Ascesa dell’uomo verso le altezze divine e discesa di entità divino-spirituali in anime e corpi umani

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 12.09.1910


 

Se consideriamo l’evoluzione dell’umanità dal punto di vista della nostra scienza dello spirito, osservandone la graduale progressione, il suo aspetto essenziale consiste nelle continue reincarnazioni dell’uomo nelle singole epoche, sicché egli ascende a gradi di perfezione sempre più alti, per conseguire infine gradualmente le mète corrispondenti alle singole tappe evolutive planetarie, trasformandole in forze d’azione nel proprio intimo.

 

Vediamo così da un lato l’uomo che si evolve verso l’alto, tendendo alla sua mèta divina; egli però non potrebbe mai evolversi fino alle altezze che gli sono destinate, se non gli venissero in aiuto certe entità che hanno percorso nell’universo vie diverse da quelle proprie dell’uomo.

Di tanto in tanto, si potrebbe dire, esseri di altre sfere penetrano nella nostra evoluzione terrestre, congiungendosi con l’evoluzione degli uomini, al fine di sollevarli alle loro altezze.

 

Si può esprimere nel modo seguente questa legge, valida anche per gli stadi planetari precedenti dell’esistenza della Terra: già sull’antico Saturno certe sublimi entità, i troni, sacrificarono la loro sostanza di volontà perché da essa avesse origine il primo abbozzo del corpo fisico umano. Questo è solo un esempio in grande.

 

Ma si può veramente dire che di continuo discendono verso gli uomini entità che nella propria evoluzione li hanno preceduti di molto; esse si congiungono con l’evoluzione dell’umanità vivendo temporaneamente entro un’anima umana e assumendo come si suol dire forma umana.

 

Si può anche dire in modo più usuale che queste entità si manifestano come una forza che compenetra, ispirandola, quella data anima umana: un tale essere umano compenetrato da un dio riesce allora a compiere nell’evoluzione un’opera maggiore di quella d’un uomo qualunque.

 

Il nostro tempo che tende a livellare tutto e tutti, e che interpreta materialisticamente ogni cosa, non ama sentir parlare a questo modo. Dell’idea ora espressa, il nostro tempo conserva per così dire solo un ultimo rudimento.

 

L’idea che qualcuno possa essere compenetrato da un’entità discesa da regioni superiori, e che questa entità parli in lui, verrebbe respinta dai nostri contemporanei come una vergognosa superstizione.

 

Però anche nella nostra epoca materialistica gli uomini hanno conservato almeno un residuo di tale idea, pur camuffandola inconsciamente in una fede nei miracoli: infatti si continua a credere che ogni tanto facciano la loro apparizione certe personalità geniali, certi geni.

 

Anche secondo la coscienza moderna normale, dalla massa degli uomini emergono dei geni di cui si ammette che posseggano facoltà diverse da quelle comuni a tutti gli altri. L’epoca nostra è dunque in qualche misura ancora disposta a credere all’esistenza di geni.

 

Esistono però degli ambienti che non credono più ai geni, e nei quali si è decretato che i geni non esistono, in quanto la mentalità materialistica non ha più la possibilità di afferrare la realtà spirituale. Tuttavia, nella maggioranza degli uomini esiste ancora la convinzione che esistano dei geni.

 

Se però non ci si vuol limitare a un vuoto atto di fede, bisogna riconoscere che dalla natura umana di un genio, capace di far progredire l’umanità, parla una forza diversa dalle forze umane ordinarie. Certo, chi conosce come stanno realmente le cose nei riguardi di tali geni, quando appare un uomo siffatto, che si presenta d’un tratto quasi invaso da un impulso straordinariamente buono, o grande e poderoso, si renderebbe conto chiaramente che si tratta della discesa di una forza spirituale la quale ha preso per così dire possesso della sede in cui tali entità debbono agire, cioè dell’interiorità stessa dell’uomo.

 

A un antroposofo dovrebbe riuscire senz’altro evidente che sono possibili entrambe le cose:

lo sviluppo ascendente dell’uomo verso le altezze divino-spirituali,

• e la discesa di entità divino-spirituali in corpi o anime umani.

 

Nel mio dramma La porta dell’iniziazione a un certo punto vien messo in evidenza che,

perché possa attuarsi un evento importante per l’evoluzione dell’umanità,

un’entità divina deve per così dire congiungersi con un’anima umana, compenetrandola.

Si tratta di un’esigenza dell’evoluzione.

