Due condizioni dell’anima

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 10.09.1910


 

In tutte le iniziazioni antiche l’uomo aveva la possibilità di ascendere al mondo spirituale, cioè a quello che abbiamo anche chiamato il regno dei cieli.

Ma le condizioni dell’umanità antica precristiana non erano tali da consentire all’io, cioè all’entità più specificamente umana, di penetrare nel regno dei cieli nello stato di coscienza in cui si trova sul piano fisico-sensibile.

 

Cerchiamo dunque di distinguere queste due condizioni dell’anima umana.

• Una è quella propria dell’uomo normale d’oggi, durante lo stato di veglia, quando egli percepisce col suo io gli oggetti del piano fisico-sensibile.

• L’altra è caratterizzata da un attutimento della chiara coscienza dell’io, ed è quella in cui l’uomo veniva innalzato al «regno dei cieli» negli antichi misteri.

 

Ora il regno dei cieli, secondo la predicazione di Giovanni Battista (Matteo 3,2) e anche secondo la predicazione del Cristo Gesù stesso, doveva essere trasportato giù sulla Terra, perché l’umanità potesse ricevere l’impulso alla sua ulteriore evoluzione; un’evoluzione nella quale gli uomini potessero sperimentare i mondi superiori, pur conservando integra la forza abituale dell’io.

 

Era quindi naturale che gli evangelisti ci presentassero tutte le procedure, tutti i processi in uso nelle antiche iniziazioni, ma che al tempo stesso mettessero in evidenza il fatto che tutto quanto si presentava ora con una sfumatura nuova: che adesso cioè quei fatti non avvengono più nella seconda delle condizioni descritte, ma in quella in cui l’io si conserva integro.