti ignote a Dedalo. Osservò per esempio le mascelle di un serpente ed ebbe l’idea di costruire una sega prendendone a modello i denti. Divenne così l’inventore della sega.

 

Se mettiamo a confronto le caratteristiche di Dedalo e quelle di Talo, così come ci vengono presentate, vedremo che l’oggetto delle attività di Dedalo è ormai divenuto estraneo all’umanità della quinta epoca della Terra, quella cui apparteniamo noi. Per contro, le invenzioni di Talo ben si addicono alle competenze tecniche proprie della quinta epoca. Se facciamo un paragone con l’umanità della quarta epoca della Terra, quella degli Atlantidi, possiamo constatare come questi ultimi fossero in grado di usare la forza-vril allo stesso modo in cui noi adoperiamo il vapore per azionare locomotive, macchine varie e via dicendo. In epoca postatlantica questa loro capacità è andata persa. Nella nostra epoca abbiamo invece la capacità tutta moderna di assemblare oggetti inorganici per farne delle macchine. La leggenda intende mostrarci questo passaggio.

 

Dedalo arriva addirittura al punto di fabbricarsi delle specie di ali, con le quali riesce a innalzarsi al di sopra della Terra. Il figlio Icaro vuole fare lo stesso, ma senza riuscirvi, e perisce nel tentativo.

 

Nella prospettiva dello spirito greco, il confronto fra i due sta a indicare

che a epoche diverse della nostra evoluzione terrestre corrispondono compiti diversi.

• Se un’epoca dell’evoluzione terrestre volesse assumersi un compito che conviene solo a un’altra,

il tentativo la porterebbe alla rovina.

Ogni cosa al suo posto, ogni cosa a suo tempo.

I Greci hanno poi arricchito la leggenda di Dedalo con altri elementi.

 

Dedalo, dopo avere ucciso Talo, si reca a Creta da Minosse. A Creta abita un mostro, il Minotauro. Questi è l’opposto della Sfinge, ha capo taurino e corpo d’uomo, mentre la Sfinge ha testa umana e corpo d’animale. La sua condotta ha effetti devastanti, bisogna impedirgli di nuocere. Spetta a Dedalo renderlo inoffensivo, ed egli vi riesce costruendogli un labirinto. Il Minotauro deve essere nutrito con carne umana. Ogni nove anni devono essergli immolati sette giovinetti e sette fanciulle.

 

Alla leggenda del Minotauro è collegata quella di Teseo.

Teseo era figlio di Egeo. Quest’ultimo aveva stabilito che Teseo dovesse ricuperare da sotto a un grosso macigno la spada e i sandali che egli, il padre, vi aveva nascosto. Dopo aver compiuto diverse imprese ad Atene, Teseo si reca a Creta per sconfiggere il Minotauro e affrancare la città di Atene dal tributo dei sette giovinetti e delle sette fanciulle.

 

Creta, per i Greci, è sempre stata sede di eventi eccezionali. Anche Licurgo deve essersi istruito a Creta, e qui deve avere appreso quella costituzione, destinata a una sorta di società comunistica, che ha poi portato a Sparta; questo perché Creta aveva con ogni probabilità una costituzione che era propria di tutti gli antichi stati sacerdotali: si trattava di residui dell’antico comunismo sacerdotale atlantico, caratterizzato dalla rinuncia a qualsiasi proprietà personale. All’origine di ogni religione, al suo momento fondativo, è sempre connessa una certa forma di comunismo. Perfino Platone guarda ancora a Creta come alla sede di una costituzione esemplare. Questa costituzione sacerdotale è un residuo dell’antica organizzazione atlantica.

 

Dedalo aveva potuto scongiurare il pericolo che minacciava Creta perché la vita atlantica gli era familiare. Dobbiamo vedere nel Minotauro il rappresentante della magia nera sull’isola.

A questo punto bisognava che la cosa finisse.

Ora gli Ateniesi non intendevano più mandare a Creta i sette giovinetti e le sette fanciulle.

 

Alla partenza, la nave di Teseo montava delle vele nere. Al loro posto, dopo la vittoria sul Minotauro, egli voleva issare delle vele bianche. La magia nera doveva mutarsi in magia bianca. Grazie al filo di Arianna, Teseo riuscì nell’impresa e fece ritorno ad Atene [ma dimenticò di montare le vele bianche]. I Greci d’altronde non avevano ancora raggiunto una condizione che li rendesse pienamente degni della via bianca.

 

Il filo di Arianna prefigura il dominio dell’amore.

E già in quell’epoca si può cogliere un’allusione al cristianesimo nel fatto che il principio dell’amore – Arianna – viene rapito da Bacco, che di questo principio, la cui diffusione sarà opera del cristianesimo, è ancora ignaro. Teseo, al pari di Ercole, fu considerato un eroe, un eroe solare, un iniziato del sesto grado.

 

Nell’antica Grecia questo complesso di leggende divenne patrimonio popolare. Il popolo come tale le conosceva.