 

Per poter comprendere questo fatto in rapporto all’evoluzione spirituale della nostra Terra, va ricordato che nei primordi la Terra era ancora unita col Sole da cui ora è separata. Più tardi, ma sempre in un remotissimo passato, Sole e Terra si separarono. Lo studioso di antroposofia sa naturalmente che qui non si tratta di una separazione puramente materiale, della materia terrestre dalla materia solare, ma della separazione delle entità divino-spirituali connesse col Sole e con gli altri pianeti materiali.

 

Dopo la separazione della Terra dal Sole alcune entità spirituali rimasero congiunte alla Terra, altre col Sole; queste ultime avevano superato nella loro evoluzione le condizioni terrestri e non potevano quindi trovare più sulla Terra l’ambiente adatto al loro ulteriore sviluppo.

 

Sta dunque di fatto che una certa specie di entità spirituali rimasero più strettamente congiunte con la Terra, mentre altre esplicarono dal Sole il loro influsso sull’esistenza terrestre. Si trovano contrapposti due campi d’azione: quello terrestre con le sue entità e quello solare con le entità corrispondenti.

 

Ora proprio le entità spirituali che hanno trasferito dalla Terra sul Sole il loro campo d’azione

sono capaci di servire l’uomo da una sfera superiore,

e dall’ambito delle entità che appartengono al campo d’azione solare

provengono gli esseri che di tanto in tanto si uniscono all’umanità,

al fine di promuovere l’evoluzione ulteriore della Terra e dell’umanità.

 

• Si ritrovano sempre nei miti di tutti i popoli questi «eroi solari»,•

cioè queste entità che da una sfera più alta influiscono sull’evoluzione umana.

 

• Un uomo compenetrato da una tale entità solare è in realtà molto di più di quanto si rivela nel suo aspetto esteriore.

• L’apparenza esterna è nel suo caso una illusione, è maya, dietro la quale sta la verità che può essere intuita

solo da chi sia capace di guardare nelle più recondite profondità di una simile natura.

 

Nei misteri si è sempre conosciuta, e si conosce anche oggi, questa duplice realtà relativa allo sviluppo dell’umanità. Si sono sempre distinti e si distinguono tuttora, da un lato spiriti divini che discendono dalla sfera spirituale, e dell’altro uomini che dalla Terra aspirano ad ascendere ai segreti spirituali mediante l’iniziazione.

Nel caso di Cristo, di quale entità si tratta?

 

Abbiamo già visto che il Cristo, «il figlio del Dio vivente» va considerato come un’entità discendente dall’alto. Volendo designarlo con un termine della filosofia orientale, lo si dovrebbe chiamare una entità avatarica, cioè un dio che discende dall’alto. Però questa condizione, e quindi tale denominazione, è valida soltanto a partire da un certo momento.

 

Tutti e quattro gli evangelisti, Matteo, Marco, Luca a Giovanni ci parlano di quella entità: essa discende per così dire dalla sfera solare sulla Terra e si congiunge con un essere umano, nel momento del battesimo nel Giordano ad opera di Giovanni Battista.

 

A questo punto dobbiamo vedere chiaramente che per i quattro evangelisti quell’entità solare è maggiore di ogni altra entità avatarica, di ogni altra entità solare che sia mai discesa sulla Terra. Per questa ragione essa esige che da parte dell’uomo le venga per così dire portata incontro una natura umana appositamente preparata.

Tutti e quattro gli evangelisti ci riferiscono dunque del «figlio del Dio vivente» che viene incontro all’uomo per aiutarne l’evoluzione.

 

Invece solo gli autori dei vangeli di Matteo e di Luca ci parlano dell’uomo che si sviluppa fino a poter accogliere quell’essere solare. Essi riferiscono come quell’uomo sia tutto teso, per trent’anni, a vivere il momento in cui potrà accogliere in sé l’essere solare. Siccome poi l’entità che chiamiamo Cristo è di potenza infinita, di nature universale, gli involucri corporei per questo essere solare non hanno potuto venir preparati in modo semplice. Per realizzare quel fine, fu necessario che un involucro fisico ed eterico del tutto particolare fosse preparato per l’entità solare che discendeva sulla Terra. In questo nostro studio sul vangelo di Matteo abbiamo veduto donde questi involucri siano provenuti.

 

Ma l’involucro astrale e il veicolo dell’io non poterono essere preparati contemporaneamente dalla medesima entità dalla quale, attraverso le quarantadue generazioni del popolo ebraico, furono elaborati il corpo fisico e l’eterico. Per l’astrale e l’io si rese necessaria un’organizzazione diversa, realizzata da un altro essere umano: di questo ci parla il vangelo di Luca, nel racconto della nascita e della giovinezza del cosiddetto Gesù natanico.